Diversamente vergine - 2

Scritto da , il 2019-09-06, genere etero

MARTINA

Dicevo che prima di raccontarvi un episodio abbastanza strano, di quelli che ti segnano, avrei dovuto parlarvi di mia sorella. Lei ha cinque anni più di me, frequentiamo persone diverse, quando io andavo a scuola lei era già all’università, ora che all’università ci sono io lei già lavora. Probabilmente anche per questo abbiamo un rapporto magnifico, ma non solo.

Di cose intime, però, non parliamo spesso. Anzi prima della cosa che vi sto per dire non ne avevamo parlato mai.

Sembriamo una contraddizione genetica, nessuno direbbe che siamo sorelle. Lei è più alta di me, una carnagione lievemente ambrata, occhi scuri, capelli neri e lisci, un seno che non definirei prosperoso ma certamente importante. Ha un viso che, non so bene perché, ho sempre definito da bellezza messicana, dai lineamenti sottili, nobili, intensi. Porta l’eredità del lato paterno della famiglia.

Una mattina non ero andata a scuola, avevo la febbre. Me ne stavo al calduccio nel mio letto semiaddormentata ad aspettare che la tachipirina facesse effetto, mamma e papà erano al lavoro. D’un tratto sentii dei rumori e delle voci, le riconobbi: erano quelle di mia sorella e del suo ragazzo Massimo. I passi nel corridoio, il rumore della porta della sua stanza che si chiudeva. Così come era chiusa anche la porta della mia.

Sono vergine ma non ho l’imene sulle orecchie e poi qualche video su Youporn l’ho visto anch’io. Non mi ci volle molto per capire il motivo per il quale mia sorella e il suo ragazzo avevano deciso di saltare la lezione all’università. Non che le nostre pareti siano particolarmente sottili, ma i due non facevano nulla per non farsi sentire, convinti com’erano che in casa non ci fosse nessuno. In più la testiera del letto di mia sorella è appoggiata proprio al muro accanto al mio.

Dai rumori e dagli apprezzamenti di Massimo dedussi che anche lei doveva avere un certo talento con la bocca. Io ascoltavo e mi eccitavo. Sarà stata la febbre o ascoltarli mentre facevano sesso, sta di fatto che in breve, sotto il mio piumone, la temperatura iniziò a salire vertiginosamente. Ma fu quando iniziarono a scopare nel vero senso della parola che non ce la feci più e iniziai a masturbarmi. Sentivo la testiera sbattere ritmicamente contro il muro e i gemiti dei due. Mia sorella ansimava e ripeteva a voce alta “ah… ah… oooaaah… mmm… prendimi… nnngh… prendimi… prendimi”. Che poi era esattamente quello che lui stava facendo, pensai. La sentii gridare due volte in modo molto forte e immaginai che fossero i suoi orgasmi.

Restai stupefatta ad ascoltare le parolacce e le oscenità che uscivano dalla sua bocca! Ebbi un attimo di straniamento solo quando la udii gridare “mamma mia!” con voce arrochita, perché in effetti pensai proprio a mia madre e mi chiesi cosa avrebbe pensato delle sue figlie in quel momento.

Venni due volte anche io, con le dita, sia pure in modo assolutamente silenzioso. Soffocavo i miei suoni sul cuscino ed ero impressionata da come tutta quella scena mi avesse ridotta a un lago appiccicoso, là sotto. La mia vagina si contraeva. Cercavo di immaginare come si dovesse sentire lei a essere riempita di cazzo e le mie convinzioni sulla verginità vacillarono paurosamente. “Ma vaffanculo a tutto, domani mi faccio scopare anch’io da qualcuno”, mi dissi. Pure io ero abbastanza partita.

Li sentii riprendere a fottere e a gemere, e ad un tratto la voce di mia sorella, una voce che non le conoscevo, dal tono incredibilmente stravolto, che diceva “sì, dai”. Per un attimo trattenni il fiato e anche dalla camera accanto per qualche secondo non provenne altro che silenzio. Poi Martina cacciò due strilli che mi fecero gelare il sangue e accapponare la pelle e immediatamente dopo supplicò “amore pianoooo” con il tono di una che si è appena ustionata. Ero sconvolta e lo rimasi per un bel po’ ascoltando mia sorella che piangeva, lui che grugniva e il letto che faceva un rumore di terremoto. Lentamente i lamenti di Martina furono sostituiti da una serie di velocissimi “scopami-scopami-scopami” ansimati, più che gridati, e da un crescendo di “sì-sì-sì”. E il piacere che questi “sì” esprimevano diventò per molto tempo, ancora lo sono in verità, la mia personale colonna sonora delle mie masturbazioni serali.

Mentre mi toccavo immaginavo di stare con un ragazzo che avevo spompinato, nuda, sul mio letto, sognando che fosse finalmente lui “quello” e che, come avevo sentito dire da Martina, finalmente mi prendesse, mi facesse sua.

Furono giorni di grande confusione, lo ammetto. Avevo bisogno di parlarne con qualcuno. E con chi meglio di lei?

Un pomeriggio la vidi tornare dalla cucina diretta nella sua stanza con una tazza di tè in mano. Sapevo che quello era il momento in cui si prendeva una pausa dallo studio. Abbandonai a mia volta i libri e entrai da lei.

– Scusa Marti, ti posso chiedere una cosa?

– Certo tesoro, certo.

– Senti, mi vergogno un po’…

Ero davvero imbarazzata e anche un po’ in colpa, perché sapevo che in qualche modo le stavo tendendo una trappola. Lei non sapeva che io sapevo.

– Se la metti così si tratta di ragazzi – mi rispose sorridendo.

– Sì, in un certo senso… – dissi io.

Il suo sorriso disarmante e pieno d’amore mi aiutava davvero a sciogliermi, ma avevo paura di non trovare le parole giuste. Era la prima volta che stavo affrontando con mia sorella l’argomento “sesso”.

– Senti Marti… cioè… volevo chiederti… … com’è scopare?

– Uh? Cosa? – rispose arrossendo leggermente, anche se sulla sua carnagione il rossore si notava poco – in che senso?

Era chiaro che stava prendendo tempo, doveva essere imbarazzata almeno quanto me.

– Nel senso che… cioè, tu fai sesso con Massimo, vero?

– Beh sì – rispose dopo un lungo attimo di silenzio – ma tu…

Lasciò la domanda in sospeso, ma in realtà non c’era bisogno che aggiungesse altro.

– No… io… insomma, mai… soprattutto non con Massimo! Ahahahahah – risposi di getto cercando di usare l’ironia per allentare la tensione.

– Mai stata con un ragazzo? – domandò sgranando leggermente gli occhi.

– Sì, cioè… ma mai, come dire, fino in fondo…

– Ah – si limitò a dire rimanendo poi in silenzio per qualche secondo – beh, comunque è una cosa bella se fatta con un ragazzo che ti piace, non bisogna vergognarsene, bisogna solo stare attente e magari non dirlo subito a mamma e papà, tanto capiranno da soli.

– Sì quello lo so – risposi di getto, non ero certo lì per una lezione sulla contraccezione o sulle malattie sessualmente trasmissibili – cioè, voglio dire, tu quando hai cominciato?

Martina credette di capire e mi sorrise.

– Che c’è, ti senti in ritardo? Le tue amiche lo fanno e tu no? Non devi mica… Senti Anna, è una cosa che viene un po’ da sé, non c’è un tempo preciso, non sono cose che si programmano.

“Cazzo Martina, non fare la saggia con me, cerca di capire!”, pensai. Anche se non l’avessi sentita scopare come un’assatanata avrei voluto che mi venisse incontro, che fosse più sciolta. Invece era sulla difensiva, come me. Sei la sorella maggiore? Prenditi delle responsabilità, cazzo!

– E’ che io vorrei! – la interruppi cercando di spostare un po’ più avanti il discorso – ma non me la sento finché non trovo quello giusto!

– E fai bene! – rispose – sei stupenda, avrai anche tanti ragazzi che ti vengono dietro, prima o poi lo troverai quello giusto.

E che cazzo, sembrava una partita a tennis. Più cercavo di avvicinarmi a rete più lei mi ricacciava a fondo campo.

– Io però sento che mi manca una cosa bella – insistetti – l’hai detto anche tu. Solo che vorrei che fosse… Per me è importante… Vorrei un momento perfetto! Vorrei che fosse una cosa perfetta!

– La cosa perfetta, il momento perfetto… non lo so se esistono, esistono le cose belle e il sesso è una di queste, come hai detto tu. Non è che c’è un principe azzurro, voglio dire. C’è un ragazzo a cui vuoi bene e con il quale a un certo punto ti senti pronta.

– Tu quando ti sei sentita pronta? – domandai. Iniziamo a essere un po’ più circostanziate, porca vacca: nomi, date, luoghi…

– C’è qualche ragazzo che te l’ha chiesto? – svicolò – Ti ha chiesto di andare oltre ai baci e alle pomiciate?

– Beh un po’ oltre sono andata. Cioè – mentii abbassando lo sguardo – insomma, qualche bacetto lì…

“Eddai Marti non fare quella faccia interrogativa”, pensai ancora dentro di me, “a parte il fatto che l’ho sentito Massimo che quasi gridava ‘girati che non voglio venirti in bocca ora!’ (a proposito, bello perentorio il tuo Max, eh? complimenti), cosa devo dirti, che da quando sono al liceo avrò spompinato decine di ragazzi?”.

– Ah ah… ok, ho capito… Non c’è una regola, dipende da te.

– Tu lo fai anche dietro? – le domandai esasperata ma sentendomi immediatamente non solo imbarazzatissima ma anche in colpa per la mia ipocrisia. Sapevo benissimo come stavano le cose.

Sul volto di Martina si disegnò un’espressione come a dire “ma perché non ti fai una bella porzione formato famiglia di cazzi tuoi?”. Tuttavia, essendo ormai entrata in modalità sorella-maggiore-che-dispensa-consigli-e-che-non-vuole-fare-la-figura-di-nostra-nonna, evidentemente decise che tanto valeva non avere segreti.

– Se mi va lo faccio – rispose sostenendo il mio sguardo da terzo grado – l’importante è…

Ancora una volta non la lasciai terminare. Mi sentivo davvero troppo stronza. E poi forse l’unico modo per discutere davvero liberamente era mettere tutte o quasi tutte le carte in tavola.

– Marti devo chiederti scusa, perdonami. Vi ho sentiti te e Massimo… Perdonami, dovevo dirtelo subito.

– Quando? – chiese allarmata.

– Giovedì scorso.

– E come cazzo hai fatto? Dov’eri?

– A letto. Tu non te ne sei accorta perché eri uscita prima, ma avevo la febbre e sono rimasta a letto.

– E cosa hai sentito?

– Beh… tutto. Le pareti sono quello che sono, e anche voi non è che siate molto silenziosi.

Martina arrossì più intensamente di prima, si alzò con la sua tazza stretta tra entrambe le mani e si andò a sedere sulla poltrona, incrociando graziosamente le gambe nella posizione del loto.

– Se già lo sapevi perché me lo hai chiesto? – disse con aria di rimprovero.

– Scusami, davvero. Non l’ho detto e non lo dirò a nessuno, lo sai.

– Non è quello il… comunque sì, Anna. Io faccio l’amore in qualsiasi modo mi vada di farlo. E in qualsiasi modo vada a Massimo. In ogni modo che dà piacere a me e dà piacere a lui. Perché c’è anche tanto piacere nel dare piacere. Te l’ho già detto, puoi fare quello che ti pare ma solo se ti va di farlo. Non sei mica obbligata, siamo matte?

– Ma secondo te – chiesi con molta titubanza, consapevole dell’enormità di quello che stavo per dire – secondo te Marti, è possibile farlo solo dietro? Cioè… per restare vergine, intendo…

Non so bene come mi fosse venuta questa idea. So però che prima che ascoltassi Martina urlante dall’altra parte del muro il pensiero non mi aveva nemmeno sfiorata.

Martina mi guardò per un momento strabuzzando gli occhi, poi si fece strada sul suo fantastico viso un risolino ironico.

– Devi avere una bella testolina perversa solo a pensarla sta cosa, sister!

– Non lo so – risposi vergognandomi – te l’ho detto che per me…

– Sì sì, l’ho capita quella cosa… comunque se vuoi un consiglio, no.

– Perché?

– A parte il fatto che non capisco bene la differenza tra il tenersi il valore della propria illibatezza davanti e poi farsi allegramente inculare… (evvai, Marti, così mi piaci). Hai presente Valeria? Beh ha una cugina che ha avuto questa brillante idea, solo che una volta si sono lasciati troppo andare e lui è entrato dalla porta principale, le è venuto dentro e lei si è ritrovata incinta. Subito, capito? Bum, la prima volta. Record mondiale eguagliato, almeno. Se si fa l’amore si fa l’amore, tesoro. Fallo come ti pare ma prenditi le tue precauzioni, se ti servono consigli te li do io.

– Quindi dovrei aspettare? – chiesi ancora.

– Ma non lo so! Magari ti capita tra due ore, è proprio una cosa tua. Come faccio io a entrarci?

– Tu no ma un ragazzo sì!

Accompagnai la battuta con un risolino, lei ci mise un paio di secondi a capire e poi sorrise con uno sguardo di rimprovero. Un rimprovero finto, stavolta.

– Come è stata la tua prima volta? – le domandai ancora – Cioè, non come, quando, con chi?

– Quando andavo a scuola, con un ragazzo che mi piaceva. Ero innamorata, direi.

– Siete stati insieme molto?

– No, ci siamo lasciati il mese dopo, mi pare.

– Quindi non era quello “giusto”.

– In quel momento sì.

– E sei mai stata con un ragazzo, diciamo così, una volta e via? Quasi senza conoscervi?

– La madonna che interrogatorio – rise – guarda che sono io quella che vuole fare il magistrato! Comunque sì, è successo.. Uno non lo avevo neppure mai visto, fino a cinque minuti prima.

– Davvero?

– Può capitare, magari una ha voglia… Oh, Anna, in questi casi preservativo tutta la vita, sennò la voglia te la tieni, mi raccomando.

– Non mi sembra di correre questo pericolo – le sorrisi per ringraziarla, chiudendo la conversazione.

– Anna? – mi chiamò quando stavo per uscire dalla sua stanza.

– Dimmi.

– Una non ci pensa, poi tutto d’un botto un giorno si accorge che la sorellina è cresciuta. E’ una sensazione strana…


CONTINUA

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