Nelle mani di mio genero – 5

Scritto da , il 2019-05-20, genere dominazione

Le promesse sono promesse! Paolo mi disse che saremo arrivati a cento colpi, e cento furono. Avevo il sedere rosso fuoco e in alcuni punti, dove aveva insistito a battere con il paddle, aveva assunto un colore violaceo; il giorno successivo me lo sentivo gonfio e mi bruciava parecchio. La soddisfazione nella faccia di Paolo, nell’aver ridotto in tale modo il mio fondoschiena, confermava ancora una volta il suo lato sadico: pensavo a Clara e a come aveva potuto non accorgersi di questo aspetto oscuro di Paolo? Oppure pur essendone a conoscenza e non me lo aveva mai confidato…?
Il giorno successivo, finalmente dopo più di un mese, Paolo mi disse che saremo usciti fuori dalla villa.
“È una bellissima giornata! Ci faremo un bel giro in moto per cui vestiti come si addice a una puttana che mette in mostra il culo a chi ha la fortuna di stare dietro; nel tuo caso faremo vedere anche un bel tappo tra le chiappe. Tutto ciò che dovrai indossare si trova in quella sacca, ovviamente niente intimo, trucco come sempre pesante, tanto profumo e pelle lucida ben oleata: chi ti vede deve solo pensare a masturbarsi. Muoviti, tra mezzora si parte”.
“Si Signore!”
Controllai nella sacca e capii subito che non avrei impiegato molto a vestirmi: stivali neri, lucidi, lunghi fino a sotto il ginocchio e con un tacco di 12 cm, shorts in jeans talmente ridotti che metà glutei erano scoperti, e un top, bianco in pizzo e trasparente, con un profilo che era una via di mezzo tra una camicetta e un corsetto. La misura del top era tale da comprimere il seno sollevandolo e mettendolo ancor più in evidenza. A completare il tutto, delle calze a rete che mi conferivano proprio l’aspetto di una squillo. Lo raggiunsi nella sala e subito riconobbi il mio smartphone tra le sue mani: mi stava filmando.
“Porca troia che fica! Quelle tette stanno esplodendo! Fai un giro su te stessa molto lentamente…sei uno spettacolo, ho già il cazzo duro, … e penso proprio che arriveremo in ritardo…!”
L’erezione di Paolo sotto i pantaloni era evidente, ma anche io ero eccitata dalla situazione: il fatto di poter scatenare così tanta eccitazione, solo mettendomi in mostra, mi stava facendo bagnare oscenamente.
“In ginocchio troia, voglio che me lo succhi e che mi faccia vedere come si adora un cazzo!”
Era la prima volta che non mi chiedeva di soffocarmi con il suo cazzo in gola. Gli abbassai pantaloni e mutande e incominciai a baciargli la cappella utilizzando le mie labbra come una ventosa, la succhiavo e la ingoiavo in un ritmo lento e metodico. In breve tempo lo avevo riempito di saliva e di tanto in tanto ingoiavo tutta l’asta fino alla base. Continuai così, con la saliva che colava copiosamente fino alle palle; il suono della bocca era sempre più forte e indecente, risucchiavo tutta la saliva depositata sui coglioni e la risputavo sulla cappella per poi ingoiare nuovamente tutto il cazzo. Quando sentii che il suo respiro si faceva sempre più intenso, aumentai il ritmo in modo forsennato non staccando mai lo sguardo dal suo volto e tenendo per tutto il tempo le mani dietro la schiena. Mi staccai per vedere il primo getto di sperma schizzare in alto e finire sul pavimento, quindi lo afferrai con la mano e segandolo lo ingoiai riempiendomi la bocca di sperma. Ne ingurgitai la metà, il resto era ancora in bocca. Avevo dato sfogo a tutta la porcaggine repressa, impegnandomi a non deluderlo e a dimostrargli quanto fossi diventata troia. Era come se in quelle settimane fossi stata caricata come una molla che in quel momento era saltata con una energia incredibile.
Avevo gli occhi lucidi e le lacrime avevano rigato il viso a causa degli ingoi profondi. Paolo era estasiato. Solo al raggiungimento dell’orgasmo aveva rilasciato un urlo liberatorio. Riprese lo smartphone in mano e continuò a filmarmi da più vicino.
“Cazzo che pompa! Quanto sei porca…mi hai svuotato completamente! Fammi vedere la bocca: apri! Oh cazzo, è ancora colma di sborra! Non ingoiare, fai gargarismi e fanne una spuma: utilizza quel piattino, sputa e risucchia, vedrai che farai una bella mousse di sborra!”
Non perdeva occasione per umiliarmi! Continuai a lavorare lo sperma tra la bocca e il piattino così come mi aveva ordinato. Dopo qualche minuto quel miscuglio di sperma e saliva aveva prodotto una densissima schiuma bianca: me la fece succhiare e tenere ancora in bocca per qualche minuto. Quindi continuando a filmare, mi fece ingoiare tutto.
“Brava troia! Ora completa lo spuntino: prendi una cannuccia e raccogli la sborra caduta a terra. Devi tenerla in bocca per tutto il viaggio. Mossa da troia navigata, te lo riconosco! ma questa è la punizione per averla fatta cadere a terra. E poi mi gratifica l’idea che il sapore della mia sborra rimanga costantemente nella tua bocca, sempre a ricordarti che sei la mia schiava e la mia puttana”
“Grazie Signore!”.
“Dimmelo, che cosa sei?”
“Sono la tua schiava e la tua puttana Signore!”
Nel frattempo mi riconsegnò lo smartphone spiegandomi di avere apportato le modifiche necessarie. Da una veloce occhiata alla rubrica, A.C. Rubino, Abdul…, Clara, Claudia, Dr. Rami, Gina…, Luca, Omar, Paolo, Polisportiva Stella, Samir, Serse… mi resi conto che non c’erano più i miei contatti ad eccezione di Clara; aveva caricato una ventina di contatti, quasi tutti a me sconosciuti. Ad uno di essi, un certo “Serse” aveva inviato il filmino appena girato. Mi spiegò poi, che Serse non era un suo amico ma un conoscente, poco raccomandabile ed estremamente violento, a cui doveva alcuni favori: io avrei rappresentato la restituzione di un favore e il filmato era il mio biglietto da visita. Serse mi avrebbe contattato direttamente sul mio smartphone nei giorni successivi.
Scendemmo in garage dove c’erano una moto da strada e un motocross: capii subito che avremo preso il motocross, perché sulla parte posteriore della sella era stato fissato un plug in lattice di dimensioni simili al plug in acciaio n°3, quello al quale facevo ancora fatica ad abituarmi.
“Debby, come vedi ho pensato a te…! il plug è già ben lubrificato per cui impalati, perché poi ci divertiremo a passare su tutte le buche che incontreremo per strada: ovviamente prenderò la strada di campagna…ah, ah, ah!!!”.
Che perfido bastardo!
Dopo qualche km di marcia sentivo già come il plug mi lavorava il culo allargandomi lo sfintere anale con movimenti spesso repentini “in-out” dettati dalla guida di Paolo sulla strada sconnessa. Avevo il buco del culo spanato, e dopo 20 minuti di marcia ci fermammo in una stazione di servizio.
Non appena bloccò la moto, Paolo mi fece aprire la bocca per constatare la presenza dello sperma succhiato con la cannuccia, quindi mi concesse di deglutire. Poi mi fece sollevare dalla sella e, subito con tre dita constatò lo stato di allargamento del mio culo e la fica che colava nuovamente.
“Magnifico! Gina e Claudia ne saranno entusiaste…”
Nel mentre che Paolo faceva rifornimento di benzina alla moto, rimanevo vicina alla sella, quasi sdraiandomi sopra per nascondere il fallo in silicone, avevo il terrore che qualcuno potesse vederlo, sarei morta di vergogna! In quel momento, mi resi conto di quanto il mio abbigliamento attirasse l’attenzione di chi ci stava intorno e si era fermato al distributore. Mi sentivo fortemente a disagio: per tutto il tempo che avevo trascorso seminuda in villa avevo avuto a che fare solo con Luca e Paolo, e dopo i primi giorni di sevizie mi ero praticamente abituata alla situazione.
“Gina e Claudia sono due amiche che ho conosciuto circa due mesi fa grazie ad un amico comune, che me le aveva presentate come le donne più perverse che avesse incontrato in vita sua. Pensa solo che fino a poco tempo fa venivano talvolta ingaggiate dai servizi segreti per estorcere informazioni ai prigionieri durante gli interrogatori: legavano il prigioniero come un salame lasciandogli i genitali esposti, quindi abusavano di lui facendolo venire ininterrottamente giorno e notte. Lo tenevano sveglio con ghiaccio e scariche elettriche. Le prime ore godeva estasiato, poi man mano che lo svuotavano lo facevano urlare di dolore…e gli scioglievano anche la lingua…”
La descrizione fatta da Paolo mi fece venire i brividi.
“Ti prego Signore, non farmi torturare!”
“Zitta cagna! Non sei nella posizione di fare richieste! Sono sicuro che faranno un buon lavoro su di te e ti renderanno ancora più zoccola di quello che sei già, una Troia con la T maiuscola!”
Ripartimmo subito! Feci delle acrobazie per riuscire a sedermi nuovamente sulla sella senza far vedere come mi impalavo su quel cazzo: dovetti incularmi di botto, un dolore lancinante che mi fece riempire gli occhi di lacrime: mi stavo pian piano sfondando il culo!
Dopo altri 15 minuti arrivammo presso una fattoria poco distante dalla periferia del centro abitato. Parcheggiammo la moto all’interno di un garage all’aperto e finalmente mi sfilai da quel palo fissato nella sella: avevo il culo aperto e il buco stentava a chiudersi. Sulla porta di ingresso c’era una donna che ci aspettava, Paolo la salutò come si trattasse di una cara vecchia amica: Gina.
Continua…
(Per eventuali altri commenti o suggerimenti per nuove storie o situazioni contattatemi su dukeduke1069@yahoo.com)

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