Non era un sogno 2

Scritto da , il 2019-02-06, genere etero

Siamo impegnati allo schedario e sento bussare al portone: è Riccardo che viene ad invitarmi a cena, così, insieme a Paola ce ne andiamo a casa loro dove un'ottima cena è seguita da un bel film che ci godiamo tutti insieme. Al giorno dopo mi sveglia il telefonino e riconosco subito la voce di Paola che mi dice di trovarsi da sola: Riccardo è con gli amici, Laura e Marco a lavorare. Le dico di venire da me dove continueremo a dedicarci al mio lavoro, ... come ieri. Lei è da me in pochi attimi e, trovandomi ancora a letto, si toglie maglietta e minigonna e si sdraia accanto a me. Ci baciamo appassionatamente ma poi sento il bisogno di cominciare la giornata col caffè ed insieme andiamo in cucina. Mentre bevo il caffè, Paola mi impugna il cazzo e se lo mette in bocca ciucciandolo fino a renderlo duro come il marmo. Sento poco dopo di stare per godere e glielo faccio presente ma lei non si ferma e mi lascia sborrare fino all'ultima goccia che le arriva in bocca. Ce ne andiamo in camera e, tolte le mutandine fradice di umori, la lecco fino a farla ancora venire gemendo. Le ciuccio i seni e poi la giro a pancia sotto per poterle leccare l'ano che pulsa e ci infilo la lingua. Passo poi a ungerle bene il forellino e lei si gira per vedermi in faccia, pregandomi di non farle sentire molto male ma io la rassicuro che ancora ho molto da fare per prepararle il culetto e, fatta rigirare nuovamente a pancia sotto, le infilo un dito in culo e lei sobbalza impaurita ma le sto col dito fermo nel culo, così si rilassa un poco e ne approfitto per infilargliene un altro ancora. Senza sfilare le dita dal culo la faccio rigirare e la bacio in bocca, poi le faccio allargare le cosce e le infilo il cazzo in figa per sbloccarla un poco; infatti subito dopo comincia a godere ed io pompo sempre più energicamente, poi, quando neanche se ne rende conto, la rigiro di nuovo a pancia sotto e le appoggio il cazzo all'ano che era già un poco dilatato dalle dita. Le entro in culo lentamente ma lei si riprende e stringe l'ano rendendo la penetrazione più difficoltosa ma, aiutato molto dal gel, riesco ad infilarglielo per metà e spingo con più forza, però lei lancia un grido di dolore ed allora decido di non perdere tempo e farle terminare la sofferenza possedendola con un colpo solo. Le entro decisamente e senza fermarmi un attimo, continuo ad incularla fino a scaricarle un fiume di sborra che fuoriesce dall'ano, data la gran quantità prodotta. Lei, sentendo che il cazzo sta uscendo dal culo si gira e m'abbraccia piangendo dal dolore. La stringo ai fianchi e la bacio in bocca, suscitandole coraggio per sopportare il dolore ma lei mi chiede invece se è meglio rifarlo dopo un pò di tempo o invece rifarlo subito per abituare il culo alle mie dimensioni senza che si rilassino i muscoli. Le suggerisco di rifarlo subito ed allora lei mi prega di abbondare col gel sia sul cazzo che sul suo ano. Io l'accontento e dopo che l'ho fatta rigirare, la possiedo analmente e lei, a parte pochi gemiti di dolore, mi dice di sentire meno male rispetto a prima. La inculo con maggiore intensità e, quando sto per godere, lei mi dice che non le fa più male come prima e allora le bacio il collo, le spalle e pompo con più intensità, toccandole poi il clitoride e facendola venire quasi insieme a me. Ci ritroviamo su un letto di sperma, di suoi umori, che anche il materasso si era infradiciato. Rimaniamo abbracciati a guardarci e baciarci a lungo. Poi passiamo alla doccia e lei mi aiuta a rendere praticante il letto per la notte. Mentre stiamo in cucina a bere una birra fresca, suonano al portone e dalla finestra vedo Riccardo che cercava Paola. Lei mi bacia e poi se ne va via con lui. Io mi vesto e parto per lavorare. Il mio lavoro di riparatore e venditore di computer mi fa conoscere tanta gente di ogni ceto sociale e anche tanti lavori mai considerati il giusto. Quel giorno avevo un appuntamento da un Avvocato che voleva nuovi computer eternamente collegati tra loro perchè lui potesse controllare le sue segretarie nello svolgere il lavoro. Cominciai da lui per poi andare ad un'altra stanza dove una sventolona di mora dalle forme esplosive, il seno infatti dava l'idea di stare per scoppiare, attendeva me per provare il collegamento. Durante le prove accadeva di continuo che mi affiancavo a lei e struscia di qua, sfiora di là, mi sono ritrovato ad afferrarle un seno e sgusciandolo fuori dalla camicetta apertissima. Glielo leccai succhiandole poi il capezzolo e, mentre manovravo per scoprire anche l'altro, lei sente dei passi nel corridoio, noti come cammina sempre il suo principale. In pochi secondi ci ricomponiamo e l'Avvocato entra e chiede come procedono i collegamenti. Gli faccio vedere come stiamo operando e lui si congratula con noi due. Poi se ne va via e, visto che si avvicinava l'ora di cena, dico alla gnoccolona che ho un altro appuntamento ma tornerò al mattino dopo. Lei rimane un attimo a guardarmi e poi mi abbraccia baciandomi in bocca e slinguando da fremere tutt'e due. Dopo averla castamente baciato sulla guancia, prendo le mie cose e vado via. Torno a casa e penso a lei, cucino due spaghettini con peperoncino, e rivedo col pensiero le sue cosce da infarto, il culo da possedere fino all'ultima sborrata. Mi siedo a tavola ed innaffio il piccante piatto con vino bianco fresco. Ragazzi, che roba sarebbe se dopo gli spaghetti potessi fare la festa alla gnoccolona. Non si può avere tutto nel corso della vita!

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