Il calco. Cioccolata, cioccolata.

Scritto da , il 2019-01-26, genere etero



Ah... l'amore per la cioccolata può arrivare ad assumere aspetti di fascino assoluto, credetemi!
Quando presi a frequentare quel particolare negozio lo feci per via del suo caffè, nella tazzina la cioccolataia metteva un chicco di cacao amaro rendendo il caffè speciale e unico.
Mi innamorai di quel caffè, solo del caffè, specifico.
Lei?
Florida, un gran seno e un sorriso splendente e per finire un carattere gioioso, ecco... giusto il termine “gioioso” che differisce da allegro. Gioioso è a tutto tondo, senza limiti e tentennamenti di umore. Una rarità.
Quando ci provai con lei, più che altro per verificare il mio fascino, adorai la sua risposta:
“Tibe? Sono una donna felicemente sposata, quindi? Non c'è trippa per gatti.”
E mi consolò con il suo meraviglioso sorriso.
Peccato? Ma no! Sono felice della mia condizione, sono un uomo legato ad una donna splendida, non l'avrei MAI tradita!
Comunque era piacevole quello scambio di battute e quanto gradivo il suo caffè!
Un giorno vidi sul suo tavolo di lavoro una strana composizione, sempre in cioccolata, mentre lei era occupata a farmi il caffè guardai quella strana cosa, la guardai di nuovo, era o non era?
Mi porse la tazzina fumante e la interrogai prima con lo sguardo e poi chiedendoglielo proprio:
”Ma è? Ma scusa, eh? Ma è una fica?”
Mi rispose.
“Si si... lo è, ma non è in vendita, è per il mio uomo, il suo regalo di compleanno”.
Ah, donna di grande fantasia!
Ma non ancora soddisfatto chiesi.
“La tua?”
E la sua risposta.
“La mia.”
E allora guardai con maggiore attenzione e ne valeva davvero la pena. Una fantastica fica era. Le labbra interne leggermente dischiuse a formare delle splendide piccole ali di farfalla, il clitoride in evidenza, insomma da restare in ammirazione. Mi venne voglia di mangiarla quella splendida riproduzione di fica e in verità, anche da uomo super fedele, di mangiare l'originale ma mi trattenni.
“E' un splendido lavoro, sei un'artista”.
Mi complimentai e poi chiesi.
“Il tuo uomo che ne farà?”
Risposta.
“Sarà il suo dessert dopo la nostra cena per il compleanno”.
“La mangerà?”
“Si si...”.
E insistetti.
“E mangerà anche l'originale?”
Provocai così quel suo sorriso smagliante.
“Oh si... puoi contarci”.
Io non è che ci contavo, in un certo senso magari invidiavo, ma pensai...
-...ma a me cosa manca? Quella della mia donna è talmente bella che appena a casa gliela divoro!-
E guardai sparire comunque con rammarico l'opera d'arte mentre lei la portava nel retro.
Però inutile negare che la cosa restò ad agitarmi la mente, pensai e ripensai, da lì a tre settimane sarebbe stato il suo compleanno, della mia lei, si della donna che amavo e amo.
Ormai... scarpe, borse e profumi erano diventati regali banali che non riuscivano più a creare gioia e eccitazione all'atto di riceverli e mi venne in mente quella composizione particolare.
E un giorno mentre bevevo il caffè chiesi alla cioccolataia.
“Il regalo è stato gradito?”
”Eccome! Lo ha stimolato eccome! Gustato in ogni senso!”
Io ci provai allora.
“Sai... avevo pensato di fare alla mia lei un regalo tipo il tuo.”
“Ma come... non mi dire! Le piacciono le donne? Ho ancora lo stampo della mia fica, ma non posso usarlo, lo capisci da te.”
Riprovai utilizzando una altra tecnica di persuasione, il dubbio sulla sua capacità.
“Capisco... immagino che sia molto più difficile fare un calco e un cazzo di cioccolata”
“Uhm... non ci avevo mai pensato, l'idea non è male, devo convincere lui a lasciarmi fare il calco, e poi... lo regaleresti alla tua lei?”
“Quello del tuo uomo? Ma che dici? Io parlo del mio cazzo!”
“Al tuo... cosa? Oh no... no, impossibile!”.
“Ma sei una professionista, non puoi avere questo tipo di scrupoli!”
“Eccome ne ho! Faccio cioccolata non servizi del genere, io!”
Insomma constatata la sua impossibilità, chiesi con la massima umiltà.
“Questa cosa mi è diventata una fissazione, come potrei fare?”
“Il calco è semplice, impasti il gesso necessario e lo spalmi con generosità sull'... oggetto che vuoi riprodurre, aspetti il giusto e lo togli.”
“Di quanto tempo parliamo?”
“Dipende dalla quantità che usi, usa quello rapido e ti basterà una mezz'ora ma non devi muoverti!”
“Dovrà restare... duro?”
“Ma cosa mi fai dire? Deve restare duro il tempo che si rassoderà il calco, poi che si... ritiri da solo è un vantaggio, avrai solo qualche problema con.. il pelo...”
“E per la... ehm... realizzazione in cioccolata me lo farai?”
“Si, non mi coinvolge in nessun modo, porta il calco e vedremo, più il calco è fatto bene meglio verrà il lavoro.”
Mi costò molto impegno farlo? Non proprio, impastai e applicai il gesso, per farmi restare eccitato al massimo il tempo sufficiente non feci che pensare alla fica della mia lei, mi vedevo in ginocchio fra le sue belle gambe, lisce e snelle, a leccare intorno al solco, mordere leggermente le sue labbra leggermente prominenti, aprirle e cercarle il clitoride che trovavo sempre turgido appena scoperto dal suo cappuccetto e di continuare fino a sentirla diventare liquida e pronta!
Per togliere lo stampo? Eh... un po' di sacrificio certo, si era impastato sul mio pelo pubico e sul rado pelo del mio sacco scrotale, insomma qualche bestemmia mi scappò ma mi dicevo:
"il sacrificio verrà ricompensato!"
Poi portai tutto speranzoso dalla cioccolataia, la quale mi chiese:
“Che cioccolata preferisce? Si... amara, strong? Dolce? Lo sai?”
Dio... no! Possibile amare in modo pazzesco una donna e non sapere che tipo di cioccolata preferisce? Mi sentii inadatto ad amare! Inetto ed egoista ma superai presto il momento di rimorso e subito, a sera, chiesi:
-Splendore... sai che non so ancora che tipo di cioccolata preferisci?-
-O è la tua memoria a non ricordarlo? Ah amore... sei una frana, adoro il cioccolato dolce, cacao al sessantacinque per cento...-
Il giorno seguente mentre bevevo il caffè delle nove, di solito ne bevevo due, alle nove come ho detto e alle undici, lo dissi alla cioccolataia. Mi promise che me l'avrebbe fatto due giorni prima della festa.
Intanto preparai la serata.
“Amore... festeggeremo il tuo compleanno qui da noi, cucinerò io... lo sai che sono un dio anche ai fornelli, cena alla grande, tovaglia e argenteria, cosa la teniamo a fare altrimenti? Noi... Splendore? Mi piacerebbe mettessi quel tuo vestito nero a tubo, quello che evidenzia il tuo corpo, le tue gambe...”
“E sotto... cosa metterò? Dimmelo...”
“Perizoma nero... reggiseno traforato, niente calze.-
“Uhm... prevedo una serata bollente...-
“Puoi esserne certa...”
Fu con una certa ansia che andai a bere il caffè il giorno previsto per la consegna e abbastanza trepidante chiesi alla bella cioccolataia.
“Allora...?”
“Vuoi vederlo?”
“Prima dimmi se è venuto bene...”
“Oh... sono un'artista, no? Si, vedrai...”
La segui nel laboratorio e qui rimasi sbalordito. Ma ero davvero così bello? L'emblema della virilità, il priapésco virgulto della vita! Mi piacevo! Quel glande possente a cuneo, la cresta in rilievo della corona sotto la quale si arricciava la pelle del prepuzio e le vene! E il nervo sotto, persino la boccuccia dell'uretra era riportata con la massima fedeltà!
Scorsi al riguardo anche un rapido sguardo ammirativo della cioccolataia ma era solo di soddisfazione per il suo lavoro. Mi congratulai per lo splendido lavoro e le chiesi prima di pagarla come avesse composto il piatto del dessert per il suo uomo.
“Solo un filo di panna montata arricciata tutto intorno, semplice.”
Pensai di imitarla.
Le dissi anche che se fosse mai entrata nell'ordine d'idee di promuovere un business con il mio cazzo, ci avrei messo del mio di capitale, ma pur sorridendo rifiutò.
Il suo uomo era nettamente contrario a vederla interessata a cazzi di altri.
La cena?
Lei era bellissima, i suoi capelli neri, gli occhi splendenti, il vestito che fasciava il suo meraviglioso corpo. Si sciolse quando le appuntai sul petto una unica gardenia bianca e le mostrai il mio regalo, un orecchino da portare al lobo sinistro, un corto filo intrecciato di platino che sosteneva una perla nera incastonata in una piccola conchiglia... e il mio cazzo di cioccolata.
Poi?
Ah... poi?
Il dessert fu ammirato, applaudito, gustato, leccato, passato in ogni punto del suo corpo nudo, corpo segnato poi da tracce sempre più consistenti di cioccolata, tracce che poi eliminai con un perfetto lavoro di lingua.
Fu una meravigliosa serata e notte e non mancai di ringraziare di questo la bella cioccolataia, la quale per risposta mi sorrise complice.

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