Storie del profondo sud 1: la perdita dell'innocenza.

di
genere
gay

La mia era una delle più ricche famiglie dello stato, avevamo piantagioni di cotone molto estese e un numero pressoché infinito di schiavi per coltivarle.
Ogni giorno, mio padre e Louis facevano il giro dei nostri possedimenti per controllare che tutto filasse nel modo giusto.
Louis era uno schiavo privilegiato, arrivato nella piantagione molto giovane, negli anni si era guadagnato la fiducia di mio padre e ne era diventato una specie di braccio destro.
Come altri schiavi "di famiglia" non abitava nelle baracche con gli altri uomini di fatica, ma in una casetta che divideva con gli altri schiavi di casa, le cuoche, le cameriere gli stallieri, e i giardinieri.
Oggi il mio vecchio non sarebbe andato con lui, era bloccato a letto dal mal di schiena e mi chiese di sostituirlo nel giro d'ispezione.
Accettai di buon grado.
Louis mi piaceva da morire, aveva un fisico possente ma asciutto nervoso.
Da quando l'avevo spiato di nascosto mentre scopava con una cameriera, avevo cominciato a fantasticare e masturbarmi pensando al suo corpo lucido di sudore che mi possedeva.
Quel giorno, mentre ci dirigevamo verso i campi più lontani, speravo che i miei pensieri non si palesassero troppo sfacciatamente.
Assorto nelle mie fantasticherie erotiche non mi accorsi che il cavallo stava mettendo una zampa in fallo e così cademmo e la povera bestia si azzoppò.
Louis fu costretto ad abbatterlo e mi fece salire dietro di lui sulla sua cavalcatura.
Riprendemmo a cavalcare lentamente, i nostri corpi strusciavano uno contro l'altro, muovendosi a ritmo con gli ancheggiamenti del cavallo, sentivo il calore del suo corpo trasudare attraverso la camicia fradicia e non riuscii ad evitare di avere una bella erezione.
Mi vergognavo come un cane.
Louis per un po' fece finta di nulla, nonostante il mio pene ormai completamente turgido gli premesse contro la schiena, ma ad un certo punto fermó la cavalcatura e mi fece scendere, pensavo fosse disgustato o arrabbiato, invece senza dire una parola mi fece appoggiare con il petto contro il fianco del cavallo e cominciò a baciarmi da dietro, il collo, le orecchie, le spalle.

Mi sbottonò la camicia di lino bianco e mi accarezzò il petto, con i polpastrelli rugosi mi strinse i capezzoli facendomeli rizzare all’istante.
Mi slacciò il cinturone, mi sbottonò lentamente i calzoni, li fece scendere e mi infilò le mani nei mutandoni, sui glutei, fra le cosce, palpandomi il pene dolorosamente eretto e i testicoli.
Senza tanti convenevoli mi fece piegare leggermente in avanti, si sputò sulle mani per lubrificarsi alla bellè meglio il grosso cazzo che aveva rapidamente estratto dai pantaloni, mi allargò le natiche e con un colpo deciso mi penetrò.
Lanciai un urlo, sia per il dolore sia per la sorpresa, del resto ero vergine ed era la prima volta che subivo una penetrazione.
Del suo pene, al momento, era entrata giusto la punta, lui lo estrasse e incurante del mio dolore mi infilò un dito nel culo per sondare la disponibilità e l’elasticità del mio deretano.
Lo girò e mosse avanti e indietro per preparare al meglio l’ingresso del suo arnese e poi ritornò all’attacco.
Si sputò nuovamente sul cazzo e con una prima spinta lo fece entrare per qualche centimetro e poi, con una serie di successive spinte lente ma inesorabili lo fece entrare sempre di più.
Due lacrime mi rigavano le guance, era stato veramente dolorosissimo, o almeno lo era stato nei primi istanti, ora per fortuna il peggio era passato e cominciavo a sentire anche un po’ di piacere, era strano, non pensavo che prenderlo nel culo potesse essere anche piacevole.
Invece doveva essere così perché ora ad ogni penetrazione sentivo dalle pareti del mio sfintere delle sensazioni più piacevoli che dolorose, o forse era solo una questione psicologica.
Capii che era entrato completamente, perché ora sentivo i suoi testicoli che mi sbattevano contro le natiche ogni volta che la spinta dei suoi lombi arrivava al massimo.
Louis mi teneva bloccato con le sua mani d'acciaio, una mi stringeva al collo e una al fianco, mentre mi dava dei trementi colpi, come se fosse uno stallone in calore che montava una giovane giuementa.
Grazie a dio arrivò presto all'orgasmo.
Mi diede delle spinte bestiali entrandomi ancora più a fondo e urlando dal piacere mi sborrò nella pancia, mentre io mi aggrappavo disperatamente alla sella del cavallo.
Una volta che gli schizzi di sborra terminarono, Louis estrasse il pene dal mio sedere, strappò un ciuffo d'erba e se lo pulì sempre senza parlare.
Si tirò su i calzoni, risalì a cavallo e mi porse un braccio per aiutarmi a salire con lui.
Mi tirai su i calzoni anche io, sentivo il suo sperma che mi colava lungo l’interno delle cosce, mi aggrappai al suo braccio e montai in sella.
Questa volta mi fece salire davanti e mentre cavalcavamo lentamente tornando verso casa ricominciò a baciarmi il collo e i muscoli delle spalle, mi infilò la lingua nelle orecchie e le mani nei pantaloni, mi abbandonai con la schiena contro il suo petto e con la testa contro la sua spalla mentre lui mi masturbava dolcemente.
Fu incredibilmente bello, sentii l'orgasmo partire dai talloni e salire fino ai testicoli, venni nella sua mano e Louis aspettò che uscisse l'ultimo schizzo di sperma e poi si portò la mano coperta dal mio seme alla bocca, leccandosi avidamente la sborra bianca dalle dita.
Arrivammo alle stalle e Louis mi fece scendere, si abbassò verso di me e mi sussurrò all'orecchio le uniche parole della giornata: "ci vediamo questa notte ragazzo!"
di
scritto il
2018-05-28
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