Il Dono di Eva

Scritto da , il 2018-05-18, genere saffico

Siamo al centro del Mediterraneo, nel punto più lontano da qualsiasi costa… Qui si è perso Ulisse cercando di tornare a Itaca.
Noi abbiamo il radar, e non ci perderemo, però ci vorrà tempo per raggiungere Siracusa, il porto italiano più vicino.
La tempesta è passata, e adesso il mare è ancora mosso ma non più minaccioso: all’alba il sole è sorto in un cielo quasi sereno, quindi l’inferno non ha ancora rivendicato la mia anima.
Osservo l’orizzonte a sud est: oltre quella curva grigia, negli abissi, il corpo senza vita di Gritt si sta già decomponendo, e nessuno lo troverà mai. Suo marito non saprà mai cosa le è successo, e i suoi figli non rivedranno più la loro mamma, perché io le ho spezzato il collo a sangue freddo e ho gettato il suo cadavere in fondo al Mediterraneo…
Oh, accidenti! Sono una spia, e faccio il mio lavoro. Gritt ha fatto le sue scelte, e non era certo uno stinco di santa, visto come era stata cacciata dall’università: non sono stata io a metterla in contatto con quel mascalzone di Simon e con la sua banda di psicopatici palestrati.
Finisco i miei controlli e torno sottocoperta.
Eva è ancora a letto, non del tutto ristabilita.
Mi corico nuovamente accanto a lei, e lei mi si accoccola contro contenta che sono tornata nel lettone.
Ci sbaciucchiamo un po’, affettuosamente. Poi in modo sempre meno innocente, finché non sento le sue mani cominciare a frugare il mio corpo…
E’ la prima volta che la sento sessualmente aggressiva dalla notte dell’aggressione: mi fa piacere, perché vuol dire che comincia a tornare alla normalità dopo lo stupro.
Mi abbandono alle sue voglie, lasciandole l’iniziativa; è inconsueto, di solito l’iniziativa è mia, ma oggi preferisco lasciare a lei la scelta di come giocare e quanto avanti spingersi…
Sento le sue dita farsi strada nel mio sesso e cominciare a smucinare le mie intimità cercando di far scorrere i miei succhi; sento la sua lingua sui capezzoli eccitati, e le sue labbra scorrere sulla mia pelle riscaldata dal sio alito.
Il profumo di Eva permea le mie narici, accendendomi i sensi… Ben presto l’aroma del mio piacere si mescola al suo, e l’atmosfera si fa intossicante.
Accarezzo la splendida groppa della mia compagna mentre lei scivola lentamente verso il basso: la sua lingua mi accarezza gli addominali, stuzzica l’ombelico, poi si insinua nella peluria morbida e umida del mio vello dorato…
Ora le mani di Eva mi massaggiano le cosce: i suoi polpastrelli esplorano morbidamente la mia pelle calda, non più liscia come la sua ma abbronzata come se fosse già piena estate.
Sobbalzo quando la lingua impertinente della mia amante mi aggredisce a tradimento il clito, poi mi rilasso quando scivola nuovamente via, perdendosi nella peluria del monte di Venere; poi ho un fremito quando scorre di lato nel solco implume fra il pube e la coscia, là dove la pelle è così sensibile e delicata…
Eva si accomoda fra le mie gambe spalancate e solleva lo sguardo per incrociare il mio e sorridermi.
Le accarezzo il viso, beandomi della sua bellezza.
I suoi occhi blu cobalto: grandi, brillanti e intelligenti; i suoi capelli, biondi come l’oro; il suo minuscolo nasino all’insù; i lineamenti sottili e le guance leggermente incavate; il mento appena sfuggente e appuntito, che esalta un collo lunghissimo… Come potrei essere più fortunata? Ho una compagna stupenda.
Faccio appena in tempo a formulare il pensiero, che Eva sfiora il pelo dorato del mio sesso con le labbra, per poi pasare la lingua di piatto sulle valve dischiuse e bagnate della fica, strappandomi un primo grido di piacere.
- Aahhh!
L’afferro per i capelli e serro le cosce nude intorno al suo viso per avvincerla a me, e sento la sua lingua trafiggermi la vagina, penetrandomi fino all’anima.
- Oh dio, Eva… Mi fai impazzire! Oohhh…
La mia compagna mi scava dentro con la sua lingua vorace, implacabile, micidiale: è un’arma più letale del suo fucile di precisione, e la usa senza misericordia per abbattere di schianto tutte le mie difese.
Nel giro di pochi istanti, tutte le mie energie sono annullate, il mio orgoglio di domina è abbattuto di schianto, e io mi contorco dal piacere sotto i suoi colpi di lingua, vinta e completamente alla mercé dei suoi appetiti carnali.
Dio, quanto la amo!
Il punto più intimo e inaccessibile del mio corpo, per lei non ha segreti: lo raggiunge con poche slinguate e lo fa suo, lo sottomette, lo distrugge di un sollazzo violento, e che non perdona.
- Aah! Aahhh… Cazzo Eva, non ti fermare! Sto… Sto per godere… AAHHH!!!
Un orgasmo bruciante, travolgente, un’ondata improvvisa come un fulmine a ciel sereno. Intenso, potente, profondo… Come solo lei sa donarmelo.
Lei: la mia Eva…
Mi abbatto sul cuscino, madida di sudore per l’improvviso rilascio emotivo e ormonale, spossata dalla violenza del piacere che ha sconvolto le mie carni.
Ansimo, cercando di recuperare il fiato e le forze. Cerco di riconquistare il controllo di gambe e braccia, annaspando attraverso il rombo che sento nelle orecchie e che so essere niente altro che il battito del mio cuore.
Eva mi raggiunge: posa le sue labbra sulle mie, e le sento umide dei miei succhi vaginali. Assaporo il mio stesso sesso, di cui è intrisa la sua lingua.
- Ti amo… - mi sussurra con voce intensa – Sono tua: tua per sempre…
L’abbraccio e la stringo a me: sento il suo seno tiepido schiacciato contro il mio, le sue gambe che si intrecciano alle mie, il suo pelo che si strofina contro il mio.
Avverto le forze che rifluiscono dentro di me, ridando lentamente energia ai miei arti, e le uso per avvincerla a me sempre più forte.
- Mi desideri? – la sento sussurrare al mio orecchio – Sì, mi vuoi… Lo sento!
E’ vero: la voglio, con tutta me stessa. Vorrei divorarla, risucchiandole dalla fica la sua anima e il suo cervello; forrei fistarla, piantandole in corpo la mia mano e affondandole dentro fino al gomito; vorrei possederla con il mio strapon e farla urlare di strazio e di piacere…
Torna a posare le sue labbra sulle mie, e le nostre lingue si avvolgono una nell’altra in un bacio umido, intenso, appassionato… Un bacio che esprime passione, desiderio, lussuria.
Sono pazza di lei.
- Ti amo… - mi alita nell’orecchio, suadente e lasciva – E ti voglio, con tutta me stessa.
La rovescio sul fianco, recuperando una posizione di forza a cui sono abituata da sempre quando faccio l’amore. La bacio ancora, con forza, a bocca aperta…
So che non posso averla, non ora: la sua passera ancora non sie è ripresa dall’ordalia di due notti prima, ed è ancora gongia e dolorante… Per non parlare dell’ano malamente infiammato e dolorante.
Dentro di me maledico ancora una volta Simon e i suoi scagnozzi per quello che hanno fatto alla mia ragazza, e mi rammarico che siano già morti perché mi piacerebbe ucciderli ancora mille volte, gettandoli tutti di nuovo in mezzo al mare e lasciandoli affogare lentamente nell’acqua gelata…
- Non posso tesoro – mi sussurra mestamente Eva, con un sorriso sul viso arrossato dal piacere –Lo so che adesso vorresti scoparmi come un’animale, ma io in questo momento proprio non ce la faccio…
Dannazione, lo so! Maledetti bastardi, che marciscano per sempre in fondo al mare!
- …Però c’è una cosa che posso fare per te!
Eva sorride, una luce maliziosa e lasciva nello sguardo.
- Prendi il tuo strapon, e aspettami!
La vedo balzare dal letto e sparire nuda nel corridoio, lasciandomi stordita e vogliosa nel lettone disfatto.
Esito un attimo, prima di allungare una mano esitante al comodino per recuperare il mio giocattolo come mi è stato detto.
Sento lo scalpiticcio dei piedi nudi sul ponte del quadrato, un ansimare concitato, una porta che si apre e si richiude…
Eccola che torna.
Non è sola: con lei c’è Jasmine.
La giovane berbera è nuda come noi: snella, minuta, olivastra nella carnagione e nerissima negli occhi e nei capelli, e con un seno prorompente e orgoglioso che dev’essere la gioia del suo fidanzato.
Eva le cinge le braccia da dietro, sorridendomi da sopra le sue spalle.
- Prendi lei – mi dice, con voce intensa – Scopala come se fossi io… Fai l’amore con lei e falla godere davanti a me!
Esito: Jas è la nostra marinaia, ma non è una mia proprietà. Siamo affezionate a lei, e ne abbiamo fatte di tutti i colori con il suo bel corpo; però da quando sta con Marco rispettiamo il suo rapporto e non l’abbiamo più insidiata per coinvolgerla nei nostri giochi saffici…
Adesso però la piccola mi sorride invitante, e dietro di lei Eva annuisce decisa, incoraggiandomi.
- Sei sicura? – le faccio, cercando di controllare il mio entusiasmo all’idea di godermi di nuovo le sue carni tenere.
Jas mi regala un bel sorriso, poi si arrampica sul letto e si mette a pecoroni, faccia nel materasso e culo all’aria, e si caccia due dita nel culo come le ho insegnato io per allargarsi il buco.
Uno spettacolo che farebbe ricredere un monaco sui suoi voti di castità.
Mi lecco le labbra, con l’acquolina in bocca, e indosso rapidamente lo strapon; Eva mi aiuta ad allacciare le fibbie e mi aiuta prima a prendere posizione dietro Jasmine, poi allargandole i glutei strette per facilitarmi l’impresa.
Ora la ragazzina ha quattro dita nell’ano, e si è aperta per me, pronta per il sacrificio.
Eva mi unge il dildo con un’abbondante dose di lubrificante al silicone, poi gratifica Jas con una saporita slinguata in mezzo alle chiappe, lasciandole un generoso strato di saliva intorno al buco del culo.
Non ce la faccio più: appoggio l’enorme testa di lattice del dildo sull’orifizio spalancato e spingo con forza.
Jasmine grugnisce di dolore mentre le caccio dentro al buco il mio giocattolo di gomma, spingendole dentro le viscere tutto quel lattice duro color carne che fa di me una maschiaccia assatanata.
- Avanti, riempila tutta! – mi fa Eva, con voce lubrica – Montala come se fossi io, e falla godere…
Non me lo faccio ripetere: spingo con forza, e sprofondo nell’ano di Jasmine fino a schiacciarle l’inguine contro le natiche e facendole sparire dentro l’intera lunghezza del mio dildo esterno.
La ragazza annaspa senza fiato: deve sentirsi la testa del cazzo di gomma in mezzo alle orecchie. La afferro per i fianchi e comincio a fotterla senza pietà, stantuffandole il culo con lo strapon e possedendola come se fossi un’ermafrodita.
Marco deve averla allargata di brutto, povera ragazza, perché riesco a pomparla senza difficoltà con il mio enorme arnese, trapanandole il culo come se avessi un martello pneumatico.
Il dildo interno mi sollecita divinamente le profondità della fica: è quasi bello come quando Eva mi ha fatto godere con la lingua, e anche più potente.
Il letto cigola sotto la monta bestiale a cui sottopongo la mia giovane marinaia, sbattendola senza pietà e sodomizzandola con il mio cazzone di gomma per quasi mezz’ora, prima che l’orgasmo trafigga l’anima della giovane tunisina, strappandole un grido strozzato.
Godo anch’io, con un lamento profondo, sentendomi fischiare di nuovo le orecchie mentre Eva mi bacia appassionatamente, accompagnandomi attraverso il mio orgasmo devastante…
Crolliamo tutte e tre nel mezzo del materasso, abbracciate in un groviglio di membra nude, sudate e tremanti.
Mi ritrovo sotto le due ragazzine, una da una parte e una dall’altra: le nostre bocche si fondono in un bacio unico, umido e lascivo, mentre le nostre gambe nude si aggrovigliano fra loro e le nostre braccia stanche ci rinserrano una contro le altre in un abbraccio perduto e rovente…
Sento la lingua impertinente di Eva che mi s’intrufola nell’orecchio, facendomi fremere mentre mi sussurra piano: - Ti amo…

Questo racconto di è stato letto 8 7 9 9 volte

Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.