Violentate nel nostro stesso Letto

Scritto da , il 2018-05-13, genere pulp

Piloto con calma la Serenissima nella Marina di Sitia a metà mattina.
I lingotti sono al sicuro nella cabina di Jasmine e lontano da sguardi curiosi; io ho ancora la schiena a pezzi e le braccia doloranti per la fatica, ma almeno la missione è compiuta e l’oro perduto della banca d’Italia è al sicuro.
Eva è sul molo con la moto, fasciata nella sua tuta nera così sexy che mi fa venire l’acquolina in bcca solo a guardarla, anche perché so benissimo che sotto è praticamente nuda…
Imbarchiamo velocemente la moto mettendola nel suo compartimento a poppa fra i due motori, poi molliamo velocemente gli ormeggi e ci allontaniamo con calma da Sitia; appena fuori dalle acque protette del porto, Eva sguscia fuori dalla tuta da moociclista rimanendo in slippini e canotta bianca e mi porge le mie mutandine.
- Queste le avevi scordate nel cortile della città vecchia, sudiciona – mi fa con un sorrisetto sfrontato – Cosa faresti, senza di me?
Non posso trattenere un sogghigno: - Immagino che in questa situazione dovrei accontentarmi di un ditalino… Ma per fortuna ci sei, e quindi penso sia tempo di mettere mano agli strapon!
Dopo aver portato la Serenissima al largo, imposto la rotta a ovest e faccio brevemente rapporto con il crypto all’Agenzia, poi raggiungo Eva che è già nuda sui lettini a prendere il sole.
Mi stendo accanto a lei e ci scambiamo un po’ di coccole… Facciamo l’amore riscaldate dal sole primaverile del Mediterraneo, beandoci dell’odore e del sapore una dell’altra, saziandoci dei nostri corpi e sfinendoci con il nostro piacere intimo e proibito.
La carne di Eva è tenera, calda e profumata; la sua pelle è vellutata come quella di una pesca matura, e la sua lingua scotta come un ferro esposto al sole di Agosto quando esplora le mie intimità più segrete…
Non c’è niente da fare: nessun posto batte il ponte della Serenissima quando c’è il sole, per fare sesso.
Non abbiamo fretta, e non ci sono testimoni o distrazioni: sfoghiamo con calma deliberata le nostre voglie, abbandonandoci alla passione e al piacere, alternando momenti di frenesia erotica a momenti languidi di tenerezza fra le braccia una dell’altra… Prima di scatenare ancora la lussuria che scorre nel nostro sangue e abbandonandoci al sesso più sfrenato.

***

Quando raggiungiamo Herakleion è ormai buio.
L’Agenzia ha confermato il nostro rapporto; domani recupereremo Jasmine in ospedale e saremo libere di rientrare in Italia…
Eva si riempie gli occhi con lo spettacolo dell’oro stipato nella cabina di Jas mentre io apro un paio di scatolette per mangiare un boccone: la nostra marinaia mi manca terribilmente quando si stratta di preparare la cena…
Dopo mangiato conrollo un’ultima volta crypto, sistemi di bordo e attracchi mentre Eva scorre la posta elettronica e le notizie, poi spegnamo le luci e ci tuffiamo nel nostro lettone.
Ci alterniamo un po’ nell’uso dello strapon, riprendendo possesso di nostri corpi dopo esserci concesse alla penetrazione dei maschi di passaggio della nostra ultima avventura (entrambi ormai defunti), e ci addormentiamo esauste e soddisfatte a cucchiaio nella cabina padronale.

***

Mi sveglio con un suono molesto nelle orecchie… Molesto e familiare al tempo stesso.
Siamo ancora a cucchiaio: Eva dorme nelle mie braccia, e in una mano stringo un seno pieno e sodo della mia ragazza, che sento palpitare di vita sotto i miei polpastrelli; sento sull’inguine il tepore dei suoi glutei elastici e sulle cosce il calore più intenso delle sue gambe lunghissime e snelle…
Ci metto alcuni istanti a realizzare che si tratta del suono di chiamata in arrivo del crypto.
Il crypto? Perché mai l’Agenzia dovrebbe contattarci nel porto di Herakleion nel cuore della notte, se non per…
Troppo tardi.
Sento i passi nel corridoio, il tonfo della porta della cabina che si spalanca, e la luce si accende di colpo prima ancora che mi riesca di svegliare Eva.

Sono in due. E sono armati.
Uno bianco e uno nero, tutti e due larghi come armadi, un po’ come Rolf. Impugnano pistole automatiche munite di silenziatore, ma la cosa che mi preoccupa di più non è quella: è che non indossano maschere.
Se qualcuno ti piomba a bordo armato in un porto senza timore di farsi riconoscere, significa che non è venuto solo per rapinarti: ha intenzione di non lasciarti viva per descrivere la sua faccia alla pula del posto.
Siamo stese nude sul letto, e loro sono in piedi con le armi puntate: non c’è proprio niente che possiamo fare, con le pistole nei cassetti dei comodini e i fucili nascosti nel quadrato. Mi faccio una nota mentale di gettare l’ancora in mezzo alla baia la prossima volta; se ci sarà una prossima volta.
- Pat…
- Non ti muovere, Eva. Guardali negli occhi: sanno benissimo quello che fanno.
Già: lo sanno perfettamente.
Sono abituati a lavorare in coppia: uno ci tiene sotto tiro, mentre l’altro si avvicina evitando con cura di coprire la linea di tiro del compagno.
Il nero viene dalla mia parte del letto, mi afferra per un braccio e me lo torce dietro la schiena con movimenti secchi, brutali e dannatamente sicuri: lo stronzo è forte come un toro.
Mi ritrovo con la faccia nel cuscino, e mi sento strattonare i polsi prima che qualcosa di metallico me li rinserri in una morsa dietro alla schiena: manette.
Poi mi rivolta, e mi ritrovo scomodamente rovesciata sulla schiena con le braccia bloccate sotto di me, a guardare i nostri aggressori.
- Chi cazzo siete? – chiedo in inglese – E che cazzo volete?
Eva mi dice sempre che sono troppo sboccata. Il negro deve pensarla come lei, perché per tutta risposta mi rifila un manrovescio in faccia che sembra una tranvata.
- Ugh! – grugnisco, sentendomi rovesciare la faccia dall’altra parte per la violenza del colpo.
Sapore di sangue in bocca: mi ha spaccato un labbro.
Cazzo, non è la prima volta che veniamo assaltate a bordo… Ma tutte le altre volte abbiamo trovato il modo di reagire. Questa volta non vedo cosa possiamo fare.
- Sta zitta, troia – mi sibila il negro che mi ha incaprettata, prima di risollevarsi e di rivolgersi al compare bianco: - Questa è sistemata.
- Bene. Allora occupiamoci della sua amichetta: sembra anche meglio di come ce l’avevano descritta…
Parlano in inglese, ma è evidente che nessuno dei due è madrelingua. Una banda multinazionale?
Incrocio lo sguardo di Eva: è preoccupata, ma mantiene il sangue freddo.
Il bianco ha i capelli biondi tagliati cortissimi, e le braccia coperte di tatuaggi marinareschi. Il suo accento mi ricorda quello di Rolf… Svedese anche lui?
- Allora, zoccoletta: adesso, siccome abbiamo un po’ di tempo, tu ci farai divertire come si deve. Se ti comporterai bene, eviteremo di farti troppo male, ma se proverai a fare qualche scherzo, oltre a rovinarti quel bel faccino, riempiremo anche di piombo la tua amica coi capezzoli grossi: sono stato chiaro?
Sento il freddo di una pistola alla tempia, e capisco che il negro me la sta puntando contro in modo che Eva possa vederla bene.
Quella “coi capezzoli grossi” evidentemente sono io: in effetti ora che sono fuori dal piumone sento un po’ di freddo, e le punte mi si sono gonfiate come se fossi eccitata.
Eva adesso mi guarda spaventata: lo so che ci tiene a me, ed evidentemente lo sanno anche quei due stronzi.
- Ehi, vacci piano – questo è il negrone alle mie spalle – Voglio divertirmi anch’io!
- Comincio prima io, altrimenti tu me la allarghi troppo… - ridacchia il biondo – Con quell’affare che ti ritrovi rischi di aprirla in due, questa zoccoletta!
Così dicendo, il biondo si abbassa i pantaloni, rivelando a sua volta un attrezzo decisamente robusto di suo: se si preoccupa delle dimensioni dell’amico, immagino che questo debba essere una specie di somaro…
Il biondo afferra Eva per i capelli e se la tira brutalmente contro l’inguine: - Adesso succhia, zoccoletta! E vedi di darci dentro, o il mio amico ti spruzza addosso il cervello della tua amichetta…
Eva sgrana gli occhi e spalanca la bocca.
Io sono immobilizzata, e so di avere accanto il negro con la pistola spianata: sono costretta ad assistere allo stupro orale della mia ragazza senza poter fare nulla.
Credo di non essermi mai sentita così frustrata e impotente. Accidenti, sembrava una missione così tranquilla! E adesso guarda in che casino siamo finite…
Cerco di calmarmi: panico, stress, incazzatura incoerente, rimpianto, sono tutte emozioni inutili quando sei nella merda.
Non è la prima volta che Eva viene violentata: sopravvivrà anche questa volta, e io domani mattina avrò il cazzo del biondo nel piatto per colazione.
Pensiero positivo: aiuta… O così dicono.
Il biondo afferra Eva per le orecchie e comincia a chiavarla in gola.
Vedo la gola della mia ragazza gonfiarsi ritmicamente quando l’energumeno le affonda dentro il suo randello di carne, mentre gli occhi le schizzano dalle orbite per la pressione interna: le sta letteralmente scopando il cranio, e a lei manca già il fiato.
Eva annaspa e tossisce, cercando di recuperare il fiato quando il bruto si ritrae, ma l’organo che le stantuffa la cavità orale è così grosso che le occlude anche le vie aeree a ogni affondo.
- Bastardo, così la strozzi! – urlo io, incazzata… E mi guadagno un altro ceffone in bocca.
- Ti conviene stare zitta, troia – mi sibila il negro serrandomi il collo da dietro con la mano libera con cui mi ha schiaffeggiata – Quando avremo finito con la tua amichetta vorremmo divertirci anche con te, ma se ci rovini il gioco potremmo anche farne a meno.
Capisco l’antifona e mi zittisco, anche perché adesso ho il labbro gonfio che mi pulsa dolorosamente e la testa mi gira di brutto.
Eva ha le lacrime agli occhi mentre il biondo la scopa in bocca con una brutalità che non vedevo dai tempi della St.Cyrill.
Per fortuna dopo un po’ la smette e la rovescia sul letto accanto a me; poi finisce di liberarsi dei suoi vestiti e le monta addosso per prenderla da davanti.
Le spalanca le gambe senza che lei opponga resistenza, poi le appoggia l’ariete nodoso che si ritrova all’apertura della fica e glie lo affonda dentro di forza.
- Aahhh! – strilla Eva, sentendosi spaccare in due.
L’energumeno la schiaccia sotto di sé e comincia a fotterla come un animale, sferrandole una serie impressionante di colpi in mezzo alle cosce e strappandole un rantolo di dolore ad ogni affondo.
Io posso solo vedere i lombi del bruto pompare fra le gambe spalancate di Eva, che nascondono il punto di congiunzione dei loro corpi, ma posso immaginare anche troppo bene lo scempio che quel bastardo sta facendo del sesso della mia ragazza.
Assisto a quella bestiale violenza senza poter fare nulla, completamente impotente, e mi sento gonfiare gli occhi da lacrime di rabbia.
Mi sento umiliata per la mia incapacità di proteggere la mia compagna… Sono impotente, inutile, proprio quando Eva ha maggiormente bisogno di me.
E’ tutta colpa mia: mi sono sopravvalutata troppo, e ora lei ne paga le conseguenze.
Subisce in silenzio, povera piccola… L’energumeno la stupra rabbioso, come se farle del male mentre abusa di lei facesse parte del suo sollazzo, ma lei non gli dà la soddisfazione di gridare.
Piange in silenzio, mentre subisce lo stupro senza reagire, per timore di quel che potrebbero fare a me.
Sento le lacrime rigarmi le guance, quando una manaccia mi afferra nuovamente per i capelli e mi strattona, torcendomi il capo di lato.
Mi ritrovo davanti una bega mostruosa, nerissima e nodosa, con un odore acre di maschio arrapato: il negrone si è arrazzato assistendo alla scena lubrica che ha luogo al lato opposto del letto, e adesso vuole divertirsi anche lui.
- Datti da fare, zoccola – mi ringhia da sopra – Preparami il cazzo per la tua amica, e vedi di mettercela tutta, altrimenti ti strappo i capezzoli e te li faccio mangiare!
Bastardo. Lo odio, ma non per la brutalità della minaccia, bensì per il fatto che l’idea mi ha eccitata.
L’intera scena della violenza che stiamo subendo nel nostro stesso letto mi sta eccitando… E me ne vergogno terribilmente.
La mia ragazza viene stuprata davanti a me, io sono impotente e costretta a mia volta a subire violenza… E la cosa mi eccita!
Mi faccio schifo da sola. Che razza di puttana sono diventata, che mi ingrifo a subire in questo modo, come una zoccola qualsiasi di quelle che ho sempre disprezzato?
Che schifo, che schifo…

Apro la bocca e accolgo fra le labbra la cappella gigantesca del negrone per succhiarla e prepararla per lo stupro di Eva.
Cazzo, che cazzo… E’ davvero grosso! Sarà almeno venti centimetri se non di più, ma quel che fa impressione è il diametro: è almeno come il mio avanbraccio, e io sono muscolosa… Senza contare il reticolo di venature che lo avvolgono, e che sono più simili a cavi d’acciaio che non a vasi sanguigni.
Il glande mi entra a fatica in bocca, e le mie labbra si richiudono appena alla sua base: di cacciarmene di più in gola non se ne parla nemmeno, e perfino lui deve rendersene conto, perché non ci prova neanche.
- Oohhh… - rantola l’animale – Così, zoccola! Succhia, succhia…
Il biondo continua a violentare Eva, e il negro seguita a farsi sbocchinare da me per un bel pezzo…
…Finché non sento il maschio sopra la mia ragazza che urla: - Sborro! Sborro! Oohhh…
Il bruto ha riempito di sperma la pancia della mia ragazza.
Speriamo che non me la metta incinta… Eva prende la pillola come me, naturalmente, ma si sa che la protezione non è assoluta…
Che cazzo vado a pensare!
- Gghhh…
Il negro mi ha cacciato la spingarda in gola ed io mi sento schizzare gli occhi dalle orbite per la pressione che sento in testa. Sono ammanettata dietro la schiena, quindi non ho neppure la possibilità di aiutarmi con le mani: il bruto mi sta fottendo direttamente il cervello.
Tossisco, sputo, annaspo, mi strozzo… L’energumeno mi scopa in gola con il suo coso mostruoso, poi all’improvviso lo tira fuori un istante prima che io svenga per la mancanza d’aria.
Mi sembra di essere una bottiglia che viene stappata di colpo.
Il negro mi lascia andare la testa e si solleva quasi di scatto: io ricado goffamente sul cuscino, senza fiato.
Il mio stupratore si alza in piedi ignorandomi completamente e raggiunge il suo compagno che si è appena sfogato dentro Eva, che singhiozza sotto di lui.
- Tocca a me, amico – fa il nero al bianco – Fammi spazio!
Il biondone si solleva sulle braccia, chiaramente riluttante, e si rotola sul fianco verso il centro del letto per lasciare posto al compare. Per un attimo ho visione della fica bionda e spatasciata della mia ragazza, da cui colano filamenti biancastri e appiccicosi.
Evidentemente al negrone la sborrata del complice non fa troppo schifo, perché affonda la sua spaventosa erezione nella cloaca di Eva senza nessuna esitazione: lubrificato dalla mia saliva e dalla venuta del biondo, la mazza nera come la pece sprofonda nel ventre della mia ragazza con un semplice affondo, strappandole un urlo lacerante: - Aarghhh! Bastardo, così mi ammazzi…
- Sta zitta troia, che ne hai presi di più grossi! – sghignazza il biondo, che ormai mi sta quasi addosso ma mi ignora completamente.
Ora è il negro a fottere selvaggiamente la povera Eva mentre il biondo li guarda menandosi l’uccellone moscio solo a metà.
Io per loro è come se non ci fossi… Stronzi.
So bene che Eva è dieci volte più attraente di me, e non solo perché ha la metà dei miei anni. Non sono invidiosa del suo corpo: sarebbe stupido, visto che ne approfitto tutti i giorni… Però devo ammettere che essere scartata a questo modo mi ferisce un po’. Mi piace pensare che vorrei subire la violenza al posto di Eva per proteggerla, ma so che sto soltanto ingannando me stessa: in realtà ho voglia di prendere io quei cazzi nella pancia.
Mi odio e mi faccio schifo per questo, ma la bestiale violenza cui sto assistendo e in cui sono coinvolta solo marginalmente mi sta eccitando come non mi capitava da tempo.
Maledizione, io sono una donna indipendente, orgogliosa, forte… Sono io che uso gli uomini, non vice versa! Sono anche mezza lesbica. Perché cazzo l’idea di essere violentata mi fa bollire il sangue dalla voglia?
E invece quegli stronzi sono solo interessati a fottere Eva, che ne farebbe volentieri a meno... Almeno credo.
Il negro si diverte a rotolarsi sul lettone tenendo la sua vittima infilzata sul suo arnese durissimo e completamente conficcato dentro di lei: le sta sopra, poi di fianco, poi sotto e di nuovo sopra… Eva geme di dolore, e il biondo si masturba per farselo tirare di nuovo.
Ora Eva è sopra e il negrone se la fa sobbalzare addosso come se fosse una bambolina.
- Aah! Aah! Oddio quant’è grosso… - annaspa la mia ragazza, completamente impalata – Me lo sento nel cervello!
Lui la tiene per i fianchi e la solleva letteralmente per poi ripiantarsela addosso fino alla radice.
- AAHHH!
Mi viene da a pensare che Eva cominci a provarci gusto… Considerate le mie emozioni contraddittorie, come faccio a biasimarla per questo?
Il cazzo del biondo è di nuovo duro, e lui fa per alzarsi e tornare alla carica.
Poi Eva scatta: da sopra al negro si protende in avanti per agguantare la pistola che il suo stupratore ha lasciato sul comodino.
Ho un sobbalzo di orgoglio: la mia Eva non si arrende mai!
…Ma il negrone non è uno sprovveduto. Le afferra il braccio a mezz’aria con una manona larga tre volte la sua e si fa una bella risata.
- Bel tentativo, puttanella!
Il biondone ora è in piedi accanto al letto, per niente impressionato dal tentativo di rivolta della loro vittima: - Ehi, adesso tocca di nuovo a me!
- Fottiti. Io non sono ancora venuto, non sono mica uno sbrodolone come te…
Magari potrebbero litigare fra loro e darci una possibilità..?
La mia esile speranza muore subito: il biondone si fa una bella risata, afferra Eva per i capelli e le strattona la testa verso di sé: - Leccami il cazzo, zoccoletta: insalivamelo bene, che ti conviene…
Con le lacrime agli occhi per la frustrazione, Eva tira fuori la lingua e fa come ordinatole, mentre il negro continua a fotterla da sotto.

Assisto impotente alla rapida fellatio, ben sapendo che il peggio deve ancora venire.
Infatti dopo solo poche slinguate che gli coprono il pene di saliva, il bruto caucasico si stacca e si arrampica di nuovo sul letto, andandosi a porre alle spalle della povera Eva che a quel punto ha capito perfettamente quale sarà il suo destino…
L’energumeno ci mette un po’ a trovare posto per le ginocchia fra le gambe distese del suo compare, poi però trova l’equilibrio e afferra le chiappe di Eva per prendere la mira.
Il negrone lo asseconda, arrestando un momento la sua cavalcata, e così il biondone riesce a cacciare due dita nell’ano della mmia ragazza, che strilla di dolore.
- Non piagnucolare, zoccoletta – la schernisce l’animale: - Questo buco è largo abbastanza per due cazzi come i miei…
Che esagerazione! Il buchetto di Eva è usato, certo, ma non è mica stracciato come il mio, per esempio… Mi congratulo con me stessa per averlo scovolato con lo strapon solo poche ore prima, così almeno è ancora aperto, altrimenti povera Eva!
Il biondo spinge con forza nel buco e penetra analmente la mia ragazza, già impalata in fica sulla bega mostruosa del negro.
- AARGHHH!!! – urla Eva, straziata – Mi spacca in due! Aah… Aahhh…
Le vedo inarcarsi tutta per il dolore, ma i due maschi che la riempiono la tengono saldamente nelle loro mani, impedendole facilmente di scavalcarli.
Presa in quel tramezzino bestiale, la mia compagna urla di dolore mentre viene bestialmente sfondata da quei due cazzi asinini che le svangano le viscere con un ritmo che tradisce l’evidente affiatamento fra i due stupratori.
- Aahhh! Aahhh! Mi sbudellano…
Schiacciata fra i suoi due carnefici, la povera ragazza si contorce tutta, completamente riempita dai loro cazzi asinini.
Assistendo allo stupro bestiale della mia amante, io mi sento rivoltare le viscere dalla rabbia, dalla preoccupazione e dalla voglia che mi attanagliano tutte insieme con furia incoerente.
- Bastardi, la state ammazzando! – grido, sapendo perfettamente che non servirà a niente.
Infatti il biondo mi getta un’occhiata di scherno: - Stai zitta, troia, che dopo tocca anche a te…
Lo stronzo sa benissimo che ho la fica in subbuglio mio malgrado, assistendo allo scempio che stanno facendo del corpo della mia ragazza.
Mi rivolto sulla schiena, sollevo le gambe e faccio per schizzare in piedi e tentare il tutto per tutto, ma il biondo ci mette un secondo ad afferrare la pistola sul comodino e a puntarmela in faccia: - Non te lo consiglio, puttana.
Piango dalla rabbia, mentre lo stupro di Eva riprende, più feroce che mai. Le grida della disgraziata ormai sono fuori controllo, e ho paura che possa perdere i sensi da un momento all’altro.

La porta si spalanca, ed entra una terza persona.
- Ragazzi, capisco che vi vogliate divertire un po’, ma se la fate urlare a quel modo finiranno con il sentirla anche sul lungomare…
Il tipo è stranamente familiare.
Lo osservo, e mi vedo confermata nella sensazione iniziale: ci siamo già visti, ma dove?
Lui gira lo sguardo su di me e sorride con affettata cortesia.
Sui cinquanta, piuttosto alto, asciutto, brizzolato… Il mio tipo, insomma: se l’ho incontrato in precedenza l’ho anche sicuramente scopato.
Anche lui parla inglese con accento nordico… Dove cazzo l’ho visto?
- Ciao Pat. Piacere di rivederti… - mi fa con voce suadente – Anja ti saluta anche lei: purtroppo non è potuta venire perché è occupata a smaltire il corpo del povero Rolf… E’ molto arrabbiata con te, sai? Rolf era uno dei suoi preferiti.

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