Il bordello

Scritto da , il 2011-04-07, genere etero

La signora belloccia non ancora trentenne il seno florido uno splendido culo e due gambe diritte inguainate in pesanti calze fatte a mano si guarda intorno chiaramente in un contesto lontano dal suo solito. Si vede chiaramente che e' spaesata e che e' un fiore proveniente fresco fresco dalla campagna. Le guance rosse gli occhi spalancati la bocca socchiusa una mano regge il mento e l'altra una valigia. Dentro vi sono vestiti e cibarie per suo marito ricoverato da qualche anno nell'ospedale cittadino. Lascia a terra la valigia si deterge il sudore dalla fronte e scruta i visi dei distratti passanti cercando di scoprire un viso gioviale al quale chiedere un'informazione. Le si avvicina un signore distinto che si e' accorto della difficolta' della signora e le offre il suo aiuto. Da dove viene la signora? come mai e' in citta' la signora? se gradisce una limonata la signora. La signora vuole solo sapere qual'e' il percorso piu' breve per raggiungere l'ospedale. Il signore garbato glielo spiega e glielo ripete piu' volte affascinato da quel seno prorompente e che gli piace lo si evince dallo sguardo che scruta nella scollatura. La contadina si accorge dell'interesse che desta nello sconosciuto cosi garbato e gentile ed arrossisce. Lei e' abituata a complimenti e palpate ed ha persino un cognato che non passa giorno che non le faccia proposte oscene. Proposte che mettono a dura prova la sua rettitudine e spesso si chiede se sia giusto sacrificare la sua giovinezza a quel marito che per propria colpa giace in un letto d'ospedale. Finora si e' lasciata andare a qualche carezza intima a qualche palpata giusto per sentire la natura mostrare i suoi duri segni ed una volta ha chiuso gli occhi ed ha accettato che la lingua del cognato le penetrasse in bocca. Ormai il marito e' ricoverato da piu' di un anno e le sue notti sono lunghe e fredde malgrado cerchi di scaldarsi coll'uso delle dita. Ed ora questi occhi scuri che le scrutano la scollatura alla ricerca dei globi le hanno messo addosso un certo friccicorio che se non fosse presa da impegni forse, approfittando di trovarsi in un contesto dove nessumo la conosce, ne trarrebbe profitto. Partendo da casa aveva sperato in una eventualita', in un caso che le ricordasse di essere donna. Il signore le sta ripetendo l'invito a bere una limonata al vicino bar quando allunga la mano per afferrare la valigia e si accorge che e' sparita. Dio mio, i vestiti le cibarie e persino il borsellino coi soldi ed i documenti sono spariti. Eh la citta' e' tentacolare. L'uomo le offre i suoi servigi ma la signora e' disperata. Guarda intorno fugge corre rincorre crede di individuare la sua valigia ma invano. E' sparita. Piange si dispera e nulla puo' il signore dagli occhi scuri che si offre di ospitarla. Non si fida di nessuno, neanche di quel signore che l'aveva colpita colla sua gentilezza. Vaga intorno alla stazione colle lacrime agli occhi per lo sconforto. Si ricorda di un compaesano che in citta' ha aperto un ristorante parecchi anni prima, quando era ancora una bambina. Come si chiama quel tale? Ah, ecco, si chiama Emilio. Ripetendo nome e cognome riesce a scoprire che sulla collina c'e' un albergatore che pare corrisponda a quel nome. Gambe in spalla affamata assetata e fradicia di sudore vi giunge sul far della sera. Emilio rientra qualche ora piu' tardi. E' un signore distinto di una certa eta' con un vestito color panna e la paglietta come era di moda qualche decennio prima. Inalbera un bel paio di baffoni che coprono la bocca mentre le sorride. La riconosce, infatti l'uomo ricorda vagamente una bambina colle lunghe trecce figlia di una coppia che conosce bene e la invita a cena nel suo ufficio. La signora col viso arrossato dalla fatica e dalla rabbia per essersi fatta fregare la valigia riprende colore si rilassa e lascia che Emilio le carezzi la mano mentre lo segue speranzosa. E' gentile Emilio, e' un signore e quando le propone di fare una doccia accetta volentieri perche' si sente tutta attaccaticcia. Indossa un accappatoio e nuda raggiunge l'uomo che intanto ha fatto servire la cena nel suo appartamentino. - Dall'anno scorso tuo marito e' in ospedale? Oh poverina, chissa' la solitudine. Oh come sei bella, dopo la doccia. - Ne avevo bisogno, ho corso tutto il giorno. Non vorrei disturbare. - Ma che disturbo. E' un piacere. Emilio ha messo la sedia accanto alla sua e le sta baciando il collo. La signora ha finito di mangiare e alquanto risollevata dal cibo e dal vino accetta i baci sul collo. La mano dell'uomo apre l'accappatoio e carezza la coscia. La signora freme, ha i brividi, si ricorda di essere femmina e lascia fare si lascia carezzare e quando l'uomo cerca di baciarla in bocca socchiude le labbra e ricambia il bacio sognando il marito. Emilio e' cosi gentile. Emilio si alza in piedi la fronteggia spinge il bacino col cazzo gonfio contro la pancia della donna e le fa sentire quanto la desidera. La povera donna e' sola e' indifesa e riconoscente per l'ospitalita'. Inoltre il fatto di essere praticamente nuda la fa sentire libera da impegni da legami da obblighi di fedelta' per cui si ritrova a strizzare un cazzo duro che l'amico le spinge tra le cosce un cazzo che le ricorda lontanamente quello del marito. Emilio la solleva di peso la fa sedere sul tavolo e tra i bicchieri ed i piatti le apre le cosce e vi affonda la testa. Il baffo le fa solletico tra le cosce e la eccita al amssimo e quando sente la lingua frugarle l'intimita' spalanca la fica e lo ivita a penetrarla. Emilio non e' un giovanotto ma il cazzo che stringe in mano e lo appoggia contro la fessura aperta e' abbastanza valido e duro per cui gia' al primo affondo la signora si inonda di piacere. Da oltre un anno un cazzo vibrante non le ravanava l'utero. Immagina quello del marito cosi lontano cosi distante. E' una cascata di piacere. E' un lago la signora e continua a godere. Emilio arranca ed alla fine svuota le palle mentre la signora spera di non rimanere incinta. E' stato bello. Dio se e' stato bello. La signora e' piu' eccitata di prima. - Da solo non riesco a tenere il ritmo. Tu syei giovane. Hai bisogno di soldi? Ebbene ne avrai, basta essere gentile. La signora eccitata e' distesa supina sul letto e sta pensando agli ultimi risvolti della vita quando vede entrare il suo Emilio con un amico. La signora fa per coprirsi colla coperta. - E perche'? Un corpo cosi bello e' un peccato nasconderlo. Ti lascio con questo mio vecchio amico, sii gentile con lui, non te ne pentirai. Emilio esce dalla stanza il nuovo amico getta alla rinfusa gli indumenti si allunga sul letto e la supplica di succhiargli l'arnese per farlo risorgere. Una puttana, e' diventata una prostituta una professionista del sesso. Gia', il mucchietto di soldi lasciati sul comodino sono la prova del degrado. Lei che fino al giorno prima aveva rifiutato le avances di uomini diversi dal marito, lei che si era proposto di dedicare la vita al figlio, lei che passava le notti a trastullarsi colle dita per evitare che estranei godessero del suo corpo adesso si ritrova a contare dei soldi, tanti soldi. Oddio, pero' si guadagna bene a fare la puttana. Per tutta la notte una fila di uomini le scivolano addosso le allagano le viscere la prendono in tutte le posizioni. Si addormenta sul far dell'alba. Un cameriere le porta la colazione a letto e mentre stira il corpo giovane e sensuale ride alla vita e trascina su di se il giovanotto e gli offre il suo desiderio. Puttana per puttana tanto vale esserlo fino in fondo. Col cameriere e' un amplesso d'amore, scarica la tensione della notte e con quella chiavata getta alle ortiche la sua timidezza la riservatezza e decide cosi di essere la libertina che quando era bambina sognava di diventare un giorno. Resta in quell'albergo per due settimane, ne esce col portafogli pieno e consapevole che la donna e' stata creata per godere e sopratutto per far godere. Negarsi al piacere e' un peccato che grida vendetta. Val la pena seguire gli sviluppi di questa storia, una vita blanda e frustrata che per puro caso prende pieghe mai sperate mai neanche immaginate.

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