Totonno

Scritto da , il 2011-06-19, genere incesti

Questo e' un racconto di fantasia, di pura fantasia. Totonno era il nostro ciabattino di famiglia. Aveva conosciuto mio padre, era amico di mia madre e lavorava le scarpe che gli portavamo da riparare. Aveva sempre avuto una predilizione per mamma e non la nascondeva. Era sposato pero', per cui la desiderava ma si limitava a confessare a me il suo segreto fino a quando un giorno non mi disse, porgendomi una scarpa: - Ecco, portala a mamma, falle notare che l'ho lucidata sopra e ...sotto. Dille che se vuole le lucido....sotto anche l'altra. Nella mia innocenza non avevo capito il senso nascosto, la sottile ironia. Portai a mia madre la scarpa e le riferii cio' che Totonno mi aveva detto. Mia madre prese in mano la scarpa la esamino' la rigiro' mi guardo' negli occhi con uno strano sguardo quindi mi chiese di riferire al ciabattino che l'altra scarpa era ben lucida sopra e sotto. Tornai dal nostro amico e riferii. Totonno dal canto suo, sorridendo sornione, mi ordino' di dire a mia madre quanto segue: - Dille che una spolverata con un pennello speciale e' bene darla ogni tanto. Mia madre di rimando: - Digli di spennellare la scarpa di sua moglie piena di polvere. - La scarpa di mia moglie la spolvero ogni sera. Ho un pennello cosi, guarda, falle vedere quanto. E solo allora capii il senso del discorso perche' sollevo' il grembiule di cuoio e mi mostro' il gonfiore della patta dei pantaloni. - Tua madre mi piace da morire, mi fa impazzire. Il cazzo ben in evidenza spingeva contro la stoffa dei pantaloni colla capocchia ben disegnata. Rimasi sorpreso, mai avrei pensato che Totonno fosse cosi ben dotato e che desiderasse tanto mia madre avendo a casa una bella moglie e gia' due figli piu' grandi di me. Riferii tutto a mia madre ed anche il gonfiore del cazzo che mi aveva mostrato. - Ma sei proprio stupido? Non lo avevi capito? Digli che un pennello ce l'ho ed anche meglio del suo. - Dille che stasera, quando viene buio, vengo a mostrarle le setole delicate. Mia madre lo ignoro', non gli rispose nulla. Non era il primo che le faceva delle avances. La sera avevamo appena cenato che Totonno si annuncia al portone e mia madre corre ad aprire per farlo entrare. Entrarono in cucina dove ero seduto a tavola entrambi col viso paonazzo come se avessero corso. Immaginai benissimo che si erano toccati prima di entrare in casa. Il portone e' a pianterreno ed una rampa di scale che di sera e' buia porta in cucina al piano rialzato. La patta e' gonfia e Totonno non fa nulla per nasconderla e mamma si aggira nervosa rimettendo tutto a posto nell'acquaio. So gia' come va a finire, non e' la prima volta che un uomo viene a farci visita. Si sentono nell'aria gli ormoni che volano a sciami. E' merito di quell'aria se mi eccito e continuo a spararmi pugnette in camera mentre mia madre fotte in cucina. Finalmente mamma mi accompagna a letto mi rimbocca le coperte e mi raccomanda di addormentarmi che lei ha da parlare col nostro ciabattino. Quando si abbassa per baciarmi la fronte il seno tracima dalla scollatura ed io allungo le mani come trasognato lo afferro e lo bacio cercando di succhiare i capezzoli. Non e' la prima volta che lo faccio, e' un gioco che lei mi concede, ne gode, infatti a volte reclina la testa sbuffa soffia si agita e mi schiaccia la bocca sul seno mentre sussurra di succhiare piu' forte. - Vuoi giocare, eh porcellino. Guarda, se sarai bravo quando torno ti lascio giocare un po'. Ha gli occhi umnidi e lacrimosi la voce le trema la punta del naso imbiancata segno di evidente eccitazione. D'altronde mia madre e' vedova e si prende il piacere dove puo' e quando puo'. Spegne la luce del comodino passa dal bagno a darsi una rinfrescata e dopo un po' sento i ben noti tonfi di due corpi che si accoppiano ed immagino mia madre distesa sulla madia del pane adibita ad alcova mentre Totonno la fa volare nel mondo del piacere. Mi alzo ed in punta di piedi vado dietro la porta della cucina ed infatti vedo la mia mamma in ginocchio e Totonno in piedi che la chiava in bocca. Totonno esibisce un lungo cazzo dritto e colla cappella oblunga a forma di fava. Capisco allora perche' mia madre lo affonda in fondo alla gola fino alla palle, lungo e sottile come e' lo vuol sentire fin nello stomaco. La mia povera mamma e' esagitata, stringe l'asta scapocchia la cappella strizza le palle lo ingoia fino in fondo gli sputa sopra per farlo scivolare meglio, non ho mai visto mia madre cosi eccitata. Anche io sono eccitato allo spasimo e mi ritiro perche' non vorrei finire coll'ennesima sega visto che mi ha promesso un regalo. Spero che sia quello che immagino. E' capitato a volte che mamma e' venuta a letto piu' eccitata di quando lo era stata coll'amico del momento, e per prendere sonno mi aveva succhiato il cazzo mentre si titillava. Solo dopo un paio di orgasmi si era finalmente calmata ed era riuscita a prender sonno. La stanchezza mi faceva chiudere gli occhi quando finalmente sentii il tonfo del portone chiuso alla spalle del nostro ospite. Mia madre entro'in bagno fece scorrere l'acqua del bide' e la vidi nuda come Venere al bagno mentre cercava nel como' l'intimo pulito. Credendo che dormissi girava nuda per casa fino a che indossato slip e reggiseno non si infilo' sotto le lenzuola. Ebbe un sussulto quando le infilai una mano nel reggiseno e tirai fuori un globo morbido dalla pelle liscia e delicata che al buio immaginai bianco come il latte. - E tu cosa vuoi adesso? Avevo un cazzo duro come un pezzo di legno e glielo spingevo contro il fianco fino a quando non lo aferro' lo tasto' lo scapocchio' curiosa di notare che non era piu' il cazzo di un bambino, il mio era un cazzo da adulto con tutte le carte in regola per far gridare una donna dal piacere. - Cosa vuoi fare, eh porcellino? Risposi infilando una mano nell'elastico delle mutandine che abbassai fino a quando le afferrai la fica ancora umida. Chiuse le cosce imprigionando la mano ma le dita erano ormai nella sua intimita' e s'impregnavano del suo umore. - Ma cosa vuoi fare, eh, cosa vuoi fare?... il suo era un rantolo, gemeva e sbuffava mentre agitava con rabbia il cazzo fino a farmi male. Spinsi con forza la mano nella fica e spalanco' le gambe. - Tutti porci, siete, tutti porci....ma quando si accorse che colla punta della lingua cercavo la sua socchiuse le labbra e timidamente la incontrai la succhiai e subito si intorcino' alla mia ed il bacio mai fu piu' passionale. Cercai di salirle sopra ma per un paio di volte mi respinse, infine sempre strizzando il cazzo sempre baciandomi con foga lascio' che la montassi e fu lei stessa a guidare il cazzo al centro dell'Universo. Era tutta un lago, l'umore trasbordava i confini della vagina, era grande era larga e vi sguazzai dentro. Era una bolgia era la fica di mia madre che mi accoglieva. Ero perso nelle sue viscere ero ritornato alle origini, m'irrigidii quando sentii il godimento arrivare e lei che mi chiedeva di ritardare il piacere. Ma la voglia era tanta per cui le sborrai mentre le promettevo di continuare a chiavarla per tutta la notte. Si avvinse a me ed affondo' le unghie nella spalla mentre era scossa da un violento orgasmo. Accesi la luce del comodino e lei mi chiese di spegnerla. - No, voglio vederti. - Mi vergogno, spegni. - E' il regalo che mi hai promesso, voglio vedere quanto sei bella. Ed infatti mia madre era bella, mise il cuscino sugli occhi per non vedermi mentre ammiravo il suo splendido corpo nudo, il triangolo di pelo riccio incolto e ribelle che le ornava l'inguine i seni coi capezzoli ritti e duri come chiodi le cosce dalla pelle delicata e profumata il ventre piatto di una ragazzina, le afferrai i peli tra le dita e la feci gridare mentre glieli tiravo. Mi lancio' addosso il cuscino ma mi abbraccio' appena la strinsi tra le braccia e la chiavai ancora. Cosi fino al mattino, almeno tre volte la feci mia ma lei raggiunse parecchi orgasmi che la lasciarono debilitata, stanca ma felice. Ci volevamo bene, il nostro amore andava ben aldila' di un semplice rapporto incestuoso. Era qualcoisa di piu' eravamo complementari non potevamo esistere uno senza l'altra. Il nostro rapporto era completo, liberatorio, assoluto e ci piaceva uscirne distrutti ma felici. Da quel rapporto ho imparato che la felicita' vera consiste nel vedere il partner felice. Consumavamo il nostro fuoco d'amore ogni momento della giornata fino a che non conobbi la donna che portai all'altare. Ma il mio pensiero era sempre rivolto all'indietro, verso la donna che piu' di tutte ho amato nella mia vita, mia madre.

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