La vendetta

Scritto da , il 2017-12-14, genere etero

Da quando aveva lasciato il marito, a causa di un tradimento di quest'ultimo, si era data alla pazza gioia e al sesso sfrenato.
Lei, perfetta casalinga, cuoca, moglie innamorata e fedelissima, bella donna, aveva preso da ormai un anno ben altre abitudini.
Per ogni occasione aveva la persona giusta. E in quell'arco di tempo aveva trovato tanti uomini per placare le sue insaziabili voglie e vendicarsi di quello stronzo irriconoscente di suo marito. Ogni volta, le si parava davanti la scena di lui che lo faceva con quell'altra. Come ipnotizzata, era rimasta lì davanti alla porta semichiusa a guardare impotente loro due che si davano piacere... e ogni volta la rabbia si impossessava di lei, e allora... allora non aveva più scrupoli, sensi di colpa, pudore, dignità. Appena vedeva un maschio che la colpiva, lei si metteva in testa di conquistarlo. E, con il fisico che si trovava, non era difficile farlo cadere ai suoi piedi. Metteva subito le cose in chiaro, che magari a qualcuno non saltasse in testa di innamorarsi, non era questa la sua intenzione. E poi via, tutti e due in qualche posto a sfogarsi e a prendersi senza limiti, secondo lo stato d'animo e il suo bisogno del momento. A volte voleva essere presa dolcemente, e chiamava il suo romantico di turno, il quale sfoggiava tutta l'arte che possedeva in coccole e dolcezze, che subito dopo le facevano venire la nausea. Succedeva che quest'ultimo insistesse per farlo stare con lui e per sempre. Lei rideva nervosa e se ne andava finché era in tempo. Non voleva più ricadere nella stessa trappola. Sapeva bene che è così che si inizia, sempre, per poi avere la sua amara delusione come premio della sua fiducia.
A volte voleva essere presa con decisione e si donava al suo macho preferito, che sapeva meglio di lei quello che le serviva e le faceva dimenticare o forse ricordare che anche lei era capace di farlo come l'altra, bastava volerlo.
Altre volte con violenza, e allora arrivava Rudy con i suoi attrezzi che la legava e la maltrattava, e in queste occasioni lei godeva e si sentiva in pace con sé stessa perché aveva avuto la sua dose di punizione per il suo comportamento indegno.
Quel giorno, invece, aveva una voglia sfrenata di essere presa e riempita in tutti i suoi buchi. E chi meglio di quel porco di Aldo lo poteva fare?
Non ci pensò due volte, lo chiamò subito.
"Vieni" le disse lui.
Ci andò vestita da prostituta, senza nemmeno lavarsi per darsi un certo contegno. Si presentò alla sua roulotte mentre lui, con la gomma, stava cercando di bagnare le piante. Appena la vide, Aldo fece un sorriso soddisfatto e si morse le labbra. Smise subito quello che stava facendo e la guidò all'interno. Il pomeriggio stava per diventare interessante.
Chiuse la porta dietro di loro, le strappò di dosso la canottiera e si impossessò di uno dei suoi seni, mangiandolo e succhiandolo avidamente mentre con una mano frugava nei pantaloncini cercando la sua figa.
Lei gemette e si lasciò andare, divaricando di più le gambe. Allora, due dita di Aldo la penetrarono a fondo.
Uno sfacciato "oh, siii!" uscì dalla sua bocca. Le dita di Aldo nel suo sesso diventarono tre e si mossero al suo interno senza ritegno.
Lei, nel frattempo, gli strinse la testa nel suo petto. Non voleva che Aldo mollasse la presa con la sua bocca.
Lui capì al volo e cominciò a torturarle i capezzoli.
Glieli prese tra i denti, prima uno e poi l'altro, e glieli morse a tratti piano, a tratti forte mentre un misto di dolore e piacere la invase tutta.
Cominciarono a spogliarsi in fretta e, senza nemmeno rendersene conto, si trovarono tutti e due nudi.
In quel momento, Aldo le spinse la testa verso il basso ventre e il suo odore di maschio la inebriò. Lei cominciò a succhiargli il cazzo, mentre Aldo le teneva saldamente la testa dandole ritmo. Lo guardava negli occhi come per sfidarlo. Con lo sguardo famelico sembrava gli dicesse: "io ora ti svuoto".
Aldo, però, la tirò su e la sbatté con forza faccia al muro.
Le aprì le gambe con le sue e, con un colpo solo, le entrò nella figa riempiendola tutta.
Non aveva scampo, non poteva neppure ritrarsi. Il muro le impediva qualsiasi movimento, e i movimenti di Aldo la schiacciavano con forza ogni volta che faceva dentro e fuori dal suo sesso.
Lui continuò così per un bel pezzo, per poi uscire e, mentre le accarezzava il buchino, senza che lei facesse neppure in tempo ad accorgersene, le appoggiò la cappella umida e, con un colpo secco, la penetrò anche lì.
Lei, all'inizio, bofonchio un "bastardo", ma poi il dolore iniziale lasciò lo spazio al piacere e cominciò a godere man mano che le spinte di Aldo sul suo buco stretto si facevano più intense e decise. I suoi colpi, lenti ma profondi, le scatenarono l'inconfessabile, e lei, senza ritegno e come una cagna in calore, cominciò ad incitarlo con parole oscene.
Aldo la prese animalescamente e a lungo. Le afferrò saldamente i fianchi, e quella posizione le permise di infilare una mano davanti per massaggiare la sua figa grondante dei suoi umori. La massaggiò con forza, si pizzicò il clitoride, infilò due dita dentro e cominciò a masturbarsi gemendo mentre Aldo continuava a lavorarle il culo.
Urlarono entrambi di piacere mentre l'orgasmo sconvolgeva i loro sensi. Un'ultima spinta di entrambi e lei, sfinita ma appagata, si appoggiò al muro con il peso di Aldo che continuava a schiacciarla contro la parete fredda. Restarono un attimo così finché il respiro di tutti e due si regolarizzò. Aldo non era ancora uscito da lei.
"Adesso spostati" gli ordinò. Lui ubbidì mentre rivoli di sperma le uscirono dal buchino.
Aldo mostrando spudoratamente il suo membro, le disse: "E ora puliscimelo, puttana. Lo so che ti piace leccarmelo!".
Lei lo spinse lontano, schifata, si vestì e uscì.
Si promise che non l'avrebbe mai più rifatto e con nessuno. Si voleva troppo bene per cadere così in basso e, solo in quel momento, si rese conto che, per farla pagare al marito, aveva toccato il fondo. Ne valeva la pena?

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