Fado, saudade e la posseduta di Lisbona.

Scritto da , il 2017-12-07, genere interviste

Il fado è un sotto-prodotto della saudade?
Quel sentimento di malinconia che si prova a pensare a persone che ti hanno dato gioia o a posti e tempi diversi e felici?
O è viceversa?
Ascolti il fado e ti viene la saudade?
La cosa non ha molta importanza, è la mia mente sempre più strana che si avventura in queste considerazioni strampalate.
Sono bevuto. Di brutto.
Il fatto è che siamo in un locale di fado, in una cantina dove ancora si può (o si deve obbligatoriamente?) fumare, a Bairro Alto, Lisbona, e dove si suona solo fado, niente altro che fado, fado fino allo sfinimento, alla nausea, al vomito.
Parliamo poco, beviamo molto. Lui fuma e io non più da anni.
Ognuno sceglie il proprio metodo per distruggersi, no?
Lui birra chiara, io negra, ambedue accompagnandola con aguadiente a 50 gradi, una roba che fa schifo e brucia maledettamente, ma è distillata clandestinamente e allora fuorilegge.
Le cose proibite mi piacciono ma questa, stanotte, sembra essere la nostra unica trasgressione. Piuttosto misera, ne convengo.
Ascoltiamo la cantante che ci sa fare con il fado. Una bella voce melodiosa accompagnata da una chitarra lusitana a dodici corde. Nonostante l'impegno che ci ho messo in passato con il portoghese non ci capisco molto, lui mi traduce, sono storie d'amore e di lontananza sempre eguali e sempre diverse.
Donne e uomini perennemente infelici.
Un vero dramma continuo, la sfortuna profusa a piene mani, i guai come se piovessero dal cielo.
Ogni tanto sbotta...
-Ti ricordi di...
Di volta in volta si tratta di un amico scomparso o di una situazione vissuta e lontana, ma lo vuol capire questo coglione che abbiamo chiuso con quella vita? Siamo obsoleti per il mestiere, ci manca la carica di adrenalina e il tempo di reazione giusto.
Siamo vecchi, in disarmo, da rottamare.
La mia risposta è sempre la medesima.
-Fanculo...! Bevi... ma devi parlare sempre di morti...?
Ormai si fa fatica a distinguere la cantante per via del fumo denso, ma che importa? Non voglio vedere lei, non voglio vedere lui, non voglio vedere me stesso.
-Hai voglia di scopare?
Scopare?
No. Non ne ho voglia.
-No? Dio, se scopavi allora! Non ti bastava mai! Ti sei fatto tutte le puttane del mondo in quei tempi!
Vero.
Scopare era la mia medicina. Puttane, bere e... dimenticavo.
-Non ne ho voglia...
-Questa è speciale... non è una vera puttana. Scopa per soldi si ma solo se le piaci, non è che vai sul sicuro ma se ti accetta è la fine del mondo! E' una posseduta...!
-Posseduta? Vuoi dire tipo vudù o roba del genere?
-Nooo...! Nulla di distruttivo... ma quando la scopi senti che ti stai scopando lei e chissà chi altro! Insomma devi provarla...-
-Provarla? Da come sono messo non so neanche se mi tira e mi hai detto che magari neanche ha voglia... o che voglia farlo con me...
-Che ci costa provare? Se ci sta la scopiamo ambedue, come ai vecchi tempi... ricordi Morenita? Dio... se ci sapeva fare!
-Ancora con i ricordi? Andiamo, così la pianti. Basta che non ci sia da camminare...

Poi mentre procediamo barcollanti spero che 'sta posseduta non abbia voglia, che abbia il ciclo, che abbia le palle girate, insomma che ci mandi subito fuori dai coglioni.
E' notte fonda ma il quartiere è vivo. Gente locale e turisti in cerca di trasgressione si fondono, interagiscono fra loro, c'è chi cerca un guadagno e c'è chi cerca un fremito di eccitazione. Uomini e donne sistemati agli angoli dei vicoli offrono sesso in ogni salsa e metodi diversi per viaggiare in altri mondi.
Noi procediamo trascurati da costoro, neanche ci considerano come potenziali clienti, sentono a fiuto chi siamo e cosa siamo.

Tempo cinque minuti e arriviamo. Entriamo in una porta che sembra l'ingresso di un vero tugurio, poi lui bussa ad una porta interna.
-Que è?
-Gomez, ho un amico con me che vuole conoscerti...-
-Un amico?
La porta viene aperta e intravvedo una figura che ci fa entrare, una donna vestita in nero, snella, scalza.
Poi... vedo una gran massa di capelli anche neri, spettinati e gonfi. Nella stanza c'è odore di donna, un misto fra il suo sudore e si... odore di sesso.
Il suo.
Mi fa segno di avvicinarmi e mi guarda.
-Uhhhh...! "L'uomo che vuole giocare con le mie mele..."
E con le mani si indica il seno...
Trasecolo!
Sono notti che faccio sempre lo stesso sogno!
Un sogno che vorrei proseguisse e che invece sempre si interrompe.
Io e due donne.
Che non conosco.
Una più grande che mi porta per un motivo sconosciuto una ragazza più giovane... forse quindici anni, meno? Poi la più grande le scopre il bel seno, un seno adolescente con i capezzoli che guardano il cielo e mentre accarezza i bei globi di carne soda e tira i capezzoli mi dice...
-Vuoi giocare con le sue mele?
E mi sveglio... eccitatissimo e spero sempre che il sogno continui, spero di godere nel sonno, di avere una polluzione e che importa se poi, bagnato di sperma, dovrò alzarmi e lavarmi?
Chiedo...
-Perché il sogno? Sei tu...? Perché?
-No... è lei, una di quelle che vivono dentro di me, il perché? Non lo so...
Nonostante l'inquietudine che mi causa non mi importa più nulla, ora voglio giocare con quelle mele. D'improvviso mi è tornata quella eccitazione che provo ogni notte, il cazzo è talmente duro che mi fa male e spinge contro la stoffa dei jeans.
Lei passa leggermente la mano sul mio gonfiore, sento un fremito al ventre.
Ho voglia, una voglia pazzesca.
-Vuoi scopare. Va bene, ma modo mio... a modo mio...
Si apre quella specie di vestaglia che porta, sotto è nuda e mostra così il seno.
-Guardami...
Non è lei... quella del sogno... non vedo le due coppe straordinariamente formate, con i capezzoli che, turgidi, nel sogno guardano in su. Ma questa è altrettanto bella, due seni più pesanti, che leggermente insistono sullo sterno, due larghe areole scure e due capezzoli puntuti. Il seno non grosso mette in risalto la fragilità del suo corpo. Sento la sensazione di essere alla presenza di qualcosa di ferino, di belluino, di animalesco.
-Toccami...
Le mie mani si posano sulle mammelle, che sensazione di sodo e di morbido nello stesso momento! Prendo fra le dita i capezzoli e li strizzo, sento pienamente la loro tensione, palpo le due cupole mentre lei si assoggetta in piedi con le braccia abbandonate contro il corpo.
Si stacca e si spoglia.
Ha il corpo di un felino. Mi si rinnova questa sensazione di selvatico, di un essere elementarmente sensuale.
Mi apre la camicia, me la toglie. Poi è la volta dei calzoni e delle scarpe. Sono nudo. Il membro spicca nella semi oscurità. Teso, diritto, completamente scappellato. Lei lo accarezza, ci passa sull'asta le unghie assurdamente lunghe.
-Stenditi...
Voglio che sia lei a scoparmi.
Guarda G. e...
-Siediti e non muoverti...
La sua bocca vorace cerca la mia, mi bacia, e io succhio con voluttà la sua lingua. Sa di sesso, sa di tutto. Sa di fica, di culo, di cazzo, di sborra e di umori vaginali. Quanti cazzi e fiche avrà leccato stasera? Mi ubriaca. Abbandono le braccia sopra la testa mentre la sua bocca mi divora. Ora mi sta leccando il collo, scende e arriva ai capezzoli, li bacia e li morde causandomi il solito fremito incontrollato che va diritto al ventre. Scende ancora e con la mano mi tiene forte per la base mentre inizia a baciarmelo. Lunghe linguate bagnate su tutta l'asta, lecca e bagna tutto... cappella, tronco, la sacca dei coglioni, bagna e poi prende a inghiottirlo, cappella... parte dell'asta... tutto! Tutto...! Mi prende tutto in bocca e sento le sue labbra stringermi.
Mi inarco, preso dal piacere che mi fa provare.
La sua mano mi tiene forte alla base dell'asta. L'altra mi tormenta i capezzoli.
Ora i suoi movimenti sono frenetici e la mano lascia l'asta e mi cerca fra le natiche, sento il suo dito insistere e che mi penetra nell'ano, manca poco che mi provochi l'orgasmo, lo intuisce e mi lascia, il suo corpo mi scavalca e mi si siede sulla faccia.
Ah...! L'odore della sua natura! Adoro le donne che si lavano poco! Quando si tratta di scopare è ovvio! Si strofina forte e a lungo sulla mia faccia e poi si stende e riprende a inghiottirmi mentre io la mangio, la lecco, la penetro fra le natiche con le dita.
E' lei ad avermi. Non io. Lei a condurre il gioco che io subisco. Quando pensa che il momento sia arrivato si leva dalla mia bocca, striscia il ventre lungo il mio torace e, tenendomi ritto con una mano, si impala!
E niente precauzioni? Ma chi cazzo le vuole in quel momento!
Ecco l'attimo!
E' vero quello che ha detto G.!
Si alza e si abbassa, muove il bacino e sembra che oltre a lei mi stiano scopando altre mille! Come faccio a mettere in parole quelle sensazioni? Sento voci e sento mani addosso. Sento di star penetrando mille altre donne oltre a lei. Mille fiche che mi stringono in maniera diversa!
Non posso durare di più. Non voglio durare di più.
Godo in un orgasmo squassante. Urlo come un invasato mentre le mille donne che mi scopano continuano a muoversi, a stringermi, a possedermi.
Si abbandona sul mio ventre. E mentre io cerco di riprendere fiato e forze, lei chiama a sé G.
G. si stende accanto a me, a contatto fisico, sento e vedo lei che lo scopa come ha scopato me.
Vorrei riprendermi abbastanza da alzarmi, mettermi dietro di lei e prenderla nel culo, possederla io stavolta mentre lei è impalata su G. ma desisto, sono esausto, senza forze. Mi accontento di inalare ad occhi chiusi l'odore del sesso. E sentire il rumore del coito.

C'è solo un poi a questa storia. Lei che prende i nostri soldi. G. è soddisfatto, mentre io ho ancora una domanda nella mente.
Il perché del sogno. Di come faccia lei a saperlo.
Chiedo e risponde semplicemente...
-Non lo so... io non so nulla...

Torniamo nel mondo notturno del Bairro Alto. Ci fermiamo a mangiare pasteis de bacalhau appena fritte, riprendiamo a bere. Nessuno vuole dormire in una notte come questa o almeno non noi. Assistiamo al sorgere del sole stando su una panchina sul bordo del Tajo... poi andiamo a dormire in quella cosa orribile che G. chiama casa sua.

Il sogno?
Si sa come sono i sogni, mica vengono e fanno come desideri tu. A volte c'è qualcosa di inerente a un fatto reale, a volte sono pura fantasticheria senza logica.
Ripensando però ad un mio lontano passato... ricordo un vissuto particolare.
Non credo centri, è un'altra storia.


Tibet.

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