La notte della Befana

Scritto da , il 2011-01-24, genere sentimentali

Questo non è un racconto erotico.
E, in definitiva, non è nemmeno un racconto vero e proprio.
E’ il ricordo, bello e struggente, di quella notte, la notte della Befana, di quando i nostri due figli erano piccoli e mia moglie ed io eravamo più giovani; di quella notte della Befana che ogni anno si ripeteva, e di cui conservo un ricordo vivissimo e commovente.
I figli sono cresciuti e la notte della Befana non è più la stessa.
La vita passa ed i ricordi si accumulano.
E questo è solo uno tra i tanti ricordi.
Dedicato a mia moglie ed ai miei figli, e a tutti coloro che amano e che sono amati.
E, permettetemi, ma è un ricordo dedicato un pochino anche a me stesso.


“ Gli adulti non capiscono mai niente da soli, ed è una noia che i bambini siano sempre costretti a spiegar loro le cose.”
Antoine de Saint Exupéry


La notte della Befana

E' la notte dell'Epifania.
La notte della Befana.
Siamo a letto, nudi e abbracciati.
Ti accarezzo il seno e ti bacio il collo, ascoltando i tuoi lievi sospiri.
Fra un pò faremo l'amore, ci regaleremo uno all'altra, come tante volte abbiamo fatto in questi anni.
Ma lo faremo tra qualche minuto, non subito.
Perché dobbiamo prima aspettare il momento fatidico.
Abbiamo un compito da svolgere, una tradizione da rispettare, un rito da ripetere, un regalo da fare, un sogno da esaudire.

La casa è silenziosa: anche uno spillo che cadesse per terra sarebbe paragonabile ad un fragoroso e possente tuono.
Dalla camera dei bambini non si sente più nulla da una buona mezz'ora.
Finalmente si sono addormentati.
Ci siamo.
E' arrivato il momento.
Silenziosamente ci alziamo dal letto.
Indosso il pigiama mentre tu t’infili la camicia da notte, quella un pò trasparente, quella che trovo sempre più sexy; o forse sei tu che diventi, per me, sempre più sexy.
In punta di piedi, al buio, andiamo in cucina.
Chiudiamo la porta.
Fai piano, amore, che se si svegliano è un casino tremendo.
Apri il cassetto e le tiri fuori.
Eccole.
Appoggi le due calze sul tavolo e, insieme, controlliamo che non manchi nulla: i soldini di cioccolata, le caramelle, il piccolo biberon con dentro i dolcetti rossi, verdi, azzurri, e gialli; e i lecca-lecca a forma di ombrellino, di Minnie, di Topolino.
C'è anche quello con lo scudetto della mia squadra del cuore, ovviamente.
Uno in ogni calza.
Quando li abbiamo comprati, ridendo mi hai detto che voglio plagiare i figli.
E io ti ho spiegato che no, non è quello che voglio, figuriamoci, ma che debbono crescere con sani principi, senza incorrere in tentazioni pericolose, e che inorridisco al solo pensiero che possano diventare tifosi della squadra sbagliata.
I miei figli… pfui…
Mi hai guardato come si guarda un matto.
Ti ho guardata, irremovibile nella mia decisione,fiero del mio senso di appartenenza a quei colori che amo sin da piccolo.
E abbiamo riso insieme.

Ora controlliamo che il carbone, nero e dolce, sia equamente distribuito nelle due calze.
Per un bambino trovare anche un pochino di carbone significa essere stato un pò cattivello, aver disubbidito ai genitori qualche volta, e perciò essere grande, essere autonomo, o, per lo meno, credere di esserlo.
Aspetta !
Metti altri due soldini qui, aggiungi una caramella lì, che dici ?... un altro cioccolatino...
Per il bene che si vuole ai figli, altro che calze !
Ci vorrebbe un cappotto per contenere tutto quello che vorremmo dar loro !
Dai.
Ora sono a posto.
Andiamo.

Sempre in silenzio, ci avviciniamo alla porta della cameretta.
Questa è la parte più difficile.
Ogni anno che passa sempre di più.
Apro piano la porta.
Come al solito la maniglia scricchiola orribilmente.
Aspetta… aspetta ancora un secondo.
Prima controllo che dormano.
Entro silenziosamente.
Al buio, il mio piede destro schiaccia un Paperino di gomma, rimasto lì per terra. Lo prendo in pieno e la trombetta che ha nella pancia emette il suo suono, così simpatico di giorno, così terribile in piena notte.
Rimango immobile con quel barrito nelle orecchie, aspettando l'inevitabile.
Sei scappata in cucina, e ti sento ridere.
Trovo il coraggio di guardare i nostri figli e, nella penombra, li vedo tranquilli e sereni, profondamente addormentati.
Alexandros aveva minacciato di restare sveglio tutta la notte per vedere la Befana.
Ma ora dorme come un ghiro, e russa pure un pochino.
Ti affacci e controlli la situazione.
Facciamo presto e in silenzio, dai.
Metti la calza appesa al chiodino sulla parete accanto al letto di Alexandros.
Caspita, non mi sembrava così grande in cucina.
Vedrai che domani gli verrà il mal di pancia.
Zitto, che li svegli.
Ma dai che dormono !
Ora stai attaccando la calza sopra il letto di Georgos.
Lui è il più piccolo.
Nella sua calza ci sono anche i ciucci di caramella.
Vedrai che Alexandros se li frega.
Lui è più grande, ma ai ciucci non resiste.
Forza, usciamo.
Va bene.
Solo un bacetto.
Sì, ma piano...
Bacio Georgos su una guancia e lui si gira su un fianco.
Per un attimo apre gli occhi, velati di sonno.
Terrore. Panico.
Paura che se si sveglia...
Un bacino ad Alexandros e siamo fuori.
Richiudo la porta (accidenti a 'sta maniglia, domani ci metto l'olio) e torniamo a letto.

Ecco.
La Befana è arrivata, dico guardandoti.
Spiritoso, sempre la stessa battuta, mi rispondi.
Ti cerco sotto le coperte.
Siamo di nuovo nudi.
E finalmente facciamo l'amore, uniamo i nostri corpi che conosciamo così bene.
Ti penetro e tu mi accogli.
E godiamo insieme per l'ennesima volta, e per l'ennesima volta l'ultima è sempre la più bella.

Ora ti sei addormentata, tranquilla e soddisfatta, pensando a domani mattina, ai dolci e ai bambini, alla Befana e ad un'altra giornata stupenda.
Mi giro su un fianco e aspetto il sonno.
E mentre aspetto, penso.
Penso che mi piacerebbe svegliarmi e trovare la calza.
Mi piacerebbe mangiare le caramelle e i soldini di cioccolata.
Mi piacerebbe addentare il duro carbone, e sentirmi un pò cattivo, e orgoglioso di esserlo.
Ma, a dire tutta la verità, la cosa che più mi piacerebbe sarebbe tornare bambino, magari solo per una notte, magari solo per la notte della Befana.
Provare ancora l'innocenza di credere nella magia, nel fantastico; vivere l'emozione della sorpresa, cercare di restare svegli per vedere la vecchietta arrivare a cavallo della scopa.

Basta, ora dormo.
Ci manca solo che rivoglio pure Babbo Natale !
Però, domani mattina, i miei figli un pezzettino di carbone me lo daranno, no ?
Anche un papà, a volte, è un pò cattivo, giusto ?
Pochi istanti prima di addormentarmi, sento quell'unica lacrima farmi il solletico sulla guancia.
Bè, forse ancora oggi sono rimasto un pò bambino.
Anche se un bambino, la notte della Befana, non dovrebbe mai piangere.

Fine

diagorasrodos@libero.it

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