Il professorino bagnato

Scritto da , il 2016-12-06, genere pissing

Questo è un episodio di dissoluta vita da troia, di totale sottomissione ad un cazzo, nella spasmodica ricerca di membri sempre più grossi, di maschi, di padroni da soddisfare.
Qualcuno mi presenta L. ad un happening, arte e musica, una stretta di mano e via. E’ carino ma tutto sommato ordinario, mingherlino, barbetta d’ordinanza, niente di che.
C’è con me una ragazza, una cara amica: sa come sono fatto ed i suoi gusti in fatto di uomini sono molto simili ai miei, ovvero, quello che conta è il cazzo, il resto è poco importante.
Sto molto bene con le donne, ho molte care amiche, forse perché in realtà sono una di loro e penso come loro. Soprattutto quando indosso capi femminili.
Il mio amore per i bei cazzoni non passerà mai, così come la voglia di sottomettermi, di concedere il mio corpo, il mio culo ad un uso incondizionato.
Inoltre devo dire che molti dei selezionati stalloni che mi possiedono in questo momento sono bisessuali, regolarmente accoppiati con ignare femmine e decisamente porci.
Gente che non può sputtanarsi più di tanto me che si fida della mia riservatezza.
Da quel giorno L., che prima non incrociavo quasi mai, inizia a frasi vedere nel bar che frequento e dove faccio colazione, ogni mattina. Curiosa la cosa, è piuttosto lontano da casa sua e dal liceo artistico dove insegna, mentre è vicino ai luoghi che frequento.
Le prima volta mi saluta ma non mi dice niente, sembra timido. Un mattino io, sempre più incuriosito, prendo l’iniziativa: “Buongiorno, che ci fai qui?” e lui: “E’ un bel bar, poi mi piace la gente che ci incontro”, mentre pronuncia queste parole accenna un mezzo sorriso, prende coraggio, lo sguardo diventa furbo ed ammiccante.
Non capisco subito cosa ha in mente, sono scafatissimo, ma inizialmente non so bene come comportarmi, con me c’è ancora la mia amica e non so se lui cerca me o lei, o tutti e due.
Ho certamente un aspetto androgino, da sempre dimostro meno della mia vera età, ma questo potrebbe non bastare.
Parliamo del più e del meno, qualche stronzata, poi la ragazza ( che, in effetti, non mi era apparsa molto interessata) va via e noi rimaniamo soli.
Adesso è chiaro chi vuole, infatti…
“Tu non hai da fare stamani?” mi domanda, ed io: “Si solo per un paio d’ore, fino alle dieci, poi vado a casa, sai, ora abito da solo, un appartamentino nella mansarda di un palazzo”. Sorrido.
L’ho fatto, gli ho detto che vivo da solo, potrebbe essere preso come un invito, in realtà lo è, la troietta interiore fa capolino, vediamo come reagisce.
“Allora potrei… potrei venire a trovarti, dopo le dieci”, arrossisce.
“Beh… d’accordo. E’ facile, casa mia è a cinquanta metri dalla metro”. Fatto.
Culo Spanato è di nuovo in pista. Però questa volta è stranamente confuso e non gli viene altro da dire oltre che l’indirizzo.
Volo a casa appena posso, mi faccio una doccia rapida seguita da canonico clisterino, poi metto una cremina speciale nel buco del culo. La uso da tempo, agevola la penetrazione, acuisce i sensi e non ha sapore, nel caso di uno o più probabili piacevolissimi interventi orali post coito.
Ho cominciato ad impiegarla, su consiglio di un mio esperto mentore, in occasione di alcune festicciole alle quali ho partecipato, in realtà vere e proprie orge, venivo inculato praticamente da tutti i presenti, facevo qualsiasi cosa. Appena maggiorenne, ero veramente un bocconcino prelibato, mi regalavano anche i soldi, puttana al cento per cento.
Arriva alle undici circa, lo invito ad accomodarsi, lui mi guarda negli occhi: “Lo sai, no, perché sono qui…”.
“Certo che lo so!” rispondo io, già arrapato/a come una bestia.
Lo guido verso il letto, e lui: “Aspetta, divertiamoci un po', non hai niente di carino da metterti?”.
Furbo il professorino.
Allora apro l’armadio e tiro fuori un completino di pizzo nero, con reggisenino imbottito, perizoma, autoreggenti, parrucca con fluenti capelli castani e decolleté di Chanel. Sono i capi migliori che tengo in casa, ci sono affezionato in quanto testimoni di innumerevoli battaglie, termino l’opera con un rossetto potente ed un mascara di alto livello. Un puttanone da sballo.
Mi esalta tantissimo agghindarmi così, vado fuori di testa, come un orgasmo.
Mentre mi sistemo lui mi guarda e nel frattempo si spoglia, mi chiede dell’acqua, indico il frigo, c’è una bottiglia quasi piena.
Mentre attende con pazienza che io mi finisca di sistemarmi la beve quasi tutta. Che cazzo di sete!
Nel frattempo gli è venuto duro.
Una vera sorpresa, diametro pesante e soprattutto lunghissimo.
Non me l’aspettavo proprio. Ero rassegnato al solito cazzetto standard, invece…
Sono contento, più sono grossi e meglio è.
Ad occhio e croce questo rientra sicuramente nella selezionata serie dei “22 ed oltre”.
Non sono certo molti quelli che ne fanno parte, in cima alla lista c’è il nero superdotato, che è il top, decisamente fuori quota: roba da trenta o giù di lì che mi ha “battezzato”, dandomi il benvenuto all’università quando ero ancora una matricola, un vero mostro, ho portato male per giorni. Non c’è orgia che tenga.
Ogni tanto mi cerca, anche se non dovrei farlo ci vado, tra l’altro pretende che mi vesta da Marilyn, abitino bianco svolazzante e parrucca bionda. Regolarmente mi spacca in due come una mela e mi lascia dolorante e sfondato. Ma godo come una scrofa.
“Ti piace eh!”, mi dice lui, leggendomi nel pensiero “Va bene per far godere una fighetta sfondata come te… mettiti giù che ti lecco” continua.
Infatti comincia lui, siamo sdraiati sul letto, scosta le mutandine e mi prende il cazzo in bocca, non arriva alla metà del suo.
Succhia bene, quasi vengo. Però si interrompe, lascia perdere il mio pistolino e mi slingua dappertutto, mi infila la lingua fino in gola e dentro al buco del culo.
Siccome anch’io ce l’ho duro mi chiede di incularlo, io gli rispondo che sono una ragazza passivissima e sottomessa ma lui insiste. Aspetta lì, sulla schiena e con le gambe tirate su, allora gli faccio il favore e glielo sbatto dentro, entra piuttosto facilmente, si vede che lo ha preso già parecchio.
E’ curioso vedere ballolzollare quel grosso cazzone duro e venoso, mentre lo scopo col mio fringuellino.
Mentre mi do da fare racconta che da ragazzo ha avuto un fidanzato maschio, quello che lo ha sverginato, sia in bocca che in culo, ce l’aveva quasi grosso come il suo. Si inchiappettavano a vicenda e da allora ogni tanto si fa sbattere, soprattutto dai trans.
Io gli sono piaciuto subito, si vede chiaramente che sono uno di loro, che mi piacciono i maschi.
Giusto e mi sono stancato di fare l’attivo, sono una femmina!
Ora tocca a me, ho voglia di gustarmi quel bel palo, in tutte le maniere possibili ma, soprattutto, lo voglio dentro, nelle budella.
Mi tiro su e gli dimeno davanti, per un momento, il femminile deretano, da sempre depilato ed ora adornato di pizzo.
Sputo sulla cappellona congestionata, scosto civettuolamente il filo interdentale da una parte, mi inginocchio sopra di lui, a gambe larghe, una da un parte ed una dall’altra e mi siedo sul palo di carne, duro come l’acciaio.
Non è la mia posizione preferita, io amo stare sotto, farmi coprire dagli uomini, ma in questo modo penso di gestire meglio la situazione.
Ciò nonostante la penetrazione si rivela più complicata del previsto, stenta a farsi strada, è bellissimo inchinarsi e servire incondizionatamente un altro cazzone ma questa volta fa male.
In realtà a questi livelli sono un po’ fuori allenamento e scivola dentro con fatica, slabbrandomi l’apertura e raschiandomi le mucose anali.
Stringo i denti per non urlare di dolore, esce fuori un sorta di miagolio: “Mihhhhhhhh!”, a metà mi fermo, non riesco a farlo entrare più di così.
Invece lui mi afferra per i fianchi e spinge, affonda i colpi e non me ne risparmia neanche un centimetro.
Brucia come il fuoco e mi picchia “dentro”, da qualche parte nelle interiora, mi squassa, allora mi alzo, non mi capacito di questa storia del dolore e via che ce n’è stata di gente che ha giocato col mio culo, ne è entrata di roba grossa, all’inizio poteva far male ma poi passava. Oggi no.
Forse ho fatto troppo in fretta.
A lui, invece, la situazione piace, il mio lamento lo fa sentire ancora più potente, però mi lascia fare, allora decido di usare un po’ la bocca, in attesa di riprendermi. E’ inconcepibile che io non riesco tenerlo dentro tutto, visto che ne prendo di così grossi fin da quando ho cominciato.
Lo tira fuori, glielo bagno il più possibile, poi lo succhio in punta ritmicamente, smetto e riprendo, così gli stimolo il punto “L”, il punto G maschile, gode come un maiale.
La grossa verga vibra come un diapason, è durissima. La faccio scendere in gola, tutta.
L. mi dice che sono proprio come si immaginava, una pompinara incredibile. Mi lusinga.
Sussulta, ma non deve venire, prima mi deve montare, a sangue, proprio come una cagna.
E adesso la cagna si sente veramente pronta, si prostro davanti a lui, in ginocchio con la testa abbassata, una cagna schiava.
Sono nella consueta fase del “Puoi fare tutto quello vuoi ed anche di più”, gli chiedo di sbattermelo dentro, senza riguardo, che non ne posso più, mi deve sfondare senza pietà e senza far caso ai miei lamenti, è una questione di principio.
Però adesso entra meglio, probabilmente sono più rilassato ed il biscione si fa strada nello stretto (!?!) cunicolo che, finalmente, torna al suo primario e principale utilizzo, prendere cazzi senza ribellarsi.
Mi incula senza riguardo, lo fa scorrere per tutta la lunghezza, quasi a tirarlo fuori, poi lo rimette di nuovo tutto dentro con una unica forte spinta: “Ciaaaack!”.
Alcuni schiaffi sulle chiappe contribuiscono ad alzare la temperatura.
Io squittisco come uno scoiattolo. Il tono di voce è decisamente femminile, quando mi scopano mi viene così, naturalmente.
Le pareti del retto sono tutte un fuoco.
Mi domanda quando ho cominciato a prenderlo nel culo e quanti ne ho presi, io fra un civettuolo gridolino e l'altro gli rispondo che lo faccio da sempre e che da quando me l’hanno rotto, molto, molto tempo fa, lo do a tutti e che mi hanno scopato e tutto il resto in tantissimi, quasi tutti quelli che ho conosciuto ed ai quali piace il culo, da tempo ho perso il numero.
Però gli dico che poi gli avrei raccontato la mia vita ma ora doveva sfondarmi e farmi godere, c’era tempo per parlare.
Allora aumenta il ritmo, con mio immenso piacere.
Ancora meglio quando mi sborra profondamente nell’intestino, godo come un maiale, anche questo da sempre, fin dalla prima volta che me lo hanno messo nel culo, molti anni fa.
Ovviamente non sono contento e gli dico di scoparmi ancora, come una bestia, mi pianta le unghie nelle chiappe rotonde e mi prende in parola. Ormai è partito. Sbuffa e rantola, gli si è appena appena appena smosciato ma è rimasto dentro, lungo com’è, gli basta muoversi un po’ e torna duro. Ricomincia a mulinare e il suo ventre picchia sul mio culo con forza, vado in avanti e rimbalzo indietro. Il professorino, in piena trance, mi domanda se sono una puttana che si vende anche al più schifoso degli esseri ed io rispondo di si, che sono tutto questo ed anche di più, che sono la sua serva, il suo cesso, il suo zerbino. Che può farmi tutto quello che vuole, proprio tutto.
“Vuoi tutto, eh! Vuoi essere il mio cesso? Allora guarda cosa succede!”.
Si abbandona ed avverto il liquido caldo che mi riempie l’intestino, lui mugola di piacere ed a me non dispiace affatto, è un piacevole bruciore.
Ma non finisce lì, si sfila e mi invita mettermi in ginocchio, davanti a lui. Apro la bocca, lui ce lo infila dentro e continua a pisciare. La bevo.
“Cattivona, bevila tutta che ti fa bene”, scherza lui.
E’ salata ma lo sapevo già, è un’esperienza che ho già vissuto, non è certo la prima volta che mi orinano nell’intestino, addosso ed in bocca. Alle famose “feste” è successo di tutto e non solo lì…
Mi dice che ne ha ancora e vorrebbe pisciarmi addosso, dappertutto.
“Okay, ma andiamo in bagno, mi infilo nella vasca, qui facciamo un casino”, rispondo io.
Il professorino mi confessa che ama tantissimo pisciare in quel modo, ma non trova spesso il partner giusto, mi guarda negli occhi dicendo che ne ha ancora. Io gli ribadisco che a me piace tutto.
E’ felice.
Afferro il cazzone come fosse un guinzaglio e lo guido verso il bagno, in camera verrebbe fuori un casino.
Appena dentro mi fiondo sulla tazza, ho il culo spanato come una tazza e non riesco più a trattenermi, lascio uscire fuori il liquido che ho nell’intestino.
Nel frattempo tiro via le scarpe, le mutande ed il reggiseno, non li voglio rovinare, rimango in parrucca e autoreggenti.
Ho il suo cazzone davanti alla faccia, glielo succhio un po’.
“Dai, vai dentro che mi scappa!” ordina, io obbedisco prontamente, mi sdraio su fondo.
E lui piscia, mi inonda completamente, sono bagnato dalla testa ai piedi.
Ansima, è eccitatissimo, di nuovo eretto come l’asta di una bandiera mi alza le gambe e si inginocchia, me lo schiaffa nel culo e mi monta, guardando la mia faccia tutta bagnata: “Dai, piscia anche tu, mentre ti trombo… spingi che mi piace… brava porcellina… dai, dai, squirta!”.
Inizio a zampillare, spruzzo e ci bagnamo entrambi, completamente.
Sguazziamo nell’orina, mentre lui pompa ancora, come un forsennato.
Va avanti per un bel po’, nel frattempo mi masturba.
Veniamo praticamente assieme, lo estrae un attimo prima, la sua sborra si mescola alla mia, all’orina che abbiamo addosso. Mi mette il cazzo davanti alla faccia, io lecco via tutto. Poi lecco forsennatamente anche il resto, tutto il suo corpo, lui fa lo stesso con me, godiamo come maiali.
Spossati rimaniamo per un po’ lì sdraiati, abbracciati sul fondo della vasca.
Abbiamo finito ma promettiamo di rivederci.
Accadrà spesso.

Questo racconto di è stato letto 1 5 4 5 8 volte

Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.