La mattina dopo. -1-

Scritto da , il 2016-11-18, genere tradimenti

Giovanni era seduto sul divano in sala, perso nei suoi pensieri, quando sua moglie Cristina entrò, in accappatoio e con un asciugamano attorno alla testa.
Si lasciò cadere sul divano accanto al marito, ancora asciugandosi i capelli, i suoi bei capelli rossi.
- Non abbiamo avuto modo di scambiarci impressioni quand'eravamo di là. Ora che tutto è finito, come ti senti? - Chiese Cristina.
- Eh... Ah... Non... Non saprei... Non so. - rispose Giovanni con un filo di voce.

Stava seduto sul bordo del divano, piegato in avanti, con i gomiti appoggiati alle ginocchia e lo sguardo fisso al pavimento. Cristina gli carezzò la schiena con un gesto affettuoso.
- Ecco, lo sapevo: non t'è piaciuto. Se ti fosse piaciuto mi saresti saltato addosso prima ancora che Lucio uscisse, anche se m'avevi assicurato che non l'avresti fatto. Avanti, sputa il rospo: cosa non ti è piaciuto?
- Non ne parliamo più, ti spiace? Almeno non ora: non sono in condizione di affrontare l'argomento.
- No, invece, ciccio. Non voglio che tu abbia il tempo di elaborare le risposte: devi darmi la tua impressione a caldo, subito, di getto. E devi dirmi la verità.
- Ok. Se insisti... Non mi è piaciuto nulla, neanche un minuto. Mi ha fatto incazzare come una bestia. Mi ha fatto diventare matto e sono ancora furioso.
- Ma perché? Ho letto nei tuoi occhi che Lucio non ti è andato giù dal primo momento che l'hai visto. Perché, si può sapere?
- Colpa tua! Ho visto come l'hai guardato appena è entrato! Ti si sono illuminati gli occhi, sei diventata tutta rossa e ho percepito che eri eccitata come non lo era mai stata con me.

Cristina sollevò la testa, guardandolo con un principio di preoccupazione negli occhi.
- Oh, scusa, non me ne sono proprio resa conto. Ma capisci che la mia eccitazione non era a causa sua, ma la situazione, l'aspettativa rendeva tutto così intrigante che non mi sorprende che te ne sia accorto. D'altra parte ci abbiamo ragionato su per mesi prima di prendere la decisione, poi pensa al tempo che ci ho messo per trovare uno come Lucio in chat e infine è da quasi un mese che pianifichiamo e organizziamo la cosa. Ovvio che non abbia fatto altro che pensarci in questi ultimi tempi ed è naturale che avessi delle aspettative. Ma non credere: anche se non lo dimostro io sono sempre al massimo dell'eccitazione a vivere con te e a starti vicino.

E così dicendo gli prese la mano tra le sue e gli rivolse uno sguardo pieno di simpatia e comprensione.

Giovanni si rese conto che sua moglie stava cercando di alleviare il suo dolore, ma con scarsi risultati.
- Hai provato antipatia verso Lucio per il fatto che fossi eccitata all'idea di incontrarlo?
- Beh, sì. Quella è stata la prima ragione. Ma non l'unica, né l'ultima.
- In che senso, scusa?
- Quando hai aperto la porta e l'hai fatto entrare, lui ti ha dato la mano, si è presentato, poi mi ha rivolto uno sguardo compiaciuto, t'ha afferrata e t'ha baciata. Manco m'ha salutato! Non ha avuto neanche la delicatezza di darmi la mano prima di darsi da fare con te. Un gran maleducato!
- Sì, l'ho notato. Anch'io sono rimasta male. Capisco perché ti abbia fatto infuriare.
- Mettiamola così: ho permesso che entrasse in casa mia, l'ho accolto come un amico e lui non solo non fa neanche il gesto di presentarsi o di salutarmi, ma nemmeno mi ringrazia per aver acconsentito a quanto stava per accadere. È stata una grave mancanza di rispetto che abbia cominciato a baciarti come se neanche fossi stato presente.
- È stata un po' anche colpa mia. Avrei dovuto fermarlo e fare le presentazioni formali. Mi spiace, non ci ho pensato. - Il suo sguardo si era fatto pensoso.
- Nel giro di pochi minuti dal momento in cui è entrato ho visto mia moglie eccitata come non lo era mai stata e sono stato trattato in maniera irrispettosa dall'uomo che avevo accolto in casa mia. Sono stato al punto di mandare tutto all'aria. A tanto così. - alzò la mano con l'indice e il pollice a un centimetro di distanza.
- Caspita, non l'avevo percepito.
- Certo che sì. Ero preparato al fatto che tu fossi eccitata. Se avessi pensato il contrario non avremmo nemmeno cominciato questo percorso. Ma è stato troppo! E poi la sua maleducazione! Stavo per afferrarlo per il collo e buttarlo fuori!

Cristina capì che suo marito stava perdendo ancora le staffe e riprese a massaggiargli affettuosamente la schiena.
- Se la cosa ti infastidiva tanto avresti proprio dovuto fermare tutto, come eravamo d'accordo.
- Il fatto è che avevo promesso di lasciarti provare e non volevo rimangiarmi la parola. E poi avevo immaginato che i primi minuti sarebbero stati i più difficili e mi consolavo pensando che le cose sarebbero migliorate in seguito... Ma non è andata così.
- No?
- No. Dopo che vi siete baciati per un paio di minuti in anticamera siete passati sul divano in sala. E avete ricominciato a baciarvi e a toccarvi, senza pensare che dal palazzo accanto, con la finestra aperta, tutti potessero vedervi. Sono dovuto correre a chiudere le tende!
- Cosa?! Non me ne sono accorta! Oh santo cielo! Chiunque avrebbe potuto vederci! Ci sono un paio di pettegole nella casa di fronte che stanno tutto il giorno a spiare... Come mi spiace! Speriamo che nessuno ci abbia visto!
- Lo spero anch'io. Ma il peggio è stato che quando mi sono girato verso di voi ho visto che aveva le mani nel tuo reggiseno, senza che tu lo fermassi in nessun modo. Naturalmente sapevo che qualcosa del genere sarebbe accaduta, ma sono rimasto male comunque, perché invece con me hai sempre paura che qualcuno ci veda e non me lo permetti. Una volta mi hai preso pure a schiaffi sulla mano.

Cristina abbassò lo sguardo al pavimento.

- Hai ragione. Non mi piace quando lo fai qui in sala e non mi è piaciuto che Lucio lo facesse. Ma glie l'ho permesso perché ho pensato che facesse parte di tutta questa esperienza che stavamo vivendo. Volevo dimostrargli di essere pronta e aperta a tutto. Comunque hai visto, l'ha fatto per pochissimo tempo.
- Già. Poi ha cominciato a metterti una mano in mezzo alle gambe e tu le hai spalancate per lui, molto di più di come le apri per me. Cos'era? Un altro esempio di “essere aperta alla nuova esperienza”, come sostieni? Beh, a me non è piaciuto per niente.
- Mi spiace Giovanni, non me ne sono resa conto... Penserai che sono una donna orribile e un po' troia... - Ebbe un piccolo singhiozzo, come se stesse per piangere.
- No, tesoro. Non penso che tu sia una troia. È che non sono contento per certe cose che hai fatto, nel modo in cui le hai fatte e di come hai reagito oggi con Lucio.
- Credo che tu abbia ragione. Io stessa non mi sono resa conto di tutto quanto è successo.
- Inoltre sono stato sul punto di fermare tutto una seconda volta quando vi siete diretti nella cameretta. A proposito: grazie per non aver usato la nostra camera.
- No, no... La nostra camera è sacra ed è solo per noi due. Non avrei mai potuto profanarla. Ma perché avresti voluto fermare tutto?
- Ero dietro di voi quando siete entrati e Lucio mi ha sbattuto la porta in faccia! Mi ha chiuso fuori, a chiave! Se tu non avessi aperto subito avrei buttato giù la porta con un calcio, l'avrei afferrato per un orecchio e l'avrei sbattuto fuori.
- Ah, già. Quando mi sono accorta che la porta era chiusa e che tu non c'eri mi sono premurata di aprire. L'accordo era che tu saresti stato presente tutto il tempo.
- È stata la seconda volta che mi ha mancato di rispetto. Normalmente se qualcuno mi manca di rispetto due volte, in casa mia, finisce fuori a calci. Il fatto che tu abbia aperto subito la porta è stata la sua fortuna. Sarebbe finito male, altrimenti.
- Mi spiace molto che si sia comportato così. Davvero. Non avrebbe dovuto.
- E poi, come se non bastasse, ha cominciato a morderti i capezzoli, con i denti, proprio. Ora, mi hai sempre detto che erano troppo sensibili e che ti dava fastidio sentire i denti sul capezzolo e l'ultima volta che ci ho provato m'hai spinto giù dal letto. Cos'era: un altro modo di “vivere l'esperienza fino in fondo”?
- Sicuro! Guarda, lo so che ho permesso a Lucio cose che a te consento molto raramente, ma capisci che si è trattato di qualcosa di puramente fisico, come un massaggio, solo sessuale, senza che fosse coinvolto nessun sentimento. Ciò che c'è tra me e te è qualcosa di completamente diverso: noi facciamo l'amore, c'è rispetto, attenzione l'uno per l'altro.
- Vabbè. Capisco. Ma non m'è piaciuto per niente che tu facessi cose con lui che a me invece neghi, come se fossi un amante di serie B.
- Scusa, Giovanni, mi spiace, non ho realizzato... - Aveva un'espressione contrita, sinceramente dispiaciuta.
- Già. Poi quando ha cominciato a baciarti la passera, l'ha fatto solo per pochi istanti e tu, benché fossi supereccitata, non ti sei neanche avvicinata all'orgasmo. Giusto? Lo sai, io mi comporto diversamente: io mi assicuro che tu venga con la mia lingua sempre, prima di smettere. Credevo ti piacesse. Anzi, credevo che fosse una delle cose che ti piaceva di più. Ma poco fa ho visto che in pochi minuti Lucio ti ha fatto cambiare idea. Un'altra cosa che non ho gradito.
- Giovanni, non ho avuto un orgasmo perché Lucio non ha certo il tuo talento né la tua tecnica! Pareva che non sapesse cosa fare e leccava un po' a casaccio. Come se non vedesse l'ora di passare a qualcos'altro che gli desse più piacere. Non mi è piaciuto per niente, così superficiale e sbrigativo.
- Però poi l'hai spogliato lentamente baciando ogni centimetro di pelle che a mano a mano scoprivi, lungo tutto il corpo. Va bene che volevi “vivere l'esperienza fino in fondo”, ma mai, neanche una volta, hai fatto qualcosa del genere con me.
- Oh... mi spiace. Mamma mia, quante volte sto ripetendo che mi spiace! Ma è proprio così.
- E quando gli hai abbassato i pantaloni e hai visto per la prima volta le dimensioni del suo uccello, è stato così deprimente per me vedere quanto ti si sono illuminati gli occhi! Voglio dire, sapevamo che ce l'aveva grosso, no? È stato per quello che abbiamo scelto lui, giusto? Ma c'era proprio bisogno che rimanessi a bocca aperta in quel modo? Con quello sguardo adorante? Quando ha cominciato a diventare duro a pochi centimetri dalla tua faccia pareva che tu fossi davanti alla cosa più meravigliosa del mondo, da non credere.
- No, non è vero. Certo, sono rimasta stupita e l'ho guardato con curiosità e forse tu hai mal interpretato le mie espressioni. Ti assicuro che, anzi, mi sono sentita intimorita, ho avuto davvero paura.
- Paura?
- Paura, certo. L'idea dietro tutta questa storia era di trovare un tizio con un uccello davvero grosso, ma quando me lo sono visto davanti sono stata presa dal panico. Sai bene come vada pazza per il tuo da diciotto centimetri, bello grosso, e come faccia fatica a prenderlo in bocca. Quando me lo metti dietro, poi... Così quando mi son vista quella mostruosità davanti agli occhi... Ce l'avrà avuto lungo almeno ventotto centimetri! E più grosso del tuo! Volevo scappare! Ho avuto paura che mi facesse male, che mi lacerasse, che mi facesse sanguinare. In quel momento ho deciso che non avrei permesso il coito anale. Ne sarei morta.
- Ah... Beh, comunque mi stavo riprendendo e non ho avuto problemi quando ti sei messa in ginocchio a menarglielo e a fargli un pompino. Ma ho quasi perso le staffe quando hai lasciato che ti venisse in bocca! A me lo lasci fare molto raramente, dopo infinite insistenze e comunque non mi hai mai rivolto dopo quello sguardo adorante! Non t'ho mai vista così contenta. Quando lo facciamo non t'è mai capitato di continuare a carezzarlo e leccarlo anche dopo che sono venuto, come invece hai fatto con lui.
- Lo so... Scusa... Me ne sono resa conto dopo! Ma si tratta sempre del fatto che volevo vivere l'esperienza nella sua completezza, non volevo certo mancarti di rispetto!
- E perché allora qualche volta non “vivi l'esperienza nella sua completezza” con me? Chi sono io, il figlio della portinaia? - le sue parole tradivano frustrazione, molta, molta tristezza e anche un po' di rabbia.

Le parole di Giovanni sorpresero e spaventarono Cristina.
- Non so cosa dire... Mi spiace... forse dopo essere stata con te per tutti questi anni non ci metto più l'impegno di una volta. Ma è involontario, ti assicuro, mi spiace, scusami.
- No, hai ragione. Scusami tu se ho avuto uno scatto di nervi. È che è doloroso vederti così entusiasta per Lucio e così annoiata con me...
- Ho capito le tue preoccupazioni. Stai tranquillo, non succederà più, ci starò attenta. Ma allora chissà cosa avrai pensato quando lui... quando ha cominciato a...
- Quando ti ha fatto sdraiare sul letto e si è sistemato tra le tue gambe aperte, vuoi dire?
- Esatto.
- Ero molto nervoso e preoccupato. E... anche un filo eccitato, devo confessare.
- Eccitato?
- Un pochino. Non so perché. Forse perché l'avevamo progettato da tanto tempo, noi due, con complicità... Avevo avuto tutto il tempo di pensarci, di immaginarmi come sarebbe stato... E anche tu avevi vissuto l'aspettativa e ti eri emozionata all'idea... Tutto quello che avevamo pianificato nelle settimane scorse e quanto era successo dal momento in cui Lucio era entrato dalla nostra porta conduceva inevitabilmente a questa conclusione. Non era lì per leccartela. Non era lì per farsi succhiare l'uccello. Quelli erano solo i preliminari a ciò che doveva succedere. Lui era lì per chiavarti e quando tu ti sei trovata sdraiata sul bordo del letto a gambe aperte e lui ha puntato il cazzo contro la fica ho capito che stava per succedere, che il momento era arrivato. Sì, ho provato una certa eccitazione.
- Io invece pensavo che in quel momento avresti mandato tutto a monte. Prima che succedesse.
- No, perché? Sapevo benissimo che era venuto a casa nostra per scoparti. Avevo chiarito fin da subito di non essere d'accordo al cento per cento, ma alla fine avevo accettato la cosa e non potevo tirarmi indietro. Ma comunque stavo per mettermi in mezzo.
- Eh? Perché?
- Eravamo d'accordo che avrebbe usato il preservativo e invece non l'aveva messo.
Cristina spalancò gli occhi e si portò la mano alla bocca.
- Non l'ha fatto. È vero, avrebbe dovuto... Ti sei spazientito?
- No... Mah... forse un po'. Voglio dire, sappiamo che prendi la pillola, ma metti che te ne dimentichi una e mi rimani incinta. O se ti passa una qualche malattia, le piattole, lo scolo... Più che altro mi sono preoccupato per te, per la tua salute.
- Hai ragione. Ora che me lo fai notare comincio a preoccuparmi anch'io. Andrò a farmi controllare.
- Comunque, per concludere, ti dicevo che quando l'ho visto passare la punta del cazzo su e giù lungo le tue grandi labbra e infine penetrarti non nego di aver provato una certa eccitazione. Poi però sono stato lì lì per ammazzarlo.
- Perché?
- Perché mentre tu te ne stavi mugolando con gli occhi chiusi, quello stronzo si è girato verso di me e mi ha sorriso! Non un sorriso sereno e amichevole, ma di scherno, come se mi volesse prendere per il culo! Un sorriso che diceva “vedi, cornuto? Ti sto trombando la moglie”. Lo so che era lì per quello, ma che bisogno aveva di sbattermelo in faccia? Mi ha mancato di rispetto per la terza volta!
- Oh santo cielo! Davvero?
- Già. Poi le cose sono un po' migliorate, quando ha continuato a scoparti quella prima volta, a parte la morsa glaciale che sentivo nel petto al vedere mia moglie farsi fottere da un altro, proprio come me lo aspettavo. Per lo meno non ha fatto nessun altro atto sconveniente, a parte continuare a scoparti come un martello. Non è che mi sia divertito a vederti godere e gemere più di quando lo fai con me, ma va bene, era previsto. Ma non m'è piaciuto per niente quando te l'ha ficcato dentro fino in fondo ed è venuto dentro di te.
- Ma perché non t'è piaciuto?
- T'ho già spiegato che avrei preferito che mettesse il preservativo, ma inoltre ha detto qualcosa come “ti piace la sborra del mio grosso cazzo, vero, troia?” Ora, nessuno deve chiamare mia moglie “troia” in mia presenza e questo fatto mi ha fatto incazzare. Ma mi hai fatto incazzare anche tu! Capisco che stavi vivendo uno stato di euforia post orgasmica, ma dovevi proprio dirgli che avere il suo sperma dentro di te ti faceva impazzire?

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