Una coniglietta esibita

di
genere
etero

Una coniglietta esibita
(racconto a 4 mani con gallocedro5)


Per il giorno del mio trentesimo compleanno ho detto a mia moglie Elisa, ventiquattrenne estetista, che potevamo uscire a festeggiare, ma le ho anche chiesto di farmi un regalo: vestirsi un po’ più sexy del solito per esaltare quel suo magnifico corpo da coniglietta di Play boy che mi fa impazzire.
Le avevo comprato degli stivali che si usano adesso, di pelle scamosciata floscia che le fasciavano i polpacci fin quasi al ginocchio con dei bei tacchi alti che la slanciavano obbligandola ad elevare il sedere e protendere in avanti il seno.
Sopra lei stava per indossare dei jeans, ma la fermai subito ricordandole che tutte le ragazze come minimo indossavano i leggins, almeno neri, luccicanti, belli aderenti che seguivano molto bene le curve, e che logicamente sotto al massimo poteva mettere un tanga, in modo che il suo rotondo e perfetto culetto non venisse rovinato. Lei sopra voleva indossare una gonna, o al massimo un maglione lungo in modo da coprire il fondo schiena.
Ero contento per gli stivali, ma sopra volevo vederla forse con dei collant velati, anzi velatissimi, neri, oppure trasparenti od anche color panna e sotto senza niente e coperta da un maglione lungo o da una mini. I collant erano più sexy perché il velo, lo strato era molto più sottile e trasparente dei leggins, ma era ben difficile che lei li indossasse senza una mini, senza niente perché altrimenti si sarebbe visto tutto.
Trovai alla fine dei collant neri molto velati, spiegandole che indossati senza slip, per la loro consistenza, non avrebbero permesso di veder nulla sotto, quindi non sarebbe risultata volgare, ma che erano il massimo in quanto le fasciavano perfettamente le sue splendide gambe.
Dopo lunga discussione e tanti sensi di colpa che le feci provare puntando che fosse il regalo per il mio compleanno, che non mi volesse vedere felice, che le altre ragazze erano più disinibite e quindi più divertenti, ecc, riuscii a farle indossare gli stivali, i collant neri velati, che seguivano bene le curve dei suoi glutei, ma purtroppo volle indossare un paio di mutandine minime che non si notavano, ma c’erano.
Sopra riuscii a convincerla a portare un maglione che agiva da gonnellina veramente inguinale.
Lei si lamentò affermando di sentirsi il sedere poco coperto…..ma per me sarebbe stato l’inizio, un passo avanti, per poi cercare durante la serata, di andare avanti, di accorciare il maglione, di toglierle le mutandine.
Uscimmo e subito appena lei si sedette in auto, il maglione si accorciò da morire, io le feci il predicozzo tutta sera dicendo che se avesse messo i collant trasparenti era meglio e che quindi non mi faceva felice, ecc, andai avanti imperterrito perché ero su di giri e la volevo portare in giro con le sue grazie in bella vista, almeno le gambe, trascurando i suoi bei seni
Alla fine dopo mezz’ora d’auto, perché la stavo portando lontano da casa, con la scusa che saremmo andati in un bel posto, ma in realtà il motivo era di trovare un locale dove nessuno ci conoscesse.
Sotto la mia pressione psicologica, lei si imbronciò, dicendo che le dispiaceva di non farmi felice, che lei stava facendo il massimo per soddisfare le mie richieste, che si sentiva imbarazzata, ma se proprio quello che io le chiedevo era così importante lei per farmi felice l’avrebbe fatto. Le dissi che le volevo bene e che non le stavo chiedendo niente di così strano, però la incalzai proponendole di togliersi le mutandine ed alla fine lei cedette e mentre stavamo andando, io tirai fuori un cutter con il quale le tagliai i lembi laterali delle mutandine, sfilandole poi dai collant, in modo che così era più comoda a levarle, in realtà era una scusa per poi buttarle, in modo che non potesse cambiare idea.
Ci fermammo quindi ad un autogrill, e lì l scendemmo per andare a bere qualcosa al bar, così per farla rilassare.
Ci mettemmo al banco con lei tutta timorosa, la convinsi e le feci capire che era inutile sentirsi in imbarazzo, nessuno sapeva che lei non portava le mutandine.
Notai un paio di signori che la guardavano già dal primo momento che eravamo scesi dall’auto e seguendoci tenevano sempre sempre sott’occhio le gambe di mia moglie, io li puntavo con orgoglio, facendo capire che apprezzavo il loro interesse verso di lei.
Quando fu il momento di andare , passammo al gabinetto e quando entrai, uno dei due venne anche lui e quindi trovandoci uno affianco all’altro, lanciai il sasso.
- Eh le donne! come sono belle ma anche complicate…-
Lui rispose dicendo:
- lei è proprio fortunato, sua moglie è bellissima e capisco che lei ne vada fiero, anche io se fossi al suo posto sarei felice di mostrarla a tutti, a proposito, se non si offende..devo dire che ha proprio delle belle gambe, poi vestita così rimarca ancora di più…certo ci fa venire una curiosità… dà largo spazio alla fantasia del resto -
- a si? infatti l’ho costretta io a vestirsi così perché voglio condividere le sue bellezze con gli altri…anzi ..le voglio chiedere…secondo lei mia moglie porta oppure no le mutandine? -
- uhmmm, wow la cosa si fa interessante, ...secondo me…uhmm, no non le porta -
- bravo, ha indovinato, perché le sue sono qua -
Le estrassi e le mostrai.
- vuol dire che le piace esser guardata -
- non so, ma ho intenzione di scoprirlo -
Usciti dal bagno vidi l’amico del signore che si stava gustando con gli occhi le grazie di mia moglie tranquillamente e lei, un po’ imbarazzata faceva finta di niente.
Riprendemmo il viaggio e subito in auto allungai una mano tra le sue gambe per tastare la situazione, ma lei si ritrasse:
- Massimo dai stai fermo, ...cosa vuoi farmi ... non mi sembra il momento... -
La mia eccitazione aumentava, i suoi collant volevo che diventassero i suoi leggins , e dopo un breve viaggio uscimmo dall’autostrada perché il posto era su una collina, ma mancavano ancora una ventina di chilometri, purtroppo dopo un po’ mi accorsi che avevo bucato perché l’auto era sempre più difficile da governare.
Mi fermai, ed infatti era così, purtroppo avendo il gpl, non avevo la ruota di scorta e quindi dovetti usare la bomboletta , la ruota si gonfiò ma non troppo quindi presi in fretta e furia e ripartì cercando di arrivare in uno spiazzo, in un bar, riuscì a percorrere 5 o 6 km, ma ad un certo punto sentì proprio il cerchione toccare la strada, allora tirai ancora un km, sapendo di distruggere la ruota, finché non vidi un bar, con uno parcheggio. Chiamai immediatamente il soccorso e mi dissero che erano pieni ma appena si sarebbero liberati, sarebbero venuti a prenderci.
Io ero incazzato nero perché la serata stava prendendo una piega sbagliata.
Mia moglie era dispiaciuta e vedendomi su tutte le furie e demoralizzato perché la serata stava andando male, decise di cercare di calmarmi, di farmi tornare felice, come ero prima …e allora mi disse:
- amore cosa posso fare per farti tornare contento? chiedimi qualsiasi cosa ed io la farò, se questo può farti rasserenare -
Allora io sentendo questo le dissi:
- be, qualcosa ci sarebbe, il maglione tiralo su, adesso andiamo nel bar e tu anzi lo togli e rimani con la magliettina, dopotutto i tuoi collant sembrano dei leggins, quindi non fai niente di particolare, e poi vediamo cosa posso chiederti -
Lei rimase senza parole, tentò di protestare timidamente, ma poi per non rovinare il regalo di compleanno che le avevo richiesto a malincuore sussurrò:
- va bene - e si tolse il maglione.
La maglia che portava era di un tessuto morbido, sottile, trasparente ed aderente, in più era un po’ scollata. Sotto, ormai si era abituata, non aveva più gli slip, ed i collant erano parte integrante della sua pelle, e comunque non permettevano di vedere sotto, perché in modo armonico nei punti salienti era più scuri.
In pratica, con i collant che la fasciavano come una seconda pelle esaltando le sue magnifiche curve era proprio sexy, il pudore la frenava e si era già pentita di essersi lasciata trascinare a scoprirsi così, ma ormai me l’aveva promesso e sapeva che se fosse tornata indietro ci sarei rimasto male ed avrei fatto una scenata.
Allora decidemmo di entrare nel bar, aspettando il carro attrezzi. Io aprii la porta e lei dietro di me, vedemmo subito uno di quei tipici bar di paese, una grande sala con in fondo il bancone, dove l’arredamento lascia molto a desiderare e dove ci sono solo mariti, anziani, comunque solo a bere bianchini, a giocare a carte.
Entrammo e ci guardammo in giro, ma subito tutti ci notarono, anzi notarono la splendida ragazza che stava con me.
Davanti a noi si vedeva un bancone, con sotto degli specchi in corrispondenza del sostegno, abbastanza alto con sotto un tubo color bronzo che normalmente viene usato per poggiare i piedi.
Io mi feci avanti e tenendo la mia amata con una mano la tirai con me sentendola un po’ frenata.
Passata la paura iniziale, mi risalì una vampata di eccitazione, sentivo le attenzioni di tutti e capivo benissimo che non erano per me, ma erano per le curve della mia coniglietta, che sembrava come un'appetitosa preda in una gabbia di leoni.
Il rumore non si interruppe ma capii che stava cambiando. Più si avanzava e maggiore era l’energia che sentivamo, questo perché le attenzioni e gli occhi dei maschietti si concentravano sempre più sulle armoniose gambe di Elisa e sul suo magnifico sedere esaltato dall'andatura impostale dai tacchi molto alti.
Il fatto di averle tolto il maglione, aveva dato i frutti voluti, perché spesso, quasi sempre le ragazze mostrano le gambe, ma il sedere, anche se perfetto come quello della mia mogliettina, cercano di nasconderlo, perché loro si sentono come se offrissero gratuitamente una delle zone erogene più soggetta alle attenzioni dei maschi.
Io ero riuscito invece a metter mia moglie, coperta solo dagli aderenti collant che le esaltavano le forme e con gli stivali dai tacchi a spillo che la obbligavano ad protenderlo in alto sfacciatamente le natiche, nella condizione di lasciare il suo splendido culetto in completa esposizione, di concederne la dolce visione a chi normalmente non poteva ammirarlo.
Gli stivali poi la obbligava poi ad un'andatura sensuale che eccitavano inequivocabile chi la guardava e sicuramente questo la turbava da morire.
Ogni metro che lei faceva in avanti, verso il bancone, dava la possibilità ad ognuno di vederle meglio il suo bel culo ben definito, questo pensiero, questa curiosità bramosa da parte di tutti aumentava ed era palpabile, anche io lo sentivo e con soddisfazione pian piano la tirai verso il suo destino, la situazione mi dava un torbido piacere, sentivo Elisa completamente mia, lei era la mia coniglietta e ci volevo giocare, volevo godere, approfittare della sua dolcezza e della sensualità che il suo bel corpo emanava profusamente.
Quindi delicatamente e con convinzione la spinsi dentro la situazione che non si aspettava, lei sentiva l’energia sprigionata da tutti gli uomini concentrarsi sul suo corpo, infatti tentennava, faceva fatica ad avanzare, le venne da contrarre le sue belle gambe, da incrociarle, istintivamente voleva proteggersi, nascondere le sue natiche che normalmente non mostra a nessuno in quanto porta sempre dei collant più una gonna che cela le sue curve oltre naturalmente le mutandine che ora sono a pezzi nella mia tasca.
Invece adesso, per colpa dei momenti vissuti un ora prima, si trovava senza alcuna protezione, con in più dei collant particolari che disegnavano senza misteri il suo bellissimo sedere.
Le paure iniziavano a passare per la mente:
- e se tutti si accorgono che indosso dei collant? cosa penseranno? non si indossano senza niente…e se si rendono conto che non porto sotto niente? mamma mia… -
Io capivo quello che provava, vedevo il suo seno alzarsi ed abbassarsi ad un ritmo che denunciava la sua ansia, sia per sbloccarla sia per non lasciarla lì le diedi uno strattone più forte portandola fino al banco; ormai il più era fatto.
Lei non sapeva cosa fare, comunque si fosse messa, gli altri avrebbero visto le sue bellezze, quindi era meglio guardare verso il barista e cercar di far finta di niente.
Ordinammo due negroni, così per allentare le tensioni, ma le persone lì affianco rimasero senza parole nel vedere lei che beveva un superalcolico.
La magliettina le teneva caldo ma senza esser troppo spessa, infatti le si vedeva il reggiseno a balconcino che le spingeva i seni in su, ma era nera, aderente e poco trasparente.
Brindammo al mio compleanno, ed il barista sentendolo, mi disse auguri allora, ad alta voce, ridisse poi: - ragazzi facciamo un augurio di buon compleanno ai forestieri -
Facendo così tutte le persone presenti, alzarono il proprio bicchiere, chi con l’amaro, chi col bianchino, chi con la birra, nessuno li era astemio, e fecero tutti auguri, in coro, io e la mia mogliettina ci girammo.
Allora vidi che tutte le persone presenti erano solo ed unicamente uomini, dai 20 anni in su, e che tutti fino a pochi minuti fa erano girati ognuno verso il proprio tavolino per parlare, giocare a scopa o leggere la gazzetta, adesso invece erano girati verso il bancone, ma girati proprio con la sedia e bene, anzi, girati con l’inclinazione giusta per poter degustare con lo sguardo il bel corpo di mia moglie, anzi le gambe ed il culo.
Adesso si vedeva che spesso neanche la guardavano in faccia, ma le occhiate scivolavano languidamente lungo le sue magnifiche curve.
Probabilmente anche lei si rese conto della situazione la vidi infatti arrossire notevolmente e sentii il suo respiro farsi leggermente più affannoso del normale. Notai inoltre che continuava a muoversi, cambiava angolazione del bacino, cambiava la gamba su cui si poggiava, segni tipici di sensazioni di vergogna, che una persona può provare, di difficoltà, di paura, e quindi di fragilità. Tutto ciò veniva avvertito anche dal “pubblico” che la osservava rendendola ancor più desiderabile.
Era eccitante, vedere una bella ragazza, che normalmente sa che con la bellezza si ottiene tutto, che col proprio bel corpo si può tener in pugno qualsiasi qualsiasi uomo, anche più di uno, calibrando l’atteggiamento, per mettere in difficoltà i maschietti, facendoli sentire imbambolati; vederla invece in difficoltà, in balia degli sguardi loro, vederla in netta minoranza numerica, e vestita in modo chiaramente sexy, o meglio quasi svestita, concessa a tutti senza distinzione e senza possibilità di scelta, offerta alle loro attenzioni, regalata come una perla ai porci.
Un dono a cui i maschi presenti mai avrebbero potuto aspirare e neppure tentare di avere perché lei al minimo approccio se ne sarebbe andata, tutti capivano che lei voleva andarsene, lei voleva stare lì solo per mantenere una promessa a me e con loro non centrava assolutamente niente; lei stava lì solo per volontà mia e capivano come la mia volontà fosse di metterla in difficoltà grazie al branco, il mio desiderio era di vederle tolta la dignità , di “offrirla”, di “sprecare” una donna di classe con loro.
Allora visto così loro capivano che pian piano seguendo me, le mie volontà potevano sfogare le loro voglie, i loro desideri, le loro fantasie, ma in più, cosa che non avrebbero potuto fare con una prostituta, avrebbero potuto sfogare la loro voglia di rivalsa, la loro occasione di usare, sfruttare anche solo con lo sguardo una ragazza fine, di classe che normalmente non li degna neanche di uno sguardo e che normalmente sono le mogli, le figlie, le amanti, dei loro capi, di chi li comanda, di chi conta, oppure direttamente sono loro le direttrici a cui devono portare rispetto.
E chissà quante volte vedevano quelle femmine fare i capricci, viziate, e si sentivano trattati male da loro o per colpa loro, solo ed unicamente per un semplice capriccio, e loro dovevano per forza rassegnarsi ed ingoiare e dire sempre si e scusarsi.
Per tutti questi svariati motivi, ognuno nel proprio subconscio, in pochi secondi, dietro alle fantasie erotiche che ognuno di loro faceva in quel momento ammirando, degustando ogni sua parte del corpo, delle espressioni e degli atteggiamenti, si celavano quel senso di rivalsa che da una vita sognavano.
Capite che tutto questo generava un’energia incalcolabile che sprigionata da tutti, si univa e si focalizzava nei punti salienti del corpo della mia femmina esibita. Questa energia unita, senza dissapori, in questo caso li rendeva tutti solidali, tutti erano uniti come un branco col pensiero comune di non concedere alcuna pietà, nessuna possibilità di scampo dal destino già scritto per l’unica femmina presente. La mia coniglietta avrebbe dovuto scontare tutte le pene delle altre donne, fino all’ultima, senza sconti, senza pena, senza riduzione, ma anzi con gli interessi.
Tutti capivano che io comprendevo loro e che seguendomi gli avrei dato quello che desideravano.
Il pubblico aveva capito che io ero il loro complice, che attraverso me lo avevano la possibilità di gustarla e che quindi mi dovevano coltivare creando con me un legame di fiducia e rispetto reciproco, perché altrimenti, quella possibilità che io stavo dando loro, mai più gli sarebbe capitato nella loro vita così tranquilla, così monotona, così noiosa.
Quindi il gruppo, il branco che si stava creando senza parlare, avrebbe dovuto seguirmi perché io gli avrei portato il loro desiderio.
La mia conturbante mogliettina aveva solo me, ero la sua sola via di scampo, ma non vedeva la situazione così, per lei io ero suo marito e si era ripromessa di farmi felice, e comunque anche se non voleva ammetterlo a se stessa, dentro sentiva l’energia che la stuzzicava, che non riusciva a governare che le dava un nuovo piacere esibizionistico molto femminile; voleva coprirsi ma non sapeva come, io cercavo sempre con una scusa od un'altra di farle sempre tener in una mano il bicchiere, mentre l’altra cercavo di tenergliela impegnata.
I collant che indossava sembravano dei leggins, forse anche più aderenti e quindi scolpivano ed esaltavano le sue forme in maniera evidente. Tutti guardavano le sue gambe e l'inguine, allora lei si girò di nuovo verso il bancone, pensando così di star più tranquilla, ma la curiosità bramosa dei maschi si concentrò sulle sue natiche, belle, scolpite, sode, disegnate da Giotto, le curve dei glutei si vedevano benissimo, senza ostacoli, senza niente che le coprisse.
Tutti adesso, seduti sulla propria sedia, con una sigaretta, o chi un sigaro nella mano, in posizione comoda, chi invece che sorseggiava il vino, l’alcool, scendeva dritto dritto e il calore che il whisky come un fuoco se sentiva passare per l’intestino, si trasformava in eccitazione pubica.
Tutti i maschi erano con le gambe in posizione comoda per dar libero spazio alla propria verga di espandersi a piacimento.
Le schiene erano a 60 gradi, come fossero su una poltrona, l’immaginazione che si aveva guardandole il culo e le gambe si sprigionava in energia virile, nessuno guardava gli altri, tutti guardavano incessantemente lei, inoltre lo specchio sotto il bancone permetteva di vederle anche la zona pubica più intima, quindi lo spettacolo era completo.
La mia coniglietta di nuovo si sentiva le vampate tra le gambe, faceva sempre più fatica a non manifestare il suo turbamento, il cuore le batteva a mille, sentiva come se le gambe le cedessero, il piacere stava diventando incontrollato, un signore iniziò a parlare con noi, e il barista ci offrì da bere dell’altro negroni, mia moglie non perse tempo e si mise a berlo, pensando che potesse alleviarle la sensazione che provava, di riuscire a calmarsi, ma invece così i suoi freni inibitori e il controllo di se stessa si ridusse ancora. Iniziò a dondolare il bacino, oscillando lievemente il sedere a destra ed a sinistra, e cercò di abituarsi e di convivere con quelle sensazioni che sentiva tra le gambe.
Quindi dentro lei, si rilassò, aprì anche un po’ le gambe, non tenendole più così strette, così facendo, la visione per gli spettatori si allargò, anzi, si addentrò, perché lei per riposarsi un po’ si appoggiò sul banco, inclinandosi cosi a 60 gradi, riducendo la fatica delle sue gambe nel sorreggerla, così facendo, i maschi potevano vedere ben dentro, il collant dopo tutti i movimenti che lei aveva fatto, delineava perfettamente la sua grassottella passerina, si vedevano le labbra emergere in modo evidente, dato dal fatto anche del piacere che lei stava provando. Il pubblico adesso si trovava uno spettacolo ancor più eccitante, ed anche il culo era perfetto, l'aderenza dei collant non nascondeva praticamente nulla e faceva quasi indovinare la posizione dell'orifizio anale.
Elisa per cercare di non pensarci, si lasciò trasportare dal signore affianco a noi che si era messo a parlare.
Era un sabato sera e quindi tutti il giorno dopo non lavoravano, tutti erano spensierati e non avevano intenzione di tornare a casa presto a rintanarsi, ma di fare in modo che quella serata non finisse subito, ma si allungasse, nessun uomo voleva tornare a casa e sapere che poi non avrebbe consumato, rientrando nella monotonia, sapendo già che non avrebbero scopato con la propria moglie, magari anziana, ma sicuramente non giovane e fresca, e con vestiti come quelli della ragazza che avevano davanti ai propri occhi.
La mia coniglietta era pervasa dall’alcol, si stava rilassando sempre più, era più disinibita, incominciava a sculettare con più armonia, e a parlare col signore in modo più malizioso, il caldo del negroni la indusse a sbottonarsi il top ulteriormente e a sentire che il reggiseno a balconcino con l’imbottitura le dava fastidio e incominciava a desiderare di toglierlo, ma il coraggio era ancora lontano.
Il signore prese occasione e chiese infatti come stesse e come poteva aiutarla ….., lui le soffiò nel suo decolté, e lei fece proprio scherzando la ragazza contenta dell’attenzione ricevuta.
Anche io ringraziai il signore per averle soffiato, per averla rinfrescata, a quel punto le dissi che quel reggiseno era di troppo, e che se l’avesse tolto almeno avrebbe respirato.
Anche il signore disse la stessa cosa, mia moglie dopo un sorriso smaliziato iniziale, ascoltò l’ulteriore consiglio nostro:
- dai guarda che tutte le ragazze stanno senza reggiseno, poi intanto non sei mica nuda, hai la magliettina…..-
Elisa mi guardò negli occhi languidamente e, sorprendendomi, mi sussurrò:
- oggi sono la tua coniglietta più che mai, puoi fare di me quello che vuoi, se desideri togliermelo lo devi però fare tu! …..qui ! ...davanti a tutti -
Non capii se fosse una sfida, quasi una difesa convinta che non mi azzardassi a farlo, o se invece fosse un palese invito a proseguire nel mio gioco trasgressivo; la sua docile sottomissione mi attizzava e perciò non me lo feci ripetere: con una mano scivolai sotto la maglietta accarezzandole la schiena nuda, raggiunsi l'aggancio del reggiseno e con un veloce movimento delle dita lo sganciai, tirai quindi verso il basso spogliandola così anche di quell'ultimo suo indumento intimo. Sotto la maglietta ed i neri collant velati Elisa era ormai praticamente nuda. Le sue guance si imporporarono, ma i suoi occhi ebbero un guizzo di allegro piacere: cominciai ad avere il sospetto che la mia coniglietta nella vergogna cominciasse a godere.
Inutile dire che il “pubblico” della sala non aveva perso nessun particolare della nostra operazione, anzi sembrava che fosse sceso un silenzio che creava una suspense, un'attesa di ulteriori stuzzicanti eventi. Gli occhi erano lievemente dilatati e non uno riusciva a staccarsi dalle morbide curve in esibizione. Il flusso del desiderio sembrava quasi palpabile e notai che sotto la maglietta il seno della mia affascinante amata spingeva al ritmo quasi affannoso di un manifesto turbamento rivelato anche dai capezzoli che cominciavano ad indurirsi e quindi a farsi notare al mio occhio attento.
Decisi quindi di forzare la situazione rivelando alla sala di aver chiesto a mia moglie un regalo particolare per i miei trent'anni:
- in gioventù lei aspirava ad entrare nel mondo dello spettacolo e data la sua bellezza che non avrebbe avuto, come non ha tutt'ora, alcuna difficoltà ad esaudire questa sua aspirazione, ho sbaglio? - chiesi rivolgendomi al nostro improvvisato “pubblico”.
Inutile dire che raccolsi un unanime entusiastico consenso che fece sorridere di soddisfazione anche la mia Elisa, perciò proseguii:
- per regalo le ho quindi chiesto di mettersi più sexy del solito e... - feci una pausa per osservare la mia coniglietta imbarazzata che mi guardava di sottecchi ascoltando ansiosa per scoprire dove stavo andando a parare – e di offrirmi una piccola esibizione, un piccolo show delle sue capacità a diventare un sex symbol – Elisa stava nuovamente avvampando – un piccolo contrattempo ci ha però obbligati a fermarci qui da voi e ciò può rappresentare un'opportunità anche per lei...per rompere il ghiaccio, per vincere la naturale timidezza... se voi siete d'accordo … il regalo/esibizione potrebbe farmelo qui davanti a voi -
Un caloroso applauso e dei fischi d'assenso accolsero la mia proposta mentre Elisa, approfittando della rumorosa reazione, mi sibilava:
- ma Massimo sei impazzito? ...vuoi farmi morire di vergogna? -
- guarda che mi hai appena detto che sei disposta a lasciarmi fare tutto quello che voglio come regalo per il mio compleanno -
- si amore, ...ma qui davanti a tutti questi uomini, ...guarda non c'è neanche una donna... cosa vuoi farmi fare? ...mi sento quasi mancare dall'agitazione -
- o dall'eccitazione? non dirmi che non ti senti la star della serata? -
- si... cioè no... voglio dire... oddio mi mandi in confusione... non so neppur io come mi sento... -
L'avevo messa in gabbia, non aveva via di scampo, l'avevo in pugno infatti abbassando gli occhi mi sussurrò:
- amore sono tua, ...dimmi cosa vuoi che faccia -
La presi per mano e mi portai ad un estremo dell'ampio locale, sedendomi su una sedia libera e trattenendo la mia imbarazzata mogliettina mi rivolsi all'improvvisata platea:
- adesso la mia splendida coniglietta sfilerà come una modella percorrendo lentamente tutta la lunghezza della sala per poi ritornare qui da me il tutto con un'andatura sensuale come volesse sedurvi tutti con la visione delle sue magnifiche curve -
Con l'accompagnamento della mano invito la mia improvvisata show girl ad effettuare quanto annunciato. Il mio cuore accelerò stimolato da quello che ero riuscito a proporle, un mix di eccitazione curiosità e timore per quello che le avevo chiesto. Quale sarebbe stata la sua reazione ora? Sarà stato l’ambiente anonimo, fatto sta che Elisa senza dire nulla si girò ed iniziò la sua sfilata; era uno spettacolo: gli stivali col tacco a spillo, le gambe velate dal collant nero che esaltavano il suo sedere rotondo, sorprendendomi si avviò verso l'altro capo del bar sculettando.
Mi rivolsi la barman:
- preparale qualcosa da bere che la possa tener su quando torna qui perché la sto forse sottoponendo ad uno stress emotivo troppo elevato -
- non si preoccupi – mi rispose strizzandomi l'occhio – adesso le preparo un cocktail che la farà andar su di giri -
La mia coniglietta intanto era una gioia per gli occhi di tutti: le due tette disegnate sotto la sottile stoffa della maglietta sembravano ergersi fieramente quasi volessero esplodere, le gambe sembravano non finire ed in quel modo sensuale attraversò tutta la sala ritornando poi da me con un sorriso indecifrabile e raccogliendo la muta ammirazione del suo pubblico che la termine della sfilata la gratificò con un unanime applauso.
L'atmosfera si stava surriscaldando e giunta vicino a me le offrii il cocktail preparato che lei sorridendo soavemente al suo pubblico tracannò.
Il branco dei maschi non sembrava però potesse accontentarsi così presto. Qualcuno più intraprendente degli altri infatti rilanciò:
- sei stata magnifica, ma penso che potresti essere ancor più provocante; quelle tette sembrano forare la maglietta; scommetto che sono ansiose di uscire allo scoperto, di mostrarsi al vento...-
A quella proposta lo sguardo di Elisa percorse la sala e vidi terrore nei suoi occhi, si rendeva conto di cosa la sua bellezza così spudoratamente esibita avesse prodotto nel gruppo di maschi presenti nel locale e lei era l'unica femmina a loro disposizione, si sentiva braccata senza possibilità di scampo, l'unica via di salvezza era rappresentata da me a cui però aveva promesso il regalo di essere a completa disposizione ed ormai aveva già capito che le miei intenzioni erano di offrirla al branco, il problema era fino a che punto.
- Massimo non vorrai certo dar loro ascolto? - mi implorò guardandomi come un agnello sull'altare del sacrificio
- amore sei stupenda – la blandii cercando di stimolare la sua femminile vanità – hai un corpo da urlo che non merita altro che di essere guardato, ci sono qua io e non vedo perché non si possa dare un po' piacere agli occhi di queste brave persone, in fondo è un gioco di una sera per rendere un po elettrizzante il mio compleanno; volevi fare la modella o l'attrice e ne hai ancora la possibilità, puoi reggere il confronto con qualsiasi sex symbol che ci propinano in televisione, immagina di essere alla selezione per un casting di un film; fatti coraggio e sfilati quella maglietta e falli impazzire di desiderio con le tue favolose tette che dubito ne abbiano mai viste da vicino di così belle e sode -
Elisa diede uno sguardo perso alla sala che in religioso silenzio attendeva gli sviluppi.
- Massimo amore – la sua voce era tremula - ...è il regalo per i tuoi trent'anni... e... qui stanno tutti aspettando.... ...mi vergogno.... cosa penserai di me?... - il discorso sembrava sconclusionato, privo di logica - ....se... se ...tu vuoi io... io lo faccio -
Stavo capendo male o mi stava chiedendo di continuare? Mi piaceva vederla sexy, l'esatto opposto di come era nella vita di tutti i giorni, austera e seria nel suo vestire castigato; volevo godere della sua vista come donna sensuale fino all'eccesso, assaporare il gusto di sesso che poteva emanare, così provocante perché tutti potessero invidiare di essere al mio posto, ma non volevo di certo stuprare la sua volontà, ma sembrava proprio che anche lei volesse offrirsi al branco.
Mi sentivo il suo padrone, quella sua disponibilità mi stava eccitando enormemente. Era innegabile: le piaceva essere ammirata e concupita. Senza ritegno in una sola sera si era lasciata fare cose che non avrei mai immaginato potessi farle fare.
Sarà per l'effetto dell'alcol o per i complimenti ricevuti, ma i suoi occhi si erano accesi e la paura aveva lasciato il posto ad una curiosità maliziosa, alla voglia di buttarsi in una situazione nuova, ma eccitante anche per lei.
Seduto sulla sedia con lei in piedi davanti a me le posi le mani sui fianchi e la invitai ancora:
- forza mia splendida coniglietta -
Le sue mani pinzarono il bordo inferiore della maglietta ed iniziarono a farlo risalire verso l'alto. Il ragazzo del bancone aveva fatto partire una musica adatta qualche spettatore aveva cominciato a battere le mani ritmicamente quale incitazione allo strip che la mia mogliettina stava loro regalando. Coinvolta dalla musica e pervasa dal vortice di esibizionismo che le stava montando dentro Elisa muoveva sensualmente la schiena per esaltare il lento risalire dell'indumento.
Elisa sfilò la maglietta dal capo tenendo le braccia in alto per qualche secondo più del necessario e dilatando quindi il torace davanti a me; le sue solide poppe erano finalmente libere di mostrarsi al vento e potei notare come i capezzoli fossero divenuti due rosee turgide nocciole segno evidente della sua eccitazione. Mi appoggiò l'indumento sulla spalla ed io con le mani sui suoi fianchi la feci ruotare verso gli occhi del suo pubblico; la mia mogliettina portò le sue mani incrociandole sul fondo schiena con l'effetto di inarcare lievemente all’indietro le spalle in modo che i seni si protesero ancora di più verso i famelici occhi maschili presenti nella sala. Le mie mani scivolarono dai fianchi alle natiche saggiandone la soda consistenza per poi spingerla lievemente verso un'altra sfilata:
- forza deliziali ancora con una altra languida passeggiata -
Tenendo sempre le mani dietro la schiena Elisa iniziò l'ennesima esibizione sfilando fra i tavoli letteralmente seminuda in quanto coperta solo dai collant neri nella parte inferiore del corpo mentre la sua splendida schiena e soprattutto le sue tette, che lei non tentava minimamente di coprirsi, erano in mostra. La sua postura, le braccia dietro la schiena con le mani incrociate sul sedere, la faceva sembrare una timida scolaretta rendendola ancor conturbante ed appetibile. Qualcuno, mentre passava vicino ai tavoli, tentava persino di allungare la mano che lei però, con un veloce scarto di lato, evitava prontamente. Al termine del giro rientrò lentamente verso di me ed anch'io ebbi il piacere di gustarmi la mia favolosa biondina con le tette al vento ed i carnei fiori dei capezzoli turgidi come non mai, mentre un enigmatico sorriso le si dipingeva sul suo visino angelico.
La accolsi lasciandola in piedi davanti a me e ponendole le mani sui fianchi in chiaro segno di possesso, rivolto soprattutto alla sala, questo anche per rassicurarla perché intuivo fosse pervasa da qualche preoccupazione per l'evolversi della situazione. Infatti improvvisamente un grido proveniente dal branco le fece gelare il sangue:
- nuda -
Cercai di capire da chi provenisse tale proposta che subito altri intraprendenti rincararono la dose:
- levale tutto – mostracela nuda – nuda – nuda –
L'atmosfera si stava surriscaldando troppo, sentivo il corpo di Elisa fremere fra le miei mani, ma nonostante ciò lei rimaneva docilmente in esposizione senza tentare di coprire le sue nudità e questa sua sottomissione la rendeva una preda ancor più desiderabile.
- amore ti prego adesso basta, smettiamola, andiamocene via – la sentii implorare a mezza voce, ma il suo tono non era del tutto convincente, sembrava impaurita, ma nel contempo non volersi sottrarsi al perverso gioco a cui l'avevo costretta. Decisi quindi di continuare a spingerla nel baratro della vergogna cercando nel contempo di tenere ben in pugno la situazione.
- vi propongo una lotteria – cercando di azzittire la sala – però sappiate che sono un agente della polizia di stato e mi basta premere un pulsante del mio cellulare per far accorrere qui una volante in pochi minuti, se la situazione degenerasse oltre un certo limite – sono un disegnatore pubblicitario, ma il bluff è sempre stato un mio punto di forza al gioco del poker.
Ero riuscito a far sbollire un po' il nostro pubblico concentrando la loro attenzione su un nuovo sviluppo dell'esibizione della mia coniglietta. Con le mani sui suoi morbidi fianchi cominciai ad arrotolare un po' verso il basso il bordo dei collant scoprendole di qualche centimetro il ventre e le reni
- provate ad indovinare il colore delle mutandine che porta la mia signora e chi coglierà nel segno avrà un piacevole premio; per facilitarvi ad ogni risposta sbagliata abbasserò un po' questi leggins cercando ovviamente di non farvi vedere gli slip che nascondono -
- allora sei proprio un bastardo – Elisa si rivolgeva a me sottovoce – ti prego nuda ...qui... davanti a tutti ...non voglio... sei un pervertito... sono tua moglie... nuda no ...ti prego... non puoi farmi questo... ...guarda come sono infoiati... sembrano lì lì per saltarmi addosso... completamente nuda no... mi vergogno ...- alternava l'ingiuria alla supplica cercando di farmi desistere, ma tutti i segnali che il suo corpo mi mandava erano di tutt'altra natura, era totalmente a disposizione, non cercava minimamente di coprirsi la già abbondante sua nudità, i suoi occhi più che paura sprizzavano malizia, il ritmo del respiro era quasi affannoso e faceva alzare ed abbassare il suo seno attirando ancor più sullo stesso la cupidigia degli occhi maschili, sembrava volesse che la spingessi dove autonomamente lei non avrebbe mai avuto il coraggio di inoltrarsi: donarsi all'ammirazione di un così folto gruppo di maschi; decisi d'istinto di proseguire anche perché subito si levò la maliziosa domanda:
- ma il premio per chi indovina in cosa consiste? - formulò un giovane intraprendente cliente
- questo lo vedremo poi – risposi attizzandoli ancor più e facendo aumentare l'adrenalina nel sangue della mia biondina.
Avevo recuperato intanto il maglione che le avevo fatto togliere e che le sarebbe servito da miniabito per poter uscire; avevo infatti intravisto il meccanico del soccorso auto, riconoscibile dalla tuta, che era entrato nel bar ed esterrefatto, senza fiatare, si era aggiunto al pubblico dello show; dovevamo quindi cominciare a concludere la spudorata performance della mia coniglietta.
- nere – fu il primo tentativo
- sbagliato – risposi abbassando ulteriormente il bordo del collant ed esponendo una piccola striscia di dolce epidermide della mia estetista che feci lentamente piroettare su se stessa affinché ognuno avesse modo di apprezzare
- bianche – fu il successivo grido
- mi dispiace non ci siamo – il bordo impudicamente si abbassò ancora mentre Elisa chiudendo gli occhi si poneva le braccia sopra il capro arcuandosi leggermente all'indietro ed abbandonandosi ad una languida posa che la diceva lunga sulle sue sensazioni
- rosse -
- siamo ancora lontani – questa volta la feci girare in modo potesse offrire il suo splendido culo alla platea ed abbassai ancora il bordo fingendo di nascondere le mutandine nella stoffa dei neri collant che ormai erano arrivati giù giù a scoprirle tutte le reni fino all'inizio del solco fra i glutei; il sexy roseo e perfetto culetto sembrava il sorgere di un sole dal nero della notte; abbandonata alla sua evidente voluttà esibizionistica la mia dolce metà lasciò che la facessi roteare per esibirla al meglio.
- rosa -
- ancora sbagliato -
Il bordo nero dei collant scese ancora a scoprire sempre più i tesori celati della mia coniglietta: dietro ormai le dolci rotondità erano scoperte quasi per metà mentre sul davanti cominciava a comparire la grassoccia passerina che Elisa aveva quasi glabra, coperta solo da qualche peluria color biondo oro, come i suoi capelli, che la impreziosivano come un gioiello o meglio come un gustoso frutto da assaporare. Gli occhi dei maschietti erano ormai tutti lì quasi a volersela divorare.
- verde – lilla – a pois – a fiorellini – i tentativi erano oramai concitatamente sovrapposti uno sull'altro
- niente da fare, nessuno ha indovinato, il colore non esiste perché non esistono le mutandine – così affermando abbassai completamente, fino quasi alle ginocchia il velo nero ultimo indumento che copriva il magnifico corpo della mia femmina; per rassicurare la platea arrivai a stracciare con l'affilato cutter tutti i leggins lasciando finalmente, come era nelle attese di tutti, la mia coniglietta completamente nuda coperta solo dai suoi sexy stivali.
La presi quindi delicatamente per mano, la sentivo fremere dalle sensazioni che le percorrevano quel suo magnifico corpo in completa esposizione, e tenendola leggermente staccata da me per metterla in ulteriore risalto l'accompagnai per la sua ulteriore sfilata fra i tavoli soffermandomi a quelli più numerosi dove la facevo roteare lentamente al fine di permettere che i numerosi sguardi presenti frugassero sensualmente in ogni più piccolo anfratto e lungo ogni sinuosa curva della sua splendida nudità. Il cuore le batteva a mille e l'adrenalina le scorreva a fiumi nelle vene, continuava però ad assecondare supinamente la mia spudorata iniziativa rivelando con occhi una certa dose di timore, ma anche di maliziosa allegria.
Ritornammo alla nostra posizione, io seduto sulla sedia che era stata spostata quasi al centro della sala, lei in piedi nella sua magnifica nudità, fra le mia ginocchia.
- in cosa consisteva il premio per il vincitore? – si levò una voce impertinente
- direi che chi merita un premio è la nostra coniglietta – replicai cominciando ad accarezzarle con una mano l'interno delle morbide cosce facendole divaricare leggermente le gambe – che si è prestata così docilmente nell'offrirsi a voi in questo piacevole spettacolo -
La mia mano si intrufolò ancor più fra le sue cosce e cominciò a risalire sul davanti verso la sua bella ed appetitosa passerotta.
- Oddio... Massimo... cosa sta facendo ...vuoi farmi impazzire del tutto? - la sentii sussurrarmi – cosa vuoi farmi ancora? -
La mano ghermì delicatamente il suo sesso esposto alla sala e cominciò ad accarezzarlo muovendosi su e giù, con l'indice e l'anulare che le scorrevano sulle grandi labbra, mentre il medio con una maggior pressione sembrava intenzionato ad allargarsi la via verso l'interno.
Elisa si abbandonava alle dolci sensazioni chiudendo gli occhi ed appoggiandosi a me inarcandosi leggermente per offrirsi ancor più e facilitare maggiormente la mia stimolazione.
La vagina era ormai rorida degli umori provocati dalla manipolazione ed il dito era ormai dolcemente penetrato e continuava a frugarla sapientemente.
L'eccitazione la stava facendo andare fuori di testa, nella sua mente era scomparsa la consapevolezza di essere completamente nuda in un bar sotto gli occhi di una trentina di maschi sconosciuti, per lei esisteva solo il mio dito che la stava sempre più penetrando alla ricerca dolcemente frenetica del suo clitoride che non aspettava altro che di essere manipolato.
Tutta la sala percepiva chiaramente la sua esaltazione denunciata dai capezzoli allungatisi e tesi nello spasmo dell'eccitazione, dal suo respiro voluttuosamente affannoso e dai sommessi gemiti di piacere che inconsapevolmente emetteva.
Quando poi la mano raggiunse il clitoride e lo pinzò fra i due polpastrelli ruotandolo le fece raggiungere l'orgasmo ed il gemito si trasformò di un urlo soffocato mentre tutto il magnifico corpo veniva scosso da un forte fremito di piacere.
Passata l'onda di voluttà, Elisa riprese cognizione di sé, si girò e si abbandonò fra le mie braccia.
Recuperai il maglione e glielo feci indossare mettendola quindi in condizione di poter uscire in strada senza suscitare scandalo. Chiesi al proprietario di pagare le nostre consumazioni al che mi rispose:
- direi che con quello che ci avete offerto, soprattutto la signora, vi siete sdebitati abbondantemente … se poi vorrete tornare per altre simili ...performance... sarò ben lieto di accogliervi ancora.. -
Con Elisa avvinghiata al mio braccio uscii quindi dal bar assieme al meccanico del soccorso.
Mentre ci dirigevamo verso la macchina la mia coniglietta si stringeva sempre più a me facendomi sentire la tenera morbidezza del suo corpo. Cercai nel suo sguardo di cogliere qualche contrarietà, ma non ve ne ritrovai traccia, anzi … teneramente abbracciata mi sussurrò:
- amore ...questa sera mi hai fatto provare delle sensazioni indescrivibili, ...mi hai regalato una serata indimenticabile... mi porterai ancora fuori così?.. -
- bé... non lo so... vedremo... - le risposi baciandola sulle labbra con la netta impressione di averle, con la mia audace iniziativa, aperto delle prospettive su sé stessa a cui difficilmente avrebbe rinunciato in un prossimo futuro.
- speriamo – la sentii infatti concludere.

Per alcuni mesi le nostre vite proseguirono normalmente; solamente percepivo Elisa più sicura di sé, notavo un aumento della sua tradizionale felinità di dolce gatta affettuosa; la sua tradizionale cura verso il proprio corpo per mantenerlo snello e tonico, ma non certo privo della necessaria morbidezza, dovuta ad un obbligo quasi professionale legato all'immagine del centro estetico dove lavorava, si era rivolta anche al suo modo di vestire che stava perdendo la sua solita severità per far posto ad una più spigliata eleganza ricca di un notevole glamour; le gonne ad esempio si stavano accorciando rispetto al suo consueto standard ed anche gli altri capi di abbigliamento si arricchivano di particolari un po' più frivoli, insomma stava elevando il suo già alto sex appeal.
Eravamo a qualche giorno dall'anniversario del nostro matrimonio quando in azienda fu organizzata una cena fra colleghi. L'idea era stata lanciata dall'ing. Marco Astolfi, il nostro direttore padrone, per cui non si poteva non essere presenti.
Personalmente avevo insistito che fossero escluse mogli e fidanzate anche perché non avevo mai fatto conoscere a nessuno dei miei colleghi la mia dolce mogliettina ritenendo che la sua bellezza avrebbe attirato troppo l'attenzione di quella banda di “assatanati” come fra noi scherzosamente ci definivamo. L'unica eccezione era stata rappresentata proprio dall'ing. Astolfi che avevamo incontrato casualmente in un centro commerciale di città al quale ovviamente non avevo potuto evitare di presentare la mia Elisa. L'ing. Astolfi in ufficio era soprannominato “ghiaccio” per la sua refrattarietà a far trasparire qualsiasi sua emozione e per i gelidi occhi chiari che si ritrovava. Anche in quell'occasione, con un mia certa sorpresa, aveva degnato la mia coniglietta solamente di un freddo sguardo di circostanza. Lei invece era rimasta invece colpita dall'uomo, per la sua autorevolezza ed il suo fascino. L'ing. Astolfi è un cinquantenne vagamente assomigliante a Sean Connery, uno degli attori preferiti di mia moglie, ed indubbiamente può attirare l'attenzione delle donne. Quando, dopo il breve incontro, le raccontai del soprannome un po' soprappensiero ebbe a commentare:
- bé... esisterà pur qualcosa che faccia sciogliere questo ghiaccio -
Lì per lì non feci caso alla sua reazione anche se provai un vago senso di disagio per l'indifferenza che i due avevano mostrato l'uno per l'altro che non mi sembrava del tutto naturale.
La cena era stata prenotata in un raffinato ristorante fuori città ed eravamo sette maschi, nessun dipendente di genere femminile è presente in azienda, mancava solo Sergio, il consulente legale, obbligato a dare forfait per un improvviso impegno di lavoro all'estero; eravamo ancora nella hall del locale per l'aperitivo che ovviamente il discorso conviviale, riguardò subito le donne ed in maniera generica le nostre mogli o fidanzate.
Una frase diede la svolta alla serata e mi fece subito trasalire:
- la moglie di Massimo è una ragazza veramente notevole -
L'ing. Astolfi aveva buttato lì così per caso, ma in tono estremamente convinto, quest'affermazione che fece subito scattare la reazione dei miei colleghi. Innanzi tutto perché proveniva da “ghiaccio” così restio a parlare di argomenti frivoli, poi perché nel campo delle conquiste femminili per l'ufficio io ero il sig. “nessuno”, dubito che molti sapessero addirittura che ero sposato, per cui Elisa per loro era una novità assoluta e sentire quel giudizio dell'ingegnere fece divampare l'incendio.
- Massimo devi farcela conoscere –
- dobbiamo almeno vederla, non hai qualche sua foto con te? -
- è veramente bella o l'ingegnere ti sta canzonando? -
In un attimo ero diventato, tramite la mia mogliettina, il centro dell'attenzione, persino Aldo il bello, il latin-lover dell'azienda con la sua aria di superiorità mi pressava incuriosito.
Il mio ego si stava surriscaldando e cominciai a tentare di minimizzare il commento di “ghiaccio”
- bè... forse il direttore esagera, ...a me piace, l'ho sposata quindi... ...è carina... è un tipo... bellissima non so... la bellezza è una cosa soggettiva... - dentro di me però, pensando alla mia Elisa, montava un'insolita e bizzarra voglia... di mostrala a quei maschietti che non mi tenevano in tanta considerazione.
- Massimo, tagliamo la testa alle diatribe – è “ghiaccio” che ancora una volta decide per tutti – abbiamo prenotato per otto, manca Sergio ...le telefoni e se è d'accordo e senza impegni la inviti ad unirsi a noi, mi sembra anche che fra un po' sia il vostro anniversario di matrimonio, è un'occasione per festeggiarlo anche con i colleghi di lavoro -
Restai qualche secondo interdetto, pensai per un attimo alla serata del mio trentesimo compleanno, vidi per un istante i miei colleghi come un branco di lupi in attesa della mia coniglietta e mi sentii rispondere:
- posso provare a telefonarle e sentire che ne dice -
- forza allora che fra un po' cominciamo a mangiare, posso mandare a prenderla col il mio autista – è Astolfi che sembra faccia di tutto per convincermi.
La chiamai a casa.
- amore sono al ristorante, al “Tarragona” sulla collina est, dobbiamo ancora cominciare a mangiare e Sergio, il nostro avvocato, non è venuto qui insistono perché ci raggiunga anche tu, il direttore l'ingegnere Astolfi, ti ricordi che che si siamo visti tempo fa al centro commerciale, ha decantato la tua bellezza – conoscevo la mia “bestiolina” e sapevo che corde toccare per persuaderla – tutti vogliono conoscerti, Astolfi manderebbe anche una sua macchina a prenderti mentre ti prepari -
- sono appena stata a farmi i capelli per il nostro anniversario – mi risponde mielosa – ed ho anche preso un paio di vestitini per andar fuori a festeggiare... ma tu cosa dici? ...non disturbo? ...non ti metto in imbarazzo con i tuoi colleghi?.... -
- cosa stai dicendo? lo sai che per me è un piacere averti vicina, mi stuferei senz'altro di meno se ti avessi qui – la rassicurai – e poi anche tu potresti passare una ...bella serata... - lasciando un po' sospeso il senso
- ma ci sono anche altre mogli o fidanzate? -
- mmmh... no, saresti la sola donna, ma tu sei ...unica – la blandisco – era stato deciso solo colleghi, ma poi è uscita questa idea improvvisa di invitarti... è stato “ghiaccio” ha chiedermi di farti venire – sapevo di lusingarla con questa precisazione – e mi sembrava sincero... ha anche insistito...
Silenzio dall'altro capo del filo, mi sembrava di sentirla pensare
- ma... sei sicuro che non sono d'intralcio? ...il tuo direttore è d'accordo? ...e gli altri tuoi colleghi? -
- te l'ho già detto i ragazzi sono smaniosi di conoscerti e l'ingegnere ha insistito lui per invitarti, si è anche ricordato che fra un po' è il nostro anniversario ed ha detto che è l'occasione per festeggiare un po' anche con l'azienda; ...poi...c'è quel discorso... di migliorare la mia posizione in azienda ...ti ricordi che mi sollecitavi a farmi avanti con il direttore... ecco... non vorrei contrariarlo... - l'ombra di un piccolo ricatto è sempre utile anche se un po' scorretta - ...però se sei stanca... gli trovo una scusa -
- ma no... anche se fossi stanca per stare con te farei di tutto... non ti preoccupare...va bene... ho capito... se è anche per il nostro anniversario... amore... mi preparo e aspetto che venga a prendermi la macchina – finalmente la sento frizzante per la possibilità di raggiungerci.
Ritornai dai ragazzi per comunicare che Elisa ci avrebbe raggiunto.
- benissimo – rispose “ghiaccio” - telefono subito ad Shamid, il mio autista, che vada a prenderla -
Ci dirigemmo verso la sala ristorante continuando le nostre conversazioni che ora vertevano soprattutto sul lavoro, ma mi rendevo conto che l'attesa della mia decantata femmina aveva reso elettrizzante la compagnia.
Dopo un quarto d'ora cominciammo a sederci al nostro tavolo e con sollievo notai che Astolfi, nel indicarci i nostri posti aveva lasciato quello per Elisa vicino al mio un po' decentrato rispetto al suo; avevo avuto un sottile timore che volesse tenersela vicina mentre in realtà la disposizione rispecchiava la scala gerarchia d'azienda e correttamente mia moglie sarebbe stata seduta al mio fianco.
Fu dopo un'altra decina di minuti notai un lampo negli occhi di “ghiaccio” che aveva rivolto lo sguardo verso la porta d'entrata: era arrivata mia moglie.
Restai bloccato a guardarla a bocca aperta pure io; tutti gli altri vedendo noi due guardare nella stessa direzione si girarono a gustarsi l'entrata della mia femmina che più che una coniglietta sembrava una star: era stupenda. Il ticchettio dei suoi sandali con gli altissimi tacchi a spillo scandì il ritmo della sua entrata in scena. Notai che aveva indossato le velate sexy calze autoreggenti, acquistate recentemente, con il filo sul retro che le segnava ed esaltava la perfezione delle sue splendide gambe, l'aderente abito azzurro le fasciava perfettamente le morbide curve fino al ginocchio mentre verso l'alto un'abbondante scollatura le innalzava il seno messo in bella mostra anche dal fatto che le spalle erano completamente scoperte, la stoffa era probabilmente sostenuta da un'elastica cucitura sulla schiena, anch'essa lasciata scoperta, che le stringeva le tette esaltandone la perfetta forma; un'elegante e trasparente sciarpa di un azzurro più chiaro del vestito le avvolgeva le spalle ed il decoltè non nascondendo niente della sua bellezza, ma donandole un tocco di raffinato glamour; al collo aveva la splendida collana composta dalle grosse e brillanti perle di Majorca che le avevo recentemente regalato che sottolineavano il suo delizioso visino avvolto da una nuova splendida corta acconciatura, sapientemente spettinata, che esaltava il caldo color biondo oro dei suoi capelli.
Il suo preponderante istinto femminile percepì subito lo stupore ammirativo che la visione della sua figura aveva suscitato e, nel silenzio rotto solo dal rumore degli otto sguardi maschili che la percorrevano, ci regalò un radioso sorriso ponendosi al mio fianco.
Si piegò a donarmi un bacio sulla guancia:
- ciao amore... - mi salutò dolcemente e senza alcun imbarazzo – sono troppo in ritardo? - chiese rivolgendosi alla tavolata sempre in attonita ammirazione.
- signora direi che ognuno dei presenti sembra disposto a perdonarle qualsiasi cosa – era sempre l'ingegnere che prendeva in mano la situazione – comunque non è assolutamente in ritardo, si è solo persa l'aperitivo che provvedo subito ad ordinarle mentre suo marito le presenta i colleghi che non conosce -
Fu come un segnale di uno starter, tutto il gruppo si alzò e le si fece premurosamente attorno allungando le mani per le presentazioni mentre io facevo fatica nel snocciolarle i nomi a tenere il ritmo delle strette di mano:
- Aldo, Stefano, Maurizio, Claudio, Riccardo, l'ingegnere Astolfi lo conosci già, manca solo Sergio, il nostro avvocato, che è all'estero per un incarico -
- piacere ...molto lieta ...– la mia coniglietta sorrideva deliziosamente a tutti e mi stava facendo fare un figurone – grazie... è troppo gentile... - rispondeva ai complimenti che già cominciavano a fioccare.
Sorseggiò l'aperitivo che le era stato portato e subito dopo Astolfi fece segno ai camerieri che si poteva cominciare a mangiare.
La cena si svolse in una calda ed amichevole atmosfera: la mia Elisa era coccolata e vezzeggiata; tutti facevano a gara per metterla a suo agio, i complimenti si sprecavano, tutti, ognuno a suo modo e secondo il suo carattere, la stavano lievemente corteggiando rendendola intimamente euforica e gratificando la sua femminilità anche se lei, ogni tanto, non mancava di ammiccare verso di me per rassicurarmi.
- che vi avevo detto – anche Astolfi rivolgendosi ai dipendenti non rinunciava a lusingarla – la signora è veramente splendida, raffinata e molto glamour , questa sera poi – guardandola con i suoi occhi magnetici – mi sembra in una forma più radiosa del solito; siamo prossimi a qualche ricorrenza particolare? - le chiede con una punta di evidente ironia
- bè... - risponde Elisa abbassando timidamente gli occhi di fronte a quello sguardo di ghiaccio – fra qualche giorno festeggeremo l'anniversario di matrimonio ed ho voluto non far fare brutta figura al vostro disegnatore pubblicitario – accennando con lo sguardo a me – oltre naturalmente a fargli un “regalo “ perché spesso mi dice che non curo abbastanza il mio aspetto – lanciandomi uno sguardo malizioso nel pronunciare la parola regalo
La reazione dei colleghi fu immediata:
- se dici questo Massimo sei proprio fuori di testa – fu la battuta più leggera, di Riccardo il più introverso del gruppo
- piuttosto – mi rimproverò Aldo – dobbiamo arrabbiarci con te che ci hai sempre tenuto nascosto questo splendido tesoro che avevi in casa, ed immagino Signora che, per una più che giustificata gelosia dovuta alla sua bellezza non certo ai suoi comportamenti – rivolgendosi a lei - la terrà sempre segregata fra le vostre mura domestiche per paura di mostrala in giro, vero Elisa? -
- eeeh... direi proprio di no – risponde prontamente sorridendogli soavemente – mio marito non è assolutamente antiquato come prospetta lei, pur avendo la massima cura di me mi concede tutta la sua fiducia lasciandomi assolutamente libera ed indipendente, ed è anche orgoglioso quando tento di farmi un po' bella, figuratevi che lui, esagerando un po', mi dice che sono la sua coniglietta, come quelle di Play Boy, e lo sento soddisfatto quando può, per così dire, esibirmi al suo fianco – l'occhiata ed il malizioso sorriso che mi rivolge quando pronuncia la parola “esibirmi” è evidente soprattutto per noi due.
Insomma la serata scorre in un'atmosfera piacevole e rilassata.
Il mio istinto mi avvertiva però che sotto le placide acque di superficie le correnti energetiche erano impetuose. Sentivo chiaramente i rumori del branco di lupi in caccia. La loro affabilità e gentilezza facevano parte della tattica dell'agguato e tendevano a farla rilassare per far allentare le naturali difese della magnifica preda che avevano puntato. Avvertivo inequivocabilmente i segnali di tutto ciò: li sguardi che le lanciavano accarezzando con gli occhi le sue curve esposte, la sciarpa trasparente era stata da tempo abbandonata sullo schienale della sedia e la generosa scollatura esponeva abbondantemente le sode, ma burrose poppe; i sorrisi zuccherosi che la circondavano si univano ai complimenti sempre un po' più audaci che le venivano rivolti ed ai quali non sempre riusciva a rispondere adeguatamente; le fugaci occhiate che qualcuno mi lanciava per tastare le mie reazioni ed intenzioni mi avvertivano che la famelica bramosia maschile era in piena azione. La mia coniglietta era un bocconcino troppo appetitoso per non essere vista come un bottino da tentare di conquistare, come un tesoro da cogliere a qualsiasi costo; chi mi spaventava di più era però il capo branco perché sapevo che con lui lei era ancor più priva di difesa per la sua autorevolezza e perché, non potevo nasconderlo a me stesso anche se lei mai lo avrebbe apertamente ammesso, la intrigava o più semplicemente le piaceva. Lei sembrava ingenuamente non accorgersi della tensione libidinosa puntata su di lei che l'avvolgeva e la vezzeggiava con un preciso torbido scopo.
Tutto dipendeva ovviamente anche dal mio comportamento, dalla mia eventuale reazione ad un, più o meno manifesto, assalto alla sua verecondia. Mi sentivo però nuovamente pervaso dal perverso sentimento, nato in occasione del mio trentesimo compleanno, di metterla in difficoltà esibendola ed offrendola agli altri maschi; lo spirito del branco maschile mi stava catturando e sopprimeva la mia parte più razionale; la mia coniglietta era troppo sexy quella sera, faceva bollire il sangue al solo guardarla sorridere; i lupi sembravano percepire le mie sensazioni e mi lanciavano muti segnali per richiedere la mia solidarietà e i miei bassi istinti premevano prepotentemente.
Ad indicare la strada, a dare la svolta, ad aprire la caccia fu, come sempre accade, il capobranco.
Eravamo ormai alla fine del pasto che lanciò la sua proposta:
- per concludere la cena vi offro uno champagne e poi per chiudere in bellezza la serata proporrei di andare a rilassarsi – usò proprio tale termine forse subdolamente per irretire ancor più - in un locale qui vicino, raffinato e riservato di un amico, dove possiamo ascoltare un po' di musica dal vivo e, se alla signora piace, si può anche ballare e mi sembra che stasera i cavalieri non dovrebbero mancarle; che ne dite? -
Elisa mi guardò supplicandomi con gli occhi, sapevo che il ballo era una sua passione che io spesso non riuscivo a soddisfare. Le sorrisi annuendole sussurrandole però:
– mi raccomando vai piano con lo champagne che non vorrei vederti troppo frizzante -
- non dirmi che sei geloso – mi ribatté anche lei a mezza voce
- però il vestito di Elisa – e qui “ghiaccio” la chiamò per la prima volta per nome posando la prima trappola della caccia – non mi sembra adatto al ballo, in quanto troppo lungo ed aderente -
Negli occhi di Elisa passò un velo di delusione in quanto quanto affermato dall'ingegnere era effettivamente vero. Non so se anche lui lo colse di certo continuò:
- si può comunque sempre rimediare in qualche modo – armando la tagliola della trappola
- in che modo? - era Stefano che lo chiedeva
- a bé... a questo non può pensarci che il marito... - il capobranco ormai conduceva la battuta - è lui il creativo dell'azienda, io posso solo dargli uno spunto: forbici -
Sentii il cuore accelerare i battiti anche perché tutti, Elisa compresa, aspettavano la mia risposta. Un attimo e la decisione fu presa d'istinto. Feci un segno al cameriera di portarmi delle forbici taglienti che ebbi un attimo dopo sul tavolo.
Presi per mano Elisa e la feci alzare in piedi davanti a me prendendo in mano le forbici e facendole teatralmente schioccare guardandola per sondare le reazioni del suo bellissimo viso. Ci sorridemmo. Elisa mi sussurrò un assai poco convinto
- non penserai davvero di tagliarlo? -
Feci schioccare ancora le lame e le posai una mano su di un fianco avvicinandola
- Hai della gambe stupende, non vedo perché tu le debba tenere nascoste -
Sollevai un lembo della gonna inferendo un primo piccolissimo taglio sulla stoffa. La sentì tendersi e accentuare la sua respirazione.
- attento amore che sotto non ho delle mutandine normali -
La guardai interrogativo.
- ho messo un tanga molto sexy e ridottissimo, in pratica è un triangolo di pizzo semitrasparente che copre a malapena il pube sostenuto solo da dei fili elastici allacciati a semplice fiocchetto sui fianchi, dietro ho solo un filo di seta fra i glutei, ...insomma ...ho il culo nudo -
- ma... - cercai di chiederle
- amore... è per il nostro anniversario... l'ho messo solo per te... con l'intenzione di farti un regalo... non avevo previsto questa situazione -
La guardai ancora negli occhi: sprizzavano allegria e mi sorrise dolcemente come per scusarsi.
Ripresi il taglio con colpi decisi. Sentivo li sguardi incuriositi degli altri, ma continuai imperterrito. Non vedevo la lunghezza ma sentivo le sue gambe scoprirsi. Terminai l’opera e pensai di aver forse esagerato. Guardavo compiaciuto la bellezza delle gambe della mia coniglietta e mi scoprivo sempre più eccitato dalla docile sottomissione che Elisa stava dimostrando. Il vestito era diventato ora una ridottissima minigonna e le sue gambe erano uno spettacolo; l'accorciatura del vestito mostrava il bordo superiore delle calze, ricamato a finissimi arabeschi, e lasciava scoperti alcuni centimetri di coscia nuda che la gonna non riusciva a coprire; per di più con il bordo inferiore sfilacciato e non perfettamente orizzontale (non sono un gran sarto) sul davanti l'effetto era ancora accettabile, ma dietro era al limite della decenza: sospettavo che se avesse un po' piegato il busto in avanti avrebbe scoperto l'inizio della curvatura delle natiche. Inoltre la riga nera delle calze, oltre ad accentuare l’armonia delle sue bellissime gambe, portava lo sguardo ad indirizzare l'attenzione proprio lì.
Era sexy da togliere il fiato, era ancor meglio delle vere conigliette di Play Boy, i miei colleghi se la stavano divorando con gli occhi, persino le pupille dell'ingegnere era dilatate più del normale i camerieri maschi presenti nel ristorante faticavano a mantenere un atteggiamento professionale distaccato distratti com'erano dalla visione che la splendida femmina offriva anche a loro. Come di consueto quando era in eccitazione il respiro di Elisa aumentava il ritmo e la generosa scollatura esaltava l'alzarsi ed abbassarsi delle sue poppe. Per vincere il montante imbarazzo raccolse la sciarpa e la appoggiò sulla nuca lasciandola scendere lungo il corpo nell'ingenuo tentativo di coprirsi almeno un po'. Tutti erano in piedi per uscire, ma nessuno si muoveva, erano tutti in muta contemplazione del sinuoso corpo messo in mostra dal vestito ridotto alle minime dimensioni indispensabili per non essere un attentato al pudore.
- ingegnere possiamo avviarci – esclamai per uscire dalla situazione di stallo.
- ok – mi rispose “ghiaccio” - con le vostre macchine seguitemi che faccio strada con la mia -
Salimmo nella nostra macchina e lei non riuscì a trattenere l’orlo della gonna che le scoprì le cosce nude ben sopra il pizzo delle calze esponendosi al mio sguardo indiscreto.
- questa sera si bellissima, più sexy del tuo solito, ...faresti rizzare il cazzo ad un morto -
- non essere volgare – mi rimproverò fingendosi imbronciata
Ci sorridemmo.
- dici davvero? - mi chiese con fare civettuolo
- non hai visto come ti mangiano con gli occhi i miei colleghi? persino “ghiaccio” sembra sciogliersi – le ribattei
Guardò davanti a sé senza rispondermi, ma il suo viso si illuminò di un sorriso di compiaciuta soddisfazione e, con ognuno perso nei suoi pensieri, arrivammo al locale scelto dall'ingegnere.
Sulla via non vi era alcuna insegna che ne rivelasse la presenza, ma nell'entrare ci accorgemmo subito di essere in un ambiente di classe; la sala non era molto grande, ma l'arredamento era molto curato, al centro vi era una pedana ellittica per ballare sopraelevata rispetto a tutte le poltroncine poste a raggiera attorno ad essa per permettere a chi era seduto di osservare dal basso chi danzava; un malizioso espediente per permettere ai clienti di gustare oltre alle melodie diffuse da una piccola orchestra di quattro elementi posta ai margini del locale, la visione delle gambe delle ragazze presenti, quasi tutte in minigonna, che ballavano come su di un palco; l'effetto era accentuato dall'impianto luce che lasciava in una semioscurità le poltroncine, ma con dei mobili faretti che con dei fasci di luce ad occhio di bue in lenti movimenti esploravano l'ovale della pedana illuminando i ballerini.
Astolfi ci presentò il proprietario, suo vecchio amico dai tempi dell'università, e ci fece accomodare in una zona a noi riservata proprio al bordo della pedana vicino ad uno dei fuochi dell'ellisse. Mentre “ghiaccio” ordinava ancora delle bottiglie di champagne la nostra allegra compagnia si accomodò. Inutile dire che Elisa venne lasciata in posizione centrale rispetto alla disposizione del gruppo dei maschi che continuavano a riversare su di lei, più o meno discretamente, complimenti, facezie ed gentilezze varie cercando ognuno di mettersi favorevolmente in mostra ai suoi occhi. La mia mogliettina cercava di trattenere verso il basso l'orlo del vestito e stringeva le gambe per non dare eccessivo spettacolo, ma pur lasciando trapelare una leggera ansia per essere al centro dell'attenzione si dimostrava allegra e spigliata; notavo solo un certo suo leggero imbarazzo quando era soggetta ai profondi sguardi dei gelidi occhi del nostro direttore. Due graziose cameriere in una corta divisa coperta da un delicato e minuscolo grembiulino ci portarono un paio di bottiglie di champagne e ci versarono da bere; per un attimo gli sguardi maschili lasciarono la mia Elisa ed accarezzarono le lunghe e generosamente scoperte gambe delle due ragazze che si allontanavano. Subito dopo mentre si sorseggiava il cerchio dell'attenzione del branco si strinse ancora attorno alla nostra preda. L'orchestrina diffondeva degli allegri ritmi ballabili e fu naturale che Stefano, Maurizio e Claudio invitassero la mia coniglietta a seguirli sulla pista
- sai che vado pazza per il ballo – mi disse sorridendomi - e mio marito non mi porta quasi mai – rivolgendosi ai suoi cavalieri – oggi posso scatenarmi – continuò forse non accorgendosi che andava ad infilarsi da sola nelle fauci dei lupi.
Salita sulla pedana inizio a danzare fra i suoi tre accompagnatori regalando a noi seduti ad un livello più basso lo spettacolo del muoversi sinuoso del suo corpo e l'esibizione delle sue armoniche gambe esaltate dalle raffinate autoreggenti e scoperte fin al limite della decenza: sul retro poi il movimento dei fianchi, l'esiguità del vestitino, i tacchi a spillo che elevavano il sedere, la posizione sopraeleva permettevano di osservare occasionalmente le nude cosce sopra il bordo delle calze fin quasi all'inizio della curvatura delle natiche. Sentivo risalire dentro di me vampate di eccitazione e notavo che Astolfi, Aldo e Riccardo avevano lo sguardo indirizzato proprio lì incollato al delizioso culetto di mia moglie che sembrava volersi mostrare. Dopo diversi giri di danza i musicisti si concessero una breve pausa ed i ballerini ritornarono a sedersi.
Elisa era stanca ma frizzante come non mai, effetto forse un po' anche dell'alcol bevuto, e si gustava l'ammirazione maschile che la stava avvolgendo e la stringeva come in una rete sempre più.
La musica riprese con un romantico lento. La mogliettina mi indirizzò un dolce sorriso che era un chiaro invito a portarla in pedana. Non persi l'occasione, la presi per mano e lei mi seguì raggiante sulla pedana non rendendosi conto che anch'io facevo il gioco del gruppo dei maschi che la volevano esibita.
La strinsi dolcemente a me ponendole le mani sui fianchi mentre le sue braccia mi cinsero il collo e, alzandosi per farlo, sollevarono sul retro un po' di più il bordo sfilacciato del vestitino aumentando leggermente lo spettacolo che offrivano le sue dolci rotondità posteriori. Al ritmo lento della musica, mentre lei si appoggiava languidamente al mio petto, senza che se ne accorgesse la portai all'estremità della pedana proprio davanti al nostro gruppo. Impostai la danza in modo che le desse sempre la schiena al branco ed osservai i famelici sguardi che i colleghi, dall'ingegnere al timido Riccardo, percorrevano le sue curve. Le appoggiai le labbra all'orecchio, come per sussurrarle qualcosa, iniziando invece a baciarle delicatamente il lobo strappandole un mugolio di piacere; le mie mani la strinsero ancor più i fianchi e con movimenti impercettibili iniziai a farle risalire sul retro il bordo della minigonna che avevo creato con le forbici. L'attenzione del branco in basso divenne spasmodica mentre le perfette rotondità posteriori della mia coniglietta si stavano lentamente scoprendo.
- amore cosa stai facendo? – mi chiese in un sospiro un po' allarmato
Non le risposi e continuai la mia spregiudicata lenta operazione.
- ti ricordi che sotto ho solo quel minuscolo tanga sul davanti? qui è buio, ma il fascio di luce del faretto che continua a girare casualmente potrebbe illuminarmi e dal basso poi mi potrebbero vedere il sedere che oltre il vestito non ha nessuna copertura che lo protegge – continuò con un sussurro, ma restava abbandonata a me senza opporre alcuna resistenza al risalire del vestito, anzi continuava ad ancheggiare sensualmente al ritmo della musica, quasi ad esaltare l'esibizione che offriva.
- amore – le sussurrai a mia volta – il tuo sedere sembra disegnato da Giotto, è una meraviglia che ...deve assere ammirata ….come un'opera d'arte – la sentii fremere di vanità
- si, ...però mi vergogno ...un po' – replicò, ma il tono era assai poco convinto – tu riesci a farmi fare cose... -
La musica stava finendo e nel rimetterci a sedere notai che Astolfi sembrava dare indicazioni al suo amico gestore.
- Elisa siete fantastica – era Astolfi che commentava – dovreste entrare nel mondo dello spettacolo, avete tutti i ...numeri... per sfondare – sottolineando con un ghigno scaltro “numeri”
Elisa arrossì leggermente, ma si vendeva chiaramente che era lusingata.
L'orchestrina riprese subito con un altro brano ed Aldo mi chiese:
- Massimo tu permetti vero che facciamo ballare anche noi la tua affascinante consorte? -
Elisa mi lanciò uno sguardo interrogativo, ma non mi sembrò dispiaciuta della proposta.
- beè... certo – risposi con un attimo di esitazione – è l'unica donna... e poi a lei piace tantissimo ballare -
Mentre Aldo prendeva a braccetto la mia mogliettina conducendola sulla pista sentii “ghiaccio” rivolgersi a mezza voce a Stefano:
- sono convinto che adesso sarà ancora più eccitante -
Guardai verso la pista. Aldo l'aveva portata proprio davanti a noi come avevo fatto io e le stava sussurrando qualcosa all’orecchio. Elisa dapprima scosse il capo poi si lasciò stringere più saldamente. Mentre ballava la abbracciava e sicuramente poteva accorgersi che era praticamente nuda sotto l’abito. Le pose la mani sulle anche imitandomi. Sentii il mio sesso irrigidirsi per quello che stava succedendo. Mentre ballavano ad ritmo della musica occasionalmente, ma con movimenti più decisi dei miei le faceva risalire la gonna mentre il fascio di luce, pur muovendosi continuamente non mi sembrò illuminare casualmente la pista, continuava ripetutamente a soffermarsi più a lungo sulla mia coniglietta; evidentemente il tecnico delle luci aveva avuto precise indicazioni dal gestore del locale. Il bordo del vestito si era alzato ora ben oltre il limite della decenza scoprendo completamente il nudo sedere di mia moglie, coperto solo dal sottile filo di seta che si intravedeva fra il solco dei glutei e svelando alla platea in basso l'eterea consistenza del suo candido tanga allacciato con i vezzosi laccetti sui fianchi. Elisa non mostrava alcun segno di ribellione e continuava a muoversi al ritmo della musica, come rapita dalla danza. La sua disponibilità era incredibile e mi attizzava sempre più.
Il branco stava cominciando ad azzannare la sua preda.
Mentre la musica stava finendo Stefano, facendo un cenno di assenso, si portò in pista e si mise a fianco di Aldo e, dopo che Elisa si era un ricomposta, la prese per mano assicurandosi così il prossimo giro. L'orchestrina continuò con pezzi facilmente ballabili e Stefano, sempre davanti a noi ebbe anche lui l'opportunità di continuare, mantenendo Elisa davanti a noi, quel giochino al rialzo del vestito che mandava in solluchero la sua platea. Fu solo un po' più discreto di Aldo alzandole la gonna solo sul retro mostrandoci quindi solo la nudità dei glutei, in compenso con un ritmo più elevato la fece roteare più volte per farcela ammirare nella sua interezza. Seguirono poi Maurizio e Claudio che ebbero così il piacere anche loro di farla spregiudicatamente ballare seguitando il gioco erotico del rialzo della gonna; Claudio addirittura ebbe la sfrontatezza di appoggiarle le mani sotto il vestito, sui fianchi all'altezza dei laccetti del tanga, mimando scherzosamente verso di noi il gesto di sfilarle l'esiguo capo intimo.
Finalmente seguì un'altra pausa dei musici e la mia mogliettina poté ricomporsi e ritornare fra noi a riposarsi un po' mentre un leggero applauso da parte dei miei colleghi rimasti seduti l'accoglieva.
- certo che voi ragazzi siete un po' ...bricconcelli – ansimando dalla fatica del tour de force della danza – mi avete fatto sentire un po' ...scostumata, anche se a cominciare è stato il mio Massimo, … e vi eravate lamentati al ristorante che fosse troppo geloso, che mi tenesse nascosta … alla faccia del ...nascosto - ridendo
Mi si accoccolò accanto e mentre sorseggiava dal suo bicchiere mi sospirò nell'orecchio:
- amore guarda che sono solo tua, so che ti piace esibirmi e, come l'altra volta al bar per il tuo trentesimo compleanno, questo è un mio regalo per il nostro anniversario -
- più che una coniglietta – le risposi – ora mi sembri una gatta, ...spero proprio che tu non sia in calore ...se no qui sono guai con questi ...bricconcelli... -
- dai stupido, cosa dici – dandomi un buffetto sulla mano.
Aldo e Stefano, i due più brillanti della compagnia, iniziarono ad intrattenerla con una gara di storielle e barzellette, a cui incredibilmente si aggiunse anche “ghiaccio” rivelando il lato divertente del suo carattere sempre tenuto invisibile in azienda. Elisa seguiva divertita la tenzone anche perché l'avevano nominata giudice per la scelta del miglior affabulatore. Mentre la sua attenzione era catturata vidi che Maurizio, strizzandomi l'occhio, si era furtivamente posto dietro di lei con delle forbicine da manicure. Elisa era piegata in avanti ad ascoltare ed esponeva così la schiena a Maurizio che, senza farsi notare da lei, cominciò a tagliuzzare i fili dell'elastica cucitura che le sosteneva il vestitino. Capii subito che quella era l'ennesima tagliola del branco, ma ormai con l'accorciamento del vestito e l'esposizione del suo fondo schiena durante il ballo l'avevo ormai consegnata nelle loro mani, l'importante era riuscire a tenere la situazione sotto controllo per fermali prima che me la sbranassero completamente. Dopo un lungo lavorio Maurizio riprese il suo posto mentre il vestito sembrava non aver risentito del suo tagliuzzamento: o non era riuscito ad incidere bene con le forbicine o si era limitato ad un azione di logoramento della cordicella.
Al termine della gara Elisa decretò vincitore l'ingegnere e non capii bene se per piaggeria, per far piacere a me che dovevo ingraziarmi il direttore o se effettivamente aveva trovato “ghiaccio” più divertente degli altri, cosa non certo inverosimile perché il direttore si era dimostrato estremamente divertente.
- allora se ho vinto – dichiarò soddisfatto l'ingegnere – cara mia deve dedicare un ballo anche a me – le vidi le guance imporporarsi leggermente – e dato che sono di origini greche la invito ad un sirtaki che adesso richiediamo all'orchestra e spero che anche qualcuno dei miei dipendenti possa unirsi a noi – la prese per mano e seguiti da Aldo, Claudio, Riccardo e Stefano si portarono sulla pedana.
L'orchestra attaccò il ritmato pezzo greco ed Elisa fu messa al centro della catena dei cinque ballerini, tenuta per mano da Astolfi e da Stefano, iniziarono la danza. Il tecnico aveva provveduto ad illuminare a giorno la pedana di ballo dove si stavano esibendo solamente i la mia mogliettina ed i quattro suoi cavalieri. Capii subito che era stata intrappolata ben bene, le mani maschile le tenevano impegnate le braccia mantenendole bene alzate come prescriveva la danza ed il ritmo sincopato sempre più accelerato previsto dal sirtaki avrebbe probabilmente lacerato definitivamente la cucitura del vestitino facendolo cadere ed impedendole di sostenerlo con le mani. Dopo un po' infatti, come previsto, la cucitura si frantumò, la stoffa perse la sua aderenza alle morbide curve femminili, il vestito scivolò verso il basso esponendo al vento le esuberanti poppe di Elisa
- oddio! - la sentii gridare mentre sbiancava in viso – mi sta cadendo il vestito -
Rossa in viso per la vergogna riuscì per a liberarsi della stretta delle due mani maschili e afferrò il vestito prima che cadesse a terra e la lasciasse completamente spogliata sotto l'intensa luce dei riflettori. Qualche imbecille fra il pubblico accennò pure un applauso mentre lei imbarazzatissima si ricopriva il seno come meglio poteva riportando il vestito alla sua posizione originaria, ovviamente non avendo più la cucitura doveva sostenerselo sul busto con le mani mentre cercava di sbirciare dietro le condizioni della cucitura di sostegno.
Subito mi precipitai sulla pedana per esserle al fianco, seguito da tutti i miei colleghi. Elisa si ritrovò quindi circondata da tutto il gruppo, con il vestito che doveva essere sostenuto manualmente, in una situazione di estremo impaccio.
- Santo cielo Massimo – mi si rivolse guardandomi con occhi da cerbiatta impaurita - adesso come faccio? ….guarda se puoi fare qualcosa ...dietro – indicandomi la cucitura sul retro.
Fui però preceduto da Astolfi e da Victor il gestore del locale che ispezionarono le condizioni del vestitino.
- purtroppo è troppo lacerato il filo elastico – sentenziò Victor
- Massimo ti prego andiamo a casa – mi supplicò Elisa
- ma no non mi sembra necessario – afferma Astolfi – tua moglie non ha anche lavorato come sarta? - chiese a Victor
- si in effetti forse lei saprebbe sistemarlo a dovere – risponse
- Victor e la moglie hanno l'appartamento qui sopra il locale e si può raggiungerlo dall'interno – spiegò l'ingegnere – se lei Massimo porta di sopra il vestito da Enrica, la moglie di Victor, in due minuti lo sistema e potete poi continuare a stare con noi -
- si ma... io intanto come faccio, oltre al vestito non ho quasi niente addosso – chiese ansiosa Elisa
Astolfi la guardò con il suo sguardo di ghiaccio mentre le accarezzava dolcemente una spalla per rassicurala – guardi signora possiamo farci prestare un grembiulino delle cameriere da coprirla intanto che Enrica in un attimo le rimette a posto il suo vestito, secondo me sarà coperta abbastanza, voi che ne dite ragazzi? - rivolgendosi al branco – possiamo vedere no? -
Era evidente la maliziosità e l'audacia della proposta, ma Elisa era soggiogata dallo sguardo del capobranco, sentiva l'alito dei lupi addosso, ma nello stesso tempo l'adrenalina per una ulteriore esibizione la eccitava, la sua vanità femminile sta prendendo il sopravvento sul suo naturale pudore, era indecisa, e mi rivolse uno sguardo supplice per un'indicazione da me:
- amore tu che ne dici? non vorrei rovinarti...rovinarvi... la serata per un banale incidente al mio vestito – sembra una gazzella che sta per essere data in pasto ai leoni, il suo mettersi completamente nelle mie mani, pur avendo capito che sto anch'io facendo il gioco del gruppo, mi eccitava enormemente, sapevo che la stavo buttando nel baratro, ma volevo giocare anch'io con la sua eccezionale carica erotica che traspariva da ogni su gesto o atteggiamento.
Victor ci aveva intanto raggiunti al centro della pista, sempre illuminata e sotto gli occhi di tutti i clienti presenti nel locale, tenendo in mano uno degli immacolati piccoli grembiuli delle cameriere.
- ma direi che l'idea del grembiulino come abito provvisorio, intanto che la signora Enrica ti ripara il vestito, può andar bene – allungai la mano per ricevere l'indumento da Victor – puoi comunque provarlo per vedere se ti copre abbastanza – invitai Victor a farglielo indossare
La mia cerbiatta era ancora una volta in gabbia, mi guardava con i suoi occhioni senza aver il coraggio di contrastarmi.
Elisa sorrise quasi forzatamente e lasciò che Victor le annodasse alla sua vita i fili del grembiulino e portasse poi la pettorina intorno al suo collo. Con sguardo perso rimase al centro del gruppo dei maschi in attesa con il grembiulino ed il vestito sotto trattenuto dalle sue braccia che se lo stringevano al corpo.
Il capo branco come al solito si incaricò di spingerla verso la sua predestinata sorte; la guardò suadente negli occhi e:
- Elisa se vogliamo riparare il vestito deve lasciarlo, così possiamo accertare anche se il grembiulino la copre a sufficienza -
Si piegò poi davanti a lei afferrando il bordo inferiore del vestito; mentre tutti gli occhi maschili la osservavano famelici Elisa abbassò per pudore lo sguardo e si strinse ancor più la stoffa addosso.
- Elisa lo deve lasciare – ripeté Astolfi
Le sorrise e le sfilò l’abito dai piedi . Il sedere nudo risaltava ancora di più ed i laccetti del tanga risaltavano dai lati del grembiulino che le copriva mezza coscia, le tette erano coperte solo dalla pettorina del grembiulino, ma in modo tale che guardandola di lato restavano ben in vista.
- come cameriera sexy sarebbe perfetta – commentò mentre la attirava dolcemente a sé per permettere a Victor di raccogliere il vestitino rimasto a terra. Elisa tremava mi guardò abbassando gli occhi, era impotente nelle sue mani. Ora indossava solo il grembiule da cameriera che le copriva il suo sesso ma saliva con la pettorina sulle tette. La invitò a fare una breve sfilata lungo l'asse lungo della pedana passando fra un'ala di maschi compiaciuti. Elisa iniziò a camminare. Astolfi la invitò a camminare mettendo un piede davanti all’altro. Così facendo finì con sculettare in modo erotico. Ad ogni passo la pettorina del grembiulino oscillava come una tendina scoprendo i capezzoli e il resto oscillava mettendo ben in mostra il suo sesso coperto solo dal candido triangolino del tanga, il culo dietro era in completamente in esposizione: donava alla sala uno spettacolo eccitante e perverso. Come estetista aveva sempre avuto una particolare cura del suo magnifico corpo, odiava ad esempio i segni bianchi nell'abbronzatura lasciati dalla presenza del costume e quindi, nel suo centro estetico si sottoponeva regolarmente a delle lampade integrali; il risultato era sotto gli occhi di tutti un esaltante corpo femminile di un color ambrato ed uniforme in ogni suo punto che la rendeva una gioia per gli occhi.
- direi che così può andar bene, voi che ne dite? Massimo ti sembra sia abbastanza coperta – la sua domanda sembrava quasi una presa in giro ed io, con il il cuore in gola, non riuscii a rispondere
- Elisa è elegante e splendida con qualsiasi abbigliamento, ma così è una gioia per gli occhi – commentò sincero Aldo – sei un po' succinta, è vero, ma sei fra amici, non devi sentirti imbarazzata, e poi fra qualche minuto ti riporteranno il tuo vestito aggiustato -
- ma dietro sono completamente nuda – tentò di protestare la mia cerbiatta
- si, però il tuo posteriore è una visione artistica che sarebbe sacrilego nascondere ...e poi prima ballando non hai nascosto niente di più lasciando che ti fosse scoperto e mostrato a tutta la sala – la azzittì Astolfi
-venga che andiamo di sopra da mia moglie – mi invitò Victor accennando al vestitino che teneva in mano
Elisa mi si avvicinò con una breve corsa sui sui alti tacchi facendo oscillare notevolmente il grembiulino ed esibendo così ancor di più il suo magnifico corpo, mi prese per un braccio e mi supplicò:
- amore ti prego non lasciarmi per tanto tempo qui da sola, cerca di tornare subito, mi sento come una coniglietta in mezzo ad un branco di lupi che sta per essere sbranata – la metafora non poteva essere di certo più azzeccata
- stai tranquilla cerco di farti sistemare il vestito nel più breve tempo possibile – tentai di calmarla – qui non aver paura loro si divertono solo a guardarti, al massimo vorranno fare qualche piccolo gioco di società – mi guardò poco convinta.
Dovetti seguire Victor al piano di sopra mentre il cerchio dei lupi si stringeva attorno alla mia cerbiatta.
Victor mi portò nel suo appartamento e mi presentò sua moglie spiegandole la situazione. Porsi alla signora il vestito e lei lo esaminò attentamente studiandone la forma.
- è la cucitura elastica sul retro la chiave della sua vestibilità – sentenziò – e qui è proprio rovinata, oltretutto è di un filamento particolare che non ho qui con me; potrei comunque tentare di rimediare mediante l'applicazione di una serie di strisce di molto sottili di feltro, invisibili a lavoro compiuto che potrebbero sopperire all'elasticità del filamento rotto; non è un lavoro di due minuti però -
- quanto le ci vorrà? - chiesi un po' in ansia per Elisa – sa mia moglie è giù di sotto ed immagino sia un po' a disagio -
- bè... guardi.... cercherò di fare più in fretta possibile, ma una mezz'oretta mi ci vorrà sicuramente -
- lei resti qui a controllare – è Victor che mi parlava – io scendo giù a controllare la situazione e, considerata l'ora, faccio in modo che gli altri clienti se ne vadano così restate solo voi dell'Azienda di Marco così sua moglie potrà essere in minor imbarazzo -
- la ringrazio – gli risposi mentre si allontanava e restai con la signora Enrica sperando che la mia presenza accelerasse il suo lavoro per permettermi di restituire ad Elisa il vestito il prima possibile. Purtroppo a causa della difficoltà e complessità della ricostruzione della cucitura elastica, come la moglie di Victor mi spiegava dettagliatamente mentre si impegnava notevolmente per raggiungere il mio medesimo scopo avendo capito la situazione, il lavoro di ago e filo si protraeva notevolmente; erano già trascorsi quarantacinque minuti ed ancora non vedevo la fine quando ci raggiunse Victor. Lo interrogai con gli occhi:
- non si preoccupi Sig. Massimo - cercò di tranquillizzarmi intuendo la mia in apprensione – giù ormai ci siete solo voi e l'orchestrina, tutti si stanno divertendo ...compresa sua moglie ...non mi sembra a disagio anzi...è simpatica e ...disponibile ...ha preso l'incidente del vestito con filosofia e condivide l'allegria generale senza alcuna remora; - fece una pausa quasi riflettendo su come proseguire nel discorso – lei Massimo ha una moglie fantastica ...oltre che bellissima ed affascinante ...ha qualche cosa in più... lei emana una carica erotica eccezionale, quasi palpabile ...ho visto poche donne conturbanti come lei... e...poi ...si vede chiaramente che le piace essere ammirata, essere guardata ...insomma esibirsi... è nella profonda natura femminile di ogni donna avere la vanità, il desiderio di essere concupita dai maschi... poi lei lo saprà molto meglio di me anche se io ho una particolare capacità per queste cose...sa ogni tanto nel mio locale devo organizzare degli intrattenimenti per la mia clientela o anche su ordinazione di gruppi aziendali o simili, ho un paio di coreografi che mi lavorano a contratto per questo – ascoltavo in silenzio il discorso che mi faceva cercando di capire dove volesse andare a parare perché avevo intuito avesse uno scopo preciso – delle esibizioni glamour, degli show molto eleganti... niente di volgare intendiamoci... e questa sera vedendo la sua Elisa ho pensato che lei sarebbe estremamente adatta a questo genere di cose...cameriera sexy, ...lap dance, ...spogliarellista... , ripeto tutto molto serio e professionale ...non pensi male ...penso che per sua moglie sarebbe un'emozione unica esibirsi ed essere ammirata da un pubblico -
- non credo proprio – riuscii a rispondere allibito da quanto propostomi – lei non la conosce -
- guardi in tanto che mia moglie finisce il lavoro scenda giù a dare un'occhiata lei stesso, nei prossimi giorni vi invierò una proposta scritta descrittiva con allegato il contratto per sua moglie, voi senza alcun impegno ne prendete visione, ne parlate con calma e se poi volete ne possiamo riparlare assieme -
Con il cuore in gola scesi nel locale. La sala era sempre in semioscurità mentre la pedana era illuminata come un palcoscenico. I clienti esterni se ne erano andati tutti e rimanevano solo Astolfi e Aldo seduti nelle loro poltroncine che guardavano verso la pista da ballo. Decisi di restarmene e mi sedetti in disparte in una poltroncina più al buio delle altre per poter osservare, senza essere notato da nessuno, quanto avveniva sul palco. Lì la mia splendida coniglietta stava dando spettacolo: era sempre coperta solo dal suo micro tanga e dal grembiulino che la copriva a malapena sul davanti, ballava languidamente al suono della musica ed era al centro di un cerchio di maschi adoranti formato da Maurizio, Claudio, Stefano e Corrado; sembrava si stessero divertendo tutti e lei non sembrava certo fosse a disagio in un abbigliamento così succinto. La danza si trasformò poi in una specie di gioco dei quattro cantoni o mosca cieca, non riuscivo a sentire bene le loro allegre voci, infatti ad Elisa fu posta una fascia nera sugli occhi e così bendata, sempre al centro del gruppo e ben in vista anche di chi la osservava dal basso, sembrava che, affidandosi solo a ciò che sentiva, dovesse rincorrere e cercare di afferrare uno dei suoi cavalieri, che le si muovevano velocemente attorno. Nelle sue brevi corsettine il grembiulino ovviamente ondeggiava e si alzava notevolmente scoprendo le sue grazie già poco nascoste di per sé. Per impedirle di avvicinarsi al bordo della pedana e correre il rischio, essendo bendata, di cadere di sotto ogni tanto a turno la fermavano posandole le mani sulle sue morbide curve indirizzandola verso il centro della pista e non perdendo così l'occasione di accarezzare e saggiare la curvatura dei suoi seni, la dolcezza dei suoi fianchi, la consistenza del suo invitante culetto. Dal suo modo di ridere e dall'estensione dei suoi capezzoli, ritti come spilli al vento, intuivo chiaramente quanto fosse intrigata ed eccitata dalla sua situazione. Aveva ragione Victor sapeva donare uno spettacolo erotico eccezionale, qualsiasi maschio presente non avrebbe potuto staccare gli occhi da quelle sinuose curve così spregiudicatamente esibite e dentro di me oltre ad una certa carica di gelosia era montato un impetuoso desiderio di salire sul palco e scoparla anche davanti a tutti. Ovviamente dovetti trattenermi perché vidi finalmente entrare Victor con il vestito in mano e dirigersi vero di lei; mi alzai per raggiungerli, ma mi accorsi che anche “ghiaccio” si era alzato e si era precipitato ad intercettare l'amico, mi avvicinai quindi ad Aldo seduto nelle nostre poltroncine e mi accomodai al mio posto per osservare quello che stava succedendo. Astolfi fermò Victor prima che salisse sulla pedana fermandosi a parlare con lui, Elisa era sempre bendata ed anche se non lo fosse stata sotto la luce dei riflettori non avrebbe potuto vedere quanto succedeva nell'oscurità sotto di lei. Dopo il loro breve colloquio vidi Victor dirigersi con il vestito verso l'esterno del locale mentre Astolfi saliva sul palco e si avvicinava ad Elisa; il gioco venne fermato e la mia cerbiatta venne sbendata ed Astolfi cominciò a parlare con lei. Data la distanza non potevo sentire cosa le dicesse, ma vidi l'espressione della mia mogliettina passare dall'allegria allo sbigottimento, la vidi girare attorno la testa per cercare con lo sguardo la mia presenza senza peraltro riuscire ad individuarmi, la vidi rispondere a “ghiaccio” concitatamente e con un'espressione fra il seccato e il timoroso. La musica intanto era cessata e gli orchestrali stavano riponendo i loro strumenti segno che la serata volgeva al termine, anche le luci in sala si alzarono e Elisa poté finalmente individuarmi: mi lanciò un radioso sorriso salutandomi con un vezzoso gesto della manina e mi raggiunse quasi correndo seguita dagli sguardi di tutti perché quando si muoveva velocemente con quei tacchi a spillo ed il grembiulino svolazzante era uno spettacolo da non perdere.
- finalmente amore – mi sussurrò sedendosi quasi addosso a me – giusto che ti avevo detto di far presto, ce ne hai messo di tempo a tornare – con aria fintamente imbronciata – mi hai lasciata da sola nelle mani di questi lupi – accennando ai miei colleghi che stavano anche loro scendendo dalla pista
- perché – le chiesi – che cosa avete fatto? -
- bè.. sono un po' spregiudicati – mi rispose arrossendo leggermente – mi hanno sempre fatto ballare al centro di un cerchio formato da loro che mi incitavano... hanno voluto che che sfilassi come una modella... “per potermi ammirare al meglio” così hanno detto – fece una pausa abbassando gli occhi -
- e poi? - la incitai a continuare perché era evidente che non aveva finito
- mi hanno chiesto di... hanno voluto che... - il tono era balbettante segno evidente del suo imbarazzo
- voluto cosa? - la spronai impaziente
- che mi togliessi ...il grembiulino – evitava di guardami girando il viso da un'altra parte mentre le sue mani nervosamente stropicciavano la stoffa del grembiule che la copriva
- e tu l'hai fatto? sei rimasta con addosso solo quel micro tanga ...che non copre quasi nulla? -
- cosa potevo fare? ...tu mi hai lasciato a loro disposizione! - le guance le si imporporavano sempre più – e poi quel tuo direttore sembra abituato a non essere mai contraddetto, è estremamente autoritario... tu hai cominciato a mettermi in mostra tagliandomi il vestito e scoprendomi il sedere davanti a loro ...e... - lasciò la frase in sospeso restando in silenzio, ma facendomi capire che non aveva ancora finito; il suo respiro era sempre più affannoso, le faceva alzare ed abbassare le poppe ritmicamente in modo che la pettorina del grembiule faceva fatica a nascondere i capezzoli turgidi al punto da sembrare volessero bucare la stoffa. Rimasi in silenzio interrogandola con gli occhi. Con gli occhi bassi continuò:
- ...hanno poi voluto ...giocare ...ad una specie di ….mosca cieca... mi hanno bendata – faceva fatica a continuare – e mi hanno ….fatta ballare ...sempre al centro ….in mezzo a loro ...hanno fatto degli apprezzamenti …anche un po' volgari – pausa più lunga del solito, il suo viso era rosso fuoco – e senza che me ne accorgessi, ...ero bendata... stordita ...mi girava un po' la testa per lo champagne ed il ballo – era evidente che cercava un alibi – qualcuno mi ha sciolto i laccetti del tanga e... me l'hanno tolto... mi hanno fatto danzare ...nuda ...a lungo – sospirò guardando da un'altra parte
Rimasi in attonito silenzio guardandola seminuda nel suo totale imbarazzo, mi stava eccitando sempre più.
- è tutto? - le chiesi dopo un po'
- bè... - sembrava non avesse il coraggio di continuare, ma era evidente c'era qualcosa d'altro
- cosa ti hanno fatto fare ancora? - la interrogai in maniera dolce
- ...hanno...voluto...hanno detto che ...volevano un ...ricordo della serata indimenticabile... hanno voluto... fotografarmi...-
cosaaa? ti sei lasciata fotografare nuda? - le foto rappresentavano un problema, avrebbero potuto girare per l'ufficio, andare all'esterno, stentavo a credere si fosse lasciata andare così, si fosse resa disponibile a tal punto
- guarda che lo fatto per te – adesso aveva un tono piccato e mi guardava direttamente negli occhi – anche la bar la sera dei tuoi trentanni hai goduto nell'esibirmi nuda...me l'avevi chiesto come un regalo... ed anche questa sera mi hai offerta a loro, ….e non dirmi che non ti piace spogliarmi davanti ad altri... e quindi … mi sono sentita tua più che mai, ….in fondo sei stato tu a consegnarmi a loro... al tuo capo... mi hai detto che non volevi contrariarlo... l'ho fatto per te … amore ….in quel momento mi sono sentita completamente tua, ….eri tu che mi comandavi... - indubbiamente sapeva come prendermi ed aveva anche ragione... riuscì ad farmi star zitto.
- e poi – continuò – le foto me le sono lasciata fare solo da “ghiaccio”, ...ha usato solo la sua macchina fotografica digitale, nessun altro dei tuoi colleghi mi ha fotografata ...mi sono imposta.. non voglio che girino foto mie ...sconvenienti ….mi sono fatta promettere che mi avrebbe restituito la scheda perché potessi distruggerla..
In quel mentre rientrò Victor e le fece un cenno affinché lo raggiungesse e la mia coniglietta, anche per togliersi dall'imbarazzo che i miei occhi le incutevano si alzò e lo raggiunse dall'altro lato della pedana da ballo dove si fermò a parlare con lui.
Mentre si alzava e si dirigeva da lui mi soffermai ad osservare lo spettacolo magnifico che il suo nudo culo ondeggiante offriva: le lunghe ma tornite gambe erano fasciate dalle raffinate calze, la loro riga nera sul retro conduceva lo sguardo sulle perfetta rotondità dei glutei e la fascia di pizzo delle autoreggenti era come una cornice che esaltava la perfetta rotondità delle morbide curve innalzate dai tacchi a spillo, il sedere della mia coniglietta era proprio un'opera d'arte, un invito per il desiderio di ogni uomo, una calamita per la mani come il miele per le api, sembrava gridasse ad ogni maschio “prendimi! ti porterò in paradiso”. Potei notare che anche Astolfi, che si era seduto a fianco in una poltroncina vicino a me, aveva seguito la conturbante visione che il fondo schiena di Elisa ci aveva regalato.
- sua moglie ha un culo fantastico – mi disse strizzandomi l'occhio e le piace un sacco essere guardata ed ammirata
- non credo proprio, probabilmente invece si vergogna da morire per la situazione in cui è stata costretta dall'incidente dell'abito – gli ribattei
- non sono d'accordo - mi rispose - è una femmina da spettacolo e gode ad esibirsi, se spinta con dolcezza si può farle superare qualsiasi barriera del pudore, ed intendo dimostraglielo, vedrà -
Lasciandomi interdetto a pensare a cosa avesse voluto dirmi esattamente si alzò e andò ad intercettare Elisa che stava tornando da me, le fece una breve comunicazione a cui lei rispose con un cenno di assenso e la invitò a raggiungermi.
I miei colleghi intanto ci salutavano e lentamente guadagnavano l'uscita, eravamo praticamente rimasti solo io ed Elisa con Astolfi che si stava congedando anche lui dall'amico Victor, sorridevano mentre si salutavano lanciandoci delle occhiate come stessero parlando di noi. Victor mi fece un segno d'intesa e si avviò a congedare i musicisti.
Vidi Elisa ancora un po' imbarazzata sedersi di nuovo accanto a me.
- va bene – le dissi - vai a rivestirti che sembra se ne stiano andando tutti -
- non posso rivestirmi – mi rispose – l'abito se l'è tenuto Astolfi e...- sembrava aver paura di quello che mi stava per dire - c’è qualcosa che non ti ho detto... per restituirmelo e ridarmi la scheda delle foto ci ha invitati, noi due soli, a casa sua per chiudere la serata da lui ….per “il bicchiere della staffa” ha detto– fece una pausa abbassando come prima gli occhi
- ma c’è dell’altro, vero? - le domandai
Elisa mi guardò con un’aria sottomessa:
- vuole che vada da lui sulla sua macchina ...con addosso solo il tanga, ...il grembiule devo restituirlo a Victor... tu dovresti raggiungermi con lui sulla nostra macchina -
- è’ pazzo – le dissi – come potresti andare in giro, uscire da qui andare sulla strada praticamente nuda? -
- per non essere riconosciuta mi benderebbe come prima, così nessuno potrebbe individuare i miei lineamenti -
- e tu saresti disposta a salire sulla sua macchina, guidata dal suo autista, da sola e praticamente nuda? -
- non possiamo lasciargli quelle foto, ci sono io nuda su quelle foto, ….se le mostra in giro , ...mi hai trascinata tu fin qui - si strusciò contro di me - sono tua, solo tua; mi hai fatto scoprire qualcosa che.... - non concluse il discorso – recuperiamo la scheda e distruggiamola... ti prego – concluse poi con questa frase che mi lasciò di stucco - ..sono tua,...la tua puttana... ti appartengo, ...puoi fare di me quello che vuoi, ...decidi tu -
La sua sottomissione mi sconvolse; Elisa aveva gli occhi abbassati; la abbracciai, le scostai il lembo della pettorina, non protestò e mi lasciò ammirare il suo corpo, le sue tette ed i capezzoli tesi dall’eccitazione, la mia mano scese sotto il grembiulino ed arrivò al suo sesso caldo ed umido.
La abbracciai nuovamente, respirava affannosamente; con una mano le accarezzai una tetta e con l’altra frugai il suo sesso che era sempre più fradicio. Sentirla mia e così eccitata cancellava ogni rischio che avrebbe potuto nascondersi dietro quell’avventura. Lei si offriva a me, voleva che scegliessi per lei.
- va bene – dissi – dobbiamo recuperare quelle foto - la vidi sorridermi con malizia
Ci alzammo e raggiungemmo “ghiaccio” che ci stava aspettando verso l'uscita assieme a Victor
- ho chiamato Shamid con la macchina – ci comunicò Astolfi – sarà qui a momenti -
Elisa era in piedi tra di noi sempre con la sua tenuta indecente e potevo notare fosse percorsa da leggeri fremiti probabilmente al pensiero dell'esperienza che le sarebbe stata riservata fra poco.
- dobbiamo restituire il grembiulino a Victor – sentii l'ingegnere che le si rivolgeva con voce suadente – dobbiamo per forza toglierlo – Elisa non sapeva dove guardare in evidente confusione, ma pur sempre docile e sottomessa. Quando infatti Astolfi le sciolse il nodo sul retro e le fece passare la fettuccia della pettorina da sopra la testa lasciandola quindi coperta solo dalle eleganti autoreggenti, dal triangolino del tanga sul pube, dai filamenti di seta allacciati sui fianchi e dal filo che scompariva nel solco fra le natiche non fece alcun movimento per ostacolare la sua spogliazione né tentò di coprirsi. Tale passività rendeva ancor più intrigante le sue magnifiche curve rese sexy dalle calze e dai fiocchetti che le impreziosivano i fianchi rendendola ancor più desiderabile. Il suo ambrato quasi nudo corpo era uno spettacolo anche perché non era filiforme le sue rotondità, piene e morbide, trasmettevano un'idea di burrosità e di dolcezza in cui ogni maschio sarebbe stato entusiasta di perdersi.
Mentre la osservavo formulando questi pensieri entrò Shamid l'autista di Astolfi: era un aitante magrebbino o forse turco, dai lineamenti dolci e delicati, impeccabile nella sua divisa.
Mantenne un comportamento estremamente professionale ma potei notare come le sue pupille si dilatarono leggermente vedendo la mia Elisa quasi completamente nuda e i suoi sguardi le percorsero più volte il corpo con dei lampi di apprezzamento. Anche la mia coniglietta si accorse dell'ammirazione che aveva suscitato e dopo averlo velocemente valutato dal punto di vista estetico mi lanciò un malizioso sorriso di compiacimento.
Astolfi le si pose dietro e come d'accordo le coprì gli occhi con la nera fascia usata precedentemente annodandola ben bene dietro il capo.
- Shamid accompagna la signora a casa – ordinò Astolfi – falla accomodare nel salotto grigio e di qualsiasi cosa avesse bisogno mettiti a sua disposizione; mi raccomando, fra un po' arriverò anch'io con suo marito; lei, per il pagamento di una penitenza, dovrà restare vestita com'è ora e restare sempre bendata finché non arriviamo; sii gentile e raffinato come tuo solito -
- certo ingegnere – fu l'ossequiosa risposta – come lei desidera -
Shamid alzò il braccio e vi fece posare sopra la mano di Elisa accompagnandola verso l'uscita, non l'aveva presa né per mano, sarebbe stato un gesto troppo confidenziale, né sottobraccio forse per timore che il contatto dei loro corpi fosse eccessivo essendo la mia coniglietta praticamente nuda.
- Shamid è una persona correttissima che è al mio servizio da anni – mi sussurra l'ingegnere forse intuendo i miei pensieri – può stare tranquillo mi fido di lui quanto di me, non sfiorerà quella vellutata carne nemmeno con un dito -
Osserviamo ambedue estasiati la coppia che se ne esce valutando ancora una volta l'incedere felino e voluttuoso di quella splendida femmina.
- ha visto come si muove? - mi chiede quando sono ormai usciti – sembra una pantera che vuole attirare il maschio; e non venirmi a dire che a tua moglie non piace esibirsi in maniera anche spudorata, è una cosa radicata nel profondo di ogni donna, tutto sta nel farla venire a galla e mi sembra che tu abbia cominciato molto bene questa operazione -
Ci avviamo anche noi all'uscita.
- non credo sia come tu dici – gli rispondo anche se ne sono poco convinto di quello che sto dicendo – è sempre stata una ragazza timida e dolce, riservata al punto giusto anche se è innegabile che anche a lei ogni tanto piace divertirsi un po' trasgressivamente -
- questa sera – mi controbatte mentre ormai mi è al fianco nella mia macchina e mi dà indicazioni per raggiungere la sua villa - l'hai portata a superare dei limiti che probabilmente da sola non avrebbe mai superato e lei non ha opposto alcuna resistenza, anzi... se la si spinge un po' raggiungerebbe e supererebbe confini per lei ora impensabili -
- non la conosci – provai a ribattere
- secondo me TU non la conosci veramente! hai dato solo l’inizio di una trasformazione che era dentro in lei e non sapevate cogliere; la potresti trasformare nella tua gheisa disposta a a subire qualsiasi cosa; lei non aspetta altro; credimi! come sai sono di origini greche ed ho frequentato molto il medio oriente; mio padre ed il padre di Shamid, che era turco mentre la madre era una giordana, erano come fratelli; ho imparato molto da loro sulla sessualità femminile; alle donne piace saper scatenare gli istinti animaleschi del maschio, è una legge di natura, piace essere possedute, usate ed anche sottomesse, ne godono intimamente, ovviamente entro certi limiti; ad esempio il fatto di essere spogliata e bendata alla mercé di chi la sta dominando eccita molto la tua moglie, lo si vede chiaramente; questa sera non abbiamo fatto altro che realizzare i suoi desideri -
Il discorso mi stava intrigando sempre più, il gioco iniziato si stava facendo sempre più interessante, non potevo che dargli ragione su certi aspetti della situazione; “ghiaccio” mi stava convincendo a spingermi oltre nell'audace gioco con la mia coniglietta.
- non vuoi vedere fin dove la tua splendida ragazza è disposta ad arrivare? il teatrino che ho inscenato con Shamid serve a dimostrarti se ho ragione o pure no; seguimi e dopo deciderete voi due assieme cosa fare; ti chiedo solo, quando saremo in villa, di non parlare di non farle capire che sei presente fino a quando te lo dirò; così potrai vedere fin dove posso spingerla senza alcun sforzo; sei d’accordo? -
Era palesemente una sfida alle mie convinzioni, al mio modo di vedere Elisa; sentivo un turbinio di emozioni dentro di me; ero ormai avvolto dal desiderio non seppi resistere:
- va bene d'accordo – annuii.
Raggiungemmo la villa ed Astolfi mi portò dove Elisa stava docilmente aspettandoci assieme a Shamid; era una situazione al limite della realtà: bendata, con addosso solo il suo micro tanga che non lasciava quasi niente all'immaginazione era seduta su un divano sorseggiando un bicchiere di coca cola, chiesto probabilmente per digerire lo champagne della serata.
- eccoti qui mia cara – la apostrofò “ghiaccio” - vedo che ti trovi bene con Shamid -
Elisa si alzò subito in piedi cercandomi – Massimo? - chiese
– no tuo marito non è qui con me – le rispose Astolfi – Riccardo gli ha telefonato che ha avuto un problema con la sua macchina e gli ha chiesto se poteva accompagnarlo a casa, mi ha portato qui, adesso lo raggiunge, lo accompagnerà a casa sua e poi ritornerà qui da noi -
Elisa si portò le mani alla benda per toglierla, ma “ghiaccio” la bloccò:
- eh no! il nostro patto è ancora valido, se vuoi la scheda delle foto devi rispettarlo, devi essere una brava coniglietta come dice tuo marito, se vuoi le foto e l'abito devi accettare alcune condizioni -
Elisa rimase in silenzio, bendata, in piedi in attesa che proseguisse il discorso.
- dimmi cosa prova una signora come te seminuda davanti ad uno sconosciuto? -
- voi vi divertite a tormentarmi -
- è vero, mi piace; trovo eccitante spingere una seria e rispettabile signora come te a fare cose che mai avresti immaginato di poter fare, se tu fossi una ragazza di facili costumi non mi divertirei, ma l’idea di poter pervertire una signora così per bene mi eccita troppo e poi non dirmi che non ti piace sentirti un po' ...puttana? -
- non sono una puttana! -
- ma una coniglietta sì -
- spero non vorrete cuocermi in salmì -
- no, tu non sei un arrosto, ma una dolce torta da mangiare -
Percepii chiaramente l'ansimare del suo respiro turbata dall'audace metafora.
- anzi ...Shamid vai a prendermi il flacone della panna montata -
- cosa volete farmi? -
- niente che non ti piacerà, anzi ti farà godere -
Elisa si appoggiò al tavolo con le mani dietro la schiena, probabilmente l'emozione le faceva quasi girare la testa, inarcandosi leggermente all'indietro assunse una posizione che le faceva ampliare il torace e sporgere il seno in avanti quasi ad offrirlo, era la personificazione della tentazione carnale.
- ecco stai ferma così – le ordinò Astolfi mentre Shamid gli porgeva il flacone richiesto.
Io seguivo la scena in un crescendo di eccitazione ed in perfetto silenzio anche perché lei non si rendesse conto della mia presenza.
Astolfi iniziò a spruzzarle la panna montata sui capezzoli
- la torta va guarnita al meglio – commentò
Lei si stava abbandonando sempre più alla voluttà.
Il mio capo quasi si accovacciò davanti a lei, appoggiò il flacone di panna a terra, afferrò i filamenti del tanga sui fianchi e, con estrema lentezza per rendere più erotica l'azione, le abbassò quell'ultimo minuscolo indumento che la ricopriva, sciolse i laccetti e lo fece sfilare via abbassandolo fra le morbide cosce.
Lei era travolta dalle sensazioni e sprofondava sempre più nel gorgo di voluttà che lui stava creando. Il suo sesso completamente esposto era a pochi centimetri dalla faccia di lui che lo coprì con un'altra spruzzata di panna:
- guarnita nei punti più appetitosi – continuando la metafora culinaria
Il respiro di lei si faceva sempre più intenso segno evidente del suo turbamento erotico.
Ghiaccio si discostò un attimo ed osservò estasiato il nudo corpo dolcemente guarnito in offerta davanti a lui come un esotico frutto da divorare, appoggiò quindi delicatamente le mani a lato dei seni e cominciò a leccarle, mordicchiarle e pulirle i capezzoli elevando allo spasmo l’eccitazione che ormai avviluppava sempre più Elisa.
- hoo ...mio dio! - sentii mia moglie mormorare
Quando i seni furono ormai completamente liberati dalla panna, “ghiaccio” continuò a dolcemente torturarle i capezzoli con i denti e le labbra provocandole delle leggere fitte di dolore unite a continui esaltanti fremiti di desiderio e lei languidamente, ad occhi chiusi, assaporava il piacere donatole mugolando come una gatta in calore, dimenandosi ed inarcandosi ad offrire ancor più alla bocca dell’uomo il suo splendido petto.
L’ingegnere si abbassò quindi davanti alle tornite gambe, le afferrò dolcemente le cosce e fece avvicinare il pube verso il suo viso come una coppa di ambrosia da portare alla bocca.
Allibito vidi Astolfi affondare il viso nel suo sesso per mordicchiarle le grandi labbra vaginali esterne e penetrarla con la lingua alla ricerca del clitoride da stimolare.
Elisa ansimante, sprofondata nel gorgo del vortice erotico, iniziò a dimenare il suo statuario corpo fremente inarcandosi per offrirsi alla bocca.
Astolfi accelerò il ritmo del suo sapiente lavorio e stringendole i glutei fino al confine del dolore le stimolò spasmodicamente il clito facendole raggiungere un completo orgasmo rivelato da un eloquente gemito a stento soffocato che mi fecero capire come la mia splendida coniglietta fosse impazzita di piacere e volata all'acme del godimento.
La situazione era irreale: io assistevo immoto a mia moglie, bendata, nuda, in piedi appoggiata, quasi accasciata nel rilassamento del dopo orgasmo, al tavolo del salotto del mio direttore che la stava tenendo in pugno; lei, con l'alibi del ricatto, sembrava disposta ad accettare passivamente qualsiasi umiliazione avesse voluto imporle.
Ero percorso da due sentimenti contrastanti: una sorda gelosia che mi spingeva ad interrompere quel gioco al massacro della dignità di Elisa, ma nel contempo i miei istinti bestiali mi forzavano ad essere complice di Astolfi per verificare fin dove avrebbe potuto spingerla.
- vi prego, adesso datemi la scheda - fu quasi la supplica di Elisa
- …e se invece la dessi ai colleghi di tuo marito? ...potrebbero farci un calendario... -
- voi volete rovinarmi... ho fatto tutto quello che volevate... mi sembra di aver pagato abbastanza... -
- beé.. direi che or ora non hai certo pagato molto ...hai ricevuto piuttosto che dato... e mi sembra non ti sia dispiaciuto... o mi sbaglio? -
Elisa non seppe cosa rispondere anche perché le aveva esposto la pura verità.
- credo anzi tu abbia un certo torbido piacere nella situazione – la incalzò - pronta a sottostare a qualunque cosa io ti possa chiedere … ed ora dovresti pagare per avere quelle foto -
Elisa chiese: -cosa devo fare? - quella sua remissione mi lasciò senza parole.
- ho notato che Shamid ti ammirava molto; è una persona correttissima e so che non ti mancherebbe di rispetto, ma ho un vecchio debito verso di lui... tu non hai potuto vedere, ma non riusciva a staccare gli occhi dal tuo splendido culo …. l'hai mai ...concesso... a tuo marito o a qualche altro maschio? -
- no... ma... no... non vorrete... - Elisa balbettava
Astolfi la interruppe freddamente - saresti disposta a lasciarti sodomizzare da Shamid? -
Elisa tacque per qualche secondo. Io interdetto restavo ad attendere gli avvenimenti consapevole di quella folle richiesta.
- dopo mi darete le foto? - rispose con una disarmante sottomissione
- girati – le ordinò perentorio rendendosi conto che poteva disporre di lei come voleva - appoggia i gomiti al tavolo ed eleva in offerta quel tuo favoloso culetto sexy, fai presto o vuoi farti trovare da Massimo mentre Shamid ti sta penetrando? -
Elisa obbedì sottomessa ed espose come le era stato richiesto le sue morbide rotondità posteriori.
Feci un passo avanti, ma lui mi fece cenno di fermarmi strizzandomi l'occhio in segno d'intesa
- se dietro sei vergine dovrai essere preparata – si rivolse a lei – Shamid è un orientale ed ha una particolare crema che provvederà a spalmarti sulla parte per rendere più facile e meno dolorosa per te l'operazione - contemporaneamente mi porse un barattolo e silenziosamente mi invitò a possedere quel tesoro in esposizione. Il cuore mi stava scoppiando ma il sesso teso impazziva. Astolfi si diresse senza far rumore verso la porta facendo segno a Shamid di seguirlo. Prima di uscire e lasciarci soli si rivolse ancora a lei:
- non sei obbligata ad accettare, ma parliamoci chiaro io credo che ormai anche tu non voglia più tornare indietro -
Elisa non si muoveva ed accettava quella sopraffazione in silenzio ormai rassegnata o forse desiderosa di ricevere il trattamento che le era stato prospettato.
Dopo qualche secondo posai lievemente le mie mani sulle sue natiche esposte e ben erette ed iniziare a spalmare la crema con gesti lenti, profondi e regolari. Feci assumere al dolce massaggio un ritmo costante e voluttuoso che le trasmettesse tranquillità e serenità al punto tale che lei si abbandonò a tale ritmo, le si allentò la tensione ed iniziò ad assecondarne il movimento con un leggero, ma evidente ancheggiamento del bacino seguendo ondulatoriamente con i glutei il movimento delle mie mani. Alle sostanziali carezze della diffusione della crema ritmicamente intervallai un delicato ma energico palpeggiamento di quel burroso sedere quasi a saggiarne la consistenza e provocai in Elisa ogni volta un lievissimo brivido di piacere; quando mi resi conto che i glutei che accarezzavo e massaggiavo si erano completamente rilassati e la mia coniglietta aveva ormai abbandonato ogni resistenza muscolare lasciandogli nelle mani le proprie terga completamente abbandonate e a disposizione di ogni mia volontà, iniziai a penetrare con il dito reso scorrevole dalla crema, in maniera molto delicata e sempre all’unisono con il ritmo del lento ondeggiare dei fianchi, fra il solco delle natiche avvicinandosi lentamente all’orifizio anale.
Continuando ad assecondare e quasi a sollecitare l’intrigante lavorio a cui era sottoposta con il sensuale ondulatorio movimento dei fianchi e di tutte le sue “dolci rotondità posteriori” Elisa inarcò le spalle lasciando protese le natiche nelle mani che le stanno frugando, disegnando nell’aria con il suo magnifico corpo un gesto assai rivelatore della voluttà che la stava sempre più avviluppando.
Sfruttando questo evidente abbandono continuai il massaggio perlustrativo con una sola mano soffermandosi sempre più frequentemente, ed a intervalli ogni volta più lunghi, sull’orifizio anale che a causa del rilassamento e del continuo protendersi delle natiche veniva sempre più in luce, ed entrandovi leggermente per immettere anche all’interno del condotto l'oleosa crema. Decisi ad un certo punto di rimanere con il mio dito all'interno del condotto ed iniziai a ruotarlo spingendolo sempre più, senza peraltro provocarle alcuna sensazione spiacevole, ma seguendo perfettamente il continuo lento e voluttuario movimento che lei faceva disegnare nell’aria al suo bacino e donandole così la sensazione di essere penetrata e l'impressione di essere sull’orlo di un precipizio che non le incute però alcun timore.
Dopo diversi secondi di tale trattamento avvertii in lei l’ennesimo fremente brivido di godimento, decisi quindi di aumentare la dilatazione introducendole dentro anche un altro dito. Mentre con l'altra mano presi ad accarezzarle le reni, sfiorarle i bordi laterali della schiena, risalire e pinzarle alternativamente i capezzoli turgidi iniziai a progressivamente divaricare e ruotare le due dita dentro quel suo magnifico culo.
Quando sotto i polpastrelli, che continuavano a torturare le punte delle tette, avvertii, i capezzoli ormai tesi allo spasmo dall’eccitazione estrassi le due dita, spostai la mano davanti sul suo sesso ed appoggiai la punta della mia verga sul bordo dell'orifizio anale ormai perfettamente lubrificato e, superata la debolissima resistenza dei bordi, iniziai a introdurmi dentro di lei donandole la turbinosa sensazione di essere penetrata con una semplicità e dolcezza.
- uhmmm -– il mugolio di piacere che la sentii emettere la rese ancor più desiderabile e mi diede conferma della bontà del mio operare che la stava facendo affondare in un mare di voluttuario piacere.
Aveva la pelle d’oca, tremava ma era incapace di reagire Era caduta così in basso e se ne rendevo conto. Quell’esporsi così oscenamente la stava sicuramente disgustando, ma dall’altra non riusciva a frenare la sua eccitazione. La stavo trattando come una puttana e mi stavo eccitando. La mano sul suo sesso la faceva rabbrividire ancora di più. Non si ritrasse neppure quando il mio dito la penetrò verso il clitoride facendola torcere dal piacere. Non aveva più alcuna volontà, era diventata un giocattolo nelle mie mani. Gemeva stravolta e non l’avevo mai sentita così mia come in quel momento, né avevo mai avuto modo di vederla in quello stato. Non era più in grado di controllare i movimenti del suo corpo muoveva il sedere così da offrirsi maggiormente. Mi chinai sulla sua schiena ed iniziai a stringerle i seni e lei non si ribellò ed anzi la sentii scossa da un piacere vergognoso che continuava a strapparle mugolii di piacere. Elisa era sembrava invasa da un’incosciente eccitazione, ed anch’io godevo di un godimento di cui mi vergognavo profondamente, ma che non mi era possibile trattenere. La stavo scopando come una cagna in calore e lei si lasciava possedere. Era diventata una puttana, la mia puttana. Non so per quanto, come perso in un’altra dimensione, continuai a muovermi in lei fino a restare incollato a lei in un orgasmo mai provato. Quando mi ritrassi lei si lasciò andare sfinita sul tavolo. Mi guardai intorno quasi vergognandomi per quello che avevo fatto. Lei respirava profondamente esausta, ancora bendata.
Mi chinai ed iniziai a baciarle e morderle la nuca spostandomi a destra e sinistra verso i lobi dei suoi orecchi succhiandoli delicatamente: era un modo di coccolarla tutto nostro che l'aveva sempre mandata in visibilio: era un chiaro modo di farmi riconoscere.
Immediatamente lei si rialzò, si tolse la benda rendendosi conto che eravamo soli
- Massimo, ...amore... sei tu... ...eri tu... - esclamò concitata – ...ma allora sei una carogna – mi gridò ridendo con gli occhi.
Mi buttò letteralmente sul vicino divano gettandosi nuda sopra di me e avvinghiandomi il collo con le braccia, cercò poi tumultuosamente l’amplesso delle nostre bocce in un bacio appassionato ed agitandosi con i fianchi finì per catturare con le grandi labbra vaginali la mia verga rimasta ancora ben solida, si fece penetrare ancora e si dimenò vorticosamente quasi a voler farsi trapassare dal mio solido dardo dentro di lei con l’effetto che ambedue fummo travolti da un’altra ondata di piacere allo stato puro.
Su una sedia scorgemmo poi il tanga ed suo vestito ordinatamente ripiegati che Elisa indossò immediatamente cercando anche di ricomporsi nei capelli.
Quando fummo a posto ricomparve Astolfi con la piccola scheda delle fotografie digitali che porse ad Elisa
- ecco qua – le disse – credo proprio che te la sei guadagnata -
Elisa la prese e chiese di poter andare in bagno. Mentre si stava allontanando, senza essere visto da lei. “ghiaccio” mi allungò furtivamente un dvd
- Victor ha un circuito chiuso di telecamere che filmano, per motivi di sicurezza, tutto ciò che avviene nel locale – mi spiegò – mi sono fatto consegnare la registrazione della nostra serata affinché non restasse nulla di compromettente in giro... e poi potrai rivedere tutto ciò che è successo quando eri di sopra da Enrica -
- ti ringrazio – gli risposi facendo scivolare il dischetto nella tasca interna della mia giacca
Sentimmo il rumore dello sciacquone del bagno che fece scorrere l'acqua per diversi secondi dopo di che comparve la mia mogliettina, sorridente ed ancora splendida, che con aria soddisfatta ci comunicò guardandomi dolcemente:
- la scheda delle foto è ormai lungo le tubazioni della fognatura e dubito che qualcuno possa recuperare qualche immagine: la serata di quest'oggi resterà solo un vago ricordo -
Sfiorai con la mano la rigidità del dvd nella mia giacca e sorrisi al mio capo.
La disponibilità del filmato della serata, l'idea di Victor per un contratto per sexy esibizioni nel suo locale, il suo latente esibizionismo ormai venuto in piena luce erano tutte frecce al mio arco per continuare a rendere sempre più frizzante e disponibile la mia coniglietta.
di
scritto il
2010-11-03
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