Agli ordini

Scritto da , il 2016-07-22, genere dominazione

 La sveglia suona ormai da qualche minuto. Apro gli occhi e cerco subito il cellulare, eccolo lì puntuale come tutte le mattine il buongiorno del mio padrone. Al sol leggere il suo nome sento la figa pulsare e non posso evitare di accarezzarla pigramente sulla camicia in raso che indosso su sua rihiesta. Anche oggi il suo tono è caldo ed autoritario, sono sua e sono pronta ad assecondare i suoi desideri. La richiesta di oggi è semplice ma sento subito l'eccitazione a mille: eccitare uno sconosciuto in autobus. Mi vesto come da sua richiesta: camicia bianca che aderisce sul seno, reggiseno a balconcino color cipria pronto a contenere la mia terza, gonna nera a tubino che arriva poco sopra il ginocchio con un leggero spacco e scarpe con tacco 10. Mi trucco leggermente e metto il suo rossetto preferito. Scendo di corsa in strada ed attendo l'autobus alla fermata. Sono agitata ma il mio padrone mi incoraggia e tranquillizza. Salgo gli scalini dell'autobus, ogni posto è occupato, la gente spinge e riesco a ritagliarmi un piccolo angolino vicino alle porte. L'autobus riparte e la calca è asfissiante, mi tengo alla porta mentre il viaggio prosegue. Alla prima fermata rimango incastrata tra le porte, provo a divincolarmi fino a quando una mano si aggrappa forte alla mia vita e mi solleva da quella scomoda posizione. Cerco con gratitudine il proprietario di quella mano e trovo un uomo alto, sulla cinquantina, dal fisico massiccio e dallo sguardo profondo.
Scrivo subito al mio padrone ed ecco arrivare il suo ordine: quel uomo deve essere la mia preda. Accaldata e confusa cerco spazio vicino al mio salvatore, mi sistemo avanti a lui ed approfittando degli scossoni del bus inizio a strusciarmi a lui. Muovo lentamente i fianchi, faccio aderire la stoffa della mia gonna al suo pantalone ed attendo la prima frenata per abbandonarmi sul suo corpo. Lo sento rigido dietro di me, non si muove ma non fa cenno di spostarsi.
Sbottono il primo bottone della mia camicetta per permettergli di osservare i miei seni e continuo a muovermi su di lui. In un attimo sento il suo respiro bollente sul collo nudo e le nocche della sua mano che percorrono la mia gamba. Intorno a noi nessuno si accorge di niente. Mi stringo al suo corpo e sento qualcosa di duro sul mio culetto, sento un cazzo grosso e svettante tutto per me. Mi sposto per far aderire la sua erezione tra le mie natiche ed inizio ad oscillare su e Giù. Il suo respiro si fa più affannoso, si avvicina al mio orecchio e mi sussurra che sono una troietta e che lo sto facendo impazzire. Poggio la mano sinistra sul mio culetto e col il palmo stringo il suo cazzo. Il mio gesto sembra fargli perdere ogni freno inibitore, con la sua mano accarezza le mie gambe, sale fino alle cosce ed infila le sue unghie nella mia pelle. La mia fermata è ormai vicina, muovo la mano sempre più velocemente, lo sento sempre più massiccio, la mia preda poggia le labbra sul mio collo, si aggrappa a me stringendomi dalla vita e dà una spinta nel momento dell'orgasmo. Non abbandono il suo cazzo fino alla fine, lo accarezzo fino a sentirlo ormai svuotato. Approfittando del suo stordimento mi divincolo e scendo alla prima fermata utile. Scrivo freneticamente l'accaduto al mio padrone e rientro a casa. Sono stata brava e so che ad attendermi ci sarà la giusta ricompensa. 

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