La bufera di neve

Scritto da , il 2015-03-31, genere incesti

C'erano voluti tre giorni in più e dieci ore di viaggio, ma alla fine siamo riusciti a tornare a casa. Un incubo!
Dove eravamo stati!? Bormio. Week-end in montagna, a sciare. E neanche tanto lontano. Solo 200 km. Due ore in auto… di solito.
Perlomeno questa era l'idea. Invece, quando siamo arrivati, abbiamo appena fatto in tempo a scaricare l'auto che ha iniziato a nevicare. Non una semplice nevicata, ma una vera e propria bufera di neve!
«Ma non potevi guardare le previsioni del tempo?» direte voi.
E secondo voi non l'ho fatto? Quei mentecatti del meteo (tutti, eh, ma proprio tutti) avevano dato bel tempo.
Io (Luca, 40 anni), e mia figlia Claudia (18 anni compiuti la settimana scorsa), avevamo programmato questa vacanza da tempo ed eravamo contenti che avremmo passato due giorni sulla neve. E pure col bel tempo! Era il suo regalo di compleanno.
Mi ero preso mezza giornata di ferie ed eravamo partiti venerdì pomeriggio. Per le tre eravamo già in albergo.
Come dicevo, abbiamo appena fatto in tempo scaricato l'auto, che ha iniziato a nevicare. Neanche i gestori se lo aspettavano.
Vabbé, ci danno la stanza. È abbastanza grande. Ci stanno comodi il letto matrimoniale ed un letto a castello.
Siamo solo noi due. A mia moglie (Lucia, 38 anni) non piace sciare ed è rimasta a casa. Abbiamo disfatto i bagagli e siamo scesi nella hall.
Il vento soffiava già forte e ci sconsigliano di uscire.
Ma siamo matti? E chi esce con questo tempo?
L'albergo non è affollato, sì e no una ventina di persone. Qualcuno della mia età e nessuno dell'età di Claudia.
— Papà, io me ne ritorno in camera. Magari guardo un po' di tv.
— Ok. Io resto qui ancora un po'. Ecco tieni la chiave.
Attacco bottone con uno, viene da un paesino della provincia.
“Che noia! Ma parla solo di piante?” penso mentre sta raccontando della sua ultima vacanza. Sono arrivato al limite.
— Mi scusi, dovrei andare in bagno — e me la filo.
Al bar ci sono solo due vecchiette che stanno bevendo un tè. Ne ho le palle piene e vado anche io in camera.
Quando busso alla porta, Claudia non mi apre. Non mi risponde neanche al cellulare. Scendo sotto e chiedo al gestore se mi apre lui la porta. Risaliamo insieme, mi apre e se ne va.
Entro. Infatti è come pensavo. Claudia si sta facendo la doccia ed il telefono è sul letto.
Mi spoglio e resto in mutante e magliettina, mi affaccio alla finestra a vedere la tormenta. È affascinante da osservare restando al riparo. Dopo un po' mi sdraio sul letto.
L'acqua si ferma e la porta del bagno si apre. All'improvviso Claudia esce dal bagno, completamente nuda e con un asciugamano sulla testa. È uno spettacolo vederla così… Due bei seni, una 3°, stupendi capezzoli puntuti, vita stretta, un bel culetto a mandolino. Il classico 90-60-90.
Ci guardiamo negli occhi. Claudia arrossisce un po', e poi gli occhi si posano sul mio pacco.
Non mi ero accorto che era uscito dallo spacco e ora l'assatanato si erge in tutto il suo splendore.
— Scusa piccola, non volevo — dico cercando di rimetterlo dentro.
— No, lascialo dov'è, papà — e se ne ritorna in bagno.
Mi rivesto mettendomi una tuta. La mia erezione intanto si è sgonfiata, ma è sempre lì in agguato. Claudia mi ha acceso un desiderio che non mi aspettavo. Non era mai capitato prima che provassi queste sensazioni per mia figlia.
Esce, vestita, dopo una mezz'ora. Ha addosso un maglioncino ed una minigonna, senza calze.
— Scusa ancora, piccola. Non mi aspettavo una cosa del genere. Non mi era mai capitata prima. Mi vergogno che tu mi abbia visto così.
— Non importa papà, che vuoi che sia! Hai solo visto una donna nuda… c'era da aspettarselo, no? Comunque, devo dire che sei ben messo. Hai proprio un bel cazzo.
Che dovrei dire? “Grazie, tesoro”?, “Grazie, amore mio”? Me ne sto zitto e basta.
— Ma come non rispondi? Come minimo mi aspettavo che elogiassi il tuo amico, spiattellando dimensioni e prestazioni! Non fanno così gli uomini? — dice sarcastica.
— Claudia, che ti prende? Perché parli così?
Si lancia tra le mie braccia, piangendo. La lascio sfogare un po', poi la faccio sedere sul bordo del letto.
— Cos'è successo? Amore, parlami…
— È tutta colpa di Giorgio (il suo ragazzo). L'altro giorno voleva farlo… ma io gli ho detto di no. Ha insistito, mi ha preso la mano e me lo ha fatto toccare. Era eccitato ed ha cominciato a raccontarmi delle sue esperienze… Uno schifo… Gli mollato un ceffone e me ne sono andata — riesce a raccontarmi tra i singhiozzi.
La abbraccio.
— Oh, tesoro, mi dispiace. Allora hai rotto con lui?
— Gli ho detto di non farsi più vedere. Ci credi che è stato con altre ragazze mentre stava con me? Si è giustificato dicendo che, visto che io non gliela davo, ne ha prese delle altre. “Un ragazzo deve pure divertirsi in qualche modo” — dice facendogli il verso. — Che porco… schifoso bastardo… E io stavo quasi per accontentarlo… Se non avesse iniziato a vantarsi delle sue prestazioni lo avrei anche fatto.
— Mi dispiace, tesoro. Ora calmati. Non è successo niente. Dai, non te la prendere. Ti prometto che non mi farò più vedere nudo da te.
— Ti chiedo scusa anche io. Non ti ho sentito entrare e credevo di essere sola in camera.
— Ho bussato e ti ho chiamato al cellulare, ma non mi rispondevi. Così mi sono fatto aprire dal gestore.
Claudia si alza e prende il suo cellulare.
— Che catorcio! Si è spento! Ormai la batteria non tiene più, bisogna cambiarla.
— Già. Ma non possiamo uscire con questo tempo. Guarda che tormenta è scoppiata!
Lascia il cellulare e va alla finestra.
— Cavoli… come soffia il vento! Senti come fischia! Quanto pensi che durerà? Riusciremo ad andare a sciare?
— Oggi sicuramente no. E domani sarà pericoloso per via delle slavine e valanghe. Forse riusciremo a fare qualcosa domenica.
— Accidenti! Avevo proprio voglia di sciare! Pazienza, almeno questo albergo ha l'accesso alla piscina termale. Pensa che bello… fare il bagno mentre sta nevicando.
Già, avevamo scelto questo albergo proprio per la piscina, per rilassarsi dopo una giornata sulle piste. Nel pacchetto che ho sottoscritto, c'è l'accesso illimitato alla piscina termale. Ma con questo tempo o sarà affollata o addirittura chiusa…
— Provo a sentire alla reception se ora è aperta. Ti va di andarci?
— No. Ho appena fatto la doccia. Preferisco stare qua. Tu vai, se vuoi.
— Ma come faccio a contattarti se il cellulare è spento? No resto qua anche io. Ci guardiamo qualche film. Magari troviamo qualcosa di bello da vedere.
Accendo la tv e faccio zapping, mentre Claudia si sdraia sul letto accanto a me.
Riesco a trovare un film vecchiotto, ma decente. Il classico film per famiglie. Anche se il film l'ho già visto diverse volte, mi metto l'animo in pace e lo guardo.
O almeno credevo…
Claudia mi si avvicina e mi posa la testa sul torace. Le passo un braccio sulle spalle, per farla stare comoda. Ci posa anche una mano.
Uhm, comincia… un pizzico di eccitazione e il mio amico in basso comincia a farsi sentire. Per fortuna non ho ancora un'erezione.
Poi Claudia mi passa anche una gamba sopra la mia.
E lì inizia la tortura. Sento il mio cazzo che sta iniziando a gonfiarsi e cerca la strada per uscire dai pantaloni.
Faccio finta di niente, però inizio ad accarezzare la spalla di Claudia. Lo faccio senza secondi fini, credo.
Anche Claudia mi accarezza il torace e la maglia impedisce alla situazione di peggiorare.
Non è che voglio proprio scoparmela… ma cavoli, se mi eccita questa situazione. Se proprio vuole, lascio a lei l'iniziativa.
Che lei prende.
Infila la sua mano sotto la maglia, continuando ad accarezzarmi.
La mia erezione ormai scoppia. I pantaloni si sollevano sotto l'impeto del mio amico di sotto.
Tolgo la mano dalla sua spalla e mi sposto verso il suo seno. Riesco a sentire il capezzolo ergersi. Lo accarezzo dolcemente per un po', poi scendo verso il basso, lentamente le accarezzo il culetto. Poi ritorno su.
Lei infila la sua mano dentro i pantaloni, accarezzandomi il cazzo. Devo dire che è piuttosto brava. Deve averne fatte di seghe al suo ragazzo, visto che non ci ha ancora scopato!
Anche io infilo la mano sotto il suo maglioncino. Arrivo direttamente al capezzolo perché non porta il reggiseno. Lo massaggio dolcemente. Sento la sua eccitazione crescere perché sta iniziando ad ansimare.
Io, nonostante l'erezione, ho ancora il respiro regolare.
Voglio osare di più. Lascio il capezzolo e infilo la mano nelle sue mutandine. Riesco ad arrivare al clitoride ed alle pieghe della sua fichetta. È già umida…
Le faccio un ditalino leggero leggero. Poi all'improvviso, mi schiaccia la mano contro la coscia. Si scuote tutta. Mi ritrovo con un dito dentro di lei mentre ha un orgasmo.
Appena passa l'ondata dell'orgasmo si rilassa ed il suo respiro torna regolare. Riprende a farmi la sega che prima aveva interrotto.
— Perché non vieni anche tu? — mi chiede.
— Ho molta più resistenza. Col tempo ho imparato a controllarmi. Non riuscirai a farmi venire così facilmente come facevi con Giorgio
— Infatti, lui a quest'ora sarebbe già venuto da un pezzo.
— Dimmi, cosa vuoi fare, con esattezza?
— Non lo so di preciso. So solo che quando prima ti ho visto nudo mi hai acceso un fuoco dentro. Non avevo mai pensato a te come ad un uomo, ma solo come un papà.
Claudia sta continuando a farmi la sega ed io ad accarezzarle il capezzolo.
— Anche io, amore, non ho mai pensato a te come donna. Ma quando prima ti ho vista nuda… mi hai eccitato. Hai visto la mia erezione, no? Bene, ora cosa facciamo? Ci fermiamo o andiamo avanti? Sai cosa vuol dire andare avanti, vero?
— Sì, papà. Fare l'amore. Io ho ancora la fichetta che mi fa solletico… e tu hai bisogno di sfogarti…
— Cosa hai in mente?
— Quella che volevo dare a Giorgio, la dono invece a te…
E incolla le sue labbra alle mie, infilando la sua lingua tra le mie labbra. Mi abbasso un poco i pantaloni e la tiro sopra di me, sollevandole la stretta minigonna per farla stare meglio a cavalcioni. La spingo un poco verso il basso per farle sentire il mio cazzo sulla sua fichetta. Ha addosso un perizoma, le accarezzo le natiche. Sposto le mani verso l'alto, afferro i bordi del leggero maglioncino e glielo tolgo. Anche lei mi toglie il mio. I suoi lunghi capelli sciolti mi fanno il solletico.
— Sei splendida, amore — le dico accarezzandole i seni.
Sentire i suoi capezzoli sui palmi delle mani è qualcosa di inenarrabile. Fantastico.
Mi sollevo un poco e glieli lecco, li succhio, li mordo. Il mio cazzo impazzisce… cerca la strada da solo. Vuole entrare nel suo nido inviolato.
— Sei sicura di quello che vuoi fare? — le chiedo.
— Sì. Voglio che sia tu.
— Allora facciamo bene. Spogliati.
Anche io mi levo tutto.
Quando Claudia vede la mia erezione nella sua intera nudità, resta con la bocca aperta.
Ha una normale lunghezza, 17 cm, ma è piuttosto largo, 5 cm.
— Non credevo che fosse così grosso papà… Mi farai male?
— Solo un poco, quando entro. Ma poi godrai come non mai… È solo che non ho portato con me dei preservativi e non potrò venirti dentro… e questo mi spiace parecchio.
— Anche a me, perché lo voglio tutto. Voglio che tu goda insieme a me.
— Farò attenzione, vedrai. Ora vieni qua.
Riprendiamo a baciarci, come prima. Solo che questa volta lei è sotto di me. Ricomincio ad accarezzarla, la guancia, il collo, il seno, scendendo lentamente verso il basso. Quando arrivo all'inguine, infilo ancora due dita dentro di lei. È già parecchio umida.
— Sei pronta amore?
— Sì, papà, vai
Mi prendo il cazzo in mano e lo metto all'entrata della fica.
— Ora allarga bene le gambe e solleva le ginocchia, così posso entrare.
Spingo leggermente il cazzo dentro di lei. La fichetta si apre dolcemente sotto le mie spinte. Ma è stretta.
Claudia mugola perché le sto facendo male.
— Resisti ancora un poco. Ho quasi fatto.
Sono arrivato alla barriera dell'imene, ma sta facendo parecchio resistenza.
— Credo che ora ti farò parecchio male. L'imene non mi lascia passare. Dovrò essere brutale. Tieni, mordi questo cuscino.
Appena lo mette in bocca, do una forte spinta. Claudia urla. Ma il più è fatto.
— Ora resto fermo così, fino a quando ti è passato.
Le scendono le lacrime.
— Mi hai fatto un male cane, papà!
— Lo so, amore. La tua fichetta non voleva darmi la sua verginità. Da questo momento non sentirai più male. Sentirai solo piacere. Ti è passato?
— Sì papà.
— Allora inizio.
Riprendo spingere, fino a toccare il fondo. È maledettamente stretta. Il cazzo è ancora grosso per la sua fichetta vergine.
Oddio! Ho sverginato mia figlia! Ormai… è fatta.
Appena tocco il fondo della sua fica, esco. Il mio cazzo è sporco del suo sangue. Non molto. Anzi, veramente poco.
— Ma come? Hai già finito? — mi chiede preoccupata.
— Ma se non ho neanche iniziato, amore! Adesso inizia il bello!
Glielo rimetto dentro. Ad ogni colpo che le do, la fichetta si allarga di più. Ora i gemiti che fa non sono di dolore ma di godimento. Ci mette poco ad arrivare ad un nuovo orgasmo. Sento le sue contrazioni che stringono sul mio cazzo.
Poi avverto che il mio cazzo si è bagnato. Ora scivola meglio dentro la sua fica.
Anche con la tv accesa si sente distintamente lo sciacquettio dei nostri sessi bagnati.
Muovo il cazzo dentro di lei e Claudia ha gli occhi chiusi e si mordicchia le labbra mentre il mio movimento comincia a essere più ampio e profondo. Il suo respiro, anzi i suoi sospiri sono pieni di piacere e di estasi, ogni volta che il mio cazzo sprofonda dentro di lei, è un sospiro di piacere, dalle sue labbra escono mormorii, suoni, che eccitano ancora di più il mio desiderio, accarezzo i suoi seni, e stringo i suoi capezzoli leggermente fra le mie dita, il piacere aumenta.
— Sì, ti sento a fondo… Ah… mi stai massaggiando l'utero!
Un lungo gemito di lei me lo fa contrarre dal piacere. Mi stringo a lei gustandomi il suo nido di piacere. La sua fica mi sembra più calda di quella di mia moglie… mi sembra anche più avvolgente. Vorrei sborrare subito in quel pozzo di piacere!
— Oddio Claudia, che fica meravigliosa che hai!
— Papà com'è grosso, com'è strano sentirti dentro, com'è bello…
Stando fermo lo contraggo e lo rilascio più volte dentro la sua figa, bagnandola con gocce di lubrificante.
— Oh papà come lo sento duro, si muove come un serpente…
Comincio a muovermi lentamente avanti e indietro, il piacere che mi da il massaggio della sua fica mi fa impazzire. Lei geme ad ogni mio affondo, accanto al mio orecchio, con me dentro di lei.
Ricambio il massaggio premendomi bene in fondo e roteando il bacino per massaggiare le sue pareti con la mia asta dura, impietrita.
Poi lo estraggo completamente e affondo di nuovo dentro di lei inclinandolo lateralmente. Lei grida e sobbalza col bacino per inseguire le mie acrobazie. La sua fica è completamente zuppa ed il suono dei suoi dolci gemiti mi fanno impazzire. Anche io mi bagno sempre di più del mio succo.
Cambio posizione. Io mi metto sotto e lei la faccio sedere sul mio grembo. La aiuto nei movimenti prendendo tra le mani il suo culetto. In questa posizione vedo i suoi seni che ballano su e giù. Eccitante… Guardo verso il basso. Osservo il mio cazzo sparire dentro quella sua meravigliosa fichetta. Ora che la osservo meglio, noto che si è depilata. È quasi completamente nuda, tranne un ciuffetto di peli proprio sopra il clitoride. Appoggio una mano sul suo ventre. Avverto il movimento del mio cazzo dentro di lei.
Voglio sentirlo meglio. Mi rigiro e la rimetto sotto di me. Mi metto bene sopra di lei e appoggio una mano sul basso ventre e schiaccio dolcemente. Sì, sento distintamente il mio cazzo che si fa spazio dentro di lei.
— Amore, sento il mio cazzo dentro di te. Metti la mano qua, dove ce l'ho io.
Prendo la sua mano e gliela premo forte.
— Ah… lo sento. Mi stai facendo godere un casino papà.
— Preparati che adesso sborro.
Appena cerco di uscire per sborrarle sulla pancia, Claudia artiglia le sue gambe dietro la schiena, impedendomi di uscire.
— Cosa fai amore? Così di vengo dentro…
— Lo so papà. Vieni, ti sto aspettando… la mia fica ti vuole…
Mi sta impedendo a tutti i costi di uscire. Sono costretto a venirle dentro.
Sento la sua giovane fica contrarsi dal piacere attorno al mio glande. Sento quel piacere che segna l'arrivo dell'orgasmo sprigionarsi dal mio glande. Il punto di non ritorno è ormai irreparabilmente varcato. Mi fermo per gustarmi il più a lungo possibile quel piacere che sale, poi sento dentro di me una contrazione che spreme le vescicole seminali, e poi…
— Ah, Ah, Ah…!!!!
I miei occhi si chiudono ed infatti sborro. Scarico quattro potenti getti di sperma nell'avvolgente fica di Claudia.
Le allago la fica, liberando tutto il mio piacere.
Lei chiude gli occhi e grida al piacere di quelle possenti contrazioni profonde nel suo ventre… Sento le sue contrazioni spremere il cazzo e potevo sentire come la pancia fosse piena del mio seme.
— Ah!! Ah!… Ah…!!
Ricado su di lei mentre il lungo orgasmo la scuote, lei grida dimenandosi con il mio palo ancora completamente duro dentro di lei. Lei mi abbraccia stretto, sbattendo il suo bacino contro di me.
Mi sento così strano. È stato un orgasmo senza precedenti. Esco da lei e mi sdraio a fianco.
— Oddio Claudia com'è bello dentro di te, è così diverso, mi hai fatto godere così tanto, meraviglia mia…
— Anch'io ho goduto tanto papà… È stato così bello, hai sborrato così tanto ed il tuo seme è così caldo… mi sento un lago dentro…
Lei si porta una mano sulla fica bagnata e sporca di sangue ed io affondo la lingua nella sua bocca in un bacio passionale. Metto una mano sulle sue dita fra le labbra della sua fica, bagnate del suo miele e del mio seme.
— Sì amore mio, ti ho riempita col mio seme… Che follia…
Scendo e lecco le sue dita bagnate di sborra sulla fica, lei apre le gambe per farmi leccare meglio la fica. Spingo la lingua nel suo pertugio giovane e lei contrae i muscoli. Sento il sapore della mia sborra e del suo miele. Un grosso fiotto viene spinto sulla mia lingua ed esce fuori. Lo raccolgo prima che cada sul letto ed affondo la lingua nella sua bocca in un bacio profondo.
Lei geme nel gustare la mia sborra. Immergo due dita nella sua fica, le estraggo bagnate del mio seme e gliele metto in bocca. Lei le succhia.
La mia asta è di nuovo dura al massimo. Con un gemito entro ancora dentro di lei. Continuo ad accarezzarla dolcemente e non smetto mai di baciarla ovunque. Quando le nostre labbra infine si staccano, le copro il viso di piccoli baci, le mordicchio le orecchie, poi la sdraio su un fianco, le stringo la vita con le mani e la attiro a me, eccitato, e di nuovo ci baciamo a lungo. Riprendo anche a succhiarle i capezzoli.
Intanto il mio cazzo è sempre rimasto piantato dentro di lei. Non è mai uscito dalla fica. Mi do da fare per chiavarla di nuovo. Siamo entrambi molto eccitati e dopo una lunga scopata le vengo ancora dentro.
Dopo quelle che mi sembrano ore, ritorno in me. Fuori è buio, così come in camera. Guardo le ore sul cellulare. Sono le sette. Dobbiamo scendere a cenare.
— Amore? Ti rendi conto che mi hai costretto a venire dentro di te? Sei almeno nel periodo non fertile del ciclo?
— Non lo so. Non ho fatto i conti. Adesso scendiamo a mangiare. Ho una fame da lupi.
Si alza e va in bagno. Torna quasi subito vestita. Stesso maglioncino e stessa gonnellina. Solo che stavolta ha messo le calze.
Fuori c'è ancora la bufera. Il vento ulula e scuote le finestre.
Arriviamo in sala da pranzo giusto in tempo. Ceniamo in tranquillità. Ci sono solo sette tavoli occupati.
Finito la cena, ci avviciniamo al gestore per avere informazioni sulla tempesta.
— Ho sentito la protezione civile. Si raccomandano vivamente di rimanere in albergo. Consigliano di non uscire per più di dieci minuti al massimo. La tempesta dovrebbe continuare incessantemente fino a domenica sera.
— Sa per caso se qui vicino c'è un negozio di elettronica o di un qualche operatore telefonico? Mi serve una batteria per il cellulare di mia figlia.
— No. Non c'è niente qui vicino. Mi spiace.
— Ascolti. Noi avevamo prenotato per un week-end a mezza pensione. Potremo cambiare e trasformarlo in pensione completa?
— Sì non ci sono problemi da parte nostra. Lo avevamo già messo in conto con questa bufera. La pensione completa costerebbe 65 euro a persona anziché 50 per la mezza pensione. Le veniamo incontro, però. Lasciamo 50 euro e non se ne parla più. Pagherà a parte solo le bevande.
— La ringrazio. È sempre compreso l'accesso alla piscina termale.
— Sì. Il pacchetto resta invariato.
— Sentito tesoro? Puoi andare ancora in piscina.
Restiamo nella hall ancora una mezz'oretta, poi Claudia mi prende per mano e andiamo di sopra. Appena arrivati in camera si spoglia.
Io chiudo le tende oscuranti. Sono ancora in piedi di fronte alla finestra e sento che Claudia slaccia i miei pantaloni. Mi tolgo rapidamente il maglione ed i pantaloni dalle caviglie. Claudia mi sale in braccio ed io la appoggio al muro per non cadere.
In qualche modo riesce ad infilare una mano tra di noi per prendere il cazzo e puntarlo alla fica. È ancora bagnata del mio sperma e le entro dentro facilmente. La penetro vigorosamente e la posizione permette al cazzo di arrivare fino in fondo alla fica, facendola gridare per il piacere. Con le mani ben salde sul suo culo comincio a scoparla freneticamente, scuotendola su e giù sul mio durissimo cazzo, che sentivo dentro di lei come un grosso e pulsante bastone.
I nostri corpi scorrono uno sull’altro e le sue tette sbattono contro il mio petto. È piacere allo stato puro, non riesco a pensare ad altro, tutto il mondo si concentra nei nostri corpi scossi dal godimento e dalla frenesia di arrivare al culmine. Sento arrivare l'orgasmo, che parte dal mio ventre per poi propagarsi come una scossa in tutto il mio corpo.
— Claudia… io… sto per venire… — riesco a farfugliare, a malapena consapevole di altro che non fosse il mio glande che strusciava dentro a quella fica bollente e meravigliosa.
— Sì, vienimi dentro… inondami… allagami! — grida di rimando, e le sue parole furono la goccia che fece traboccare il vaso, facendomi esplodere in un getto incontrollato, violento, seguito da innumerevoli altri, mentre sentivo il mio cazzo dilatarsi e arpionarsi in lei, al colmo della tensione e dello spasimo.
— Cavoli che cavalcata, è stato estenuante — riesco a dire ansante.
Dopo che ebbi singhiozzato in lei fino all'ultimo fiotto di sperma, ci spostiamo sul letto. Il mio cazzo è ancora duro dentro di lei.
Mi sdraio al suo fianco e baciandole il collo, le sue labbra cercano le mie, dolcemente, le nostre lingue si intrecciano e entrano ed escono dalle nostre bocche, le sue braccia mi hanno stretto mentre io accarezzo la sua schiena, la sentivo avvinghiarsi sempre di più al mio corpo che dimostra di apprezzare.
Esco da lei. La mia lingua guizza veloce ora a leccare il seno, ora il collo o il ventre o le natiche, fino ad insinuarsi all'interno delle cosce.
Le dita scivolano sulla fessura e affondano nella sua intimità. Claudia geme sottovoce guidando la mia mano in un lento andirivieni, io la guardo, voglio solo darle piacere, sentirla godere in tutto.
Afferra la mia testa schiacciandola tra le sue pieghe pregne di umori, e mi disseto dalla sua fica, leccando avidamente le preziose gocce che pian piano scendono. Freneticamente stuzzico il piccolo clitoride che si erge tra le tumide labbra, il suo respiro affannoso, le mani che salde mi tengono dove più le do piacere, il suo sesso trema, scosso dalle forti contrazioni mentre un nuovo orgasmo la appaga.
Resto lì a nutrirmi del suo nettare facendola letteralmente saltare ad ogni leccata…
— Oh, amore mio…, tesoro mio
Le sue mani afferrano il membro, talmente eccitato da farmi male, se lo porta alla bocca, la lingua calda scivola sull'asta, sino a leccare le palle gonfie, quando fa sparire il glande nella sua bocca di velluto chiudo gli occhi e un caldo rivolo inizia la sua lunga corsa, scendendo dalla bocca sino ai seni ancora eccitati.
— Scusami amore. Non sono riuscito a resistere
Lei mi guarda senza toglierlo dalla bocca e avidamente risucchia tutto il caldo elisir, poi mi sorride. — Adoro il tuo seme, puoi venire quando vuoi, nella mia bocca.
E riprende a succhiarlo, le mani e la sua calda bocca, danno nuova vita al mio cazzo.
Poi la faccio distendere sopra di me per un 69. Prendo a leccarla tra le cosce, proprio lì alla fichetta, era già eccitatissima e bagnata e mentre lecco, la sorpresi a spingere il bacino avanti ed indietro accompagnando i miei colpi di lingua che andavano dalla vagina al clitoride.
— È magnifico quello che mi fai — e cominciò a gridare.
Riprende in bocca il mio cazzo, iniziando a succhiare la cappella, da dei leggeri colpetti con la punta della lingua.
Non smettevo un attimo di leccare e succhiare quei favolosi sughetti. Ed il mio cazzo è di nuovo in tiro.
— Accidenti come mi piace, continua così è bellissimo, sei bravo, oh sì, sì vai avanti non fermarti.
Esplode in un fantasmagorico orgasmo.
La rigiro di nuovo. La metto a cavalcioni sopra la mia pancia. Il mio cazzo sfiora la sua fichetta, come a chiedere il permesso di entrare. L'attiro verso di me e prendo a leccarle quelle sue belle tette piene e turgide. I capezzoli sono come bottoni, duri e morbidi insieme. Riesco a mettere in bocca buona parte della mammella, succhiando a lungo, pensandolo pieno di latte che mi nutre, schiaccio il capezzolo contro il palato, mungendolo. Con voracità passo da una tetta altra.
Poi mi fermo perché non volevo venire di nuovo in bocca. Lei sembra un po' delusa, ma la delusione durò solo un attimo. Mi sposto sopra di lei, le apro le gambe e dirigo il cazzo tra le grandi labbra. È già bagnatissima, gronda umori a tutto spiano per gli orgasmi che ha avuto, lo metto all'ingresso della fica e spingo velocemente. Un dentro fuori rapido, quasi violento. Sono al limite. non resisto ulteriormente.
— Sì, ora ti riempio, Claudia… ti sborro dentro… ancora…
Perdo il senso della realtà, sento solo che sto per sborrare di nuovo in lei; e lo accompagno con le viscere, con la mente e col cuore, quell’orgasmo incomparabile. Esplodo come un vulcano in attesa da secoli, la inondo col mio seme e le mi urla addosso tutto il suo godimento.
Sbatto più volte con violenza la cappella contro il suo utero, che non da più segni di sofferenza; sento il mio seme esplodere dentro e scorrere verso l’utero allagando tutte le pieghe della vagina.
Mi abbatto su di lei quasi a corpo morto. Sono ben sveglio, però, lascio che il mio cazzo perda pian piano vigore, pur restando ancora fin troppo grosso, per la sua giovane fichetta.
Siamo entrambi esausti. Ci addormentiamo abbracciati, sotto una bella trapunta di piume. Fuori la tempesta ulula con violenza.
Ci svegliamo la mattina dopo. La tempesta non vuole saperne di placarsi. Mi alzo per primo e vado a fare la doccia. Il letto è un disastro, sporco di sperma. Speriamo che lo cambino. Ma soprattutto che non mi denuncino.
Quando esco, entra lei. Avrei voglia di entrare con lei nella doccia, ma voglio lasciarle un momento di intimità, tutto per lei. Ha molto a cui pensare.
Se non fosse stato per la tempesta, non credo che sarebbe mai capitato una cosa simile. Devo ricordarmi di chiederle del ciclo. Ieri le ho sborrato dentro un casino. Voglio almeno sapere se è nel periodo fertile.
Mi vesto. Mi metto jeans e maglione perché tanto non possiamo uscire. Quando esce anche Claudia dal bagno, già vestita, scendiamo a fare colazione.
Il servizio è a buffet. C'è una tavolata piena di cibo, sia dolce che salato.
Ho fame e prendo un po' di tutto. Claudia invece prende una tazza di cereali, due croissant e fette biscottate con burro e marmellata. Ci facciamo portare anche del caffellatte.
Dopo l'abbondante colazione, andiamo alla reception a chiedere informazioni della tempesta.
— Nessuna novità. È ancora confermato tutto al bollettino di ieri sera. Mi spiace.
— Allora vorremmo prenotare l'accesso alla piscina termale.
— Non occorre. L'accesso è libero dalle 10 alle 18.
Ringrazio e ce ne torniamo in camera.
— Che ne dici di telefonare alla mamma, tesoro?
— Sì. Però dobbiamo usare il tuo cellulare
Chiamo mia moglie e la informo del maltempo. Aveva sentito la notizia al TG ed era preoccupata perché non riusciva a chiamare Claudia. Le dico della batteria e che non possiamo uscire dall'albergo. Poi passo il telefono a Claudia. Le sento confabulare un po'. E poi…
— Mamma… ti ricordi per caso quando ho avuto il ciclo il mese scorso? … Ahah … Sai non ho portato con me gli assorbenti. Spero solo che non mi arrivi il ciclo mentre sono relegata qui… No, stiamo bene, solo che mi annoio… qui siamo in pochi e non c'è nessuno della mia età… Non ti preoccupare mamma, lo tengo d'occhio io. Ciao. Ci risentiamo presto.
Mi ripassa il telefono con un sorriso a 32 denti.
— Ha detto che l'ho avuto tre settimane fa. Non sono fertile!
Tiro un profondo sospiro di sollievo…
Con tutte le volte che le sono venuto dentro ieri… ci mancava solo che l'avessi messa incinta!!
— È fantastico amore mio! Ero preoccupato, sai…
— Io non più di tanto… lo volevo.
— Volevi cosa?
— Un figlio tuo, ovviamente.
— Ma cosa dici!? Perché, poi? Hai solo 18 anni!
— Perché ti amo. Non riuscivo a capire il perché non ho mai voluto farlo con Giorgio. Ora, invece, ho capito. Inconsciamente volevo farlo con te. Volevo che fossi tu il mio primo uomo. Ci ho riflettuto stamattina, mentre ci stavamo preparando, e sono giunta a questa conclusione. Ti amo.
Sono esterrefatto. Mia figlia mi ama, non come genitore, ma come uomo. Non so se essere felice. Certo, fare l'amore con lei stanotte è stato fantastico. Neanche con mia moglie ho mai raggiunto un tale livello di appagamento. Lascio perdere tutte le inibizioni e mi avvento su di lei.
Ci baciamo furiosamente ed altrettanto furiosamente ci spogliamo. Siamo presi dalla frenesia… C'è solo la voglia di godere l'uno dell'altra…
La butto sul letto e senza troppe cerimonie pianto il mio cazzo dentro la sua fica. La scopo con irruenza, non ho voglia di essere delicato. Anche lei reagisce al mio assalto con foga e mi morde una spalla. Mi fa male, ma non me ne importa niente. Resta lì a subire il mio impeto. Sono talmente infoiato che vengo subito. Ma ho ancora il cazzo duro. Ricomincio a scoparla freneticamente. La frenesia non mi abbandona.
La voglio possedere. È mia e non sarà di nessun altro. La mia bambina… è solo mia… La mia donna, la mia amante, il mio tutto per questi due giorni ancora.
Poi, riesco a calmarmi un pochino. Esco e mi sdraio accanto a lei.
— Scusami amore. Non volevo essere così esuberante.
— Mi sei piaciuto un sacco, invece.
Il cazzo è ancora in tiro e svetta orgoglioso. Claudia me lo prende in mano e mi sega lentamente.
— Quando hai detto che mi ami, ho perso il controllo. Davvero vuoi un figlio da me o lo dicevi solo tanto per dire?
— Oh no, lo voglio per davvero. Solo che adesso che non sto più con Giorgio non posso certo dire che sarà il suo bambino… Mi dovrò trovare un altro ragazzo…
— E se invece lasciassi mamma e ce ne andiamo a vivere io e te da qualche parte?
— No, non voglio farle questo. È pur sempre la mia mamma!
Claudia si china verso di me e me lo prende in bocca.
— Sei proprio brava a fare i pompini, amore. Chissà quanti nei hai già fatti!
— Sì era l'unico modo per stare con Giorgio. O la fica o i pompini.
La prendo per il culetto e me la tiro addosso per un 69. La fregola mi è passata ed ora lecco con più calma la sua fichetta da cui cola il mio seme mischiato ai suoi umori. Smetto quasi subito e le dico di fermarsi. Ho voglia delle sue tette e si mette a cavalcioni. Con dei contorcimenti riesce comunque a segarmi. Sento la sua fica bagnata sulla mia pancia. Allungo le mani verso quelle sue belle tette, le impasto, le strizzo i capezzoli, le palpo. Poi la tiro verso di me e imbocco in capezzolo. Succhio forte e a lungo entrambi i capezzoli. Mi fa male la mandibola da tanto ho succhiato. La spingo verso l'inguine e le si impala. Fa tutto da sola. Va su e giù una ventina di volte.
— Ti va se lo facciamo alla pecorina?
— Oh sì.
Detto, fatto. Pianto ancora il mio cazzo dentro di lei. Ora però vedo il suo culetto. Con una mano le spingo le spalle verso il basso, lasciando il culo alto. La prendo per i fianchi e mi aiuto nel movimento spingendo e tirandola al ritmo col mio bacino.
Dopo pochi minuti sento montare l'orgasmo. Avverto i testicoli che si contraggono, mi fermo un momento e parte la sborrata. Mentre sto ancora schizzando in lei, riprendo a stantuffare la sua fica. È una sborrata sublime. Anche lei viene assieme a me.
Mi fermo solo quando il cazzo si smolla.
Mi sdraio supino accanto a Claudia.
— Per fortuna che non sei fertile… altrimenti di avrei certamente ingravidato.
— Che peccato, vorrai dire…
Riprendiamo fiato e la osservo bene.
— Guardati il seno. Ho succhiato troppo forte e ti ho fatto venire un succhiotto.
— Non preoccuparti… pazienza. Anche io ti ho morso. Hai ancora il segno dei miei denti.
— Bene… Cosa facciamo oggi? Ce ne stiamo ancora in camera o andiamo in piscina?
— Sarà meglio andare in piscina, ora. Dovranno rifare la camera. Dai prepariamoci.
La bufera sta dando il meglio di sé. È pericoloso stare fuori. Anche solo per attraversare la strada per arrivare alla piscina è un'impresa.
La piscina termale è deserta, siamo solo noi due. L'acqua calda è un toccasana per i dolori del doposesso. Mi avvicino a un punto dove riesco a toccare il fondo, mi abbasso di poco il costume e mi massaggio il cazzo. Lo sfrego bene per togliere ogni residuo di sperma.
— Ehi, che fai?
— Claudia! Mi hai spaventato!
Non mi ero accorto che si era avvicinata furtiva.
— Ti ho visto! Ti stai facendo una sega!
— No ti sbagli. Lo stavo pulendo.
— E allora perché ce l'hai in tiro?
Abbasso lo sguardo e vedo che ha ragione.
— Colpa tua — dico sorridendo — sei tu che mi ecciti.
— Davvero? Allora bisogna rimediare.
Mi tira in un angolo appartato della piscina. Scosta leggermente il cavallo del costume e mi sale in braccio. La impalo come niente, ma l'acqua impedisce i movimenti. Restiamo lì, fermi, a baciarci. Sento le contrazioni dell'utero di Claudia che sta godendo.
Restiamo in piscina fino a mezzogiorno. Ritornati in camera, noto che hanno cambiato le lenzuola, per fortuna…
Scendiamo per il pranzo. Gli ospiti sono sempre gli stessi. Dopo aver finito di mangiare vado alla reception e chiedo aggiornamenti della tempesta.
— Abbiamo ricevuto un aggiornamento dalla protezione civile. Prevedono che il maltempo continuerà fino a martedì. Da lunedì sera inizierà scemare, ma continuerà a nevicare ancora per tutto il giorno successivo.
Telefono a mia moglie e la avviso che a causa della tempesta saremo costretti a restare almeno fino a martedì.

Vabbè avete capito anche voi l'antifona… sabato pomeriggio… domenica… lunedì… martedì… è l'esatta ripetizione di venerdì. La mattina andiamo in piscina ed il pomeriggio lo passiamo a scopare. E anche le notti, ovviamente…
Lunedì mattina telefono in ufficio e li avviso che sono bloccato in montagna. Anche loro non se la cavano meglio… la copiosa nevicata ha imbiancato tutto il norditalia.
Lunedì sera, come previsto, la tempesta inizia a placarsi. Non soffia più il vento, ma nevica abbondantemente. Dei fiocchi giganteschi.
Stanno cominciando a passare gli spazzaneve per pulire le strade, senza grandi risultati. Nevica ancora troppo.
Quando ci svegliamo mercoledì mattina, c'è quasi un metro di neve che seppellisce la mia auto. Sarà dura uscire da lì. Perlomeno ha smesso di nevicare. Mi faccio prestare una pala dai gestori e mi do da fare per liberare l'auto.
Il nuovo aggiornamento della protezione civile avvisa che la tempesta è completamente cessata, ma le strade sono ancora bloccate dalla neve. Ci tocca restare ancora un altro giorno.
Ovviamente, io e Claudia lo passiamo in camera a scopare…
— Sai papà… mi dispiace che questa vacanza sia finita. Quando saremo a casa non potremo più divertirci come abbiamo fatto in questi cinque giorni.
— Non ti preoccupare, troveremo una soluzione. Lo sai che torno presto dal lavoro e che mamma lavora in negozio fino a tardi. Abbiamo qualche ora a disposizione prima che torni a casa. Ce la faremo, vedrai.
— Ma non sarà la stessa cosa… io ti voglio godere anche la notte e non solo qualche ora nel pomeriggio, papà!
— L'hai detto anche tu che non vuoi che lasci la mamma per te…
— Sì, lo so cosa ho detto.
È sull'orlo delle lacrime.
— E se la mettessimo al corrente della situazione? — dice dopo averci pensato su un po'.
— Ma che dici… ce la vedi la mamma a starsene in disparte? Non credo che accetterebbe mai. Certo non è una bacchettona… ma fino a questo punto… non credo.
— Beh, bisogna lavorarci su un po', ma credo che alla fine lo accetterebbe.
— Dici?
— Lascia fare a me… È una donna dopotutto, so come prenderla. Tra donne ci intendiamo.
— D'accordo ti do carta bianca. Certo però che mi fa arrapare da maledetti anche solo l'idea di avere te e mamma insieme a letto… Guarda —scostando le coperte.
— Bisogna dargli un caldo riparo… altrimenti prende freddo il poverino!
La prendo in parola. Passiamo ancora tutta la notte a scopare. Le vengo dentro cinque volte.
Ho sempre avuto questa resistenza.
Prima di andarcene prenoto ancora l'albergo per tre settimane dopo. Ancora un week-end sulla neve… questa sarà la scusa…
Invece l'obbiettivo sarà… metterla incinta!
E lascio a lei il compito di lavorarsi la madre…

È passato un anno… La seconda vacanza sulla neve ha funzionato. Claudia mi ha fatto diventare padre di Susanna. Ed è anche riuscita a lavorarsi la madre. Ora mi accolgono entrambe nel loro letto. Ma non vogliono assolutamente fare una cosa a tre. Pazienza… va bene così.
Claudia ha voluto che sostituissi il suo letto singolo con uno matrimoniale, per stare più comodi.
Non ci sono giorni stabiliti. A volte capita che le prendo tutte e due, a volte nessuna. Dipende dai loro impegni. Sono sempre disponibile per entrambe.
E ci sono altre novità: sia mia moglie che mia figlia sono incinte…

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