La mia ex di indole dominante
di
omega.sottomesso
genere
dominazione
Nota bene: ho creato un account e-mail (2cttxamxl@proton.me) per poter avere un contatto reale con chi tra i "miei" lettori volesse scambiare pensieri, opinioni, pareri, fantasie ed esperienze. Spero di leggervi numerosi.
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Il racconto che segue è del tutto reale, ma alcuni dettagli ininfluenti ai fini del racconto sono modificati per proteggere la privacy mia e delle altre persone che menziono.
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La mia ex era molto carina. Presumo lo sia ancora, ma non la vedo da tanto. Due anni meno di me, alta circa 160 cm, castana, occhi nocciola, capelli mossi alle spalle, bel seno e bel sedere. Soprattutto, con un carattere molto forte. I suoi genitori erano separati e lei - figlia unica, come me - viveva con la madre. I nostri genitori di giorno erano al lavoro, per cui vedersi in una casa libera non era certo un problema. Abitavamo però in due zone opposte della città e quindi, per sua comodità, ci vedevamo più spesso da lei.
Fu la prima ragazza con cui ebbi rapporti e, ripensandoci ora, le devo moltissimo. Sicuramente più di quanto le abbia riconosciuto ai tempi della nostra relazione. Lei, pur essendo più giovane, aveva già fatto sesso con due suoi ex.
Ricordo benissimo la prima volta che la toccai. Ci stavamo baciando sul mio letto e fu lei a dirigermi la mano in mezzo alle sue gambe, dentro alle mutandine. Se non l'avesse fatto lei, per come sono io, è probabile che sarei ancora qui - dopo tanti anni - a chiedermi quando sarebbe stato il momento giusto per tentare quel tipo di approccio. Comunque, io ero completamente inesperto e continuavo a muovermi solo fuori. Per me era già un grande passo e sentire il morbido, l'umido e i suoi peli (curati) tra le mie dita mi mandava in estasi. Ancora una volta, fu lei a dirigermi. Mi fermò e mi fece guardare come faceva scivolare il suo dito medio all'interno. Lo feci quindi io e fu la sensazione più incredibile della mia vita fino a quel momento.
Come ho detto, lei aveva un carattere molto forte. E fu la prima persona a cui confessai, seppur solo in parte, le mie tendenze da sottomesso. Lei le accolse con interesse e un pizzico di sadismo (mentale). Ci furono infatti diversi episodi che per me rappresentarono le prime esperienze di dominazione e umiliazione subita da una ragazza.
Il primo in assoluto di questi fu un commento sulle mie dimensioni. Come ho già scritto altrove, sono consapevole di avere un pisello un po' più piccolo della media, pur non essendo minidotato. Le confessai quindi un po' scherzosamente - per smorzare la tensione, anche se per me la questione in realtà era ed è seria - che negli spogliatoi mi ritrovavo spesso a osservare gli altri, a fare confronti nella mia testa e ad avere un po' di complessi. Lei allora mi disse subito che, effettivamente, io ce l'avevo più piccolo dei suoi due ex (uno peraltro era suo coetaneo, quindi più giovane di me). Questa cosa mi umiliò molto e ricordo che ci pensavo ogni volta che avevamo rapporti completi, anche perché non avevo nessuna difficoltà a entrare.
Ad ogni modo, in generale, avevamo preso l'abitudine di toccarci a vicenda, mentre lei mi diceva cose abbastanza umilianti (nella stragrande maggioranza delle volte legate alle mie dimensioni). Spesso prendeva l'iniziativa e mi metteva un dito nel sedere, prendendomi in giro perché mi piaceva e la assecondavo alzando un po' le gambe. Penso che l'avesse visto fare in qualche video o che avesse letto che poteva piacere anche ai maschi etero, perché questa non era mai stata una mia esplicita richiesta. Ho scoperto con lei che mi piaceva e, comunque, mi sarei vergognato troppo a chiedere. Infatti, non l'ho più fatto con nessun'altra.
Una volta stavamo "giocando" in questo modo e lei si fermò perché doveva fare pipì. Mi chiese quindi di seguirla in bagno, ma a quattro zampe. E, prima di partire, mi mise una matita nel sedere e mi avvertì che non avrei dovuto farla cadere nel tragitto. Fu molto umiliante vederla camminare nuda davanti a me, in piedi, mentre io goffissimo cercavo di stare al passo conciato in quel modo. E fu altrettanto umiliante assistere in ginocchio a lei che faceva pipì e mi guardava, per poi pulirsi, rialzarsi e tornare a condurmi in stanza sempre in quelle condizioni.
Con lei poi scoprii anche una pratica sessuale che è tuttora tra le mie preferite: il facesitting. A lei piaceva ricevere sesso orale, ma tra le mie tendenze di sottomissione e la sua indole abbastanza dominante, sarebbe stato banale farlo solo in modo "classico". E allora capitava spesso che si sedesse letteralmente sopra di me, ordinandomi di leccarla. Ci sono due episodi particolari che mi ricordo ancora adesso e che riguardano questa situazione specifica.
Il primo fu quando, ancora con le mutandine addosso, si mise sopra la mia faccia ordinandomi di aprire la bocca il più possibile e minacciandomi di fare pipì. Eravamo sul letto della madre in quell'occasione (non so nemmeno perché) e lei, come ho detto, non era nemmeno nuda. Per cui sapevo che non l'avrebbe fatto davvero e rimasi fermo lì in quella posizione per dimostrarle la mia sottomissione, finché lei mi disse "sei proprio uno schiavetto" e si alzò per andare in bagno.
Il secondo, invece, fu quando la chiamò il padre al cellulare mentre era sopra di me e la stavo effettivamente leccando. Lei rispose e io, di conseguenza, mi fermai. Lei salutò il padre e poi, ad alta voce e con il cellulare sempre all'orecchio, disse rivolta a me: "beh, che facciamo?" come a dire "perché ti sei fermato? chi ti ha dato il permesso?". Io fui completamente spiazzato e umiliato da quella reazione, ma ripresi a leccarla (dolcemente, anche per non fare rumore). Lei riprese a parlare con il padre come se nulla fosse, senza alcuna alterazione della voce, dicendo che stava rimproverando il cane (ne aveva uno, ovviamente, oltre a due gatti). La conversazione durò un paio di minuti e io mi vergognai da morire.
Un ultimo episodio degno di nota fu verso la fine della nostra relazione. Eravamo al mare e lei mi aveva pure confessato di aver baciato un ragazzo nel corso di un'altra vacanza che aveva fatto prima, senza di me. Ci ero rimasto male, ma avevo 20 anni e io stesso più volte le avevo fatto vagamente intendere che mi avrebbe eccitato vederla con un altro. L'avevo perdonata, ma litigavamo spesso.
Una sera, prima di uscire a cena, stavamo discutendo e lei mi rinfacciò il fatto di essere troppo sottomesso sul piano sessuale. Le dissi che purtroppo ero fatto così e che, a me per primo, sarebbe piaciuto essere diverso e che mi vergognavo. Lei allora si dispiacque di avermi attaccato in quel modo e facemmo pace. Nel vestirci dopo la doccia, quindi, le venne un'idea, forse per farsi perdonare. Io mi ero già messo i pantaloni, ma ero ancora a torso nudo. Mi ordinò allora di andare da lei, mi aprì i pantaloni e li abbassò insieme alle mutande, prese un suo assorbente (nuovo) e me lo posizionò all'interno dei boxer aderenti, ordinandomi poi di rivestirmi e di tenerlo lì per tutta la sera, come se fosse un pannolino, perché ero il suo "pisellino" piccolo.
Io fui terribilmente eccitato da questo gesto e passai la serata completamente in bambola, anche perché lo sentivo tantissimo e, con il caldo d'estate, era anche abbastanza scomodo. Mi vergognai, ma ubbidii... perché quella era, ed è, la mia natura.
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Il racconto che segue è del tutto reale, ma alcuni dettagli ininfluenti ai fini del racconto sono modificati per proteggere la privacy mia e delle altre persone che menziono.
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La mia ex era molto carina. Presumo lo sia ancora, ma non la vedo da tanto. Due anni meno di me, alta circa 160 cm, castana, occhi nocciola, capelli mossi alle spalle, bel seno e bel sedere. Soprattutto, con un carattere molto forte. I suoi genitori erano separati e lei - figlia unica, come me - viveva con la madre. I nostri genitori di giorno erano al lavoro, per cui vedersi in una casa libera non era certo un problema. Abitavamo però in due zone opposte della città e quindi, per sua comodità, ci vedevamo più spesso da lei.
Fu la prima ragazza con cui ebbi rapporti e, ripensandoci ora, le devo moltissimo. Sicuramente più di quanto le abbia riconosciuto ai tempi della nostra relazione. Lei, pur essendo più giovane, aveva già fatto sesso con due suoi ex.
Ricordo benissimo la prima volta che la toccai. Ci stavamo baciando sul mio letto e fu lei a dirigermi la mano in mezzo alle sue gambe, dentro alle mutandine. Se non l'avesse fatto lei, per come sono io, è probabile che sarei ancora qui - dopo tanti anni - a chiedermi quando sarebbe stato il momento giusto per tentare quel tipo di approccio. Comunque, io ero completamente inesperto e continuavo a muovermi solo fuori. Per me era già un grande passo e sentire il morbido, l'umido e i suoi peli (curati) tra le mie dita mi mandava in estasi. Ancora una volta, fu lei a dirigermi. Mi fermò e mi fece guardare come faceva scivolare il suo dito medio all'interno. Lo feci quindi io e fu la sensazione più incredibile della mia vita fino a quel momento.
Come ho detto, lei aveva un carattere molto forte. E fu la prima persona a cui confessai, seppur solo in parte, le mie tendenze da sottomesso. Lei le accolse con interesse e un pizzico di sadismo (mentale). Ci furono infatti diversi episodi che per me rappresentarono le prime esperienze di dominazione e umiliazione subita da una ragazza.
Il primo in assoluto di questi fu un commento sulle mie dimensioni. Come ho già scritto altrove, sono consapevole di avere un pisello un po' più piccolo della media, pur non essendo minidotato. Le confessai quindi un po' scherzosamente - per smorzare la tensione, anche se per me la questione in realtà era ed è seria - che negli spogliatoi mi ritrovavo spesso a osservare gli altri, a fare confronti nella mia testa e ad avere un po' di complessi. Lei allora mi disse subito che, effettivamente, io ce l'avevo più piccolo dei suoi due ex (uno peraltro era suo coetaneo, quindi più giovane di me). Questa cosa mi umiliò molto e ricordo che ci pensavo ogni volta che avevamo rapporti completi, anche perché non avevo nessuna difficoltà a entrare.
Ad ogni modo, in generale, avevamo preso l'abitudine di toccarci a vicenda, mentre lei mi diceva cose abbastanza umilianti (nella stragrande maggioranza delle volte legate alle mie dimensioni). Spesso prendeva l'iniziativa e mi metteva un dito nel sedere, prendendomi in giro perché mi piaceva e la assecondavo alzando un po' le gambe. Penso che l'avesse visto fare in qualche video o che avesse letto che poteva piacere anche ai maschi etero, perché questa non era mai stata una mia esplicita richiesta. Ho scoperto con lei che mi piaceva e, comunque, mi sarei vergognato troppo a chiedere. Infatti, non l'ho più fatto con nessun'altra.
Una volta stavamo "giocando" in questo modo e lei si fermò perché doveva fare pipì. Mi chiese quindi di seguirla in bagno, ma a quattro zampe. E, prima di partire, mi mise una matita nel sedere e mi avvertì che non avrei dovuto farla cadere nel tragitto. Fu molto umiliante vederla camminare nuda davanti a me, in piedi, mentre io goffissimo cercavo di stare al passo conciato in quel modo. E fu altrettanto umiliante assistere in ginocchio a lei che faceva pipì e mi guardava, per poi pulirsi, rialzarsi e tornare a condurmi in stanza sempre in quelle condizioni.
Con lei poi scoprii anche una pratica sessuale che è tuttora tra le mie preferite: il facesitting. A lei piaceva ricevere sesso orale, ma tra le mie tendenze di sottomissione e la sua indole abbastanza dominante, sarebbe stato banale farlo solo in modo "classico". E allora capitava spesso che si sedesse letteralmente sopra di me, ordinandomi di leccarla. Ci sono due episodi particolari che mi ricordo ancora adesso e che riguardano questa situazione specifica.
Il primo fu quando, ancora con le mutandine addosso, si mise sopra la mia faccia ordinandomi di aprire la bocca il più possibile e minacciandomi di fare pipì. Eravamo sul letto della madre in quell'occasione (non so nemmeno perché) e lei, come ho detto, non era nemmeno nuda. Per cui sapevo che non l'avrebbe fatto davvero e rimasi fermo lì in quella posizione per dimostrarle la mia sottomissione, finché lei mi disse "sei proprio uno schiavetto" e si alzò per andare in bagno.
Il secondo, invece, fu quando la chiamò il padre al cellulare mentre era sopra di me e la stavo effettivamente leccando. Lei rispose e io, di conseguenza, mi fermai. Lei salutò il padre e poi, ad alta voce e con il cellulare sempre all'orecchio, disse rivolta a me: "beh, che facciamo?" come a dire "perché ti sei fermato? chi ti ha dato il permesso?". Io fui completamente spiazzato e umiliato da quella reazione, ma ripresi a leccarla (dolcemente, anche per non fare rumore). Lei riprese a parlare con il padre come se nulla fosse, senza alcuna alterazione della voce, dicendo che stava rimproverando il cane (ne aveva uno, ovviamente, oltre a due gatti). La conversazione durò un paio di minuti e io mi vergognai da morire.
Un ultimo episodio degno di nota fu verso la fine della nostra relazione. Eravamo al mare e lei mi aveva pure confessato di aver baciato un ragazzo nel corso di un'altra vacanza che aveva fatto prima, senza di me. Ci ero rimasto male, ma avevo 20 anni e io stesso più volte le avevo fatto vagamente intendere che mi avrebbe eccitato vederla con un altro. L'avevo perdonata, ma litigavamo spesso.
Una sera, prima di uscire a cena, stavamo discutendo e lei mi rinfacciò il fatto di essere troppo sottomesso sul piano sessuale. Le dissi che purtroppo ero fatto così e che, a me per primo, sarebbe piaciuto essere diverso e che mi vergognavo. Lei allora si dispiacque di avermi attaccato in quel modo e facemmo pace. Nel vestirci dopo la doccia, quindi, le venne un'idea, forse per farsi perdonare. Io mi ero già messo i pantaloni, ma ero ancora a torso nudo. Mi ordinò allora di andare da lei, mi aprì i pantaloni e li abbassò insieme alle mutande, prese un suo assorbente (nuovo) e me lo posizionò all'interno dei boxer aderenti, ordinandomi poi di rivestirmi e di tenerlo lì per tutta la sera, come se fosse un pannolino, perché ero il suo "pisellino" piccolo.
Io fui terribilmente eccitato da questo gesto e passai la serata completamente in bambola, anche perché lo sentivo tantissimo e, con il caldo d'estate, era anche abbastanza scomodo. Mi vergognai, ma ubbidii... perché quella era, ed è, la mia natura.
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