La mia dolce Rosina

di
genere
incesti

Mi chiamo Marco e mia figlia si chiama Rosy, anche se io la chiamo affettuosamente Rosina. Dopo la separazione da mia moglie, ho dovuto assumermi la responsabilità di crescere Rosy, in quanto non ha voluto seguire la madre. Il nostro rapporto è sempre stato caratterizzato da una grande intesa, fatte di confidenze, comprensione e piccoli gesti di affetto quotidiano. Dormivamo praticamente nello stesso letto, abbracciandoci spesso con naturalezza, senza nessun pensiero malizioso o intento diverso dall’affetto puro.
Rosy è una ragazza bellissima, con due seni prorompenti e un fondo schiena incredibilmente delizioso, ma ciò che colpisce di più è la dolcezza del suo viso e il suo modo di fare, che ha qualcosa di incredibilmente infantile e tenero. Ha un carattere puerile che si manifesta nel suo amore per le coccole, nel modo in cui mi chiama “Papino” con quella vocina dolce e nel suo bisogno di sentirsi protetta. Io, d’altra parte, sono per lei una figura di riferimento, un porto sicuro. Non posso negare che, quando si stringe a me nel letto, con il suo corpo caldo e morbido contro il mio, sento una tensione dentro di me, un’agitazione che a volte mi mette a dura prova. È difficile mantenere il controllo, soprattutto perché, da quando sono solo, la mancanza di una compagna con cui condividere l’intimità fisica si fa sentire in modo sempre più pesante.
Col passare degl'anni, Rosina è diventata maggiorenne e ha iniziato a esplorare la sua sessualità con i ragazzi della sua età. Non ho mai cercato di frenarla o di imporle regole rigide, al contrario, ho sempre voluto essere un confidente. Le ho dato consigli, cercando di farle capire l’importanza di proteggersi. Una volta, durante una delle nostre chiacchierate, le ho chiesto se lei e i suoi fidanzatini usassero contraccettivi per evitare rischi. Lei, con la sua solita spontaneità infantile, mi ha risposto senza filtri:
“Non sempre, papino. Sono fastidiosi, sai? Mi piace sentire il pisellino al naturale, senza niente di mezzo.”
“Rosina, amore mio, non puoi rischiare così. Una gravidanza adesso sarebbe un problema enorme,” le ho detto, cercando di farle capire la gravità della cosa senza giudicarla.
Così, dopo averne parlato con la sua ginecologa, le ho fatto prescrivere la pillola anticoncezionale. Rosy ha accolto questa soluzione con un entusiasmo che mi ha quasi sorpreso. Da quando la prende, sembra che la sua vita sessuale sia diventata ancora più attiva, come se si sentisse finalmente libera da ogni preoccupazione.
Le nostre confidenze più intime avvenivano sempre la sera, quando ci mettevamo a letto. Passavamo ore a parlare di tutto, dai sogni alle paure, dalle esperienze quotidiane ai suoi racconti personali.
Sempre in questo contesto, Rosina ha iniziato a farmi domande personali, intime, con quella sua vocina curiosa e innocente che mi fa sempre sciogliere, ma che a volte mi mette anche in una posizione difficile.
“Papino, ma da quanto tempo non fai sesso?” mi ha chiesto, guardandomi con quegli occhioni grandi.
Devo dire che mi colse di sorpresa, non mi aspettavo queste domande.
“Da tanto, Rosina mia. Da quando mamma mi ha lasciato, sono sempre stato da solo. Devi capire, non è facile per me, mi arrangio come posso,” lasciando intendere che mi masturbassi.
“Oh, povero papino mio! Quanto mi dispiace! Il tuo pisellino deve essere proprio triste, avrebbe bisogno un pò di compagnia!” disse, con quella sua ingenuità disarmante.
Mentre parlava, la sua gamba si sovrapponeva alla mia, come faceva spesso quando cercava coccole. Ma in quel momento, il suo movimento lento, andava su e giù, fino a raggiungere le mie parti intime, sembrava quasi volermi consolare in un modo che non riuscivo a ignorare. Ho provato a scostarla con la mano, ma Rosina afferrandomi per la mano, l'ha fatto scivolare lungo la sua coscia, morbida e liscia.
“Papino mio, senti com’è liscia la mia pelle! È proprio come quella della mamma, vero? Ti piace?” ha chiesto, inclinando la testa di lato con un’espressione da bambina curiosa, ma con un tono che aveva qualcosa di provocante.
“Sì, è vero, Rosina. Mi fa provare sensazioni che… beh, che non sentivo da anni,” ho ammesso, mentre cercavo di mantenere il controllo. Ma dentro di me, sentivo un fuoco che si accendeva, un’erezione che si faceva strada quasi senza che potessi farci nulla.
“Povero papino, scommetto chissà cosa daresti per provare di nuovo quelle emozioni"
“Sì, ma non si può tornare indietro” ho detto, cercando di riportare la conversazione su un terreno sicuro.
“Non ti preoccupare papino, ora ci sono io!” avvicinandosi ancora di più. Il suo corpo era praticamente contro il mio, caldo e invitante.
“Rosina, non è la stessa cosa, sai?” ho provato a dire, ma lei sembrava non ascoltarmi.
Senza darmi il tempo di pensare, si avvicinò ulteriormente, posando la sua dolce manina sulla patta del mio pigiama. AI suo tocco, i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa, e con una vocina piena di stupore esclamò:
“Papino, ma è eretto! Ed è anche molto più grande di quelli dei miei amici!”
Sconvolto dissi:
“Rosina, ma cosa fai? Non dovresti fare questo,” mentre cercavo di mantenere un briciolo di controllo.
"Non mi dire niente, papino, ma lo voglio sentire al naturale, dai,” con quella sua aria da bimba capricciosa che vuole un dolcetto. Prima che potessi fermarla, infilò la mano dentro i miei slip, afferrando il mio pene con una delicatezza che mi fece rabbrividire.
La sua manina esplorava con una curiosità infantile, ma allo stesso tempo con una sicurezza che mi faceva perdere la testa. “Rosina…” mormorai, incapace di dire altro.
“Shhhh..., papino, non parlare, lascia fare a me."
Sapevo che era sbagliato, ma non riuscivo a oppormi. Quelle sensazioni, dimenticate da anni, mi trascinarono in un oblio irresistibile. Chiusi gli occhi per un momento, perdendomi nel calore del suo corpo adagiato lateralmente sul mio. I suoi che seni premevano contro il mio petto, morbidi e pieni, attraverso la sua sottile camicia da notte.
“Oh, Papino, papino mio, non è giusto che ti sacrifichi così. Ma ora ci sono io, voglio darti un po’ di conforto. Perché non mi tocchi anche tu?” mi sussurrò con quella vocina che bruciava di malizia.
Preso dal momento, incapace di resistere a quella richiesta, posai la mano tra le sue cosce. Attraverso il tessuto leggero dei suoi slip, potevo percepire l’umidità calda che trasudava dalla sua intimità. Il mio cuore batteva all’impazzata.
"Sì, papino, toccami lì! La mia passerina ha tanto bisogno di carezze. Voglio sentire le tue dita dentro di me,” mi implorò, con una curiosità peccaminosa.
Passammo alcuni minuti a esplorarci a vicenda, le nostre mani che si muovevano con una sincronia istintiva. Ci scambiavamo paroline dolci, sussurri che sembravano amplificare il calore tra noi. Poi, con un gesto deciso ma ancora carico di quella sua ingenuità, Rosina si liberò poco alla volta dei suoi indumenti, rivelando il suo corpo statuario nudo, morbido e invitante.
Non potei fare a meno di fare lo stesso, spogliandomi con una certa esitazione, non sapendo fino a dove ci saremmo spinti. Lei mi guardò con un sorriso, poi si chinò su di me, i capelli che mi sfioravano la pelle. Le sue labbra si avvicinarono al mio membro, e iniziò a darmi un piacere che non provavo da tempo.
“Poveretto, da quanto tempo nessuno si è preso cura di lui? Eppure è così bello e forte!” disse.
Sentii la sua lingua accarezzare il mio glande con una delicatezza che si trasformò presto in una passione sfrenata. Lo prese in bocca con una forza che mi fece quasi perdere il controllo, un brivido che mi percorse tutto il corpo. Sembrava che potessi venire da un momento all’altro. La sua ammirazione per il mio membro era evidente, e questo mi riempiva di un orgoglio che non riuscivo a nascondere.
“Ti piace, Rosina?” chiesi con la voce spezzata dall'emozione,
“È bellissimo! E' davvero notevole, sei un un vero stallone papino!” rispose, alzando lo sguardo verso di me con quegli occhioni luccicanti..
Le sue parole mi accendevano ancora di più, e il suo ritmo accelerava, le sue mani che mi stringevano alla base mentre la sua bocca lavorava con una maestria che non mi aspettavo da lei.
Mentre mi abbandonavo al piacere bruciante che mi attraversava, un pensiero fugace mi sfiorò la mente: dovevo fermarmi? Dovevo porre fine a questo rapporto incestuoso? I ricordi mi riportavano a notti passate, momenti furtivi in cui, preso da un desiderio incontrollabile, mi avvicinavo piano alla sua schiena nel letto, cercando di non svegliarla, strusciando il mio pene sul suo fondoschiena, accarezzandole i suoi seni pronunciati, mosso solo dall’istinto di soddisfare un mio bisogno egoista, il bisogno di raggiungere l'orgasmo. Rosina non reagì mai alle mie avance, probabilmente sicura che non sarei andato oltre. Eppure, ora che ero qui, con lei, decisi di non opporre resistenza. Mi abbandonai completamente alla sua volontà, lasciando che sia lei a guidare ogni gesto, ogni istante.
Rosina, con quegli occhioni grandi e curiosi, le labbra piegate in un sorriso malizioso che contrastava con la sua ingenuità, si avvicinò a me, sfiorandomi con una delicatezza che mi fece rabbrividire, e con quella vocina dolce e infantile sussurrò:
“Oh, papino, ma guarda che bello! È così grosso e duro… e poi, che testicoli grandi hai! Chissà quanto nettare ci deve essere dentro, eh?”
Le sue parole, così dirette e prive di imbarazzo, mi colsero alla sprovvista, iniziai ad accarezzarle il sedere, con quella sua pelle morbida, liscia come seta, e ogni tocco sembrava accendere un’ondata di desiderio che non riuscivo più a contenere. Lei si lasciò sfuggire un piccolo risolino, inclinando la testa di lato come una bimba che scopre un gioco nuovo.
“Oh, papino, voglio sentire che effetto fa avere il tuo pene tra le mie cosce? Dai, fammi provare, ti prego!” disse, con quella voce innocente.
La guardai per un istante, combattuto, ma poi mi arresi al suo tono implorante.
“Rosina, fai quello che ti senti di fare,” risposi, lasciando che fosse lei a decidere il ritmo di quel gioco pericoloso.
Con un sorriso soddisfatto, si sdraiò su di me, il suo corpo nudo e caldo che premeva contro il mio. Con una mano inesperta ma determinata, sistemò il mio pene tra le sue cosce, proprio a ridosso della sua intimità. Poi iniziò a strusciarsi, i movimenti avidi e istintivi, mentre piccoli gemiti le sfuggivano dalle labbra.
“Oh, che bel calore qua sotto, papino! Mi piace tanto sentire strusciare il tuo cazzone sulla mia fichetta!” esclamò, ridacchiando con il suo bacino che si muoveva su e giù con un ritmo sempre più deciso.
Poi inevitabilmente accadde l'imprevisto. Il mio pene, guidato dalla lubrificazione del momento, trovò, da solo, la strada per scivolare dentro di lei.
“Oh, cazzo! Papino mio, mi sta entrando dentro!” gridò lei, la voce che tremava tra sorpresa e una sorta di eccitazione infantile.
“Rosina, non è colpa mia, ha fatto tutto da solo!” risposi, anche se in quei movimenti ci avevo messo del mio.
Ma Rosina non sembrava intenzionata a tirarsi indietro. Anzi, con un sorriso birichino, si mosse in modo da accogliermi lentamente, i suoi fianchi che si adattavano al mio ritmo. “Oh, papino, è così strano… ma mi piace! Lo voglio tutto dentro. Dimmi che lo vuoi anche tu?” disse, guardandomi con quegli occhi grandi, imploranti, che cercavano una conferma.
“Rosina, certo che lo voglio, sei la mia amata figliola,” le risposi, la voce spezzata dall’emozione e dal piacere, mentre le sue parole e i suoi movimenti mi trascinavano in un vortice dal quale non volevo più uscire.
“Oh, papino, allora fammi sentire quanto mi vuoi bene… non ti fermare, dai!” sussurrò lei, stringendosi a me, il suo corpo che tremava di un’innocente eccitazione mentre continuavamo a perderci l’uno nell’altra.
Ormai ogni barriera tra noi era crollata, ogni limite svanito come fumo al vento. Decisi di non essere più solo uno spettatore, ma di essere parte attiva, di farle sentire tutto ciò che ero in grado di darle.
"Rosina, sdraiati sulla schiena. Ho qualcosa da donarti" le dissi, la voce roca, carica di promessa.
"Sì, papino, ti prego, fammi questo regalo?" rispose con quella vocina che mi mandava fuori di testa.
Mi misi sopra di lei, il mio corpo che pesava sul suo, e scivolai dentro con un movimento deciso, riempiendola completamente. Il suo corpo si inarcò sotto di me, come se stesse cercando di accogliermi ancora di più.
"Oh, papino mio, che bello, mi piace da morire! Sei così forte, così… grosso. Mi sento tutta piena di te!" esclamò, le guance arrossate e gli occhi lucidi.
"Oh Rosina, mi sento rinato, era da tanto che non provavo queste emozioni. Con te mi sento vivo" le confessai.
"Dai, papino, spingi forte, più forte. Mi piace tantissimo!"
Intrecciai le mie dita alle sue, tenendola ferma sotto di me, mentre affondavo con forza, ogni movimento le strappava gemiti sempre più intensi. Ma volevo di più, volevo sentirla in ogni modo possibile.
"Ora, Rosina, girati, mettiti a quattro zampe. Voglio prenderti da dietro, tesoro," le ordinai.
Lei obbedì subito,
"Sì, papino, come vuoi tu! Fammi sentire la potenza dei tuoi colpi sul mio sedere," disse, inarcandosi per offrirsi a me.
La afferrai per i fianchi, le dita che affondavano nella sua pelle morbida, e rientrai in lei con un colpo secco. Il suo gemito fu immediato, un suono che mi fece pulsare di voglia.
"Ti piace così, Rosina?" le chiesi, spingendo ancora, sentendo il calore del suo corpo avvolgermi completamente.
"Sì, sì, mi piace tantissimo! Sentirti entrare e uscire in me… oddio, papino, continua ancora!" rispose con la voce tremante, con il corpo che andava incontro ai miei affondi, come se non ne avesse mai abbastanza.
Ad un certo punto decido di lasciarle il controllo, di darle il potere di portarmi al limite. Mi sdraio supino e la invito a prendere il comando.
“Rosina, ora tocca a te. Portami al limite del piacere, la dove c'è il punto di non ritorno” le dico.
Lei sorride, quel ghigno malizioso che mi fa impazzire. Si sistema sopra di me, le sue cosce che mi stringono con una presa decisa.
“Certo, papino, non ti deluderò. Lascia fare tutto a me,” mentre si sistema nella posizione perfetta.
Inizia a cavalcarmi, i movimenti ritmici e precisi, alternando spinte profonde a pause che mi fanno quasi impazzire. Ogni tanto si muove in modo rotatorio, i fianchi che disegnano cerchi lenti e sensuali, facendomi sentire ogni centimetro di lei. I suoi seni, pieni e perfetti, ballano a ritmo dei suoi affondi, e io non riesco a staccare gli occhi da quelle curve splendide, così invitanti.
“Cazzo, Rosina, quelle tette sono uno spettacolo,” allungando una mano per accarezzarle, sentendo la loro morbidezza sotto le dita.
L’eccitazione sale come un’onda, sento i primi tremori nel mio corpo, il piacere che si accumula pronto a esplodere. Lei è incredibilmente brava, segue i miei tempi, capisce quando rallentare e quando spingere di più.
“Oh, Rosina, ci sono quasi, sto per venire,” le dico, la voce spezzata, il respiro affannoso.
“Anch’io, papino, anch’io sono pronta. Veniamo insieme,” risponde lei, i suoi occhi lucidi di desiderio, il corpo che trema sopra il mio mentre accelera il ritmo.
Raggiungiamo l’orgasmo nello stesso istante, un’esplosione di piacere che ci travolge. Le sue contrazioni sono forti, intense, e si mescolano alle mie, amplificando ogni sensazione.
“Oh, papino, vengooo!” urla lei, la testa buttata indietro, le mani che si aggrappano alle mie spalle.
“Anch’io, tesoro, vengooo!” rispondo, stringendola a me mentre tutto il mio corpo si libera in un’onda di tutto lo sperma che ho dentro di me
Ci accasciamo sul letto, ancora uniti, i nostri corpi ancora in preda delle contrazioni residue. Mi bacia sulle labbra, un bacio lento, profondo, che sa di appagamento e desiderio ancora vivo.
“Ti è piaciuto, papino?” mi chiede, la voce morbida, un po’ ansimante, mentre mi guarda con quegli occhioni pieni di malizia.
“Molto, Rosina. Mi hai reso l’uomo più felice del mondo,” le rispondo, accarezzandole la schiena, ancora perso nella sensazione di averla così vicina, e la visione di quelle sue splendide tette che ondeggiano sopra di me.
scritto il
2025-12-08
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