Io, mia sorella Clara e mia madre Melissa (1° Atto)
di
Marco_60
genere
incesti
(Storia di pura fantasia raccontata in due Atti. La prima con mia sorella e la seconda con mia madre)
Sono Marco. La mia famiglia è composta da tre persone: io, mia sorella Clara e mia madre Melissa. Mio padre è venuto a mancare anni fa a causa di una malattia, un evento che ha segnato profondamente la nostra vita. Da allora, pur essendo giovane, ho assunto un ruolo simile a quello di capofamiglia, soprattutto perché sono l’unico maschio in casa. Questo ha fatto sì che diventassi un punto di riferimento per entrambe, in modi diversi ma altrettanto importanti.
Con mia madre Melissa ho sviluppato un legame molto stretto, fatto di fiducia e di un’intimità umana. La sostengo nei suoi sbalzi d’umore, che a volte sono difficili da gestire, e l’aiuto nella gestione della casa, sia nelle faccende quotidiane che nelle decisioni più importanti. Mi piace starle vicino, abbracciarla, baciarla sulla guancia o sulla fronte, gesti che a volte ricordano quelli che si scambiano due persone in una relazione più intima. Dalla morte di mio padre, ho preso l’abitudine di dormire con lei nel suo letto. È un modo per farle compagnia, per non lasciarla sola con il peso della sua perdita, e col tempo è diventato una consuetudine. A volte, durante la notte, capita che i nostri corpi si trovino a contatto stretto, e in quelle situazioni mi succede di provare un’eccitazione fisica, un’erezione che non posso controllare. Sono quasi certo che lei se ne accorga, ma non me l’ha mai fatto notare né pesare, e questo silenzio tra noi mantiene una sorta di tacito equilibrio.
Con mia sorella Clara, invece, il rapporto è diverso ma altrettanto profondo. Clara ha 19 anni, tre meno di me, ed è una ragazza estroversa, bella, con un corpo ben proporzionato e un sorriso che attira l’attenzione. Nonostante questo, lotta con una profonda insicurezza, soprattutto quando si tratta di relazioni amorose. Mi considera più un fratello, un amico fidato e un consigliere. Si confida spesso con me, anche su questioni molto personali, comprese le sue difficoltà e insicurezze legate alla sfera intima. Mi ha spesso confidato di non sentirsi all'altezza quando si approccia ad un rapporto sessuale con un ragazzo.
Era un pomeriggio tranquillo, e io ero nella mia stanza a riposare. Mi svegliai con una sensazione di sete e decisi di andare in cucina per bere qualcosa. Entrando, notai mia sorella Clara di spalle, vicino al tavolo. Teneva in mano una banana appena sbucciata, ma non sembrava intenzionata a mangiarla. Con movimenti lenti e deliberati, la portava alla bocca, la infilava dentro per poi farla uscire, leccandola con una sensualità che ricordava la pratica del pompino.
"Clara, che stai facendo?" le chiesi, rompendo il silenzio.
Lei si voltò di scatto, visibilmente spaventata, con la banana ancora in mano. "Oh, Marco! Mi hai fatto prendere un colpo!" esclamò, il volto arrossato dall’imbarazzo.
"Allora, che stavi facendo?" ripetei, cercando di mantenere un tono calmo ma curioso.
"Niente, davvero… stavo solo per mangiare questa banana, avevo un po’ fame," rispose lei, abbassando lo sguardo e posando il frutto sul tavolo con un gesto nervoso.
Non insistetti oltre, non volevo metterla ulteriormente a disagio. Tuttavia, ero certo che avesse capito che avevo intuito il vero significato di quel gesto. Non era la prima volta che notavo qualcosa di strano in lei. Negli ultimi tempi, Clara era cambiata: si chiudeva spesso nella sua stanza con la chiave, passava ore davanti al computer e sembrava più riservata, quasi enigmatica. C’era qualcosa che non mi raccontava, e la curiosità di scoprire cosa stesse succedendo cominciava a pesarmi.
Approfittando di un momento in cui era fuori casa, decisi di entrare nella sua stanza con l’intenzione di cercare qualche indizio che potesse spiegare il suo comportamento. Accesi il computer con l'intento di scoprire qualcosa.
Mentre esploravo le cartelle sul computer di Clara, ne trovai una chiamata "Personale". La curiosità mi spinse ad aprirla, e quello che vidi mi colpì come un pugno nello stomaco. C’erano diversi video, quasi tutti di natura esplicitamente pornografica, con titoli come "Tutorial su come far godere un uomo" o "Tecniche avanzate di sesso orale". Questo spiegava perfettamente il suo comportamento in cucina con la banana. Stava chiaramente cercando di imparare, di migliorarsi. Ma tra quei file, c'era un video amatoriale che mostrava Clara stessa. La voce di lui, fredda e tagliente, spezzava il silenzio del video:
"Ma sei proprio una frana, sai? Poco fantasiosa quando scopiamo e davvero scarsa a fare i pompini."
Clara non rispondeva, ma si vedeva il suo viso arrossarsi, gli occhi abbassarsi per la vergogna. Dovevo fare qualcosa per aiutarla.
Approfittando di un momento in cui eravamo soli in casa, decisi di affrontarla. La chiamai in disparte, cercando di mantenere un tono serio ma non minaccioso.
"Clara, dobbiamo parlare," dissi, guardandola negli occhi.
"Di cosa?" rispose lei.
"Ho capito cosa stavi facendo l’altro giorno in cucina."
Lei sgranò gli occhi, il viso che si tingeva di rosso. "Cosa hai capito?" chiese, la voce tremante.
"Ho capito che stavi… come dire… facendo esercizi di pratica orale"
Clara si coprì il viso con le mani, mortificata. "Oh, Marco, mi metti in imbarazzo! Il mio ragazzo mi dice sempre che sono una frana, che non so fare niente di giusto."
"Ascolta, non devi sentirti in colpa. Non c’è niente di male a voler migliorare. Posso aiutarti, se vuoi. Darti qualche consiglio."
Lei alzò lo sguardo,"Consigli? Tipo cosa?"
"Beh, per esempio, non è solo questione di tecnica, ma di atteggiamento. Devi muoverti con sicurezza, anche se all’inizio non ti senti a tuo agio. Quando hai in mano un cazzo, non devi solo toccarlo, devi esplorarlo, capirlo. E i testicoli, non ignorarli: sfiorali, massaggiali leggermente, è una zona sensibile che può fare la differenza."
"E poi", aggiunse.
"E poi c’è lo sguardo. Guardalo negli occhi mentre lo fai, fagli vedere che ti piace, che sei coinvolta. Un sorriso compiaciuto o un’espressione intensa può cambiare tutto. Fagli sentire che è desiderato, che hai il controllo. La bocca è importante, certo: gioca con la lingua, varia il ritmo, alterna tra succhiare e leccare."
Clara annuì, "Grazie, Marco. Sei l’unico che non mi fa sentire stupida per queste cose."
Nelle settimane successive, Clara mi confidò che i miei consigli non avevano avuto l’effetto sperato. Era frustrata, e io capivo il motivo: la teoria è utile, ma senza pratica non si va da nessuna parte. Durante una delle nostre conversazioni, cercai di rassicurarla, mantenendo un tono calmo ma deciso.
"Clara, ci vuole pazienza. Prima o poi imparerai, devi solo insistere," le dissi, seduto accanto a lei sul divano.
Lei si voltò verso di me, gli occhi pieni di impazienza e preoccupazione. "Ma non posso aspettare, Marco! Nel frattempo lui mi lascerà, lo so. Non ce la faccio a continuare così."
Sospirai, guardandola intensamente, poi con un mezzo sorriso le risposi: "Beh, esiste una sola soluzione… ma ti costerà cara."
Clara sgranò gli occhi, incuriosita. "Accetto a qualsiasi prezzo, giuro. Dimmi cosa devo fare."
Senza dire una parola, mi alzai in piedi davanti a lei. Con un movimento lento ma sicuro, abbassai i pantaloni e gli slip, lasciando che il mio pene fosse in piena vista. Era un gesto audace, e il silenzio nella stanza si fece pesante.
Clara rimase a bocca aperta, il volto che si colorava di rosso. "Ma sei scemo? Ti rendi conto di quello che stai facendo?" esclamò, la voce tremante tra shock e imbarazzo.
"Questo è il prezzo da pagare," risposi con voce ferma. "Se vuoi imparare davvero, non c’è altro modo."
Lei abbassò lo sguardo sul mio membro, ancora floscio, e con un tono tra il sorpreso e il sarcastico disse: "È pure moscio. Sul serio, Marco?"
"Basta poco per risvegliarlo," ribattei, avvicinandomi di un passo. "Accarezzalo un po’, vedrai."
Dopo un momento di esitazione, Clara allungò una mano tremante verso i miei genitali. Le sue dita sfiorarono la pelle, timide all’inizio, poi più decise. Sentii un calore immediato diffondersi, e il mio pene iniziò a indurirsi sotto il suo tocco.
"Cazzo, sta diventando duro," mormorò lei, la voce bassa, quasi incantata mentre lo stringeva leggermente.
"Ora avvicinati di più," le dissi, con un tono che non ammetteva esitazioni. "Mettiamo in pratica i miei consigli."
Clara si inginocchiò davanti a me, il respiro corto, mentre io la guidavo. Devo ammettere che la sua esecuzione aveva qualcosa di naturale, anche se c’erano dettagli da perfezionare.
"Incrocia il mio sguardo mentre lecchi l’asta," le dissi, osservando la sua lingua muoversi lungo il mio membro, inviandomi brividi lungo la schiena.
"E prendi in bocca la punta mentre massaggi i testicoli con la mano. Così, brava." Lei seguiva le istruzioni, e il mix di inesperienza e dedizione era incredibilmente eccitante. Non glielo feci notare, però. Non volevo che si sentisse troppo sicura di sé, non ancora. Desideravo che queste “lezioni” continuassero, e tenni per me la soddisfazione che provavo.
Giorno dopo giorno, facevamo pratica. Ogni volta, Clara migliorava: i suoi movimenti diventavano più fluidi, il suo sguardo più sicuro, la sua lingua più audace. E i risultati si vedevano, non solo con me, ma anche nei racconti che mi faceva sul suo ragazzo.
"Mi ha detto che sono stata incredibile l’altra notte," mi confidò una volta, con un sorriso timido ma orgoglioso. Dopo un paio di settimane, quando ritenni che il “corso base” fosse concluso, decisi che era ora di passare oltre.
"Clara, ora passiamo al prossimo step."
Lei mi guardò: "E quale sarebbe?" chiese, con voce leggermente tremante ma carica di attesa.
Sorrisi, lasciando che l’attesa crescesse. "Lo vedrai presto. Fidati di me."
"Hai detto che anche nel rapporto sessuale hai difficoltà, giusto?" risposi, guardandola dritto negli occhi, lasciando che le parole pesassero nell’aria.
Lei inclinò la testa,"E quindi vorresti, anche in questo caso, farmi da tutor pratico?"
"È indispensabile se vuoi farti apprezzare davvero dal tuo fidanzato," dissi con tono fermo, avvicinandomi di un passo."
Lei sospirò, incrociando le braccia ma senza distogliere lo sguardo. "Certo che questo corso lo sto pagando a caro prezzo."
"Sono tuo fratello," ribattei, abbassando la voce in un sussurro confidenziale. "È una cosa solo tra te e me. Nessuno lo saprà mai."
Clara mi guardò per un lungo istante, poi annuì con decisione, un lampo di sfida negli occhi. "Dai, spogliati. Non perdiamo tempo. Voglio imparare… e voglio farlo con te."
Senza esitazione, ci liberammo dei vestiti, rimanendo nudi l’uno di fronte all’altra. I suoi occhi si posarono su di me, un misto di timore ed eccitazione che le colorava il viso.
Il suo corpo era perfetto, seni ben fatti sovrastati da due capezzoli eretti. Sentivo il sangue ribollire mentre la guardavo, e lei sembrava studiare ogni dettaglio di me con la stessa intensità. Per allentare la tensione, iniziai con dei preliminari: le accarezzai la schiena, scendendo piano verso i fianchi, mentre le mie labbra sfioravano il suo collo. Lei rabbrividì sotto il mio tocco, il respiro che si faceva più corto.
Poi la spinsi delicatamente sul letto, posizionandomi sopra di lei.
"Sei pronta?" le chiesi, la voce roca, mentre sfregavo la punta contro di lei, stuzzicandola.
Clara annuì, le mani che si aggrappavano alle lenzuola. "Sì… fai piano, però."
"Tranquilla, ci vado piano," risposi, spingendomi dentro di lei con una lentezza deliberata. La sensazione di essere avvolto dal suo calore stretto mi fece quasi perdere il controllo, un gemito profondo che mi sfuggì dal petto.
"Cazzo, Clara… sei così stretta."
Lei trattenne il fiato, gli occhi chiusi per un attimo mentre si abituava a me, poi li riaprì e mi guardò.
"Non fermarti… continua," disse con un filo di voce, le mani che si spostavano sulle mie spalle, tirandomi più vicino. Non ero mai stato così vicino al suo viso, i nostri sguardi si incrociarono per un attimo, carichi di un’intimità proibita. Non riuscii a resistere: le diedi un piccolo bacio sulla bocca, leggero, quasi esitante. Ma subito dopo, spinto da un impulso irrefrenabile, la baciai con passione, la mia lingua che cercava la sua. Clara non si tirò indietro, ricambiando con una serie di baci affamati, le sue mani che si aggrappavano alle mie spalle.
Che sensazione pazzesca scopare mia sorella. Era un mix unico di complicità e trasgressione, un tabù che rendeva ogni movimento più intenso. Mentre ero dentro di lei, le insegnavo come muoversi, come stringere i fianchi per stimolare meglio il mio piacere, come inclinare il bacino per sentire di più.
"Prova questa posizione," le dissi, sollevandola per girarla a quattro zampe.
"Così lui impazzirà, fidati."
Dopo diversi minuti, il ritmo era diventato più veloce, più disperato. Ero dietro di lei, le mie mani ancorate ai suoi fianchi mentre spingevo verso di me con forza, il letto che scricchiolava sotto di noi. Il sudore ci copriva la pelle, i nostri respiri affannosi che si mescolavano. Clara gemeva più forte ora. Con un’ultima spinta profonda, sentii il suo corpo tremare sotto di me, i suoi muscoli che si contraevano attorno al mio cazzo mentre veniva, un urlo soffocato che le sfuggiva.
"Oh, Marco… sì!"
Giusto in tempo per tirarmi via e venirle sulla sua schiena.
Nei giorni successivi, continuammo con altre “ripetizioni”. Ogni volta le davo nuovi consigli, provavamo posizioni diverse, e lei si rivelava un’allieva da dieci e lode. Imparava in fretta, e il suo entusiasmo mi eccitava ancora di più. Ogni incontro era un’esplosione di piacere e complicità, un segreto che ci legava sempre più strettamente.
Sono Marco. La mia famiglia è composta da tre persone: io, mia sorella Clara e mia madre Melissa. Mio padre è venuto a mancare anni fa a causa di una malattia, un evento che ha segnato profondamente la nostra vita. Da allora, pur essendo giovane, ho assunto un ruolo simile a quello di capofamiglia, soprattutto perché sono l’unico maschio in casa. Questo ha fatto sì che diventassi un punto di riferimento per entrambe, in modi diversi ma altrettanto importanti.
Con mia madre Melissa ho sviluppato un legame molto stretto, fatto di fiducia e di un’intimità umana. La sostengo nei suoi sbalzi d’umore, che a volte sono difficili da gestire, e l’aiuto nella gestione della casa, sia nelle faccende quotidiane che nelle decisioni più importanti. Mi piace starle vicino, abbracciarla, baciarla sulla guancia o sulla fronte, gesti che a volte ricordano quelli che si scambiano due persone in una relazione più intima. Dalla morte di mio padre, ho preso l’abitudine di dormire con lei nel suo letto. È un modo per farle compagnia, per non lasciarla sola con il peso della sua perdita, e col tempo è diventato una consuetudine. A volte, durante la notte, capita che i nostri corpi si trovino a contatto stretto, e in quelle situazioni mi succede di provare un’eccitazione fisica, un’erezione che non posso controllare. Sono quasi certo che lei se ne accorga, ma non me l’ha mai fatto notare né pesare, e questo silenzio tra noi mantiene una sorta di tacito equilibrio.
Con mia sorella Clara, invece, il rapporto è diverso ma altrettanto profondo. Clara ha 19 anni, tre meno di me, ed è una ragazza estroversa, bella, con un corpo ben proporzionato e un sorriso che attira l’attenzione. Nonostante questo, lotta con una profonda insicurezza, soprattutto quando si tratta di relazioni amorose. Mi considera più un fratello, un amico fidato e un consigliere. Si confida spesso con me, anche su questioni molto personali, comprese le sue difficoltà e insicurezze legate alla sfera intima. Mi ha spesso confidato di non sentirsi all'altezza quando si approccia ad un rapporto sessuale con un ragazzo.
Era un pomeriggio tranquillo, e io ero nella mia stanza a riposare. Mi svegliai con una sensazione di sete e decisi di andare in cucina per bere qualcosa. Entrando, notai mia sorella Clara di spalle, vicino al tavolo. Teneva in mano una banana appena sbucciata, ma non sembrava intenzionata a mangiarla. Con movimenti lenti e deliberati, la portava alla bocca, la infilava dentro per poi farla uscire, leccandola con una sensualità che ricordava la pratica del pompino.
"Clara, che stai facendo?" le chiesi, rompendo il silenzio.
Lei si voltò di scatto, visibilmente spaventata, con la banana ancora in mano. "Oh, Marco! Mi hai fatto prendere un colpo!" esclamò, il volto arrossato dall’imbarazzo.
"Allora, che stavi facendo?" ripetei, cercando di mantenere un tono calmo ma curioso.
"Niente, davvero… stavo solo per mangiare questa banana, avevo un po’ fame," rispose lei, abbassando lo sguardo e posando il frutto sul tavolo con un gesto nervoso.
Non insistetti oltre, non volevo metterla ulteriormente a disagio. Tuttavia, ero certo che avesse capito che avevo intuito il vero significato di quel gesto. Non era la prima volta che notavo qualcosa di strano in lei. Negli ultimi tempi, Clara era cambiata: si chiudeva spesso nella sua stanza con la chiave, passava ore davanti al computer e sembrava più riservata, quasi enigmatica. C’era qualcosa che non mi raccontava, e la curiosità di scoprire cosa stesse succedendo cominciava a pesarmi.
Approfittando di un momento in cui era fuori casa, decisi di entrare nella sua stanza con l’intenzione di cercare qualche indizio che potesse spiegare il suo comportamento. Accesi il computer con l'intento di scoprire qualcosa.
Mentre esploravo le cartelle sul computer di Clara, ne trovai una chiamata "Personale". La curiosità mi spinse ad aprirla, e quello che vidi mi colpì come un pugno nello stomaco. C’erano diversi video, quasi tutti di natura esplicitamente pornografica, con titoli come "Tutorial su come far godere un uomo" o "Tecniche avanzate di sesso orale". Questo spiegava perfettamente il suo comportamento in cucina con la banana. Stava chiaramente cercando di imparare, di migliorarsi. Ma tra quei file, c'era un video amatoriale che mostrava Clara stessa. La voce di lui, fredda e tagliente, spezzava il silenzio del video:
"Ma sei proprio una frana, sai? Poco fantasiosa quando scopiamo e davvero scarsa a fare i pompini."
Clara non rispondeva, ma si vedeva il suo viso arrossarsi, gli occhi abbassarsi per la vergogna. Dovevo fare qualcosa per aiutarla.
Approfittando di un momento in cui eravamo soli in casa, decisi di affrontarla. La chiamai in disparte, cercando di mantenere un tono serio ma non minaccioso.
"Clara, dobbiamo parlare," dissi, guardandola negli occhi.
"Di cosa?" rispose lei.
"Ho capito cosa stavi facendo l’altro giorno in cucina."
Lei sgranò gli occhi, il viso che si tingeva di rosso. "Cosa hai capito?" chiese, la voce tremante.
"Ho capito che stavi… come dire… facendo esercizi di pratica orale"
Clara si coprì il viso con le mani, mortificata. "Oh, Marco, mi metti in imbarazzo! Il mio ragazzo mi dice sempre che sono una frana, che non so fare niente di giusto."
"Ascolta, non devi sentirti in colpa. Non c’è niente di male a voler migliorare. Posso aiutarti, se vuoi. Darti qualche consiglio."
Lei alzò lo sguardo,"Consigli? Tipo cosa?"
"Beh, per esempio, non è solo questione di tecnica, ma di atteggiamento. Devi muoverti con sicurezza, anche se all’inizio non ti senti a tuo agio. Quando hai in mano un cazzo, non devi solo toccarlo, devi esplorarlo, capirlo. E i testicoli, non ignorarli: sfiorali, massaggiali leggermente, è una zona sensibile che può fare la differenza."
"E poi", aggiunse.
"E poi c’è lo sguardo. Guardalo negli occhi mentre lo fai, fagli vedere che ti piace, che sei coinvolta. Un sorriso compiaciuto o un’espressione intensa può cambiare tutto. Fagli sentire che è desiderato, che hai il controllo. La bocca è importante, certo: gioca con la lingua, varia il ritmo, alterna tra succhiare e leccare."
Clara annuì, "Grazie, Marco. Sei l’unico che non mi fa sentire stupida per queste cose."
Nelle settimane successive, Clara mi confidò che i miei consigli non avevano avuto l’effetto sperato. Era frustrata, e io capivo il motivo: la teoria è utile, ma senza pratica non si va da nessuna parte. Durante una delle nostre conversazioni, cercai di rassicurarla, mantenendo un tono calmo ma deciso.
"Clara, ci vuole pazienza. Prima o poi imparerai, devi solo insistere," le dissi, seduto accanto a lei sul divano.
Lei si voltò verso di me, gli occhi pieni di impazienza e preoccupazione. "Ma non posso aspettare, Marco! Nel frattempo lui mi lascerà, lo so. Non ce la faccio a continuare così."
Sospirai, guardandola intensamente, poi con un mezzo sorriso le risposi: "Beh, esiste una sola soluzione… ma ti costerà cara."
Clara sgranò gli occhi, incuriosita. "Accetto a qualsiasi prezzo, giuro. Dimmi cosa devo fare."
Senza dire una parola, mi alzai in piedi davanti a lei. Con un movimento lento ma sicuro, abbassai i pantaloni e gli slip, lasciando che il mio pene fosse in piena vista. Era un gesto audace, e il silenzio nella stanza si fece pesante.
Clara rimase a bocca aperta, il volto che si colorava di rosso. "Ma sei scemo? Ti rendi conto di quello che stai facendo?" esclamò, la voce tremante tra shock e imbarazzo.
"Questo è il prezzo da pagare," risposi con voce ferma. "Se vuoi imparare davvero, non c’è altro modo."
Lei abbassò lo sguardo sul mio membro, ancora floscio, e con un tono tra il sorpreso e il sarcastico disse: "È pure moscio. Sul serio, Marco?"
"Basta poco per risvegliarlo," ribattei, avvicinandomi di un passo. "Accarezzalo un po’, vedrai."
Dopo un momento di esitazione, Clara allungò una mano tremante verso i miei genitali. Le sue dita sfiorarono la pelle, timide all’inizio, poi più decise. Sentii un calore immediato diffondersi, e il mio pene iniziò a indurirsi sotto il suo tocco.
"Cazzo, sta diventando duro," mormorò lei, la voce bassa, quasi incantata mentre lo stringeva leggermente.
"Ora avvicinati di più," le dissi, con un tono che non ammetteva esitazioni. "Mettiamo in pratica i miei consigli."
Clara si inginocchiò davanti a me, il respiro corto, mentre io la guidavo. Devo ammettere che la sua esecuzione aveva qualcosa di naturale, anche se c’erano dettagli da perfezionare.
"Incrocia il mio sguardo mentre lecchi l’asta," le dissi, osservando la sua lingua muoversi lungo il mio membro, inviandomi brividi lungo la schiena.
"E prendi in bocca la punta mentre massaggi i testicoli con la mano. Così, brava." Lei seguiva le istruzioni, e il mix di inesperienza e dedizione era incredibilmente eccitante. Non glielo feci notare, però. Non volevo che si sentisse troppo sicura di sé, non ancora. Desideravo che queste “lezioni” continuassero, e tenni per me la soddisfazione che provavo.
Giorno dopo giorno, facevamo pratica. Ogni volta, Clara migliorava: i suoi movimenti diventavano più fluidi, il suo sguardo più sicuro, la sua lingua più audace. E i risultati si vedevano, non solo con me, ma anche nei racconti che mi faceva sul suo ragazzo.
"Mi ha detto che sono stata incredibile l’altra notte," mi confidò una volta, con un sorriso timido ma orgoglioso. Dopo un paio di settimane, quando ritenni che il “corso base” fosse concluso, decisi che era ora di passare oltre.
"Clara, ora passiamo al prossimo step."
Lei mi guardò: "E quale sarebbe?" chiese, con voce leggermente tremante ma carica di attesa.
Sorrisi, lasciando che l’attesa crescesse. "Lo vedrai presto. Fidati di me."
"Hai detto che anche nel rapporto sessuale hai difficoltà, giusto?" risposi, guardandola dritto negli occhi, lasciando che le parole pesassero nell’aria.
Lei inclinò la testa,"E quindi vorresti, anche in questo caso, farmi da tutor pratico?"
"È indispensabile se vuoi farti apprezzare davvero dal tuo fidanzato," dissi con tono fermo, avvicinandomi di un passo."
Lei sospirò, incrociando le braccia ma senza distogliere lo sguardo. "Certo che questo corso lo sto pagando a caro prezzo."
"Sono tuo fratello," ribattei, abbassando la voce in un sussurro confidenziale. "È una cosa solo tra te e me. Nessuno lo saprà mai."
Clara mi guardò per un lungo istante, poi annuì con decisione, un lampo di sfida negli occhi. "Dai, spogliati. Non perdiamo tempo. Voglio imparare… e voglio farlo con te."
Senza esitazione, ci liberammo dei vestiti, rimanendo nudi l’uno di fronte all’altra. I suoi occhi si posarono su di me, un misto di timore ed eccitazione che le colorava il viso.
Il suo corpo era perfetto, seni ben fatti sovrastati da due capezzoli eretti. Sentivo il sangue ribollire mentre la guardavo, e lei sembrava studiare ogni dettaglio di me con la stessa intensità. Per allentare la tensione, iniziai con dei preliminari: le accarezzai la schiena, scendendo piano verso i fianchi, mentre le mie labbra sfioravano il suo collo. Lei rabbrividì sotto il mio tocco, il respiro che si faceva più corto.
Poi la spinsi delicatamente sul letto, posizionandomi sopra di lei.
"Sei pronta?" le chiesi, la voce roca, mentre sfregavo la punta contro di lei, stuzzicandola.
Clara annuì, le mani che si aggrappavano alle lenzuola. "Sì… fai piano, però."
"Tranquilla, ci vado piano," risposi, spingendomi dentro di lei con una lentezza deliberata. La sensazione di essere avvolto dal suo calore stretto mi fece quasi perdere il controllo, un gemito profondo che mi sfuggì dal petto.
"Cazzo, Clara… sei così stretta."
Lei trattenne il fiato, gli occhi chiusi per un attimo mentre si abituava a me, poi li riaprì e mi guardò.
"Non fermarti… continua," disse con un filo di voce, le mani che si spostavano sulle mie spalle, tirandomi più vicino. Non ero mai stato così vicino al suo viso, i nostri sguardi si incrociarono per un attimo, carichi di un’intimità proibita. Non riuscii a resistere: le diedi un piccolo bacio sulla bocca, leggero, quasi esitante. Ma subito dopo, spinto da un impulso irrefrenabile, la baciai con passione, la mia lingua che cercava la sua. Clara non si tirò indietro, ricambiando con una serie di baci affamati, le sue mani che si aggrappavano alle mie spalle.
Che sensazione pazzesca scopare mia sorella. Era un mix unico di complicità e trasgressione, un tabù che rendeva ogni movimento più intenso. Mentre ero dentro di lei, le insegnavo come muoversi, come stringere i fianchi per stimolare meglio il mio piacere, come inclinare il bacino per sentire di più.
"Prova questa posizione," le dissi, sollevandola per girarla a quattro zampe.
"Così lui impazzirà, fidati."
Dopo diversi minuti, il ritmo era diventato più veloce, più disperato. Ero dietro di lei, le mie mani ancorate ai suoi fianchi mentre spingevo verso di me con forza, il letto che scricchiolava sotto di noi. Il sudore ci copriva la pelle, i nostri respiri affannosi che si mescolavano. Clara gemeva più forte ora. Con un’ultima spinta profonda, sentii il suo corpo tremare sotto di me, i suoi muscoli che si contraevano attorno al mio cazzo mentre veniva, un urlo soffocato che le sfuggiva.
"Oh, Marco… sì!"
Giusto in tempo per tirarmi via e venirle sulla sua schiena.
Nei giorni successivi, continuammo con altre “ripetizioni”. Ogni volta le davo nuovi consigli, provavamo posizioni diverse, e lei si rivelava un’allieva da dieci e lode. Imparava in fretta, e il suo entusiasmo mi eccitava ancora di più. Ogni incontro era un’esplosione di piacere e complicità, un segreto che ci legava sempre più strettamente.
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