Estemporaneo, così.

di
genere
masturbazione

Mi accarezzo, in silenzio, quando in realtà vorrei urlare.
Raccolgo con le dita i miei umori, che vorrei fossero sulle tue labbra.
Pizzico un capezzolo, che svetta impertinente sotto la maglietta sottile e mi abbandono, beata, alla sensazione che da esso s’irraggia, rendendomi sempre più smaniosa, eccitata, vogliosa. Ho voglia, sì. Voglia di godere sfacciatamente, senza pensare, senza giudizio, senza perché.
Ho voglia di sentirmi viva, languida e piena, di piacere e libertà.
Immagino le tue dita affondare in me, immergersi nel mio calore, mentre sussurri, in un sorriso estatico, che sono bollente. Posso sentirle, le tue dita, anche se non ci sono. I polpastrelli premono sapientemente là dove sono più sensibile, strofinano con perizia, accarezzano dolcemente e spingono con vigore, come volessero comporre una sinfonia in crescendo, sempre più calda, bagnata, concitata.
Oh, quali e quante fantasie mi si sovrappongono in mente. Immagini disordinate di sesso, amplessi furiosi, lunghe ore d’amore.
Sono la tua musa, ora, nuda in mano tua, pronta per essere plasmata a piacimento tuo, che guidi i miei movimenti, che mi metti come vuoi tu, quasi io fossi la ballerina d’un carillon fattasi di carne viva e fremente.
Ora, invece, sono un’amazzone insaziabile, ferina ed egoista e ti cavalco, pensando unicamente il mio piacere, senza riguardo alcuno per il tuo sensibile cuore, che già mi appartiene.
Devo pizzicare ancora quel capezzolo, mai sazio di attenzioni e sempre più sfacciatamente turgido. Sì, così… Pizzico, stringo, sopporto quel lieve dolore che immediatamente aumenta il calore intenso del mio inguine ed il dito indice ormai si muove frenetico sul mio clitoride, che freme e mi fa impazzire. Elettricità, puro piacere guida i miei movimenti disordinati. Sono sudata, eccitata, il profumo dei miei umori invade la stanza, sola testimone della mia privata esibizione di erotismo. Mi piacerebbe, credo, essere guardata, mentre mi tocco così, esplorando le straordinarie possibilità che il mio corpo ha di godere. Sto scrivendo, mentre mi tocco, dosando l’eccitazione, tenendo a bada un orgasmo che vorrei fosse incontenibile. Vorrei godere senza ritegno, trasformandomi nella più pura, profonda, sfrontata, umana espressione del piacere, che per un momento trascende la dimensione terrena.
Di più. E ancora.
Le lunghe dita affusolate si muovono sul mio morbido sesso, accarezzano le labbra, tanto bagnate da essere perfettamente scivolose. Raccolgo gli umori che copiosamente sfuggono e li porto sul clitoride, continuando a tormentarlo. Strofino, disegno cerchi infiniti mentre premo, sempre più velocemente, sempre più furiosamente. E le mie lunghe gambe tremano ormai da un po’, i muscoli si tendono, le dita dei piedi, con le unghie meticolosamente laccate di rosso, si aggrappano alle lenzuola, la schiena s’inarca, i seni si muovono al ritmo del respiro accelerato, in una danza ondeggiante che pare un rito incantatore. Come vorrei che, in questo istante, i capezzoli venissero pizzicati e tirati un poco verso l’alto, procurandomi una fitta di dolore, poi immediatamente compensata da un bacio dolce. Labbra che si chiudono sul capezzolo, succhiandolo piano, lenendone il dolore, prendendosene cura, suggendolo come a volerne trarre ambrosia di cui eternamente potersi dissetare.
È l’uomo perfetto quello con cui, ora, sto immaginando di fare l’amore. E lui, ora, saprebbe di doversi spingere oltre, ancora più a sud del mio girovita, alla ricerca del più celato fiore del piacere. Vorrei lo solleticasse soltanto, per amplificare il mio godimento, ma senza violarlo. Le dita a saggiarne piano l’elasticità, inumidendolo, soffermandosi un istante appena, per poi ritrarsi quando sta per dischiudersi. Così, più e più volte.
E, nel frattempo, io mi sono trasformata in una ninfa dispettosa, che tormenta i viaggiatori, mostrando loro le proprie nudità, mentre questi attraversano il suo bosco incantato, ottundendone la mente ed irretendoli nelle sue trame, divenendo il loro più oscuro, tormentato, irrefrenabile desiderio, levando loro il sonno al pensiero di lei, di colei che sembrava un miraggio, ma i cui occhi verdi erano così intensi, profondi e luminosi da non poter essere lasciati andare, mai.
Ancora… E di più.
Raggiungimi, ovunque tu sia, chiunque tu sia. Dissetati dell’orgasmo che sta per sgorgare tra le mie cosce, bevimi tutta. E poi, ricominciamo.
scritto il
2025-11-20
1 9 0
visite
7
voti
valutazione
7.4
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Serenissima

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.