La regia del piacere
di
LedZep85
genere
dominazione
Ti eri sistemato al tavolo discreto nell'angolo in ombra del lounge bar, con la visibilità perfetta sul bancone in marmo nero. Il tuo whisky liscio ti teneva compagnia mentre i tuoi occhi erano fissi su Francesca.
Indossava esattamente l'abito che avevate concordato: un vestitino nero di seta dal taglio audace. Sotto l'orlo corto, portava dei collant scuri e velati che non coprivano l'inguine, un dettaglio invisibile agli altri, ma noto a te. Francesca non indossava mutandine, il che rendeva ogni movimento una potenziale rivelazione. La sua postura era perfetta: sola, non distratta, ma con una disponibilità sottile.
L'attesa fu costellata di tentativi. Il primo ad avvicinarsi fu un uomo d'affari più anziano, visibilmente alticcio, che si lasciò scappare una battuta scontata sul fatto che una donna come lei non dovesse mai bere da sola. Francesca lo liquidò con uno sguardo freddo e una sola frase, pronunciata a bassa voce ma con una chiarezza tagliente che lo fece indietreggiare visibilmente: "Non ho bisogno di compagnia, ho bisogno di un motivo valido per accettarla."
Pochi minuti dopo, fu il turno di un ragazzo più giovane, pieno di buone intenzioni ma ingenuo, che si sedette troppo vicino al suo sgabello. Francesca non si girò nemmeno completamente. Quando lui iniziò a parlare, lei sollevò una mano elegante, interrompendolo a metà frase, e si rivolse al barman chiedendo di rinnovare il suo drink, un gesto che escluse completamente il giovane dalla conversazione, facendolo sentire trasparente. Anche lui si allontanò con evidente imbarazzo.
Eri compiaciuto. Era un test e lei stava dimostrando il suo controllo totale.
Finalmente, dopo che la posta in gioco era stata alzata, arrivò l'uomo giusto. Si chiamava Marco, quarantacinquenne, un completo sartoriale grigio, sicuro di sé ma non arrogante. Si posizionò accanto a lei e ordinò un gin tonic.
Francesca lo lasciò aspettare. Solo dopo che Marco ebbe ricevuto il suo drink, lei si girò lentamente, un sorriso minimo ma efficace sulle labbra.
Marco: "Spero che non stia aspettando qualcuno. Un’attesa così elegante sembra ingiusta."
Francesca: "A volte, la migliore compagnia è quella inattesa. E no, non sto aspettando nessuno, stasera."
Da quella distanza, potevi cogliere il tono della voce di Francesca: basso, caldo, con una lieve sfumatura di sfida. La sua risposta era un invito condizionato.
Marco sorrise. "Marco, piacere."
"Francesca," rispose lei, senza offrirgli la mano. La dinamica di potere si era subito spostata a suo favore. Marco non perse tempo in convenevoli. Si concentrò sull'abito, i collant, e in generale sulla sua presenza.
Marco: "C'è qualcosa nel tuo modo di portare quest'abito, e i collant... Danno l'idea di una donna che sa esattamente cosa vuole, ma che nasconde anche una segreta intenzione."
Francesca si morse l'interno del labbro, un gesto quasi impercettibile che a te, da lontano, risultò invece chiarissimo. Era eccitata dal gioco.
Francesca: "Forse l'intenzione non è poi così segreta. Diciamo che è in fase di valutazione."
Mentre i due continuavano a parlare, tu potevi vederlo. Il gioco era iniziato, e Marco era chiaramente affascinato dalla sua audacia.
Marco: "Devo ammettere che la tua 'fase di valutazione' è piuttosto intrigante. Ma mi chiedo: cosa cerchi esattamente qui, stasera? Un'interruzione, un'avventura, o qualcosa che non puoi nominare?"
Francesca si sporse leggermente in avanti sul bancone, abbassando la voce in un tono caldo e avvolgente. Il gesto era studiato per costringere Marco ad avvicinarsi, aumentando l'intimità in pubblico. Potevi vedere Marco piegarsi verso di lei, completamente catturato.
Francesca: "Cerco un'esperienza che giustifichi l'abito. Qualcosa di... definitivo. E tu sembri un uomo che non ha paura delle definizioni chiare."
Marco deglutì, i suoi occhi che scendevano inevitabilmente lungo la scollatura e poi sui collant scuri. Era completamente preso.
Marco: "Se l'abito giustifica l'esperienza, io sono pronto a fornire il contesto. Ma mi sembra che le definizioni le darai tu. E io sono disposto ad accettarle. Ti aspetta una stanza qui?"
Francesca sollevò la mano, il polso delicato in netto contrasto con l'anello massiccio che portava. Il suo sorriso si allargò, ma rimase sottile e carico di malizia.
Francesca: "Quella non è la mia intenzione più ovvia. La mia intenzione è farti desiderare qualcosa che non potrai avere... a meno che tu non mi dimostri che ne sei degno. E, per il momento, resto al bancone."
La battuta lasciò Marco in sospeso, costringendolo a prendere l'iniziativa. Potevi percepire la sua frustrazione eccitata da lontano. Lui si appoggiò al bancone, decidendo di giocarsi il tutto per tutto.
Marco: "E come posso dimostrarti di essere 'degno'? Posso offrirti il mondo, ma temo che tu voglia qualcosa di più specifico, qualcosa di più... intimo. Qual è il test, Francesca?"
Francesca: "Il test è la tua onestà e la tua pazienza. E un piccolo gesto. Se i miei collant ti incuriosiscono così tanto, perché non provi a toccarli?"
Marco non si mosse. I suoi occhi, invece di abbassarsi sulle gambe di Francesca, rimasero fissi nei suoi, con un'intensità calma e inaspettata che rovesciò la dinamica.
Marco: "Il mio interesse per i tuoi collant è indubbio, Francesca. Ma io non tocco per capriccio. E soprattutto, non tocco su comando. Se devo dimostrarti di essere degno, lo farò con le mie regole, non le tue. E la prima regola è questa: non ti toccherò qui, e non ti toccherò finché non sarai tu a togliermi il permesso di farlo."
Francesca non si aspettava quella risposta. Potevi vederla sorpresa per un istante, il suo controllo leggermente incrinato, ma recuperò subito. I suoi occhi ti cercarono brevemente nell'ombra, come per un rapido cenno di approvazione per la mossa di Marco. Il gioco era diventato più sofisticato.
Francesca: "Mi piace. Sei in grado di alzare la posta. E allora, cosa proponi, Marco? Qual è la tua prossima mossa?
Marco: Si appoggiò indietro con un sorriso sicuro. "Ti propongo di togliere i collant da questa equazione. Ti propongo di alzarti, di uscire da qui. Ti propongo la mia stanza. È lì che potrò dimostrarti quanto sono degno, e non al bancone di un bar."
Francesca non perse tempo in ulteriori battibecchi. Marco aveva vinto un punto, e lei lo avrebbe ripagato con un assaggio esplicito di ciò che lo attendeva.
Francesca: Il suo tono si fece più profondo, la testa leggermente inclinata. "Sei troppo perspicace per i miei gusti, Marco. Hai vinto. Mi hai convinto ad alzarmi. Ma prima che usciamo da qui, voglio assicurarmi che tu capisca esattamente cosa significa 'dimostrarsi degno'."
Francesca, pur mantenendo la postura eretta sullo sgabello, afferrò la mano di Marco con velocità e audacia, e la guidò sotto l'orlo corto del vestito. L'atto fu compiuto in una frazione di secondo, ma per te, l'Osservatore, il dettaglio era cristallino.
La mano di Marco sparì sotto la seta e, grazie alla preparazione di Francesca, non incontrò tessuto, ma la pelle calda, tesa e umida. Marco sussultò visibilmente. La sua mano si trovò immediatamente a contatto diretto con il sesso di Francesca, esposto e già umido di eccitazione grazie all'apertura dei collant.
Francesca lo costrinse a premere con forza. Marco non poteva fare a meno di sentire la morbidezza del suo ventre e la superficie umida e carnosa. Sentì le labbra umide del sesso di Francesca sotto il palmo, prova inequivocabile della sua urgenza e della trasgressione compiuta in pubblico. Potevi vedere il muscolo della mascella di Marco contrarsi, il suo volto una smorfia di incredulità e desiderio trattenuto.
Francesca non tolse immediatamente la mano. Lasciò la mano di Marco in quella posizione per un istante troppo lungo, consentendo alla sensazione, e alla consapevolezza del Suo sguardo, di sedimentare.
Francesca: Rimuovendo la mano di Marco con la stessa rapidità. "Perfetto. Adesso andiamo."
Marco non reagì subito. Con una disinvoltura quasi scioccante per il contesto, Marco sollevò con cautela l'indice che aveva toccato Francesca e lo portò rapidamente alla bocca, chiudendo gli occhi per un istante mentre ne assaporava il sapore salmastro e dolce. Era un gesto di sottomissione assoluta, un sigillo della trasgressione.
Francesca scese dallo sgabello con un movimento fluido. Senza voltarsi, si diresse verso l'uscita con Marco al seguito, che ora la guardava con gli occhi sgranati, totalmente dominato e guidato da un desiderio urgente.
Ti alzasti con una lentezza calcolata, lasciando una generosa mancia e bevendo l'ultimo sorso di whisky. Uscisti dal lounge bar pochi istanti dopo di loro, seguendo la scia del profumo di Francesca e l'andatura tesa e affrettata di Marco, ora completamente dominato dalla fretta di possederla.
Li raggiungesti nell'atrio ovattato, dove l'unico rumore era il leggero ding dell'ascensore. Francesca e Marco si fermarono davanti alle porte d'acciaio satinato. Lei non si preoccupò di mantenere le distanze; si girò verso di lui, il suo corpo stretto contro il suo in un gesto che simulava intimità, ma che a te risultò immediatamente come un atto di controllo.
Marco premette il pulsante e si voltò verso di lei, i suoi occhi bramosi e interrogativi dopo il contatto audace di prima.
Francesca non parlò subito. Invece, allungò la mano e, con una sicurezza disarmante, gli afferrò la cravatta, il tessuto di seta che si arricciava tra le sue dita. Usando la cravatta come un guinzaglio, lo attirò lentamente verso di sé, chiudendo lo spazio tra i loro volti, costringendolo ad abbassarsi.
Francesca lo spinse vicino all'angolo dell'ascensore, un punto che, pur sembrando casuale a chiunque altro, era in realtà perfettamente allineato con la tua posizione discreta nell'atrio.
Lei gli si avvicinò all'orecchio e gli sussurrò qualcosa a voce così bassa che solo tu, concentrato come eri, potevi immaginare la natura esplicita delle sue parole. Potevi vedere il collo di Marco arrossarsi per la tensione.
Subito dopo aver sussurrato, Francesca si ritrasse di pochi centimetri e i suoi occhi scuri e carichi di desiderio si alzarono, cercando il tuo sguardo nell'ombra. Lo trovò.
Con un movimento rapidissimo ma inequivocabile, Francesca ti indicò con un piccolo cenno della testa. In quel momento, Marco, confuso dall'improvvisa indicazione, si voltò istintivamente per seguire la direzione del suo sguardo.
Marco ti vide. La sua espressione mutò istantaneamente: dallo shock alla comprensione, un misto di gelosia, umiliazione e un'eccitazione febbrile per essere stato colto in flagrante. Capì. Non era solo un gioco per loro due; c'era un terzo elemento, invisibile ma determinante, e quel terzo eri tu.
Francesca non gli diede il tempo di reagire o di fare domande. Lo afferrò immediatamente per il mento con una presa ferma e decisa e gli diede un bacio profondo e appassionato. L'attacco fu totalmente inaspettato per Marco, un bacio che sigillava il segreto, un atto finale di dominio psicologico. Le loro lingue si incontrarono con urgenza, un bacio lungo, umido e audace, avvenuto nel momento esatto in cui Marco aveva capito di essere un mero strumento del loro gioco.
Quando Francesca si staccò, le porte dell'ascensore si aprirono con un ding sommesso. Lei lo guardò con un sorriso trionfante, lo tirò per la cravatta, e lo spinse dentro l'ascensore.
Le porte si chiusero, lasciandoti solo nell'atrio.
Non c'era bisogno di messaggi. Il cenno di Francesca all'ascensore era un invito diretto. Ti alzasti e ti dirigesti senza esitazione al quattordicesimo piano. La suite 1407 era in fondo al corridoio; la porta era socchiusa, lasciando una fessura di ombra e silenzio, un tacito consenso.
Non bussasti. Spingesti la porta quel tanto che bastava per entrare.
La suite era immersa in una luce fioca e seducente. Il cuore della scena era immediatamente visibile.
Marco era seduto sul bordo del letto matrimoniale, ancora vestito, ma con la cravatta allentata. Il suo viso era teso, la confusione e l'eccitazione si mescolavano nei suoi occhi. Si accorse della Tua presenza nel momento esatto in cui hai chiuso la porta dietro di te.
Francesca era in piedi di fronte a lui, una figura dominante e rilassata nel suo vestito di seta. Stava sorseggiando il calice di prosecco ghiacciato. Non appena Marco si accorse di Te, il suo sguardo passò da te a Francesca, cercando una spiegazione.
Francesca non reagì al tuo ingresso. Con una calma studiata, prese un cubetto di ghiaccio, se lo portò alle labbra, e lo lasciò cadere lentamente lungo il suo collo e la scollatura, dove il ghiaccio si sciolse sulla sua pelle calda.
Solo a quel punto, Francesca si rivolse a Marco con un tono di voce basso, ma con un'autorità nuova. Il suo sguardo si posò su di te per assicurarsi che fossi posizionato.
Francesca: "Marco, hai fatto la conoscenza del nostro Osservatore. Lui ha organizzato la nostra serata. E lui è colui che definisce il piacere, qui dentro."
Tu attraversasti la stanza, prendendo possesso di una profonda poltrona posizionata nell'angolo, la migliore postazione per la visuale. Ti adagiasti, stabilendo il tuo ruolo di regista.
Tu (L'Osservatore): "Marco, non sei una vittima, sei il nostro complice. Sei qui per dare a Francesca il piacere che noi due abbiamo immaginato per te. Il tuo servizio sarà la tua ricompensa.”
Francesca ti sorrise, un bagliore fiero nei suoi occhi, e prese il comando come una performance. Con lentezza esasperante, sfilò il vestito di seta, rivelando la sua figura nuda, fasciata solo dai collant scuri e aperti che le incorniciavano l'inguine e un paio di decollette nere con tacco a spillo
Tu (L'Osservatore): "Bene. Adesso, il prosecco."
Francesca sollevò il calice. Ti guardò con desiderio e obbedienza, poi rovesciò il prosecco freddo su di sé. Il vino glaciale le scese lungo il collo, bagnando i seni, che si indurirono immediatamente, e scorrendo lungo il suo ventre teso, fino alle cosce e all'area esposta dai collant.
Tu (L'Osservatore): "Marco. Alzati. E inginocchiati davanti a lei. Questo non è un ordine per umiliarti, è un onore. Sei il primo a cui è permesso toccarla così, e sarai il suo esecutore più intimo per noi. Inizia a gustare il vino sulla sua pelle. Falla godere per noi."
L'enfasi sulla complicità diede a Marco la determinazione necessaria. Si alzò, il volto contratto non più dalla frustrazione, ma dall'urgenza. Si inginocchiò immediatamente sul tappeto davanti a Francesca.
Marco non era frettoloso. Il suo atto non era solo obbedienza, ma una dedica al piacere di Francesca. Iniziò a leccare le gocce di prosecco dal petto di Francesca con una lentezza meticolosa, assaporando il sapore frizzante del vino mischiato al calore salmastro della sua pelle. Risalì con la lingua lungo il collo di lei, indugiando dove il prosecco si era fermato.
Poi discese, arrivando ai seni di Francesca, che si erano induriti e resi turgidi sotto l'azione del freddo e dell'eccitazione. La leccò con un'attenzione che le rendeva omaggio, disegnando spirali umide prima di raggiungere il culmine del suo obiettivo.
Quando Marco raggiunse il capezzolo destro, turgido e scuro, lo stuzzicò delicatamente con la punta della lingua, succhiandolo appena. Un piccolo, sommesso gemito sfuggì dalle labbra di Francesca. Il suo capo si inclinò all'indietro in un gesto di totale abbandono, mentre Marco si dedicava al piacere con una passione concentrata, sapendo che non stava solo compiacendo lei, ma partecipando a un rituale che avevi diretto tu.
Mentre il capo di Francesca era inclinato all'indietro per il piacere, e tu osservavi ogni contrazione del suo collo, Marco risalì con la bocca. Lasciò i capezzoli per affondare le labbra sul suo collo, baciandola con foga in un'esplorazione del prosecco ormai evaporato.
Contemporaneamente, le sue mani non rimasero inattive. Le sistemò sui seni di Francesca e li strinse con vigore, accarezzando e manipolando la carne tesa con una possessività che non era aggressiva, ma adorante.
Marco ridiscese nuovamente, affondando le labbra sui seni di Francesca, succhiando il tessuto umido e lasciando un segno di rossore.
Francesca, con il respiro spezzato, lo osservò con un sorrisetto di puro piacere, un'espressione che non era solo per lui, ma per te, l'architetto della scena. Il suo sguardo diceva: guarda come lo sto usando, come tu hai voluto.
Il tuo comando si levò dalla poltrona, concludendo l'intermezzo e dirigendo l'atto verso l'intimità più profonda.
Tu (L'Osservatore): "Basta indugiare, Francesca. Non siamo qui per le carezze superficiali. Prenditi ciò che è tuo. Voglio che tu guidi la sua testa. Portalo al suo dovere e al tuo piacere."
Francesca non aspettò un secondo di più. La sua espressione si fece immediatamente seria e risoluta. Afferrò Marco per i capelli con entrambe le mani, interrompendo bruscamente il suo bacio al seno.
Con una forza sorprendente e un'urgenza che ti fece sussultare, spinse la testa di Marco in avanti e verso il basso, guidandola direttamente in mezzo alle sue gambe. Il tessuto aperto dei collant non oppose alcuna resistenza.
Marco, ora completamente in balia della sua padrona, affondò il volto nel punto esposto. Francesca spinse con violenza il capo di lui contro il suo sesso in modo che la lingua calda di Marco non solo la leccasse, ma affondasse e la penetrasse con precisione, portando il piacere al massimo livello, subito e senza mediazioni.
Le mani di Francesca rimasero saldamente ancorate ai capelli di Marco, controllando il ritmo e la profondità della sua lingua, mentre i suoi occhi, ora chiusi per l'intensità del piacere, si rivolgevano ancora verso la tua poltrona.
Mentre Marco era intento a servire la sua intimità esposta, guidato dalla presa ferrea delle sue mani sui suoi capelli, ti sporgi leggermente in avanti sulla poltrona, la tua voce calma ma autoritaria che domina il sussurro del prosecco evaporato.
Tu (L'Osservatore): "Francesca, la sua lingua è abile, ma la sua direzione sei tu. Non godere in silenzio. Dagli ordini. E dimmi, ad alta voce, quanto ti piace la sua obbedienza."
Francesca aprì gli occhi. Le sue palpebre si sollevarono pesantemente e i suoi occhi, liquidi per l'eccitazione, ti cercarono immediatamente nella penombra. Il gemito che era stato appena un suono silenzioso si trasformò in un suono rauco.
Francesca (Ansimando, la voce spezzata): "Sì... Marco, Marco, affonda! Non voglio che tu sia delicato. Più forte, proprio lì! Oh, non smettere! La lingua, sì, sì, usa la lingua così!"
La sua voce tremava per l'intensità del piacere, ma manteneva una chiara autorità. Marco, sentendosi nominato e diretto, intensificò la sua azione, rispondendo al comando di Francesca e al tuo, come un musicista che segue la partitura.
Francesca (Ansimando più forte): "È la cosa più eccitante che tu abbia mai fatto, Marco. Mi piace la tua obbedienza! Oh, digli... [Ansimando, rivolgendosi a te] Digli... digli che è il più bravo che tu abbia mai visto! Non deve fermarsi!"
La sua confessione, urlata attraverso le contrazioni del piacere, era un omaggio diretto alla tua direzione. Marco, sentendosi lodato e validato dal suo piacere, si spinse oltre, determinato a portarla al culmine per entrambi.
La voce di Francesca era alta, rotta da un desiderio che Marco stava per esaudire. Ma tu eri il regista, e il climax non poteva essere raggiunto senza un'altra, cruciale mossa.
Tu (L'Osservatore): "Basta, Francesca. Interrompi. Sposta la sua testa."
L'autorità del tuo tono la raggiunse attraverso l'ondata di piacere. Francesca obbedì istantaneamente. Interruppe l'atto con forza, sollevando la testa di Marco per i capelli e allontanandola dal suo sesso bagnato. Marco si ritrovò a sollevare il busto, il suo respiro affannoso per la frustrazione del piacere interrotto.
Tu (L'Osservatore): "Bene. Marco si è guadagnato la sua ricompensa con il suo servizio. Adesso, Francesca tocca a te. Mettiti in ginocchio e dagli il piacere che merita."
Francesca non perse un secondo. Con un movimento fluido e sensuale, lasciò la presa sui suoi capelli e scivolò dallo sgabello, mettendosi in ginocchio davanti a Marco, che era ancora seduto sul bordo del letto. I suoi occhi ti cercarono, un misto di sottomissione e fiera obbedienza.
Marco, ora con il respiro rapido e il corpo teso, era tornato a essere l'uomo in completo sartoriale, la sua urgenza resa ancora più potente dalla sottomissione di Francesca.
Francesca non attese il comando. Si chinò in avanti e, con dita esperte e veloci, slacciò i pantaloni di Marco. La cerniera scese con un suono che risuonò nella stanza silenziosa. Poi tirò giù la stoffa, liberando la sua erezione turgida e pulsante.
Francesca prese il membro caldo e massiccio tra le mani e, con la stessa determinazione che aveva mostrato al bancone, lo portò alla bocca. Iniziò a succhiare e leccare con una professionalità che superava la foga, concentrandosi sul piacere di lui con una dedizione totale.
Marco, sopraffatto dalla rapidità della transizione e dalla vista della donna elegante e nuda che lo serviva, emise un gemito profondo. Era il suo turno di godere.
Tu (L'Osservatore): "Marco. Sei tu il padrone di questo momento. Dimostrale quanto la desideri. Guidala."
Marco non ebbe bisogno di altre parole. I suoi occhi si chiusero, e le sue mani, ancora tremanti, si posarono sui capelli setosi di Francesca. Afferrò la sua testa con una presa decisa, e, in un capovolgimento totale della scena di pochi minuti prima, iniziò a guidare il ritmo e la profondità dell'atto orale, spingendola a servire la sua urgenza con una violenza controllata.
La testa di Francesca si muoveva avanti e indietro, un pendolo di piacere e sottomissione, sotto il dominio delle mani di Marco, mentre i suoi occhi, anche in quell'atto, ti cercavano nell'angolo, un'affermazione del fatto che il gioco era ancora interamente sotto la Tua regia.
Marco stava spingendo il suo piacere fino al limite, la sua presa sui capelli di Francesca era autoritaria, e il respiro di lei era un sussurro di obbedienza.
Tu (L'Osservatore): "Basta, Marco! Fermati! Non è ancora il momento per il tuo culmine."
Marco si bloccò immediatamente, l'urgenza intrappolata nel suo corpo. Rilasciò la testa di Francesca, che si sollevò dal suo membro, le labbra lucide e umide. L'attesa forzata lo rese rigido di desiderio.
Tu (L'Osservatore): "Francesca, guardami."
Francesca si girò, ancora in ginocchio, il suo corpo nudo scintillante di prosecco e fluidi. I suoi occhi ti cercarono nell'ombra, brucianti di un desiderio che era al tempo stesso per l'atto e per il tuo comando.
Francesca (La sua voce è un sussurro rauco, ma ferma): "Sono la tua puttana. Voglio comportarmi come la tua puttana, qui. Ordina la mia penetrazione. Voglio farvi godere entrambi."
L'affermazione era un riconoscimento totale della sua sottomissione volontaria e del tuo ruolo di regista. La tensione nella stanza era palpabile, ogni secondo di attesa era un tormento.
Tu (L'Osservatore): "Perfetto. Alzati, Francesca, vai sul letto. Marco, alzati e togliti i pantaloni. È il momento di unire i corpi. Voglio che la penetri subito, completamente e inesorabilmente. Fallo per me."
Francesca si alzò con un guizzo. Marco, con un gemito di impazienza, si strappò i pantaloni con il resto della biancheria, rivelando la sua erezione massiccia.
Francesca si posizionò immediatamente sul letto, a quattro zampe, esponendo la schiena e le natiche. I collant aperti, l'unico indumento rimasto, incorniciavano la sua entrata umida e tesa.
Marco salì sul letto con la rapidità di un animale. Senza preliminari, afferrò i fianchi di Francesca e, dopo un attimo di pausa per assicurarsi che lei fosse pronta, affondò completamente in lei.
Francesca emise un grido profondo e gutturale, un suono che non era di dolore, ma di pienezza totale. Marco ansimò per l'impatto di unione.
Tu (L'Osservatore) assistevi all'atto finale, l'unione dei corpi orchestrata dal tuo comando, il culmine fisico del gioco iniziato ore prima al bancone. La scena, brutale nella sua urgenza e totale nella sua intimità, era la tua assoluta creazione.
Marco iniziò a muoversi con spinte profonde e ritmiche, e Francesca rispose con un grido di liberazione mentre il suo piacere esplodeva immediatamente.
In quel momento di furia, ti alzi dalla poltrona. Ti muovi verso il letto, non per unirti fisicamente, ma per introdurre l'elemento finale. Raggiungi il comodino e prendi un dildo e un tubetto di lubrificante che avevi preparato.
Ti avvicini al letto e passi gli oggetti a Marco. I tuoi occhi incontrano i suoi. Non c'è bisogno di un comando verbale; la complicità è totale.
Marco capisce immediatamente. Rallenta leggermente la sua azione vaginale e, con una mano, afferra il lubrificante. Spreme il gel viscoso e freddo attorno all'ano di Francesca, un contrasto netto con il calore interno del suo corpo.
Francesca, che si stava riprendendo dall'onda di piacere, capisce il prossimo passo. Ansimando, preme le natiche all'indietro, preparandosi e offrendosi.
Marco, ora un esecutore perfetto del tuo desiderio, non perde il ritmo. Mentre mantiene il cazzo teso e profondo nella figa di Francesca, afferra il dildo. Con un movimento deciso e un'abilità acquisita, comincia a penetrarla con il dildo nel culo.
Il gemito di Francesca si spezzò, trasformandosi in un urlo gutturale di shock e piacere assoluto. La doppia penetrazione, il cazzo di Marco che la riempiva completamente in vagina e il dildo che le apriva e le stirava l'ano, la portò oltre ogni limite sensoriale.
Francesca godeva come non aveva mai fatto. Il suo corpo tremava, scosso da spasmi ininterrotti, mentre il suo basso ventre veniva riempito completamente da due fonti di piacere. Le sue grida erano ora un misto di agonia ed estasi, la conferma ultima che si stava comportando come la tua "puttana", sperimentando il piacere estremo che avevi orchestrato per lei.
Marco, sentendo le sue pareti stringersi attorno a sé e al dildo, accelerò la sua furia, guidato dal suono della sua passione, e spinto dalla tua presenza come Osservatore.
L'urlo di Francesca era al culmine della doppia penetrazione, ma tu avevi un piano per portarla oltre.
Tu (L'Osservatore): "Francesca, basta! Smettetela entrambi. Adesso voglio vederti sopra di lui."
Francesca e Marco obbedirono immediatamente. Con un gemito strozzato, Marco estrasse il dildo e il suo pene da Francesca. Il suono umido e il calore rilasciato riempirono l'aria.
Tu (L'Osservatore): "Voglio che tu ti metta sopra di lui. È la tua posizione. Fatti impalare, Francesca! Sentilo fino in fondo, come piace a te."
Francesca si mosse con la rapidità di chi è sul punto di ricevere esattamente ciò che desidera. Tolse il dildo dalle mani di Marco e lo lanciò sul letto. Con un movimento fluido e sensuale, scavalcò il corpo di Marco, che si stese supino.
Francesca si posizionò con precisione sopra di lui, il suo sesso caldo e umido allineato con la massiccia erezione di Marco. Ti guardò un'ultima volta, un sorriso di pura anticipazione sul volto.
Poi, con un gemito sommesso e una forza che le dava il controllo, si lasciò cadere sulla lunghezza del membro di Marco, impalandosi completamente. L'impatto fu profondo e totale.
Francesca ansimò, il piacere di sentire Marco fino in fondo al suo ventre era esattamente ciò che cercava. Iniziò a cavalcare con un ritmo lento e metodico, pompando con una forza e una profondità che solo stando sopra poteva raggiungere. Marco, con le mani sui suoi fianchi per sostenerla, era in un delirio di piacere sottomesso.
Il tuo gioco ha raggiunto il punto in cui Francesca è pienamente al comando del proprio piacere, in un'unione totale che avevi orchestrato tu.
Francesca non era più solo in un atto sessuale; era in un rituale di auto-esaltazione orchestrato dalla tua volontà.
Mentre Marco giaceva sotto di lei, gli occhi fissi sulla sua schiena inarcata e sul suo corpo nudo, Francesca continuò a cavalcare con ferocia ritmica. Appoggiò saldamente le mani sulle cosce di Marco, usando la sua forza per controllare il movimento.
Inarcò la schiena in un arco perfetto, i seni che si muovevano a ogni spinta, e mosse il bacino con precisione millimetrica, cercando e trovando i punti più sensibili al suo interno. Il suono della pelle che sbatteva e gli ansimi di Francesca riempirono la stanza.
Marco rivelò una straordinaria resistenza. Il suo corpo teso e la sua rigidità perfetta fornirono la piattaforma ideale per la sua cavalcata. Lui sopportò il piacere e la frustrazione, sapendo che il suo ruolo era sostenere il piacere di lei fino all'esaurimento.
Francesca ansimava, la sua gola emetteva suoni acuti di pura estasi. La sua sottomissione verbale si trasformò in un dominio fisico totale sul piacere. Il suo corpo, scosso da spasmi ininterrotti, fu attraversato da una serie di molteplici orgasmi. Ogni volta che ne raggiungeva uno, le sue spinte si facevano più profonde, i suoi gemiti si trasformavano in urla soffocate contro il suo petto, e poi, riprendendo fiato, ricominciava la cavalcata, in un ciclo infinito di estasi.
Tu, l'Osservatore, assistevi al culmine del tuo esperimento: una donna matura che scopriva il piacere senza freni, esposto e amplificato, grazie al potere del tuo comando e alla complicità del suo esecutore.
Mentre Francesca era in preda a orgasmi multipli, la scena raggiunse il suo apice. Il tuo comando finale si levò sopra il frastuono dei loro corpi.
Tu (L'Osservatore): "Basta! Marco, staccati immediatamente."
Marco, ormai esausto ma turgido, obbedì con un gemito di frustrazione trattenuta, estraendo il suo membro da Francesca. Il suono umido fu netto.
Tu (L'Osservatore): "Francesca, scendi dal letto. Mettiti in ginocchio davanti a lui. L'atto di Marco è il tuo trofeo, e tu lo riceverai con onore."
Francesca scivolò dal letto. Era madida di sudore e piacere, ma si inginocchiò immediatamente davanti a Marco, il suo corpo esposto e vulnerabile, pronto a ricevere.
Tu (L'Osservatore): "Marco, guardami. Hai servito il nostro piacere fino all'ultimo istante. Sei degno. Svuota il tuo corpo su di lei. Eiacula sul suo viso e sul suo corpo. Falla godere un'ultima volta per me."
La vista di Francesca in ginocchio, bagnata e disposta, unita al tuo permesso esplicito, ruppe l'ultima barriera di Marco. Con un grido rauco, spinto da una tensione accumulata e prolungata, Marco venne copiosamente.
Il seme caldo e denso colpì il viso di Francesca, bagnandole le labbra e il mento, per poi colare lungo il collo e sul seno. Marco continuò a eiaculare per un lungo istante, imbrattando la pelle di Francesca con la prova della sua sottomissione e della sua ricompensa.
Francesca non si mosse, accettando ogni singola goccia come un dono. I suoi occhi, annebbiati dal piacere, si rivolsero ancora una volta verso di te. Poi, con un'espressione di gioia insaziabile, Francesca mosse la lingua per leccarsi il seme dal labbro e dal mento. Subito dopo, si strofinò avidamente lo sperma sul seno turgido, spargendolo sulla pelle come una crema. Il suo gesto era l'atto finale di un rituale, l'affermazione che quel gesto di dominio era il culmine del piacere.
La scena si concluse. Marco era crollato sul letto, esausto. Francesca restò inginocchiata, la pelle lucida di fluidi, la sua espressione un mix di euforia e totale appagamento.
Mentre Francesca si leccava il piacere dal viso e Marco giaceva sul letto ansimante, la tua presenza non era più necessaria. Avevi diretto lo spettacolo fino al sipario finale.
Ti alzasti dalla poltrona con un movimento lento e silenzioso. La tua figura si stagliava per un istante contro le luci soffuse della stanza. Francesca ti vide allontanarti e il suo sguardo era pieno di intesa e gratitudine silenziosa.
Non dicesti nulla. Non c'era bisogno di parole. Uscisti dalla stanza, richiudendo la porta con un click sommesso, lasciando che i due rimanessero avvolti nel calore e nel caos della loro intensa intimità.
Una volta uscito, Francesca si liberò dal suo stato di sottomissione estatica. Si mosse verso Marco, che era ancora steso sul letto, gli occhi socchiusi per l'esaurimento e la soddisfazione.
Si chinò su di lui e lo baciò con passione, un bacio lungo e profondo che non era un comando, ma un sincero ringraziamento per il suo servizio e la sua bravura. La sua lingua sapeva ancora del sapore della loro unione.
Francesca lo prese per mano e lo tirò su, guidandolo verso il bagno. Entrarono insieme sotto il getto caldo della doccia. L'acqua lavò via il prosecco, il sudore e il seme, ma non lavò via l'intimità. Sotto il vapore, si strinsero, si scambiarono carezze, e continuarono a scambiarsi baci e piacere con una dolcezza che non avrebbero potuto permettersi nel frenetico rituale di prima. Marco la lavò con attenzione, e lei lo aiutò a pulirsi, un atto finale di cura e rispetto.
Dopo essersi ricomposti, Marco lasciò la camera 1407, forse più confuso che mai, ma indiscutibilmente soddisfatto.
Francesca si lasciò cadere sul letto disfatto, ancora avvolta nel profumo di Marco e nel ricordo di ogni tuo comando. Prese il telefono e, senza perdere tempo in analisi o spiegazioni, ti scrisse un unico messaggio, l'unica parola necessaria per chiudere la serata:
"Grazie!"
Indossava esattamente l'abito che avevate concordato: un vestitino nero di seta dal taglio audace. Sotto l'orlo corto, portava dei collant scuri e velati che non coprivano l'inguine, un dettaglio invisibile agli altri, ma noto a te. Francesca non indossava mutandine, il che rendeva ogni movimento una potenziale rivelazione. La sua postura era perfetta: sola, non distratta, ma con una disponibilità sottile.
L'attesa fu costellata di tentativi. Il primo ad avvicinarsi fu un uomo d'affari più anziano, visibilmente alticcio, che si lasciò scappare una battuta scontata sul fatto che una donna come lei non dovesse mai bere da sola. Francesca lo liquidò con uno sguardo freddo e una sola frase, pronunciata a bassa voce ma con una chiarezza tagliente che lo fece indietreggiare visibilmente: "Non ho bisogno di compagnia, ho bisogno di un motivo valido per accettarla."
Pochi minuti dopo, fu il turno di un ragazzo più giovane, pieno di buone intenzioni ma ingenuo, che si sedette troppo vicino al suo sgabello. Francesca non si girò nemmeno completamente. Quando lui iniziò a parlare, lei sollevò una mano elegante, interrompendolo a metà frase, e si rivolse al barman chiedendo di rinnovare il suo drink, un gesto che escluse completamente il giovane dalla conversazione, facendolo sentire trasparente. Anche lui si allontanò con evidente imbarazzo.
Eri compiaciuto. Era un test e lei stava dimostrando il suo controllo totale.
Finalmente, dopo che la posta in gioco era stata alzata, arrivò l'uomo giusto. Si chiamava Marco, quarantacinquenne, un completo sartoriale grigio, sicuro di sé ma non arrogante. Si posizionò accanto a lei e ordinò un gin tonic.
Francesca lo lasciò aspettare. Solo dopo che Marco ebbe ricevuto il suo drink, lei si girò lentamente, un sorriso minimo ma efficace sulle labbra.
Marco: "Spero che non stia aspettando qualcuno. Un’attesa così elegante sembra ingiusta."
Francesca: "A volte, la migliore compagnia è quella inattesa. E no, non sto aspettando nessuno, stasera."
Da quella distanza, potevi cogliere il tono della voce di Francesca: basso, caldo, con una lieve sfumatura di sfida. La sua risposta era un invito condizionato.
Marco sorrise. "Marco, piacere."
"Francesca," rispose lei, senza offrirgli la mano. La dinamica di potere si era subito spostata a suo favore. Marco non perse tempo in convenevoli. Si concentrò sull'abito, i collant, e in generale sulla sua presenza.
Marco: "C'è qualcosa nel tuo modo di portare quest'abito, e i collant... Danno l'idea di una donna che sa esattamente cosa vuole, ma che nasconde anche una segreta intenzione."
Francesca si morse l'interno del labbro, un gesto quasi impercettibile che a te, da lontano, risultò invece chiarissimo. Era eccitata dal gioco.
Francesca: "Forse l'intenzione non è poi così segreta. Diciamo che è in fase di valutazione."
Mentre i due continuavano a parlare, tu potevi vederlo. Il gioco era iniziato, e Marco era chiaramente affascinato dalla sua audacia.
Marco: "Devo ammettere che la tua 'fase di valutazione' è piuttosto intrigante. Ma mi chiedo: cosa cerchi esattamente qui, stasera? Un'interruzione, un'avventura, o qualcosa che non puoi nominare?"
Francesca si sporse leggermente in avanti sul bancone, abbassando la voce in un tono caldo e avvolgente. Il gesto era studiato per costringere Marco ad avvicinarsi, aumentando l'intimità in pubblico. Potevi vedere Marco piegarsi verso di lei, completamente catturato.
Francesca: "Cerco un'esperienza che giustifichi l'abito. Qualcosa di... definitivo. E tu sembri un uomo che non ha paura delle definizioni chiare."
Marco deglutì, i suoi occhi che scendevano inevitabilmente lungo la scollatura e poi sui collant scuri. Era completamente preso.
Marco: "Se l'abito giustifica l'esperienza, io sono pronto a fornire il contesto. Ma mi sembra che le definizioni le darai tu. E io sono disposto ad accettarle. Ti aspetta una stanza qui?"
Francesca sollevò la mano, il polso delicato in netto contrasto con l'anello massiccio che portava. Il suo sorriso si allargò, ma rimase sottile e carico di malizia.
Francesca: "Quella non è la mia intenzione più ovvia. La mia intenzione è farti desiderare qualcosa che non potrai avere... a meno che tu non mi dimostri che ne sei degno. E, per il momento, resto al bancone."
La battuta lasciò Marco in sospeso, costringendolo a prendere l'iniziativa. Potevi percepire la sua frustrazione eccitata da lontano. Lui si appoggiò al bancone, decidendo di giocarsi il tutto per tutto.
Marco: "E come posso dimostrarti di essere 'degno'? Posso offrirti il mondo, ma temo che tu voglia qualcosa di più specifico, qualcosa di più... intimo. Qual è il test, Francesca?"
Francesca: "Il test è la tua onestà e la tua pazienza. E un piccolo gesto. Se i miei collant ti incuriosiscono così tanto, perché non provi a toccarli?"
Marco non si mosse. I suoi occhi, invece di abbassarsi sulle gambe di Francesca, rimasero fissi nei suoi, con un'intensità calma e inaspettata che rovesciò la dinamica.
Marco: "Il mio interesse per i tuoi collant è indubbio, Francesca. Ma io non tocco per capriccio. E soprattutto, non tocco su comando. Se devo dimostrarti di essere degno, lo farò con le mie regole, non le tue. E la prima regola è questa: non ti toccherò qui, e non ti toccherò finché non sarai tu a togliermi il permesso di farlo."
Francesca non si aspettava quella risposta. Potevi vederla sorpresa per un istante, il suo controllo leggermente incrinato, ma recuperò subito. I suoi occhi ti cercarono brevemente nell'ombra, come per un rapido cenno di approvazione per la mossa di Marco. Il gioco era diventato più sofisticato.
Francesca: "Mi piace. Sei in grado di alzare la posta. E allora, cosa proponi, Marco? Qual è la tua prossima mossa?
Marco: Si appoggiò indietro con un sorriso sicuro. "Ti propongo di togliere i collant da questa equazione. Ti propongo di alzarti, di uscire da qui. Ti propongo la mia stanza. È lì che potrò dimostrarti quanto sono degno, e non al bancone di un bar."
Francesca non perse tempo in ulteriori battibecchi. Marco aveva vinto un punto, e lei lo avrebbe ripagato con un assaggio esplicito di ciò che lo attendeva.
Francesca: Il suo tono si fece più profondo, la testa leggermente inclinata. "Sei troppo perspicace per i miei gusti, Marco. Hai vinto. Mi hai convinto ad alzarmi. Ma prima che usciamo da qui, voglio assicurarmi che tu capisca esattamente cosa significa 'dimostrarsi degno'."
Francesca, pur mantenendo la postura eretta sullo sgabello, afferrò la mano di Marco con velocità e audacia, e la guidò sotto l'orlo corto del vestito. L'atto fu compiuto in una frazione di secondo, ma per te, l'Osservatore, il dettaglio era cristallino.
La mano di Marco sparì sotto la seta e, grazie alla preparazione di Francesca, non incontrò tessuto, ma la pelle calda, tesa e umida. Marco sussultò visibilmente. La sua mano si trovò immediatamente a contatto diretto con il sesso di Francesca, esposto e già umido di eccitazione grazie all'apertura dei collant.
Francesca lo costrinse a premere con forza. Marco non poteva fare a meno di sentire la morbidezza del suo ventre e la superficie umida e carnosa. Sentì le labbra umide del sesso di Francesca sotto il palmo, prova inequivocabile della sua urgenza e della trasgressione compiuta in pubblico. Potevi vedere il muscolo della mascella di Marco contrarsi, il suo volto una smorfia di incredulità e desiderio trattenuto.
Francesca non tolse immediatamente la mano. Lasciò la mano di Marco in quella posizione per un istante troppo lungo, consentendo alla sensazione, e alla consapevolezza del Suo sguardo, di sedimentare.
Francesca: Rimuovendo la mano di Marco con la stessa rapidità. "Perfetto. Adesso andiamo."
Marco non reagì subito. Con una disinvoltura quasi scioccante per il contesto, Marco sollevò con cautela l'indice che aveva toccato Francesca e lo portò rapidamente alla bocca, chiudendo gli occhi per un istante mentre ne assaporava il sapore salmastro e dolce. Era un gesto di sottomissione assoluta, un sigillo della trasgressione.
Francesca scese dallo sgabello con un movimento fluido. Senza voltarsi, si diresse verso l'uscita con Marco al seguito, che ora la guardava con gli occhi sgranati, totalmente dominato e guidato da un desiderio urgente.
Ti alzasti con una lentezza calcolata, lasciando una generosa mancia e bevendo l'ultimo sorso di whisky. Uscisti dal lounge bar pochi istanti dopo di loro, seguendo la scia del profumo di Francesca e l'andatura tesa e affrettata di Marco, ora completamente dominato dalla fretta di possederla.
Li raggiungesti nell'atrio ovattato, dove l'unico rumore era il leggero ding dell'ascensore. Francesca e Marco si fermarono davanti alle porte d'acciaio satinato. Lei non si preoccupò di mantenere le distanze; si girò verso di lui, il suo corpo stretto contro il suo in un gesto che simulava intimità, ma che a te risultò immediatamente come un atto di controllo.
Marco premette il pulsante e si voltò verso di lei, i suoi occhi bramosi e interrogativi dopo il contatto audace di prima.
Francesca non parlò subito. Invece, allungò la mano e, con una sicurezza disarmante, gli afferrò la cravatta, il tessuto di seta che si arricciava tra le sue dita. Usando la cravatta come un guinzaglio, lo attirò lentamente verso di sé, chiudendo lo spazio tra i loro volti, costringendolo ad abbassarsi.
Francesca lo spinse vicino all'angolo dell'ascensore, un punto che, pur sembrando casuale a chiunque altro, era in realtà perfettamente allineato con la tua posizione discreta nell'atrio.
Lei gli si avvicinò all'orecchio e gli sussurrò qualcosa a voce così bassa che solo tu, concentrato come eri, potevi immaginare la natura esplicita delle sue parole. Potevi vedere il collo di Marco arrossarsi per la tensione.
Subito dopo aver sussurrato, Francesca si ritrasse di pochi centimetri e i suoi occhi scuri e carichi di desiderio si alzarono, cercando il tuo sguardo nell'ombra. Lo trovò.
Con un movimento rapidissimo ma inequivocabile, Francesca ti indicò con un piccolo cenno della testa. In quel momento, Marco, confuso dall'improvvisa indicazione, si voltò istintivamente per seguire la direzione del suo sguardo.
Marco ti vide. La sua espressione mutò istantaneamente: dallo shock alla comprensione, un misto di gelosia, umiliazione e un'eccitazione febbrile per essere stato colto in flagrante. Capì. Non era solo un gioco per loro due; c'era un terzo elemento, invisibile ma determinante, e quel terzo eri tu.
Francesca non gli diede il tempo di reagire o di fare domande. Lo afferrò immediatamente per il mento con una presa ferma e decisa e gli diede un bacio profondo e appassionato. L'attacco fu totalmente inaspettato per Marco, un bacio che sigillava il segreto, un atto finale di dominio psicologico. Le loro lingue si incontrarono con urgenza, un bacio lungo, umido e audace, avvenuto nel momento esatto in cui Marco aveva capito di essere un mero strumento del loro gioco.
Quando Francesca si staccò, le porte dell'ascensore si aprirono con un ding sommesso. Lei lo guardò con un sorriso trionfante, lo tirò per la cravatta, e lo spinse dentro l'ascensore.
Le porte si chiusero, lasciandoti solo nell'atrio.
Non c'era bisogno di messaggi. Il cenno di Francesca all'ascensore era un invito diretto. Ti alzasti e ti dirigesti senza esitazione al quattordicesimo piano. La suite 1407 era in fondo al corridoio; la porta era socchiusa, lasciando una fessura di ombra e silenzio, un tacito consenso.
Non bussasti. Spingesti la porta quel tanto che bastava per entrare.
La suite era immersa in una luce fioca e seducente. Il cuore della scena era immediatamente visibile.
Marco era seduto sul bordo del letto matrimoniale, ancora vestito, ma con la cravatta allentata. Il suo viso era teso, la confusione e l'eccitazione si mescolavano nei suoi occhi. Si accorse della Tua presenza nel momento esatto in cui hai chiuso la porta dietro di te.
Francesca era in piedi di fronte a lui, una figura dominante e rilassata nel suo vestito di seta. Stava sorseggiando il calice di prosecco ghiacciato. Non appena Marco si accorse di Te, il suo sguardo passò da te a Francesca, cercando una spiegazione.
Francesca non reagì al tuo ingresso. Con una calma studiata, prese un cubetto di ghiaccio, se lo portò alle labbra, e lo lasciò cadere lentamente lungo il suo collo e la scollatura, dove il ghiaccio si sciolse sulla sua pelle calda.
Solo a quel punto, Francesca si rivolse a Marco con un tono di voce basso, ma con un'autorità nuova. Il suo sguardo si posò su di te per assicurarsi che fossi posizionato.
Francesca: "Marco, hai fatto la conoscenza del nostro Osservatore. Lui ha organizzato la nostra serata. E lui è colui che definisce il piacere, qui dentro."
Tu attraversasti la stanza, prendendo possesso di una profonda poltrona posizionata nell'angolo, la migliore postazione per la visuale. Ti adagiasti, stabilendo il tuo ruolo di regista.
Tu (L'Osservatore): "Marco, non sei una vittima, sei il nostro complice. Sei qui per dare a Francesca il piacere che noi due abbiamo immaginato per te. Il tuo servizio sarà la tua ricompensa.”
Francesca ti sorrise, un bagliore fiero nei suoi occhi, e prese il comando come una performance. Con lentezza esasperante, sfilò il vestito di seta, rivelando la sua figura nuda, fasciata solo dai collant scuri e aperti che le incorniciavano l'inguine e un paio di decollette nere con tacco a spillo
Tu (L'Osservatore): "Bene. Adesso, il prosecco."
Francesca sollevò il calice. Ti guardò con desiderio e obbedienza, poi rovesciò il prosecco freddo su di sé. Il vino glaciale le scese lungo il collo, bagnando i seni, che si indurirono immediatamente, e scorrendo lungo il suo ventre teso, fino alle cosce e all'area esposta dai collant.
Tu (L'Osservatore): "Marco. Alzati. E inginocchiati davanti a lei. Questo non è un ordine per umiliarti, è un onore. Sei il primo a cui è permesso toccarla così, e sarai il suo esecutore più intimo per noi. Inizia a gustare il vino sulla sua pelle. Falla godere per noi."
L'enfasi sulla complicità diede a Marco la determinazione necessaria. Si alzò, il volto contratto non più dalla frustrazione, ma dall'urgenza. Si inginocchiò immediatamente sul tappeto davanti a Francesca.
Marco non era frettoloso. Il suo atto non era solo obbedienza, ma una dedica al piacere di Francesca. Iniziò a leccare le gocce di prosecco dal petto di Francesca con una lentezza meticolosa, assaporando il sapore frizzante del vino mischiato al calore salmastro della sua pelle. Risalì con la lingua lungo il collo di lei, indugiando dove il prosecco si era fermato.
Poi discese, arrivando ai seni di Francesca, che si erano induriti e resi turgidi sotto l'azione del freddo e dell'eccitazione. La leccò con un'attenzione che le rendeva omaggio, disegnando spirali umide prima di raggiungere il culmine del suo obiettivo.
Quando Marco raggiunse il capezzolo destro, turgido e scuro, lo stuzzicò delicatamente con la punta della lingua, succhiandolo appena. Un piccolo, sommesso gemito sfuggì dalle labbra di Francesca. Il suo capo si inclinò all'indietro in un gesto di totale abbandono, mentre Marco si dedicava al piacere con una passione concentrata, sapendo che non stava solo compiacendo lei, ma partecipando a un rituale che avevi diretto tu.
Mentre il capo di Francesca era inclinato all'indietro per il piacere, e tu osservavi ogni contrazione del suo collo, Marco risalì con la bocca. Lasciò i capezzoli per affondare le labbra sul suo collo, baciandola con foga in un'esplorazione del prosecco ormai evaporato.
Contemporaneamente, le sue mani non rimasero inattive. Le sistemò sui seni di Francesca e li strinse con vigore, accarezzando e manipolando la carne tesa con una possessività che non era aggressiva, ma adorante.
Marco ridiscese nuovamente, affondando le labbra sui seni di Francesca, succhiando il tessuto umido e lasciando un segno di rossore.
Francesca, con il respiro spezzato, lo osservò con un sorrisetto di puro piacere, un'espressione che non era solo per lui, ma per te, l'architetto della scena. Il suo sguardo diceva: guarda come lo sto usando, come tu hai voluto.
Il tuo comando si levò dalla poltrona, concludendo l'intermezzo e dirigendo l'atto verso l'intimità più profonda.
Tu (L'Osservatore): "Basta indugiare, Francesca. Non siamo qui per le carezze superficiali. Prenditi ciò che è tuo. Voglio che tu guidi la sua testa. Portalo al suo dovere e al tuo piacere."
Francesca non aspettò un secondo di più. La sua espressione si fece immediatamente seria e risoluta. Afferrò Marco per i capelli con entrambe le mani, interrompendo bruscamente il suo bacio al seno.
Con una forza sorprendente e un'urgenza che ti fece sussultare, spinse la testa di Marco in avanti e verso il basso, guidandola direttamente in mezzo alle sue gambe. Il tessuto aperto dei collant non oppose alcuna resistenza.
Marco, ora completamente in balia della sua padrona, affondò il volto nel punto esposto. Francesca spinse con violenza il capo di lui contro il suo sesso in modo che la lingua calda di Marco non solo la leccasse, ma affondasse e la penetrasse con precisione, portando il piacere al massimo livello, subito e senza mediazioni.
Le mani di Francesca rimasero saldamente ancorate ai capelli di Marco, controllando il ritmo e la profondità della sua lingua, mentre i suoi occhi, ora chiusi per l'intensità del piacere, si rivolgevano ancora verso la tua poltrona.
Mentre Marco era intento a servire la sua intimità esposta, guidato dalla presa ferrea delle sue mani sui suoi capelli, ti sporgi leggermente in avanti sulla poltrona, la tua voce calma ma autoritaria che domina il sussurro del prosecco evaporato.
Tu (L'Osservatore): "Francesca, la sua lingua è abile, ma la sua direzione sei tu. Non godere in silenzio. Dagli ordini. E dimmi, ad alta voce, quanto ti piace la sua obbedienza."
Francesca aprì gli occhi. Le sue palpebre si sollevarono pesantemente e i suoi occhi, liquidi per l'eccitazione, ti cercarono immediatamente nella penombra. Il gemito che era stato appena un suono silenzioso si trasformò in un suono rauco.
Francesca (Ansimando, la voce spezzata): "Sì... Marco, Marco, affonda! Non voglio che tu sia delicato. Più forte, proprio lì! Oh, non smettere! La lingua, sì, sì, usa la lingua così!"
La sua voce tremava per l'intensità del piacere, ma manteneva una chiara autorità. Marco, sentendosi nominato e diretto, intensificò la sua azione, rispondendo al comando di Francesca e al tuo, come un musicista che segue la partitura.
Francesca (Ansimando più forte): "È la cosa più eccitante che tu abbia mai fatto, Marco. Mi piace la tua obbedienza! Oh, digli... [Ansimando, rivolgendosi a te] Digli... digli che è il più bravo che tu abbia mai visto! Non deve fermarsi!"
La sua confessione, urlata attraverso le contrazioni del piacere, era un omaggio diretto alla tua direzione. Marco, sentendosi lodato e validato dal suo piacere, si spinse oltre, determinato a portarla al culmine per entrambi.
La voce di Francesca era alta, rotta da un desiderio che Marco stava per esaudire. Ma tu eri il regista, e il climax non poteva essere raggiunto senza un'altra, cruciale mossa.
Tu (L'Osservatore): "Basta, Francesca. Interrompi. Sposta la sua testa."
L'autorità del tuo tono la raggiunse attraverso l'ondata di piacere. Francesca obbedì istantaneamente. Interruppe l'atto con forza, sollevando la testa di Marco per i capelli e allontanandola dal suo sesso bagnato. Marco si ritrovò a sollevare il busto, il suo respiro affannoso per la frustrazione del piacere interrotto.
Tu (L'Osservatore): "Bene. Marco si è guadagnato la sua ricompensa con il suo servizio. Adesso, Francesca tocca a te. Mettiti in ginocchio e dagli il piacere che merita."
Francesca non perse un secondo. Con un movimento fluido e sensuale, lasciò la presa sui suoi capelli e scivolò dallo sgabello, mettendosi in ginocchio davanti a Marco, che era ancora seduto sul bordo del letto. I suoi occhi ti cercarono, un misto di sottomissione e fiera obbedienza.
Marco, ora con il respiro rapido e il corpo teso, era tornato a essere l'uomo in completo sartoriale, la sua urgenza resa ancora più potente dalla sottomissione di Francesca.
Francesca non attese il comando. Si chinò in avanti e, con dita esperte e veloci, slacciò i pantaloni di Marco. La cerniera scese con un suono che risuonò nella stanza silenziosa. Poi tirò giù la stoffa, liberando la sua erezione turgida e pulsante.
Francesca prese il membro caldo e massiccio tra le mani e, con la stessa determinazione che aveva mostrato al bancone, lo portò alla bocca. Iniziò a succhiare e leccare con una professionalità che superava la foga, concentrandosi sul piacere di lui con una dedizione totale.
Marco, sopraffatto dalla rapidità della transizione e dalla vista della donna elegante e nuda che lo serviva, emise un gemito profondo. Era il suo turno di godere.
Tu (L'Osservatore): "Marco. Sei tu il padrone di questo momento. Dimostrale quanto la desideri. Guidala."
Marco non ebbe bisogno di altre parole. I suoi occhi si chiusero, e le sue mani, ancora tremanti, si posarono sui capelli setosi di Francesca. Afferrò la sua testa con una presa decisa, e, in un capovolgimento totale della scena di pochi minuti prima, iniziò a guidare il ritmo e la profondità dell'atto orale, spingendola a servire la sua urgenza con una violenza controllata.
La testa di Francesca si muoveva avanti e indietro, un pendolo di piacere e sottomissione, sotto il dominio delle mani di Marco, mentre i suoi occhi, anche in quell'atto, ti cercavano nell'angolo, un'affermazione del fatto che il gioco era ancora interamente sotto la Tua regia.
Marco stava spingendo il suo piacere fino al limite, la sua presa sui capelli di Francesca era autoritaria, e il respiro di lei era un sussurro di obbedienza.
Tu (L'Osservatore): "Basta, Marco! Fermati! Non è ancora il momento per il tuo culmine."
Marco si bloccò immediatamente, l'urgenza intrappolata nel suo corpo. Rilasciò la testa di Francesca, che si sollevò dal suo membro, le labbra lucide e umide. L'attesa forzata lo rese rigido di desiderio.
Tu (L'Osservatore): "Francesca, guardami."
Francesca si girò, ancora in ginocchio, il suo corpo nudo scintillante di prosecco e fluidi. I suoi occhi ti cercarono nell'ombra, brucianti di un desiderio che era al tempo stesso per l'atto e per il tuo comando.
Francesca (La sua voce è un sussurro rauco, ma ferma): "Sono la tua puttana. Voglio comportarmi come la tua puttana, qui. Ordina la mia penetrazione. Voglio farvi godere entrambi."
L'affermazione era un riconoscimento totale della sua sottomissione volontaria e del tuo ruolo di regista. La tensione nella stanza era palpabile, ogni secondo di attesa era un tormento.
Tu (L'Osservatore): "Perfetto. Alzati, Francesca, vai sul letto. Marco, alzati e togliti i pantaloni. È il momento di unire i corpi. Voglio che la penetri subito, completamente e inesorabilmente. Fallo per me."
Francesca si alzò con un guizzo. Marco, con un gemito di impazienza, si strappò i pantaloni con il resto della biancheria, rivelando la sua erezione massiccia.
Francesca si posizionò immediatamente sul letto, a quattro zampe, esponendo la schiena e le natiche. I collant aperti, l'unico indumento rimasto, incorniciavano la sua entrata umida e tesa.
Marco salì sul letto con la rapidità di un animale. Senza preliminari, afferrò i fianchi di Francesca e, dopo un attimo di pausa per assicurarsi che lei fosse pronta, affondò completamente in lei.
Francesca emise un grido profondo e gutturale, un suono che non era di dolore, ma di pienezza totale. Marco ansimò per l'impatto di unione.
Tu (L'Osservatore) assistevi all'atto finale, l'unione dei corpi orchestrata dal tuo comando, il culmine fisico del gioco iniziato ore prima al bancone. La scena, brutale nella sua urgenza e totale nella sua intimità, era la tua assoluta creazione.
Marco iniziò a muoversi con spinte profonde e ritmiche, e Francesca rispose con un grido di liberazione mentre il suo piacere esplodeva immediatamente.
In quel momento di furia, ti alzi dalla poltrona. Ti muovi verso il letto, non per unirti fisicamente, ma per introdurre l'elemento finale. Raggiungi il comodino e prendi un dildo e un tubetto di lubrificante che avevi preparato.
Ti avvicini al letto e passi gli oggetti a Marco. I tuoi occhi incontrano i suoi. Non c'è bisogno di un comando verbale; la complicità è totale.
Marco capisce immediatamente. Rallenta leggermente la sua azione vaginale e, con una mano, afferra il lubrificante. Spreme il gel viscoso e freddo attorno all'ano di Francesca, un contrasto netto con il calore interno del suo corpo.
Francesca, che si stava riprendendo dall'onda di piacere, capisce il prossimo passo. Ansimando, preme le natiche all'indietro, preparandosi e offrendosi.
Marco, ora un esecutore perfetto del tuo desiderio, non perde il ritmo. Mentre mantiene il cazzo teso e profondo nella figa di Francesca, afferra il dildo. Con un movimento deciso e un'abilità acquisita, comincia a penetrarla con il dildo nel culo.
Il gemito di Francesca si spezzò, trasformandosi in un urlo gutturale di shock e piacere assoluto. La doppia penetrazione, il cazzo di Marco che la riempiva completamente in vagina e il dildo che le apriva e le stirava l'ano, la portò oltre ogni limite sensoriale.
Francesca godeva come non aveva mai fatto. Il suo corpo tremava, scosso da spasmi ininterrotti, mentre il suo basso ventre veniva riempito completamente da due fonti di piacere. Le sue grida erano ora un misto di agonia ed estasi, la conferma ultima che si stava comportando come la tua "puttana", sperimentando il piacere estremo che avevi orchestrato per lei.
Marco, sentendo le sue pareti stringersi attorno a sé e al dildo, accelerò la sua furia, guidato dal suono della sua passione, e spinto dalla tua presenza come Osservatore.
L'urlo di Francesca era al culmine della doppia penetrazione, ma tu avevi un piano per portarla oltre.
Tu (L'Osservatore): "Francesca, basta! Smettetela entrambi. Adesso voglio vederti sopra di lui."
Francesca e Marco obbedirono immediatamente. Con un gemito strozzato, Marco estrasse il dildo e il suo pene da Francesca. Il suono umido e il calore rilasciato riempirono l'aria.
Tu (L'Osservatore): "Voglio che tu ti metta sopra di lui. È la tua posizione. Fatti impalare, Francesca! Sentilo fino in fondo, come piace a te."
Francesca si mosse con la rapidità di chi è sul punto di ricevere esattamente ciò che desidera. Tolse il dildo dalle mani di Marco e lo lanciò sul letto. Con un movimento fluido e sensuale, scavalcò il corpo di Marco, che si stese supino.
Francesca si posizionò con precisione sopra di lui, il suo sesso caldo e umido allineato con la massiccia erezione di Marco. Ti guardò un'ultima volta, un sorriso di pura anticipazione sul volto.
Poi, con un gemito sommesso e una forza che le dava il controllo, si lasciò cadere sulla lunghezza del membro di Marco, impalandosi completamente. L'impatto fu profondo e totale.
Francesca ansimò, il piacere di sentire Marco fino in fondo al suo ventre era esattamente ciò che cercava. Iniziò a cavalcare con un ritmo lento e metodico, pompando con una forza e una profondità che solo stando sopra poteva raggiungere. Marco, con le mani sui suoi fianchi per sostenerla, era in un delirio di piacere sottomesso.
Il tuo gioco ha raggiunto il punto in cui Francesca è pienamente al comando del proprio piacere, in un'unione totale che avevi orchestrato tu.
Francesca non era più solo in un atto sessuale; era in un rituale di auto-esaltazione orchestrato dalla tua volontà.
Mentre Marco giaceva sotto di lei, gli occhi fissi sulla sua schiena inarcata e sul suo corpo nudo, Francesca continuò a cavalcare con ferocia ritmica. Appoggiò saldamente le mani sulle cosce di Marco, usando la sua forza per controllare il movimento.
Inarcò la schiena in un arco perfetto, i seni che si muovevano a ogni spinta, e mosse il bacino con precisione millimetrica, cercando e trovando i punti più sensibili al suo interno. Il suono della pelle che sbatteva e gli ansimi di Francesca riempirono la stanza.
Marco rivelò una straordinaria resistenza. Il suo corpo teso e la sua rigidità perfetta fornirono la piattaforma ideale per la sua cavalcata. Lui sopportò il piacere e la frustrazione, sapendo che il suo ruolo era sostenere il piacere di lei fino all'esaurimento.
Francesca ansimava, la sua gola emetteva suoni acuti di pura estasi. La sua sottomissione verbale si trasformò in un dominio fisico totale sul piacere. Il suo corpo, scosso da spasmi ininterrotti, fu attraversato da una serie di molteplici orgasmi. Ogni volta che ne raggiungeva uno, le sue spinte si facevano più profonde, i suoi gemiti si trasformavano in urla soffocate contro il suo petto, e poi, riprendendo fiato, ricominciava la cavalcata, in un ciclo infinito di estasi.
Tu, l'Osservatore, assistevi al culmine del tuo esperimento: una donna matura che scopriva il piacere senza freni, esposto e amplificato, grazie al potere del tuo comando e alla complicità del suo esecutore.
Mentre Francesca era in preda a orgasmi multipli, la scena raggiunse il suo apice. Il tuo comando finale si levò sopra il frastuono dei loro corpi.
Tu (L'Osservatore): "Basta! Marco, staccati immediatamente."
Marco, ormai esausto ma turgido, obbedì con un gemito di frustrazione trattenuta, estraendo il suo membro da Francesca. Il suono umido fu netto.
Tu (L'Osservatore): "Francesca, scendi dal letto. Mettiti in ginocchio davanti a lui. L'atto di Marco è il tuo trofeo, e tu lo riceverai con onore."
Francesca scivolò dal letto. Era madida di sudore e piacere, ma si inginocchiò immediatamente davanti a Marco, il suo corpo esposto e vulnerabile, pronto a ricevere.
Tu (L'Osservatore): "Marco, guardami. Hai servito il nostro piacere fino all'ultimo istante. Sei degno. Svuota il tuo corpo su di lei. Eiacula sul suo viso e sul suo corpo. Falla godere un'ultima volta per me."
La vista di Francesca in ginocchio, bagnata e disposta, unita al tuo permesso esplicito, ruppe l'ultima barriera di Marco. Con un grido rauco, spinto da una tensione accumulata e prolungata, Marco venne copiosamente.
Il seme caldo e denso colpì il viso di Francesca, bagnandole le labbra e il mento, per poi colare lungo il collo e sul seno. Marco continuò a eiaculare per un lungo istante, imbrattando la pelle di Francesca con la prova della sua sottomissione e della sua ricompensa.
Francesca non si mosse, accettando ogni singola goccia come un dono. I suoi occhi, annebbiati dal piacere, si rivolsero ancora una volta verso di te. Poi, con un'espressione di gioia insaziabile, Francesca mosse la lingua per leccarsi il seme dal labbro e dal mento. Subito dopo, si strofinò avidamente lo sperma sul seno turgido, spargendolo sulla pelle come una crema. Il suo gesto era l'atto finale di un rituale, l'affermazione che quel gesto di dominio era il culmine del piacere.
La scena si concluse. Marco era crollato sul letto, esausto. Francesca restò inginocchiata, la pelle lucida di fluidi, la sua espressione un mix di euforia e totale appagamento.
Mentre Francesca si leccava il piacere dal viso e Marco giaceva sul letto ansimante, la tua presenza non era più necessaria. Avevi diretto lo spettacolo fino al sipario finale.
Ti alzasti dalla poltrona con un movimento lento e silenzioso. La tua figura si stagliava per un istante contro le luci soffuse della stanza. Francesca ti vide allontanarti e il suo sguardo era pieno di intesa e gratitudine silenziosa.
Non dicesti nulla. Non c'era bisogno di parole. Uscisti dalla stanza, richiudendo la porta con un click sommesso, lasciando che i due rimanessero avvolti nel calore e nel caos della loro intensa intimità.
Una volta uscito, Francesca si liberò dal suo stato di sottomissione estatica. Si mosse verso Marco, che era ancora steso sul letto, gli occhi socchiusi per l'esaurimento e la soddisfazione.
Si chinò su di lui e lo baciò con passione, un bacio lungo e profondo che non era un comando, ma un sincero ringraziamento per il suo servizio e la sua bravura. La sua lingua sapeva ancora del sapore della loro unione.
Francesca lo prese per mano e lo tirò su, guidandolo verso il bagno. Entrarono insieme sotto il getto caldo della doccia. L'acqua lavò via il prosecco, il sudore e il seme, ma non lavò via l'intimità. Sotto il vapore, si strinsero, si scambiarono carezze, e continuarono a scambiarsi baci e piacere con una dolcezza che non avrebbero potuto permettersi nel frenetico rituale di prima. Marco la lavò con attenzione, e lei lo aiutò a pulirsi, un atto finale di cura e rispetto.
Dopo essersi ricomposti, Marco lasciò la camera 1407, forse più confuso che mai, ma indiscutibilmente soddisfatto.
Francesca si lasciò cadere sul letto disfatto, ancora avvolta nel profumo di Marco e nel ricordo di ogni tuo comando. Prese il telefono e, senza perdere tempo in analisi o spiegazioni, ti scrisse un unico messaggio, l'unica parola necessaria per chiudere la serata:
"Grazie!"
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