Il vicino di casa

di
genere
tradimenti

Era una giornata calda, e il sole filtrava timidamente attraverso le persiane.
Francesca girava per casa con l'aria rilassata di chi sa di avere la giornata tutta per sé. Indossava una canottiera leggera, senza reggiseno, e un paio di mutandine semplici, ma il suo fascino era nel modo in cui si muoveva, inconsapevole del suo effetto. Sistemava distrattamente i piatti, camminava avanti e indietro per il soggiorno, con i capelli raccolti in modo disordinato, e ogni tanto si fermava vicino alla finestra a guardare fuori.
Fu in uno di quei momenti che lo vide. O meglio, se ne accorse. Il vicino, seduto sulla sua terrazza al piano di sotto, teneva in mano un libro, ma gli occhi erano fissi su di lei. Rimase immobile per un istante, trattenendo il respiro, poi fece un passo indietro, ma non abbastanza da nascondersi del tutto.
La sensazione di essere osservata le provocò un brivido sottile lungo la schiena. Non era paura, no. Era qualcos’altro. Una consapevolezza nuova, intrigante. Tornò alle sue faccende come se nulla fosse, ma la mente correva veloce. Ogni suo gesto sembrava acquisire un peso diverso: la mano che spostava i capelli, la curva naturale del suo corpo quando si chinava a raccogliere qualcosa.
E il gioco iniziò.
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Nei giorni successivi, tutto sembrava un pretesto per ripetere quell'incontro casuale.
Francesca lasciava le persiane leggermente aperte, quanto bastava per permettere a chi era nel palazzo di fronte di sbirciare. Si accorgeva di lui mentre innaffiava le piante o sistemava le sedie sul terrazzo. Anche quando fingevano di ignorarsi, l’aria sembrava carica di un’elettricità invisibile.
Un pomeriggio, mentre si preparava un caffè, si soffermò di nuovo davanti alla finestra. Sapeva che lui era lì, con lo sguardo che attraversava il confine tra il casuale e il deliberato. Questa volta, lasciò che la spallina della canottiera scivolasse di lato, scoprendo appena una spalla nuda. Il suo movimento era lento, naturale, come se non ci fosse nessuno a guardare. Ma lo sapeva.
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Con il passare dei giorni, il gioco si fece più audace.
Francesca iniziò a uscire sul balcone a tarda sera, quando l’oscurità rendeva tutto più intimo. Indossava una vestaglia di seta che lasciava intuire più di quanto coprisse, e si fermava a guardare le luci della città, consapevole del fatto che lui fosse lì, nascosto dietro una tenda o una pianta, a osservarla.
Una sera, mentre sistemava un vaso, il nodo della vestaglia si allentò leggermente. Fece un piccolo movimento per stringerlo, ma non prima che il tessuto scivolasse, rivelando per un istante qualcosa di più. Un sorriso sfuggente le increspò le labbra, mentre si voltava per rientrare in casa.
Anche lui iniziò a giocare. Lasciava le tende di casa sua appena aperte, con la luce accesa. Francesca poteva intravedere i suoi movimenti: il modo in cui si muoveva tra la cucina e il soggiorno, l’ombra del suo profilo che si stagliava contro il vetro. Era un invito silenzioso, che lei accettò senza esitazione.
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Ogni giorno che passava, Francesca si scopriva sempre più eccitata da quel gioco silenzioso. La consapevolezza di essere osservata, il sapere che ogni suo gesto veniva catturato dallo sguardo di un uomo che non era suo marito, le faceva scoprire una nuova versione di sé stessa.
Tu, suo marito, notavi il cambiamento. Francesca sembrava più luminosa, più audace. I suoi gesti, un tempo distratti, ora erano carichi di un'intenzione sottile, che non potevi ignorare. Quando passava vicino a te, il suo corpo si avvicinava di più, sfiorandoti in modo quasi impercettibile ma innegabilmente voluto. E a letto, era un’altra persona: più appassionata, più sfacciata.
Tu le chiedevi: “C’è qualcosa di diverso in te ultimamente?” Lei rispondeva con un sorriso sfuggente, un bacio lungo che evitava ogni spiegazione. Ma il tuo dubbio cresceva, anche se non potevi negare quanto quel cambiamento avesse riacceso la vostra passione.
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Una sera, Francesca decise di spingersi oltre. Uscì sul terrazzo, avvolta in una vestaglia leggera. Si sedette su una sedia, appoggiò i piedi sulla balaustra e spalancò le gambe, lasciando cadere la vestaglia. Era completamente nuda, il corpo esposto al buio, ma illuminato dalla luce soffusa che filtrava dall’interno.
Prese un sex toy che aveva portato con sé e lo accese. Il ronzio riempì l’aria, e Francesca iniziò a toccarsi con lentezza, il corpo che reagiva a ogni sfioramento. Guardava verso il balcone del vicino, sapendo che lui era lì, immobile, con lo sguardo fisso su di lei.
Poi, senza esitazione, gli fece un gesto inequivocabile: lo invitò a unirsi a lei. Lui, seduto sulla sua sedia, non si fece attendere. Cominciò a toccarsi, seguendo il ritmo che lei dettava. I loro sguardi rimasero fissi, mentre il piacere di entrambi cresceva. Quando Francesca raggiunse il culmine, il suo gemito si mescolò con il respiro pesante di lui, e fu come se il mondo si fermasse.
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Il campanello suonò. Francesca, ancora avvolta nei ricordi della sera precedente, aprì la porta senza pensarci troppo. Quando vide il vicino lì, davanti a lei, il respiro le si bloccò in gola. Prima che potesse dire qualcosa, lui entrò, chiuse la porta dietro di sé, e la spinse contro il muro.
Le sue labbra catturarono quelle di Francesca in un bacio vorace, e lei non oppose resistenza. Si lasciò trascinare, il corpo che reagiva immediatamente al suo tocco. Lui la sollevò, e Francesca avvolse le gambe attorno ai suoi fianchi, accogliendolo con una passione travolgente. Ogni movimento era intenso, primitivo, come se entrambi avessero atteso quel momento da sempre.
Poi lui la voltò, spingendola contro il muro. Francesca si piegò in avanti, appoggiando le mani contro la parete, il corpo che tremava di desiderio. Lui la penetrò di nuovo, più a fondo, le mani che le stringevano i fianchi mentre aumentava il ritmo. A un certo punto, le afferrò i capelli, tirandoli leggermente indietro, e lei gemette, incoraggiandolo. “Più forte,” disse, la voce spezzata dal piacere.
Quando il momento culminante arrivò, Francesca sussurrò: “Non fermarti… resta dentro di me.” Lui la ascoltò, il loro piacere si intrecciò fino alla fine.
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Quando lui si rivestì e uscì dalla porta senza dire nulla, Francesca rimase lì, appoggiata al muro, il corpo ancora scosso dalle sensazioni appena vissute. Un sorriso le increspò le labbra. Sapeva che quella non sarebbe stata l’ultima volta.
E mentre chiudeva la porta, un pensiero le attraversò la mente: il gioco era appena cominciato
scritto il
2025-07-21
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