Il racconto di un figlio IV
di
Horzo
genere
incesti
RACCONTO DI FANTASIA CON TEMATICHE FORTI.
Terzo capitolo della storia "Il racconto di un figlio".
Ricordo che tutti i personaggi in questa storia sono maggiorenni e consenzienti.
Per tutti i commenti, fantasie o esperienze sul tema che vorreste condividere con me (affinché io possa trarne ispirazione per racconti) potete scrivermi su horzo@atomicmail.io
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Erano passati circa dieci minuti dal nostro primo orgasmo assieme. Dopo esserci un minimo ricomposti e sdraiati sul letto rimanemmo nel silenzio finchè non fui io a romperlo. Mi ero tolto la cravatta e i pantaloni, lasciando svergognatamente libero il membro che ora giaceva appoggiato alla gamba. Ero profondamente rilassato e il benessere provocato dall'ultimo climax ancora si irradiava dal basso ventre.
- Non dobbiamo farci scoprire da papà. Dobbiamo continuare a recitare i nostri ruoli alla perfezione. - Dissi piano. Mamma, sdraiata su un fianco alla mia sinistra, annuì leggermente.
- Se ci scopre ci butterà sicuramente fuori di casa e da lì sarà difficile ripartire. Dobbiamo stringere i denti e andare avanti: metterò da parte abbastanza soldi da prendere un alloggio in affitto, magari lontano dal paese... potremmo andare in città forse. - Sapevo di star farneticando. Non avrei avuto né il tempo né le risorse per tirami fuori da solo da quella casa, figurarsi in due. Dovevo trovare il modo di fare dei soldi più velocemente, in maniera stabile, senza farmi scoprire da mio padre, che sicuramente avrebbe trovato il modo di sottrarmeli come con lo stipendio. Decisi che sicuramente non sarei giunto a capo di quel problema, quindi mi sistemai meglio sul letto. Ripensai a quelle volte che mi ero trovato sdraiato al fianco di una ragazza con cui avevo avuto un rapporto: è sempre bello giacere così, in mezzo a quella sensazione di post coito che ti fa sentire speciale, desiderato. Eppure questa volta era diverso, per ovvi motivi: mi sentivo un dio, una sorta di eroe greco dai poteri infiniti. Sorrisi a tanta tracotanza. Eppure era vero: quel profumo di balsamo per capelli arrivava dai capelli della mia nuova sottomessa, quel suono di respiro leggero proveniva dai suoi polmoni e quel corpo caldo, pressato contro il mio per gli spazi ristretti del letto, era devoto a me.
Il suo corpo... Il suo corpo... Con una folgorazione mi resi conto di non aver mai visto il corpo di mia madre nudo. Per due volte avevo raggiunto un orgasmo grazie a lei senza stimolo visivo. Senza pensarci seguii l'impulso, ancora inebriato dal senso di potere: - Non ti ho mai vista nuda completamente. Una sola volta, per sbaglio, ho aperto la porta del bagno mentre stavi uscendo dalla doccia, ma ero un ragazzo e, pensando che guardare fosse sbagliato e schifoso, distolsi subito lo sguardo... -
- Desideri vedermi, signore? Ti avverto che sto invecchiando ormai e che i miei 47 anni iniziano a farsi sentire. Tuo padre mi ha sempre detto che ho perso tutta la mia bellezza di un tempo, che ora sono solo buona per togliermi i pantaloni e lasciare che chi mi prende lo faccia immaginandosi qualcun altra. -
- Ero sbigottito. Certo, mamma non era di certo una modella televisiva, eppure nella sua stazza minuta, i lineamenti ancora gentili sul volto e le forme non cadenti, non meritava di certo quella menzogna. Eppure decisi di non dirle subito il mio pensiero: sapevo che amava sentirsi umiliata e, forse, il non elargire subito complimenti avrebbe accresciuto la sua eccitazione.
- Fa sì che sia io a decidere. Alzati e mettiti davanti a me: al mio comando ti toglierai gli indumenti uno alla volta, lentamente. -
Mamma si alzò e si posizionò precisamene davanti a me.
- Puoi iniziare mamma, ma mentre lo fai, ricordati che lo stai facendo per me, per tuo figlio, per il mio godimento. -
Per qualche secondo stette ferma, illuminata debolmente dalla luce che filtrava dalla finestra. Guardava verso il basso in posizione remissiva ma esitante. In principio ero confuso, in fondo di cosa si doveva vergognare quando aveva appena avuto un orgasmo davanti a me dopo avermi masturbato e detto tutte quelle cose molto intime? Arrivai alla realizzazione quando ripercorsi mentalmente tutti gli attimi avuti insieme: lì ci eravamo esposti entrambi. A dir la verità ero stato io per primo a mostrare la mia virilità, la sera precedente, in bagno, mentre lei inginocchiata accoglieva il mio seme. Questa volta era diverso, era lei che si doveva esporre completamente mentre io, passivamente, la guardavo. Era un nuovo modo per me per esplorare i limiti, per esercitare il nuovo controllo che avevo su di lei: anche se ora provavo nuovamente il desiderio di pormi dei limiti per non perderla, sentii dentro di me la sensazione che quella sfida sarebbe stata un occasione per affermarmi nella sua testa come padrone e lei come mia sottomessa.
- Mi vuoi disubbidire? - La esortai. - Non vuoi che mi arrabbi e ti punisca, vero? - Non sapevo da dove venisse il discorso della punizione, ma mi fece sorridere, imbarazzandomi un pochino. Eppure parve avere su di lei la reazione desiderata: - No padrone, non desidero che soddisfarti. -
Si mosse velocemente al punto che le dovetti chiedere di rallentare per godermi la visione. Inizialmente fece scivolare la vestaglia blu notte, lasciandola ad adagiarsi a terra. Con lo sguardo sempre fisso a terra iniziò a sfilarsi la semplice maglia del pigiama, rivelando il suo candido seno. Era una terza abbondante, forse coppa C, oramai leggermente cadenti ma ancora in perfetto stato. Aveva le areole larghe circa tre dita e mezzo e i capezzoli duri per l'eccitazione. La sua improvvisa nudità parziale la fece arrossire a tal punto che persino alla poca luce della stanza riuscii a percepire il suo imbarazzo totale.
- Continua. - Le ordinai io, con il pene che, lentamente, riprendeva la sua erezione dopo il precedente orgasmo. - Togliti anche il resto. Voglio che tu rimanga nuda. -
Mamma fece come ordinato, sfilandosi lentamente i pantaloni: sotto di essi vi era un paio di semplici slip color carne che lasciavano intravedere la sagoma della vagina sotto di essi. Esitò mezzo secondo prima di completare l'opera. La sentivo respirare pesantemente quando fece scorrere i pollici sotto i lati delle mutandine per, lentamente far scivolare fino ai piedi l'ultimo indumento che la copriva. Ed ora eccola, completamente esposta davanti a me.
Davanti ai miei occhi la sua intimità era coperta da un leggero strato di peluria ben tenuta che mal la nascondeva: le grandi labbra erano rosse e gonfie, coprendo quasi completamente le piccole che spuntavano appena. Nel complesso era perfetta: nel suo esser così minuta aveva tutte le proporzioni perfette. Pensai che non potesse esistere donna più bella al mondo.
- Girati. - Le ordinai, cercando di mantenere una calma apparente mentre di me scoppiavo di lussuria ed eccitazione. Lei fece come richiesto, voltandosi di spalle: il suo sedere, al contrario del suo seno, era ancora abbastanza sodo, di dimensioni giuste per il suo metro e quaranta. Lo esaminai con cura, prendendomi il giusto tempo per godermi ogni particolare: le fossette di venere ben marcate, i glutei perfetti ma poco muscolosi, la sua anca stretta. Non resistetti più e mi avvicinai a carponi, ancora sopra il letto.
- Piegati in avanti, divarica leggermente le gambe e, apriti il culo con le natiche, voglio esplorare meglio la mia schiava. - Accompagnai i suoi movimenti ponendole una mano sulla schiena. Al contatto sembrava fatta di carta abrasiva tanto aveva la pelle d'oca. Con un lieve gemito fece esattamente come richiesto, seguendo persino l'ordine delle mie istruzioni. In men che non si dica vidi perfettamente mia madre, appoggiata all'anta dell'armadio, che con entrambe le mani allargava le natiche mostrandomi la magnificenza del suo ano. Appena sotto appariva la vagina, ora aperta e luccicante di odorosi umori caldi.
Ammetto che desiderai con fortissimo ardore di prenderla lì, sul posto, facendola mia a tutti gli effetti. Eppure non volevo darle l'idea che la reputassi brutta, esattamente come mio padre. Rimasi un buon minuto lì fermo, godendomi quella visione paradisiaca, mentre ponderavo sul da fare. Mamma rimase ferma in quella posizione, ansimando sempre più. Alla fine presi una decisione spontanea, dettata dalla volontà di provare, in un qualche modo, quella sua intimità così provocante.
Afferrai con forza le sue natiche, provocando un sonoro schiocco al contatto. Lo schiaffo provocò in lei un sobbalzo e uno squittio soffocato.
- Non gridare, o sveglierai il vecchio e sarà tutto finito. -
- Si signore. - Disse lei, con voce rotta dai pesanti ed incontrollabili gemiti di piacere.
- Ora io ti punirò per aver esitato nello spogliarti e poi, finalmente, avrai la mia valutazione sul tuo corpo. Pensi sia positiva? -
- Padrone io odio il mio corpo. Ho odiato ogni momento in cui mi sono svestita perchè profondamente impaurita della mia vecchiaia. Oramai sono orribile, un corpo buono solo perchè ha un buco. Ti supplico però di tenermi con te, anche se sono terrificante alla vista, poiché sarò leale e servizievole. -
Resistetti alla tentazione di dirle subito quanto tutto in lei mi piacesse ed eccitasse, limitandomi a continuare un poco quel suo stato di sospensione dal mio giudizio: - eppure prima ti sei presa la libertà di esitare davanti ad un mio comando. Ora ti sculaccerò forte e tu non emetterai nessun gemito. Voglio che tu conti ogni sculacciata che ti darò, tenendo bene a mente chi te le da e il perché. -
- Si padrone. - disse sottovoce, cercando di regolarizzare il suo respiro.
Iniziai con il primo schiaffo colpendole la natica destra, producendo un forte schiocco. Rimasi in ascolto per dei rumori oltre la porta ma ricevetti soltanto un profondo russare dalla camera padronale.
- Uno. - Disse Mamma, sottovoce, cercando con scarsi risultati, di non emettere gemiti
Un secondo schiaffo, questa volta sulla natica sinistra: - Due. -
Continuai a schiaffeggiarle il culo, vedendola sempre più scendere nell'incontrollabile senso di piacere dato dal dolore. Alternai come in trance una natica all'altra, mantenendo sempre lo stesso ritmo cosicché ogni colpo potesse essere prevedibile. La mia mente volò altrove, a quando ero piccolo e mio padre ordinava a mia madre di sculacciarmi quando non eseguivo i suoi comandi. Ora ero io a sculacciarla e ciò mi inebriava di un senso di potere che aveva la capacità di stordirmi. Uscii dallo stato di trance quando sentii mia madre dire, ormai tra espliciti gemiti di piacere misto a dolore mal soffocati, il numero "ventidue". Mi fermai improvvisamente, accarezzando con la mano destra i glutei arrossati.
- Hai imparato la lezione? - Dissi con voce pesante.
- S... si signore. Ho imparato che non devo pensare quando sei tu a farlo per me, e che ogni tuo desiderio lo devo soddisfare senza minimamente esitare. -
- Bene. - Mi alzai in piedi sul letto, silenziosamente mi sfilai la camicia semiaperta, rimanendo ora effettivamente nudo.
- Ti supplico padrone, ti supplico, tienimi con te anche se sono brutta. - La sua voce dimostrava tutto il disprezzo che aveva per il suo corpo, aumentato negli anni per i continui giudizi negativi di mio padre. Mi arrabbiai con lui perché svalutava quella che per me era perfezione. Mi arrabbiai tanto da scendere dal letto e, con velocità e forza, prenderla della coda di capelli. Il suo gemito fu più forte degli altri e provocò in me la reazione di un altro schiaffo sul culo mentre la ruotavo e le spingevo la testa contro le coperte sul letto. Così ferma, immobilizzata in una percorina a bordo letto, mi fece perdere ogni cognizione per l'eccitazione. Dopo tutto quel tempo la mia maschera, finalmente crollò: - io amo il tuo corpo. Non lo dico solo per farti piacere perchè non mi interesserebbe granché. Io adoro il tuo fisico perchè è eccitante e perfetto, quasi indenne al passare del tempo. Non voglio mai più sentirti screditare il tuo corpo, hai capito? -
Ogni parola aveva l'effetto di farla godere e ammorbidire ancora e ancora, finchè, a fine discorso, non era che completamente rilassata mentre ancora le spingevo leggermente la guancia sul letto.
- Si, ho capito signore. - Disse, in quelli che sembrarono singhiozzi di un pianto liberatore.
- Sono così felice che non mi controllo più. - Confessò.
- Ora ti mostrerò quanto io sono felice che tu ti sia sottomessa a me e di quanto io sia un padrone migliore e più amorevole di mio padre. - Ero completamente inebriato da quel suo sciogliersi per il mio giudizio, come se fosse l'unica cosa importante al mondo. D'istinto le portai la mano sulla sua intimità, passandola in mezzo alle gambe. La toccai leggermente ma fu sufficiente a fare vibrare mamma come una corda di violino. Le passai il pollice dall'alto verso il basso, tenendo la mano appoggiata al pube.
- Ah... - gemeva lei, piano. - Non mi toccava nessuno così da anni... -
- Voglio che tu ora goda per me, siamo intesi? - Le dissi con trasporto. - Non deve esserci per te cosa più importante se non il godere. -
Presi a strofinare con le dita il clitoride, inizialmente lentamente, mantenendo il ritmo. Mi godetti ogni suo sussurro e lamento finchè non iniziai a sentire i suoi fianchi muoversi a ritmo con la mia masturbazione. A quel punto velocizzai gradualmente, sentendo la sua anca cercare di mantenere il nuovo tempo. Per un paio di volte le dovetti tirare la testa verso l'alto, ordinandole fermamente di abbassare la voce: la sua faccia dimostrava pura libidine mentre, ad occhi chiusi ed a bocca aperta, respirava affannosamente senza riuscire a controllare il suo piacere. Non resistetti molto prima di cedere all'irrefrenabile voglia di assaggiare i suoi umori. Mollai i suoi capelli e mi misi dietro di lei, afferrandola dalle gambe e spingendola verso di me. Affondai, con un profondo sospiro di piacere, il mio volto nell'intimità di mia madre.
Iniziando a muovere la lingua con rotazioni circolari sul clitoride, che appariva gonfio al mio tocco. I suoi umori mi bagnavano pesantemente il volto mentre cercavo di surgere a quel sacro nettare tutta la sua eccitazione. Mi concentrai su di lei, rivivendo le mie prime esperienze di sesso orale dove mi erano stati insegnati tutti i trucchi per far venire una donna. Ad ogni mio movimento della lingua, veloce e imprevedibile, corrispondeva ad un suo inarcare la schiena e sollevare la testa. Le cosce tremavano pesantemente mentre tutto in lei pulsava esprimendo il suo godimento.
- Mi stai facendo impazzire padrone, sto per venire, ti supplico, dammi il permesso di venire! - Sibilò forte, all'apice del suo piacere.
Staccai un istante il volto dalla sua intimità, sostituendo la lingua con le dita. - Ti ordino di venire per me, raccontandomi però ogni istante del tuo piacere! -
Lei parlò a fatica, tra un gemito e l'altro, per accontentare il mio ordine: - Nessuno in vita mia mi aveva mai praticato sesso orale. Io stessa ho fatto pochissimi pompini e mi ritengo inesperta. Sono sempre stata solo scopata e difficilmente sono venuta. Eppure il piacere che provo ora è più intenso, come se stessi stimolando i punti precisi per farmi venire. - La sua voce si spezzò a metà mentre il tremore del suo corpo si intensificò a tal punto che dovetti stringere di più le sue gambe, tornando infine con la lingua sul suo clitoride.
- AH... vengo! Vengo come non sono mai venuta in vita mia! -
Il suo climax venne raggiunto come un esplosione di un vulcano. I suoi umori, sgorgavano dalla sua intimità con intensità, impregnando l'aria dei loro acri odori. La vagina pulsava mentre lei si abbandonava completamente a degli spasmi confusi, in preda ad un orgasmo che batteva in potenza tutti quelli che avevo visto.
Quando il ritmo dei suoi movimenti rallentarono mi scostai da lei, allontanandomi quel che bastava per ammirarla integralmente. Si era arrampicata un poco sul letto, mettendosi infine, appena libera dalla mia presa, in una sorta di posizione fetale, sdraiata sul fianco destro. Il suo volto contratto in un espressione di piacere le lasciava vedere perfettamente i suoi occhi serrati e la bocca oscenamente aperta come a richiedere di essere riempita.
Sapevo che non sarei resistito molto, qualsiasi cosa avessi fatto. Il mio livello di eccitazione era tale che, anche senza toccarmi, sarei potuto venire solo a quella visione stordente.
Decisi però di non torturarla ulteriormente.
- Girati e guardami mentre ti vengo addosso! - le dissi.
Lenta nei movimenti, ancora stordita dall'orgasmo, si sdraiò supina levando gli occhi verso di me. Mi misi sopra di lei, in piedi, mentre le osservavo il seno e il ventre ancora spasmodico.
Venni a occhi chiusi, tra gli odori di lei che per sempre sarebbero rimasti nelle mie narici. Venni sibilando un verso di piacere, ricordandola con il culo all'aria mentre godeva della mia lingua. Venni pensandola mia, ora e per sempre.
Sentii ovattati i suoi ringraziamenti per quell'orgasmo, mentre piano ed in preda al piacere, mi chinavo sopra di lei. Non aprii nemmeno gli occhi per vedere la scena: oramai era impressa a fuoco nella mia mente mentre tutto pulsava di lussuria allo stato più fondamentale.
Mi lasciai cadere al suo fianco, nuovamente sul letto, sentendo appena il suo caldo corpo abbracciarmi.
Mi addormentai profondamente, dormendo di un sonno pieno di tutto quel piacere che avevo provato quella sera.
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Fine del quarto capitolo!
Questa volta il racconto prende una piega molto più esplicita! Dal prossimo racconto avremo sicuramente una commistione tra avanzamento della trama e scoperta del piacere dovuto al nuovo rapporto tra i protagonisti.
Riusciranno ad escogitare un piano per liberarsi del padre e finalmente si uniranno in un rapporto sessuale completo?
Fatemi sapere la vostra opinione e come migliorarla!
Grazie per la lettura e al prossimo capitolo!
Terzo capitolo della storia "Il racconto di un figlio".
Ricordo che tutti i personaggi in questa storia sono maggiorenni e consenzienti.
Per tutti i commenti, fantasie o esperienze sul tema che vorreste condividere con me (affinché io possa trarne ispirazione per racconti) potete scrivermi su horzo@atomicmail.io
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Erano passati circa dieci minuti dal nostro primo orgasmo assieme. Dopo esserci un minimo ricomposti e sdraiati sul letto rimanemmo nel silenzio finchè non fui io a romperlo. Mi ero tolto la cravatta e i pantaloni, lasciando svergognatamente libero il membro che ora giaceva appoggiato alla gamba. Ero profondamente rilassato e il benessere provocato dall'ultimo climax ancora si irradiava dal basso ventre.
- Non dobbiamo farci scoprire da papà. Dobbiamo continuare a recitare i nostri ruoli alla perfezione. - Dissi piano. Mamma, sdraiata su un fianco alla mia sinistra, annuì leggermente.
- Se ci scopre ci butterà sicuramente fuori di casa e da lì sarà difficile ripartire. Dobbiamo stringere i denti e andare avanti: metterò da parte abbastanza soldi da prendere un alloggio in affitto, magari lontano dal paese... potremmo andare in città forse. - Sapevo di star farneticando. Non avrei avuto né il tempo né le risorse per tirami fuori da solo da quella casa, figurarsi in due. Dovevo trovare il modo di fare dei soldi più velocemente, in maniera stabile, senza farmi scoprire da mio padre, che sicuramente avrebbe trovato il modo di sottrarmeli come con lo stipendio. Decisi che sicuramente non sarei giunto a capo di quel problema, quindi mi sistemai meglio sul letto. Ripensai a quelle volte che mi ero trovato sdraiato al fianco di una ragazza con cui avevo avuto un rapporto: è sempre bello giacere così, in mezzo a quella sensazione di post coito che ti fa sentire speciale, desiderato. Eppure questa volta era diverso, per ovvi motivi: mi sentivo un dio, una sorta di eroe greco dai poteri infiniti. Sorrisi a tanta tracotanza. Eppure era vero: quel profumo di balsamo per capelli arrivava dai capelli della mia nuova sottomessa, quel suono di respiro leggero proveniva dai suoi polmoni e quel corpo caldo, pressato contro il mio per gli spazi ristretti del letto, era devoto a me.
Il suo corpo... Il suo corpo... Con una folgorazione mi resi conto di non aver mai visto il corpo di mia madre nudo. Per due volte avevo raggiunto un orgasmo grazie a lei senza stimolo visivo. Senza pensarci seguii l'impulso, ancora inebriato dal senso di potere: - Non ti ho mai vista nuda completamente. Una sola volta, per sbaglio, ho aperto la porta del bagno mentre stavi uscendo dalla doccia, ma ero un ragazzo e, pensando che guardare fosse sbagliato e schifoso, distolsi subito lo sguardo... -
- Desideri vedermi, signore? Ti avverto che sto invecchiando ormai e che i miei 47 anni iniziano a farsi sentire. Tuo padre mi ha sempre detto che ho perso tutta la mia bellezza di un tempo, che ora sono solo buona per togliermi i pantaloni e lasciare che chi mi prende lo faccia immaginandosi qualcun altra. -
- Ero sbigottito. Certo, mamma non era di certo una modella televisiva, eppure nella sua stazza minuta, i lineamenti ancora gentili sul volto e le forme non cadenti, non meritava di certo quella menzogna. Eppure decisi di non dirle subito il mio pensiero: sapevo che amava sentirsi umiliata e, forse, il non elargire subito complimenti avrebbe accresciuto la sua eccitazione.
- Fa sì che sia io a decidere. Alzati e mettiti davanti a me: al mio comando ti toglierai gli indumenti uno alla volta, lentamente. -
Mamma si alzò e si posizionò precisamene davanti a me.
- Puoi iniziare mamma, ma mentre lo fai, ricordati che lo stai facendo per me, per tuo figlio, per il mio godimento. -
Per qualche secondo stette ferma, illuminata debolmente dalla luce che filtrava dalla finestra. Guardava verso il basso in posizione remissiva ma esitante. In principio ero confuso, in fondo di cosa si doveva vergognare quando aveva appena avuto un orgasmo davanti a me dopo avermi masturbato e detto tutte quelle cose molto intime? Arrivai alla realizzazione quando ripercorsi mentalmente tutti gli attimi avuti insieme: lì ci eravamo esposti entrambi. A dir la verità ero stato io per primo a mostrare la mia virilità, la sera precedente, in bagno, mentre lei inginocchiata accoglieva il mio seme. Questa volta era diverso, era lei che si doveva esporre completamente mentre io, passivamente, la guardavo. Era un nuovo modo per me per esplorare i limiti, per esercitare il nuovo controllo che avevo su di lei: anche se ora provavo nuovamente il desiderio di pormi dei limiti per non perderla, sentii dentro di me la sensazione che quella sfida sarebbe stata un occasione per affermarmi nella sua testa come padrone e lei come mia sottomessa.
- Mi vuoi disubbidire? - La esortai. - Non vuoi che mi arrabbi e ti punisca, vero? - Non sapevo da dove venisse il discorso della punizione, ma mi fece sorridere, imbarazzandomi un pochino. Eppure parve avere su di lei la reazione desiderata: - No padrone, non desidero che soddisfarti. -
Si mosse velocemente al punto che le dovetti chiedere di rallentare per godermi la visione. Inizialmente fece scivolare la vestaglia blu notte, lasciandola ad adagiarsi a terra. Con lo sguardo sempre fisso a terra iniziò a sfilarsi la semplice maglia del pigiama, rivelando il suo candido seno. Era una terza abbondante, forse coppa C, oramai leggermente cadenti ma ancora in perfetto stato. Aveva le areole larghe circa tre dita e mezzo e i capezzoli duri per l'eccitazione. La sua improvvisa nudità parziale la fece arrossire a tal punto che persino alla poca luce della stanza riuscii a percepire il suo imbarazzo totale.
- Continua. - Le ordinai io, con il pene che, lentamente, riprendeva la sua erezione dopo il precedente orgasmo. - Togliti anche il resto. Voglio che tu rimanga nuda. -
Mamma fece come ordinato, sfilandosi lentamente i pantaloni: sotto di essi vi era un paio di semplici slip color carne che lasciavano intravedere la sagoma della vagina sotto di essi. Esitò mezzo secondo prima di completare l'opera. La sentivo respirare pesantemente quando fece scorrere i pollici sotto i lati delle mutandine per, lentamente far scivolare fino ai piedi l'ultimo indumento che la copriva. Ed ora eccola, completamente esposta davanti a me.
Davanti ai miei occhi la sua intimità era coperta da un leggero strato di peluria ben tenuta che mal la nascondeva: le grandi labbra erano rosse e gonfie, coprendo quasi completamente le piccole che spuntavano appena. Nel complesso era perfetta: nel suo esser così minuta aveva tutte le proporzioni perfette. Pensai che non potesse esistere donna più bella al mondo.
- Girati. - Le ordinai, cercando di mantenere una calma apparente mentre di me scoppiavo di lussuria ed eccitazione. Lei fece come richiesto, voltandosi di spalle: il suo sedere, al contrario del suo seno, era ancora abbastanza sodo, di dimensioni giuste per il suo metro e quaranta. Lo esaminai con cura, prendendomi il giusto tempo per godermi ogni particolare: le fossette di venere ben marcate, i glutei perfetti ma poco muscolosi, la sua anca stretta. Non resistetti più e mi avvicinai a carponi, ancora sopra il letto.
- Piegati in avanti, divarica leggermente le gambe e, apriti il culo con le natiche, voglio esplorare meglio la mia schiava. - Accompagnai i suoi movimenti ponendole una mano sulla schiena. Al contatto sembrava fatta di carta abrasiva tanto aveva la pelle d'oca. Con un lieve gemito fece esattamente come richiesto, seguendo persino l'ordine delle mie istruzioni. In men che non si dica vidi perfettamente mia madre, appoggiata all'anta dell'armadio, che con entrambe le mani allargava le natiche mostrandomi la magnificenza del suo ano. Appena sotto appariva la vagina, ora aperta e luccicante di odorosi umori caldi.
Ammetto che desiderai con fortissimo ardore di prenderla lì, sul posto, facendola mia a tutti gli effetti. Eppure non volevo darle l'idea che la reputassi brutta, esattamente come mio padre. Rimasi un buon minuto lì fermo, godendomi quella visione paradisiaca, mentre ponderavo sul da fare. Mamma rimase ferma in quella posizione, ansimando sempre più. Alla fine presi una decisione spontanea, dettata dalla volontà di provare, in un qualche modo, quella sua intimità così provocante.
Afferrai con forza le sue natiche, provocando un sonoro schiocco al contatto. Lo schiaffo provocò in lei un sobbalzo e uno squittio soffocato.
- Non gridare, o sveglierai il vecchio e sarà tutto finito. -
- Si signore. - Disse lei, con voce rotta dai pesanti ed incontrollabili gemiti di piacere.
- Ora io ti punirò per aver esitato nello spogliarti e poi, finalmente, avrai la mia valutazione sul tuo corpo. Pensi sia positiva? -
- Padrone io odio il mio corpo. Ho odiato ogni momento in cui mi sono svestita perchè profondamente impaurita della mia vecchiaia. Oramai sono orribile, un corpo buono solo perchè ha un buco. Ti supplico però di tenermi con te, anche se sono terrificante alla vista, poiché sarò leale e servizievole. -
Resistetti alla tentazione di dirle subito quanto tutto in lei mi piacesse ed eccitasse, limitandomi a continuare un poco quel suo stato di sospensione dal mio giudizio: - eppure prima ti sei presa la libertà di esitare davanti ad un mio comando. Ora ti sculaccerò forte e tu non emetterai nessun gemito. Voglio che tu conti ogni sculacciata che ti darò, tenendo bene a mente chi te le da e il perché. -
- Si padrone. - disse sottovoce, cercando di regolarizzare il suo respiro.
Iniziai con il primo schiaffo colpendole la natica destra, producendo un forte schiocco. Rimasi in ascolto per dei rumori oltre la porta ma ricevetti soltanto un profondo russare dalla camera padronale.
- Uno. - Disse Mamma, sottovoce, cercando con scarsi risultati, di non emettere gemiti
Un secondo schiaffo, questa volta sulla natica sinistra: - Due. -
Continuai a schiaffeggiarle il culo, vedendola sempre più scendere nell'incontrollabile senso di piacere dato dal dolore. Alternai come in trance una natica all'altra, mantenendo sempre lo stesso ritmo cosicché ogni colpo potesse essere prevedibile. La mia mente volò altrove, a quando ero piccolo e mio padre ordinava a mia madre di sculacciarmi quando non eseguivo i suoi comandi. Ora ero io a sculacciarla e ciò mi inebriava di un senso di potere che aveva la capacità di stordirmi. Uscii dallo stato di trance quando sentii mia madre dire, ormai tra espliciti gemiti di piacere misto a dolore mal soffocati, il numero "ventidue". Mi fermai improvvisamente, accarezzando con la mano destra i glutei arrossati.
- Hai imparato la lezione? - Dissi con voce pesante.
- S... si signore. Ho imparato che non devo pensare quando sei tu a farlo per me, e che ogni tuo desiderio lo devo soddisfare senza minimamente esitare. -
- Bene. - Mi alzai in piedi sul letto, silenziosamente mi sfilai la camicia semiaperta, rimanendo ora effettivamente nudo.
- Ti supplico padrone, ti supplico, tienimi con te anche se sono brutta. - La sua voce dimostrava tutto il disprezzo che aveva per il suo corpo, aumentato negli anni per i continui giudizi negativi di mio padre. Mi arrabbiai con lui perché svalutava quella che per me era perfezione. Mi arrabbiai tanto da scendere dal letto e, con velocità e forza, prenderla della coda di capelli. Il suo gemito fu più forte degli altri e provocò in me la reazione di un altro schiaffo sul culo mentre la ruotavo e le spingevo la testa contro le coperte sul letto. Così ferma, immobilizzata in una percorina a bordo letto, mi fece perdere ogni cognizione per l'eccitazione. Dopo tutto quel tempo la mia maschera, finalmente crollò: - io amo il tuo corpo. Non lo dico solo per farti piacere perchè non mi interesserebbe granché. Io adoro il tuo fisico perchè è eccitante e perfetto, quasi indenne al passare del tempo. Non voglio mai più sentirti screditare il tuo corpo, hai capito? -
Ogni parola aveva l'effetto di farla godere e ammorbidire ancora e ancora, finchè, a fine discorso, non era che completamente rilassata mentre ancora le spingevo leggermente la guancia sul letto.
- Si, ho capito signore. - Disse, in quelli che sembrarono singhiozzi di un pianto liberatore.
- Sono così felice che non mi controllo più. - Confessò.
- Ora ti mostrerò quanto io sono felice che tu ti sia sottomessa a me e di quanto io sia un padrone migliore e più amorevole di mio padre. - Ero completamente inebriato da quel suo sciogliersi per il mio giudizio, come se fosse l'unica cosa importante al mondo. D'istinto le portai la mano sulla sua intimità, passandola in mezzo alle gambe. La toccai leggermente ma fu sufficiente a fare vibrare mamma come una corda di violino. Le passai il pollice dall'alto verso il basso, tenendo la mano appoggiata al pube.
- Ah... - gemeva lei, piano. - Non mi toccava nessuno così da anni... -
- Voglio che tu ora goda per me, siamo intesi? - Le dissi con trasporto. - Non deve esserci per te cosa più importante se non il godere. -
Presi a strofinare con le dita il clitoride, inizialmente lentamente, mantenendo il ritmo. Mi godetti ogni suo sussurro e lamento finchè non iniziai a sentire i suoi fianchi muoversi a ritmo con la mia masturbazione. A quel punto velocizzai gradualmente, sentendo la sua anca cercare di mantenere il nuovo tempo. Per un paio di volte le dovetti tirare la testa verso l'alto, ordinandole fermamente di abbassare la voce: la sua faccia dimostrava pura libidine mentre, ad occhi chiusi ed a bocca aperta, respirava affannosamente senza riuscire a controllare il suo piacere. Non resistetti molto prima di cedere all'irrefrenabile voglia di assaggiare i suoi umori. Mollai i suoi capelli e mi misi dietro di lei, afferrandola dalle gambe e spingendola verso di me. Affondai, con un profondo sospiro di piacere, il mio volto nell'intimità di mia madre.
Iniziando a muovere la lingua con rotazioni circolari sul clitoride, che appariva gonfio al mio tocco. I suoi umori mi bagnavano pesantemente il volto mentre cercavo di surgere a quel sacro nettare tutta la sua eccitazione. Mi concentrai su di lei, rivivendo le mie prime esperienze di sesso orale dove mi erano stati insegnati tutti i trucchi per far venire una donna. Ad ogni mio movimento della lingua, veloce e imprevedibile, corrispondeva ad un suo inarcare la schiena e sollevare la testa. Le cosce tremavano pesantemente mentre tutto in lei pulsava esprimendo il suo godimento.
- Mi stai facendo impazzire padrone, sto per venire, ti supplico, dammi il permesso di venire! - Sibilò forte, all'apice del suo piacere.
Staccai un istante il volto dalla sua intimità, sostituendo la lingua con le dita. - Ti ordino di venire per me, raccontandomi però ogni istante del tuo piacere! -
Lei parlò a fatica, tra un gemito e l'altro, per accontentare il mio ordine: - Nessuno in vita mia mi aveva mai praticato sesso orale. Io stessa ho fatto pochissimi pompini e mi ritengo inesperta. Sono sempre stata solo scopata e difficilmente sono venuta. Eppure il piacere che provo ora è più intenso, come se stessi stimolando i punti precisi per farmi venire. - La sua voce si spezzò a metà mentre il tremore del suo corpo si intensificò a tal punto che dovetti stringere di più le sue gambe, tornando infine con la lingua sul suo clitoride.
- AH... vengo! Vengo come non sono mai venuta in vita mia! -
Il suo climax venne raggiunto come un esplosione di un vulcano. I suoi umori, sgorgavano dalla sua intimità con intensità, impregnando l'aria dei loro acri odori. La vagina pulsava mentre lei si abbandonava completamente a degli spasmi confusi, in preda ad un orgasmo che batteva in potenza tutti quelli che avevo visto.
Quando il ritmo dei suoi movimenti rallentarono mi scostai da lei, allontanandomi quel che bastava per ammirarla integralmente. Si era arrampicata un poco sul letto, mettendosi infine, appena libera dalla mia presa, in una sorta di posizione fetale, sdraiata sul fianco destro. Il suo volto contratto in un espressione di piacere le lasciava vedere perfettamente i suoi occhi serrati e la bocca oscenamente aperta come a richiedere di essere riempita.
Sapevo che non sarei resistito molto, qualsiasi cosa avessi fatto. Il mio livello di eccitazione era tale che, anche senza toccarmi, sarei potuto venire solo a quella visione stordente.
Decisi però di non torturarla ulteriormente.
- Girati e guardami mentre ti vengo addosso! - le dissi.
Lenta nei movimenti, ancora stordita dall'orgasmo, si sdraiò supina levando gli occhi verso di me. Mi misi sopra di lei, in piedi, mentre le osservavo il seno e il ventre ancora spasmodico.
Venni a occhi chiusi, tra gli odori di lei che per sempre sarebbero rimasti nelle mie narici. Venni sibilando un verso di piacere, ricordandola con il culo all'aria mentre godeva della mia lingua. Venni pensandola mia, ora e per sempre.
Sentii ovattati i suoi ringraziamenti per quell'orgasmo, mentre piano ed in preda al piacere, mi chinavo sopra di lei. Non aprii nemmeno gli occhi per vedere la scena: oramai era impressa a fuoco nella mia mente mentre tutto pulsava di lussuria allo stato più fondamentale.
Mi lasciai cadere al suo fianco, nuovamente sul letto, sentendo appena il suo caldo corpo abbracciarmi.
Mi addormentai profondamente, dormendo di un sonno pieno di tutto quel piacere che avevo provato quella sera.
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Fine del quarto capitolo!
Questa volta il racconto prende una piega molto più esplicita! Dal prossimo racconto avremo sicuramente una commistione tra avanzamento della trama e scoperta del piacere dovuto al nuovo rapporto tra i protagonisti.
Riusciranno ad escogitare un piano per liberarsi del padre e finalmente si uniranno in un rapporto sessuale completo?
Fatemi sapere la vostra opinione e come migliorarla!
Grazie per la lettura e al prossimo capitolo!
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