Il vecchio e la tristezza
di
Antonio Ventura
genere
etero
Il vecchio e la tristezza.
Il vecchio rientro’ dal lavoro. Si tolse le scarpe dall’impiedi, poi le calze.
Non sopportava il rapporto indiretto tra piede e ciabatta. Dopo una bella grattata alla testa defatigante, decise di cominciare a preparare per sé la cena.
Stava tagliando la carne sul piatto, quando ricevette una telefonata. Il patto tra i due era questo: il numero di lei, nel telefono di lui era registrato alla voce “La giovane”. Quello registrato sul telefono di lei era “Il vecchio”. Apparve sul display “La giovane “. A quest’ora della sera, si chiese. E oggi. Secondo i suoi calcoli la giovane aveva la figlia a casa, di turno. Era separata, ed il giudice aveva stabilito il “giro dei giorni” per i genitori.
E così rispose.
La voce di lei sembrava giungere dall’oltretomba. Le capitava, a volte. Non c’era un motivo particolare, era colpita da una specie di saudade senza aver qualcosa di particolare per il quale provare nostalgia.
Lo voleva con lei, voleva essere consolata. Bassa pressione emotiva, pareva.
E così lascio’ il piatto oramai freddato, sulla tavola. Le calze invece erano ancora tiepide, e così le scarpe. C’erano venti kilometri da fare per raggiungerla. Lo stomaco protesto’ emettendo suoni cupi per tutto il tragitto.
Abitava in villa. Davanti casa c’era posto per venti posti auto.
Gli apri il portone di casa. Era ben pettinata, coi capelli raccolti in coda. Indossava una vecchia felpa e un paio di jeans ancora più vecchi. Scarpe in tela. Vestita com’era, appariva sempre elegantissima. Solo l’espressione tradiva lo stato d’animo da basso impero.
Il vecchio penso’ forse con motivo, che la giovane avesse “semplicemente “ bisogno che qualcuno si occupasse di lei.
Ti preparo la cena, le chiese.
Aveva già mangiato, e nel sentirlo dire, avverti’ una contrazione addominale. Questo mio corpo “parla tropo”, pensò.
Vuoi parlarmi, raccontare, ricordare, riflettere assieme a me?
Niente da fare. Solo presenza.
A quel punto lui le prese una mano e assieme si sedettero sul divano, davanti alla TV, nel salotto che era grande il triplo del suo appartamento compresi i doppi servizi.
Le mise il braccio destro sopra le spalle perché “lo sentisse”, e accese la TV.
Lei si appoggio’ su di lui, per poi distendersi e appoggiare la testa sul suo grembo.
Va bene vecchio, penso’ lui, ma insomma…senti’ una violenza erezione crescergli. Impossibile che lei non se ne accorgesse.
Dopo un poco, alzò il capo, si appoggiò sul gomito sinistro e apri’ la cerniera dei pantaloni di lui.
Introdusse la mano destra e cominciò a muovere la mano.
Dopo qualche minuto, lui le disse, aspetta.
Sciolse la cintura, alzò il bacino e fece scendere alle caviglie mutande e pantaloni.
Lei riprese a carezzarlo e poi si portò il sesso di lui in bocca. Si mosse scendendo e risalendo. Lentamente, mentre lui le carezzava i capelli ed il viso. Non poteva fare altro, tutto era troppo lontano da lui.
Lei teneva le mani alla base del sesso di lui. Poi si alzò.
Questo diede modo ad entrambi di spogliarsi. Lui era incantato da quel corpo. Avrebbe voluto aver dieci mani per poterla toccare dappertutto, contemporaneamente. Ma a lui e soprattutto a lei, bastava quel che madre natura aveva messo a disposizione.
Lei era in piedi davanti a lui seduto, mentre con le mani le accarezzava le natiche. Aveva le braccia lungo il corpo. Ha proprio bisogno che mi prenda cura di lei, stasera, penso’.
E così l’avvicinò a sé, e con le mani le apri’ le natiche.
Le accarezzo l’ano e poi il sesso. Lentamente, come aveva fatto lei, prima.
La senti’ inumidirsi.
La invito’ con le mani a sedersi su di lui, e facilmente la penetro’.
Le teneva le mani sulle natiche, sia perché gli piaceva farlo, sia per guidare i movimenti di lei.
Vedeva il seno muoversi e la baciò.
A lungo, per tutto il tempo finché non ci fu l’esplosione per lui. Che continuo’ comunque a muoversi e a muoverla finché anche lei raggiunse il suo momento.
Lui spese la schiena sul divano e lei lo segui poggiando il seno sul torace di lui.
Era ancora in lei, ma sentiva che lentamente si stava ritirando. Questo momento di intimità, di vicinanza valeva tutto il resto, in quanto ad intensità, pensava lui.
Perché in fondo lei lo stava abbracciando ed era completamente abbandonata su di lui, restando aperta, fidandosi si sarebbe potuto dire.
Il tempo sembrava non passare. Lui la bacio’ nuovamente, come a chiudere un momento. Ma qualcosa si risvegliò in entrambi. Lei ricambio’ il bacio, spostò un poco il bacino e cominciò ad accarezzarlo. Era nuovamente pronto e lei se lo riprese. Questa volta volle comandare lei il movimento
Gli mise le mani dietro la nuca, che usò come leva per muoversi su di lui. E cominciò a muoversi usando il bacino e inarcando la schiena.
Erano un poco più stanchi e quindi il movimento duro’ più a lungo. Stavolta cominciò lei ad ansimare per prima. Prendimi.
E lui la prese. Si alzò sulle gambe, lei lo avvolse sulle sue e vennero così. In piedi.
Si baciarono a lungo.
A lui tremavano le gambe.
Poi si sedettero con lei ancora sopra.
Si baciarono.
Lui le accarezzo’ i capelli, la testa, le spalle, le braccia ed infine le mani.
Si addormentarono così. Lei infine si spostò e si sdraio’ sul divano, su di lui.
La mattina li trovo’ così.
Si baciarono, si accarezzarono a lungo.
Si vestirono interrompendo per
Il vecchio rientro’ dal lavoro. Si tolse le scarpe dall’impiedi, poi le calze.
Non sopportava il rapporto indiretto tra piede e ciabatta. Dopo una bella grattata alla testa defatigante, decise di cominciare a preparare per sé la cena.
Stava tagliando la carne sul piatto, quando ricevette una telefonata. Il patto tra i due era questo: il numero di lei, nel telefono di lui era registrato alla voce “La giovane”. Quello registrato sul telefono di lei era “Il vecchio”. Apparve sul display “La giovane “. A quest’ora della sera, si chiese. E oggi. Secondo i suoi calcoli la giovane aveva la figlia a casa, di turno. Era separata, ed il giudice aveva stabilito il “giro dei giorni” per i genitori.
E così rispose.
La voce di lei sembrava giungere dall’oltretomba. Le capitava, a volte. Non c’era un motivo particolare, era colpita da una specie di saudade senza aver qualcosa di particolare per il quale provare nostalgia.
Lo voleva con lei, voleva essere consolata. Bassa pressione emotiva, pareva.
E così lascio’ il piatto oramai freddato, sulla tavola. Le calze invece erano ancora tiepide, e così le scarpe. C’erano venti kilometri da fare per raggiungerla. Lo stomaco protesto’ emettendo suoni cupi per tutto il tragitto.
Abitava in villa. Davanti casa c’era posto per venti posti auto.
Gli apri il portone di casa. Era ben pettinata, coi capelli raccolti in coda. Indossava una vecchia felpa e un paio di jeans ancora più vecchi. Scarpe in tela. Vestita com’era, appariva sempre elegantissima. Solo l’espressione tradiva lo stato d’animo da basso impero.
Il vecchio penso’ forse con motivo, che la giovane avesse “semplicemente “ bisogno che qualcuno si occupasse di lei.
Ti preparo la cena, le chiese.
Aveva già mangiato, e nel sentirlo dire, avverti’ una contrazione addominale. Questo mio corpo “parla tropo”, pensò.
Vuoi parlarmi, raccontare, ricordare, riflettere assieme a me?
Niente da fare. Solo presenza.
A quel punto lui le prese una mano e assieme si sedettero sul divano, davanti alla TV, nel salotto che era grande il triplo del suo appartamento compresi i doppi servizi.
Le mise il braccio destro sopra le spalle perché “lo sentisse”, e accese la TV.
Lei si appoggio’ su di lui, per poi distendersi e appoggiare la testa sul suo grembo.
Va bene vecchio, penso’ lui, ma insomma…senti’ una violenza erezione crescergli. Impossibile che lei non se ne accorgesse.
Dopo un poco, alzò il capo, si appoggiò sul gomito sinistro e apri’ la cerniera dei pantaloni di lui.
Introdusse la mano destra e cominciò a muovere la mano.
Dopo qualche minuto, lui le disse, aspetta.
Sciolse la cintura, alzò il bacino e fece scendere alle caviglie mutande e pantaloni.
Lei riprese a carezzarlo e poi si portò il sesso di lui in bocca. Si mosse scendendo e risalendo. Lentamente, mentre lui le carezzava i capelli ed il viso. Non poteva fare altro, tutto era troppo lontano da lui.
Lei teneva le mani alla base del sesso di lui. Poi si alzò.
Questo diede modo ad entrambi di spogliarsi. Lui era incantato da quel corpo. Avrebbe voluto aver dieci mani per poterla toccare dappertutto, contemporaneamente. Ma a lui e soprattutto a lei, bastava quel che madre natura aveva messo a disposizione.
Lei era in piedi davanti a lui seduto, mentre con le mani le accarezzava le natiche. Aveva le braccia lungo il corpo. Ha proprio bisogno che mi prenda cura di lei, stasera, penso’.
E così l’avvicinò a sé, e con le mani le apri’ le natiche.
Le accarezzo l’ano e poi il sesso. Lentamente, come aveva fatto lei, prima.
La senti’ inumidirsi.
La invito’ con le mani a sedersi su di lui, e facilmente la penetro’.
Le teneva le mani sulle natiche, sia perché gli piaceva farlo, sia per guidare i movimenti di lei.
Vedeva il seno muoversi e la baciò.
A lungo, per tutto il tempo finché non ci fu l’esplosione per lui. Che continuo’ comunque a muoversi e a muoverla finché anche lei raggiunse il suo momento.
Lui spese la schiena sul divano e lei lo segui poggiando il seno sul torace di lui.
Era ancora in lei, ma sentiva che lentamente si stava ritirando. Questo momento di intimità, di vicinanza valeva tutto il resto, in quanto ad intensità, pensava lui.
Perché in fondo lei lo stava abbracciando ed era completamente abbandonata su di lui, restando aperta, fidandosi si sarebbe potuto dire.
Il tempo sembrava non passare. Lui la bacio’ nuovamente, come a chiudere un momento. Ma qualcosa si risvegliò in entrambi. Lei ricambio’ il bacio, spostò un poco il bacino e cominciò ad accarezzarlo. Era nuovamente pronto e lei se lo riprese. Questa volta volle comandare lei il movimento
Gli mise le mani dietro la nuca, che usò come leva per muoversi su di lui. E cominciò a muoversi usando il bacino e inarcando la schiena.
Erano un poco più stanchi e quindi il movimento duro’ più a lungo. Stavolta cominciò lei ad ansimare per prima. Prendimi.
E lui la prese. Si alzò sulle gambe, lei lo avvolse sulle sue e vennero così. In piedi.
Si baciarono a lungo.
A lui tremavano le gambe.
Poi si sedettero con lei ancora sopra.
Si baciarono.
Lui le accarezzo’ i capelli, la testa, le spalle, le braccia ed infine le mani.
Si addormentarono così. Lei infine si spostò e si sdraio’ sul divano, su di lui.
La mattina li trovo’ così.
Si baciarono, si accarezzarono a lungo.
Si vestirono interrompendo per baciarsi ancora.
Uscirono con due auto. Era di di far colazione. Doppia per lui.
Il vecchio e la tristezza.
Il vecchio rientro’ dal lavoro. Si tolse le scarpe dall’impiedi, poi le calze.
Non sopportava il rapporto indiretto tra piede e ciabatta. Dopo una bella grattata alla testa defatigante, decise di cominciare a preparare per sé la cena.
Stava tagliando la carne sul piatto, quando ricevette una telefonata. Il patto tra i due era questo: il numero di lei, nel telefono di lui era registrato alla voce “La giovane”. Quello registrato sul telefono di lei era “Il vecchio”. Apparve sul display “La giovane “. A quest’ora della sera, si chiese. E oggi. Secondo i suoi calcoli la giovane aveva la figlia a casa, di turno. Era separata, ed il giudice aveva stabilito il “giro dei giorni” per i genitori.
E così rispose.
La voce di lei sembrava giungere dall’oltretomba. Le capitava, a volte. Non c’era un motivo particolare, era colpita da una specie di saudade senza aver qualcosa di particolare per il quale provare nostalgia.
Lo voleva con lei, voleva essere consolata. Bassa pressione emotiva, pareva.
E così lascio’ il piatto oramai freddato, sulla tavola. Le calze invece erano ancora tiepide, e così le scarpe. C’erano venti kilometri da fare per raggiungerla. Lo stomaco protesto’ emettendo suoni cupi per tutto il tragitto.
Abitava in villa. Davanti casa c’era posto per venti posti auto.
Gli apri il portone di casa. Era ben pettinata, coi capelli raccolti in coda. Indossava una vecchia felpa e un paio di jeans ancora più vecchi. Scarpe in tela. Vestita com’era, appariva sempre elegantissima. Solo l’espressione tradiva lo stato d’animo da basso impero.
Il vecchio penso’ forse con motivo, che la giovane avesse “semplicemente “ bisogno che qualcuno si occupasse di lei.
Ti preparo la cena, le chiese.
Aveva già mangiato, e nel sentirlo dire, avverti’ una contrazione addominale. Questo mio corpo “parla tropo”, pensò.
Vuoi parlarmi, raccontare, ricordare, riflettere assieme a me?
Niente da fare. Solo presenza.
A quel punto lui le prese una mano e assieme si sedettero sul divano, davanti alla TV, nel salotto che era grande il triplo del suo appartamento compresi i doppi servizi.
Le mise il braccio destro sopra le spalle perché “lo sentisse”, e accese la TV.
Lei si appoggio’ su di lui, per poi distendersi e appoggiare la testa sul suo grembo.
Va bene vecchio, penso’ lui, ma insomma…senti’ una violenza erezione crescergli. Impossibile che lei non se ne accorgesse.
Dopo un poco, alzò il capo, si appoggiò sul gomito sinistro e apri’ la cerniera dei pantaloni di lui.
Introdusse la mano destra e cominciò a muovere la mano.
Dopo qualche minuto, lui le disse, aspetta.
Sciolse la cintura, alzò il bacino e fece scendere alle caviglie mutande e pantaloni.
Lei riprese a carezzarlo e poi si portò il sesso di lui in bocca. Si mosse scendendo e risalendo. Lentamente, mentre lui le carezzava i capelli ed il viso. Non poteva fare altro, tutto era troppo lontano da lui.
Lei teneva le mani alla base del sesso di lui. Poi si alzò.
Questo diede modo ad entrambi di spogliarsi. Lui era incantato da quel corpo. Avrebbe voluto aver dieci mani per poterla toccare dappertutto, contemporaneamente. Ma a lui e soprattutto a lei, bastava quel che madre natura aveva messo a disposizione.
Lei era in piedi davanti a lui seduto, mentre con le mani le accarezzava le natiche. Aveva le braccia lungo il corpo. Ha proprio bisogno che mi prenda cura di lei, stasera, penso’.
E così l’avvicinò a sé, e con le mani le apri’ le natiche.
Le accarezzo l’ano e poi il sesso. Lentamente, come aveva fatto lei, prima.
La senti’ inumidirsi.
La invito’ con le mani a sedersi su di lui, e facilmente la penetro’.
Le teneva le mani sulle natiche, sia perché gli piaceva farlo, sia per guidare i movimenti di lei.
Vedeva il seno muoversi e la baciò.
A lungo, per tutto il tempo finché non ci fu l’esplosione per lui. Che continuo’ comunque a muoversi e a muoverla finché anche lei raggiunse il suo momento.
Lui spese la schiena sul divano e lei lo segui poggiando il seno sul torace di lui.
Era ancora in lei, ma sentiva che lentamente si stava ritirando. Questo momento di intimità, di vicinanza valeva tutto il resto, in quanto ad intensità, pensava lui.
Perché in fondo lei lo stava abbracciando ed era completamente abbandonata su di lui, restando aperta, fidandosi si sarebbe potuto dire.
Il tempo sembrava non passare. Lui la bacio’ nuovamente, come a chiudere un momento. Ma qualcosa si risvegliò in entrambi. Lei ricambio’ il bacio, spostò un poco il bacino e cominciò ad accarezzarlo. Era nuovamente pronto e lei se lo riprese. Questa volta volle comandare lei il movimento
Gli mise le mani dietro la nuca, che usò come leva per muoversi su di lui. E cominciò a muoversi usando il bacino e inarcando la schiena.
Erano un poco più stanchi e quindi il movimento duro’ più a lungo. Stavolta cominciò lei ad ansimare per prima. Prendimi.
E lui la prese. Si alzò sulle gambe, lei lo avvolse sulle sue e vennero così. In piedi.
Si baciarono a lungo.
A lui tremavano le gambe.
Poi si sedettero con lei ancora sopra.
Si baciarono.
Lui le accarezzo’ i capelli, la testa, le spalle, le braccia ed infine le mani.
Si addormentarono così. Lei infine si spostò e si sdraio’ sul divano, su di lui.
La mattina li trovo’ così.
Si baciarono, si accarezzarono a lungo.
Si vestirono interrompendo per baciarsi ancora.
Uscirono con due auto. Era di di far colazione. Doppia per lui.
Il vecchio rientro’ dal lavoro. Si tolse le scarpe dall’impiedi, poi le calze.
Non sopportava il rapporto indiretto tra piede e ciabatta. Dopo una bella grattata alla testa defatigante, decise di cominciare a preparare per sé la cena.
Stava tagliando la carne sul piatto, quando ricevette una telefonata. Il patto tra i due era questo: il numero di lei, nel telefono di lui era registrato alla voce “La giovane”. Quello registrato sul telefono di lei era “Il vecchio”. Apparve sul display “La giovane “. A quest’ora della sera, si chiese. E oggi. Secondo i suoi calcoli la giovane aveva la figlia a casa, di turno. Era separata, ed il giudice aveva stabilito il “giro dei giorni” per i genitori.
E così rispose.
La voce di lei sembrava giungere dall’oltretomba. Le capitava, a volte. Non c’era un motivo particolare, era colpita da una specie di saudade senza aver qualcosa di particolare per il quale provare nostalgia.
Lo voleva con lei, voleva essere consolata. Bassa pressione emotiva, pareva.
E così lascio’ il piatto oramai freddato, sulla tavola. Le calze invece erano ancora tiepide, e così le scarpe. C’erano venti kilometri da fare per raggiungerla. Lo stomaco protesto’ emettendo suoni cupi per tutto il tragitto.
Abitava in villa. Davanti casa c’era posto per venti posti auto.
Gli apri il portone di casa. Era ben pettinata, coi capelli raccolti in coda. Indossava una vecchia felpa e un paio di jeans ancora più vecchi. Scarpe in tela. Vestita com’era, appariva sempre elegantissima. Solo l’espressione tradiva lo stato d’animo da basso impero.
Il vecchio penso’ forse con motivo, che la giovane avesse “semplicemente “ bisogno che qualcuno si occupasse di lei.
Ti preparo la cena, le chiese.
Aveva già mangiato, e nel sentirlo dire, avverti’ una contrazione addominale. Questo mio corpo “parla tropo”, pensò.
Vuoi parlarmi, raccontare, ricordare, riflettere assieme a me?
Niente da fare. Solo presenza.
A quel punto lui le prese una mano e assieme si sedettero sul divano, davanti alla TV, nel salotto che era grande il triplo del suo appartamento compresi i doppi servizi.
Le mise il braccio destro sopra le spalle perché “lo sentisse”, e accese la TV.
Lei si appoggio’ su di lui, per poi distendersi e appoggiare la testa sul suo grembo.
Va bene vecchio, penso’ lui, ma insomma…senti’ una violenza erezione crescergli. Impossibile che lei non se ne accorgesse.
Dopo un poco, alzò il capo, si appoggiò sul gomito sinistro e apri’ la cerniera dei pantaloni di lui.
Introdusse la mano destra e cominciò a muovere la mano.
Dopo qualche minuto, lui le disse, aspetta.
Sciolse la cintura, alzò il bacino e fece scendere alle caviglie mutande e pantaloni.
Lei riprese a carezzarlo e poi si portò il sesso di lui in bocca. Si mosse scendendo e risalendo. Lentamente, mentre lui le carezzava i capelli ed il viso. Non poteva fare altro, tutto era troppo lontano da lui.
Lei teneva le mani alla base del sesso di lui. Poi si alzò.
Questo diede modo ad entrambi di spogliarsi. Lui era incantato da quel corpo. Avrebbe voluto aver dieci mani per poterla toccare dappertutto, contemporaneamente. Ma a lui e soprattutto a lei, bastava quel che madre natura aveva messo a disposizione.
Lei era in piedi davanti a lui seduto, mentre con le mani le accarezzava le natiche. Aveva le braccia lungo il corpo. Ha proprio bisogno che mi prenda cura di lei, stasera, penso’.
E così l’avvicinò a sé, e con le mani le apri’ le natiche.
Le accarezzo l’ano e poi il sesso. Lentamente, come aveva fatto lei, prima.
La senti’ inumidirsi.
La invito’ con le mani a sedersi su di lui, e facilmente la penetro’.
Le teneva le mani sulle natiche, sia perché gli piaceva farlo, sia per guidare i movimenti di lei.
Vedeva il seno muoversi e la baciò.
A lungo, per tutto il tempo finché non ci fu l’esplosione per lui. Che continuo’ comunque a muoversi e a muoverla finché anche lei raggiunse il suo momento.
Lui spese la schiena sul divano e lei lo segui poggiando il seno sul torace di lui.
Era ancora in lei, ma sentiva che lentamente si stava ritirando. Questo momento di intimità, di vicinanza valeva tutto il resto, in quanto ad intensità, pensava lui.
Perché in fondo lei lo stava abbracciando ed era completamente abbandonata su di lui, restando aperta, fidandosi si sarebbe potuto dire.
Il tempo sembrava non passare. Lui la bacio’ nuovamente, come a chiudere un momento. Ma qualcosa si risvegliò in entrambi. Lei ricambio’ il bacio, spostò un poco il bacino e cominciò ad accarezzarlo. Era nuovamente pronto e lei se lo riprese. Questa volta volle comandare lei il movimento
Gli mise le mani dietro la nuca, che usò come leva per muoversi su di lui. E cominciò a muoversi usando il bacino e inarcando la schiena.
Erano un poco più stanchi e quindi il movimento duro’ più a lungo. Stavolta cominciò lei ad ansimare per prima. Prendimi.
E lui la prese. Si alzò sulle gambe, lei lo avvolse sulle sue e vennero così. In piedi.
Si baciarono a lungo.
A lui tremavano le gambe.
Poi si sedettero con lei ancora sopra.
Si baciarono.
Lui le accarezzo’ i capelli, la testa, le spalle, le braccia ed infine le mani.
Si addormentarono così. Lei infine si spostò e si sdraio’ sul divano, su di lui.
La mattina li trovo’ così.
Si baciarono, si accarezzarono a lungo.
Si vestirono interrompendo per
Il vecchio rientro’ dal lavoro. Si tolse le scarpe dall’impiedi, poi le calze.
Non sopportava il rapporto indiretto tra piede e ciabatta. Dopo una bella grattata alla testa defatigante, decise di cominciare a preparare per sé la cena.
Stava tagliando la carne sul piatto, quando ricevette una telefonata. Il patto tra i due era questo: il numero di lei, nel telefono di lui era registrato alla voce “La giovane”. Quello registrato sul telefono di lei era “Il vecchio”. Apparve sul display “La giovane “. A quest’ora della sera, si chiese. E oggi. Secondo i suoi calcoli la giovane aveva la figlia a casa, di turno. Era separata, ed il giudice aveva stabilito il “giro dei giorni” per i genitori.
E così rispose.
La voce di lei sembrava giungere dall’oltretomba. Le capitava, a volte. Non c’era un motivo particolare, era colpita da una specie di saudade senza aver qualcosa di particolare per il quale provare nostalgia.
Lo voleva con lei, voleva essere consolata. Bassa pressione emotiva, pareva.
E così lascio’ il piatto oramai freddato, sulla tavola. Le calze invece erano ancora tiepide, e così le scarpe. C’erano venti kilometri da fare per raggiungerla. Lo stomaco protesto’ emettendo suoni cupi per tutto il tragitto.
Abitava in villa. Davanti casa c’era posto per venti posti auto.
Gli apri il portone di casa. Era ben pettinata, coi capelli raccolti in coda. Indossava una vecchia felpa e un paio di jeans ancora più vecchi. Scarpe in tela. Vestita com’era, appariva sempre elegantissima. Solo l’espressione tradiva lo stato d’animo da basso impero.
Il vecchio penso’ forse con motivo, che la giovane avesse “semplicemente “ bisogno che qualcuno si occupasse di lei.
Ti preparo la cena, le chiese.
Aveva già mangiato, e nel sentirlo dire, avverti’ una contrazione addominale. Questo mio corpo “parla tropo”, pensò.
Vuoi parlarmi, raccontare, ricordare, riflettere assieme a me?
Niente da fare. Solo presenza.
A quel punto lui le prese una mano e assieme si sedettero sul divano, davanti alla TV, nel salotto che era grande il triplo del suo appartamento compresi i doppi servizi.
Le mise il braccio destro sopra le spalle perché “lo sentisse”, e accese la TV.
Lei si appoggio’ su di lui, per poi distendersi e appoggiare la testa sul suo grembo.
Va bene vecchio, penso’ lui, ma insomma…senti’ una violenza erezione crescergli. Impossibile che lei non se ne accorgesse.
Dopo un poco, alzò il capo, si appoggiò sul gomito sinistro e apri’ la cerniera dei pantaloni di lui.
Introdusse la mano destra e cominciò a muovere la mano.
Dopo qualche minuto, lui le disse, aspetta.
Sciolse la cintura, alzò il bacino e fece scendere alle caviglie mutande e pantaloni.
Lei riprese a carezzarlo e poi si portò il sesso di lui in bocca. Si mosse scendendo e risalendo. Lentamente, mentre lui le carezzava i capelli ed il viso. Non poteva fare altro, tutto era troppo lontano da lui.
Lei teneva le mani alla base del sesso di lui. Poi si alzò.
Questo diede modo ad entrambi di spogliarsi. Lui era incantato da quel corpo. Avrebbe voluto aver dieci mani per poterla toccare dappertutto, contemporaneamente. Ma a lui e soprattutto a lei, bastava quel che madre natura aveva messo a disposizione.
Lei era in piedi davanti a lui seduto, mentre con le mani le accarezzava le natiche. Aveva le braccia lungo il corpo. Ha proprio bisogno che mi prenda cura di lei, stasera, penso’.
E così l’avvicinò a sé, e con le mani le apri’ le natiche.
Le accarezzo l’ano e poi il sesso. Lentamente, come aveva fatto lei, prima.
La senti’ inumidirsi.
La invito’ con le mani a sedersi su di lui, e facilmente la penetro’.
Le teneva le mani sulle natiche, sia perché gli piaceva farlo, sia per guidare i movimenti di lei.
Vedeva il seno muoversi e la baciò.
A lungo, per tutto il tempo finché non ci fu l’esplosione per lui. Che continuo’ comunque a muoversi e a muoverla finché anche lei raggiunse il suo momento.
Lui spese la schiena sul divano e lei lo segui poggiando il seno sul torace di lui.
Era ancora in lei, ma sentiva che lentamente si stava ritirando. Questo momento di intimità, di vicinanza valeva tutto il resto, in quanto ad intensità, pensava lui.
Perché in fondo lei lo stava abbracciando ed era completamente abbandonata su di lui, restando aperta, fidandosi si sarebbe potuto dire.
Il tempo sembrava non passare. Lui la bacio’ nuovamente, come a chiudere un momento. Ma qualcosa si risvegliò in entrambi. Lei ricambio’ il bacio, spostò un poco il bacino e cominciò ad accarezzarlo. Era nuovamente pronto e lei se lo riprese. Questa volta volle comandare lei il movimento
Gli mise le mani dietro la nuca, che usò come leva per muoversi su di lui. E cominciò a muoversi usando il bacino e inarcando la schiena.
Erano un poco più stanchi e quindi il movimento duro’ più a lungo. Stavolta cominciò lei ad ansimare per prima. Prendimi.
E lui la prese. Si alzò sulle gambe, lei lo avvolse sulle sue e vennero così. In piedi.
Si baciarono a lungo.
A lui tremavano le gambe.
Poi si sedettero con lei ancora sopra.
Si baciarono.
Lui le accarezzo’ i capelli, la testa, le spalle, le braccia ed infine le mani.
Si addormentarono così. Lei infine si spostò e si sdraio’ sul divano, su di lui.
La mattina li trovo’ così.
Si baciarono, si accarezzarono a lungo.
Si vestirono interrompendo per baciarsi ancora.
Uscirono con due auto. Era di di far colazione. Doppia per lui.
Il vecchio e la tristezza.
Il vecchio rientro’ dal lavoro. Si tolse le scarpe dall’impiedi, poi le calze.
Non sopportava il rapporto indiretto tra piede e ciabatta. Dopo una bella grattata alla testa defatigante, decise di cominciare a preparare per sé la cena.
Stava tagliando la carne sul piatto, quando ricevette una telefonata. Il patto tra i due era questo: il numero di lei, nel telefono di lui era registrato alla voce “La giovane”. Quello registrato sul telefono di lei era “Il vecchio”. Apparve sul display “La giovane “. A quest’ora della sera, si chiese. E oggi. Secondo i suoi calcoli la giovane aveva la figlia a casa, di turno. Era separata, ed il giudice aveva stabilito il “giro dei giorni” per i genitori.
E così rispose.
La voce di lei sembrava giungere dall’oltretomba. Le capitava, a volte. Non c’era un motivo particolare, era colpita da una specie di saudade senza aver qualcosa di particolare per il quale provare nostalgia.
Lo voleva con lei, voleva essere consolata. Bassa pressione emotiva, pareva.
E così lascio’ il piatto oramai freddato, sulla tavola. Le calze invece erano ancora tiepide, e così le scarpe. C’erano venti kilometri da fare per raggiungerla. Lo stomaco protesto’ emettendo suoni cupi per tutto il tragitto.
Abitava in villa. Davanti casa c’era posto per venti posti auto.
Gli apri il portone di casa. Era ben pettinata, coi capelli raccolti in coda. Indossava una vecchia felpa e un paio di jeans ancora più vecchi. Scarpe in tela. Vestita com’era, appariva sempre elegantissima. Solo l’espressione tradiva lo stato d’animo da basso impero.
Il vecchio penso’ forse con motivo, che la giovane avesse “semplicemente “ bisogno che qualcuno si occupasse di lei.
Ti preparo la cena, le chiese.
Aveva già mangiato, e nel sentirlo dire, avverti’ una contrazione addominale. Questo mio corpo “parla tropo”, pensò.
Vuoi parlarmi, raccontare, ricordare, riflettere assieme a me?
Niente da fare. Solo presenza.
A quel punto lui le prese una mano e assieme si sedettero sul divano, davanti alla TV, nel salotto che era grande il triplo del suo appartamento compresi i doppi servizi.
Le mise il braccio destro sopra le spalle perché “lo sentisse”, e accese la TV.
Lei si appoggio’ su di lui, per poi distendersi e appoggiare la testa sul suo grembo.
Va bene vecchio, penso’ lui, ma insomma…senti’ una violenza erezione crescergli. Impossibile che lei non se ne accorgesse.
Dopo un poco, alzò il capo, si appoggiò sul gomito sinistro e apri’ la cerniera dei pantaloni di lui.
Introdusse la mano destra e cominciò a muovere la mano.
Dopo qualche minuto, lui le disse, aspetta.
Sciolse la cintura, alzò il bacino e fece scendere alle caviglie mutande e pantaloni.
Lei riprese a carezzarlo e poi si portò il sesso di lui in bocca. Si mosse scendendo e risalendo. Lentamente, mentre lui le carezzava i capelli ed il viso. Non poteva fare altro, tutto era troppo lontano da lui.
Lei teneva le mani alla base del sesso di lui. Poi si alzò.
Questo diede modo ad entrambi di spogliarsi. Lui era incantato da quel corpo. Avrebbe voluto aver dieci mani per poterla toccare dappertutto, contemporaneamente. Ma a lui e soprattutto a lei, bastava quel che madre natura aveva messo a disposizione.
Lei era in piedi davanti a lui seduto, mentre con le mani le accarezzava le natiche. Aveva le braccia lungo il corpo. Ha proprio bisogno che mi prenda cura di lei, stasera, penso’.
E così l’avvicinò a sé, e con le mani le apri’ le natiche.
Le accarezzo l’ano e poi il sesso. Lentamente, come aveva fatto lei, prima.
La senti’ inumidirsi.
La invito’ con le mani a sedersi su di lui, e facilmente la penetro’.
Le teneva le mani sulle natiche, sia perché gli piaceva farlo, sia per guidare i movimenti di lei.
Vedeva il seno muoversi e la baciò.
A lungo, per tutto il tempo finché non ci fu l’esplosione per lui. Che continuo’ comunque a muoversi e a muoverla finché anche lei raggiunse il suo momento.
Lui spese la schiena sul divano e lei lo segui poggiando il seno sul torace di lui.
Era ancora in lei, ma sentiva che lentamente si stava ritirando. Questo momento di intimità, di vicinanza valeva tutto il resto, in quanto ad intensità, pensava lui.
Perché in fondo lei lo stava abbracciando ed era completamente abbandonata su di lui, restando aperta, fidandosi si sarebbe potuto dire.
Il tempo sembrava non passare. Lui la bacio’ nuovamente, come a chiudere un momento. Ma qualcosa si risvegliò in entrambi. Lei ricambio’ il bacio, spostò un poco il bacino e cominciò ad accarezzarlo. Era nuovamente pronto e lei se lo riprese. Questa volta volle comandare lei il movimento
Gli mise le mani dietro la nuca, che usò come leva per muoversi su di lui. E cominciò a muoversi usando il bacino e inarcando la schiena.
Erano un poco più stanchi e quindi il movimento duro’ più a lungo. Stavolta cominciò lei ad ansimare per prima. Prendimi.
E lui la prese. Si alzò sulle gambe, lei lo avvolse sulle sue e vennero così. In piedi.
Si baciarono a lungo.
A lui tremavano le gambe.
Poi si sedettero con lei ancora sopra.
Si baciarono.
Lui le accarezzo’ i capelli, la testa, le spalle, le braccia ed infine le mani.
Si addormentarono così. Lei infine si spostò e si sdraio’ sul divano, su di lui.
La mattina li trovo’ così.
Si baciarono, si accarezzarono a lungo.
Si vestirono interrompendo per baciarsi ancora.
Uscirono con due auto. Era di di far colazione. Doppia per lui.
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