Dopo tutto questo tempo

di
genere
etero

Tutto questo tempo.
Carte, documenti, pratiche.
La scrivania ne era piena. Anni di trascuratezza avevano quintuplicato il volume cartaceo dei primi avvisi. Alla fine erano diventati out out: o paghi o avviamo pignoramenti. E così il vecchio preparò una cartella selezionando il materiale più urgente, utilizzando un criterio di geografia stradale degli uffici, che teneva conto dei sensi unici, degli orari d’apertura, della dimensione stessa degli stessi, per quanto potesse ricordare dopo tutto questo tempo.
Via il primo, via il secondo, via il terzo. Distruggero’ la macchina, pensava. Un kilometro e fermo. Un kilometro e altra sosta. Il motore a gasolio, utilizzato così, soffre, pensò.
Giunto al quarto ufficio, prese il numero e successivamente si recò allo sportello corrispondente.
Davanti a sé, aveva una donna. Il corpo visto da dietro gli ricordava qualcuno che apparteneva ai ricordi della sua giovinezza. Anche la voce gli risultava nota, seppure con un tono più basso, quasi gutturale.
Lei si girò su se stessa e gli passò davanti. Erano entrambi cambiati, ma si riconobbero
Aspettami, le disse lui, andiamo al bar.
La vita per entrambi non era stata facile. Parlarono tra loro da amici, ma via via, i toni e gli argomenti si fecero più intimi, personali.
Risero più volte.
Si instauro’ confidenza.
Si diedero appuntamento per la sera stessa. Un caffè dopocena. Una passeggiata in auto a chiacchierare e sentire musica dei loro tempi.
L’atmosfera non era cambiata quando si ritrovarono.
Al bar lui le sfiorò una guancia con una carezza. Lei appoggiò la testa sulla mano.
E così lui le afferrò la testa con entrambi le mani e poggio’ le labbra sulle sue, con leggerezza.
Uscirono poco dopo, lui le porse la mano, lei la prese con la sua.
Arrivarono con l’auto nei pressi di un argine del fiume che attraversava quel tratto di città. Scesero. Lui in auto aveva un telo che usava quando andava in palestra. Salirono l’argine, era notte fonda, era estate. C’era una luce fioca che veniva dalle lampade gialle dell’autostrada vicina.
Camminarono per un poco, per cercare più isolamento. Si sedettero uno in fronte all’altra. Lui le mise le mani sul volto e lo trasse a sé. Fu un bacio. Un lunghissimo bacio che lei ricambio’ incrociando le dita delle mani sulla nuca di lui.
Si spogliarono quasi senza spostarsi e si guardarono. Tutto questo tempo ti ho aspettata, le disse. E ora sei qui. E ora sono qui. Si baciarono a lungo. Lui la sollevò su di sé e la penetro’. Prima si inarcarono per sentire la presenza.
Interamente dentro di lei la avvicinò e cominciò ad accarezzarle il viso. Il collo. Le spalle. La schiena. Il seno. E infine il sedere. Lo afferrò con entrambe le mani e la sollevò. Ne accompagno’ molto lentamente i movimenti voleva sentire il tempo passare. Voleva che lei sentisse il tempo passare. Baciandosi il tempo passò ed entrambi godettero’ del tempo, dei loro corpi, delle loro anime.
Dopo tutto questo tempo.




scritto il
2025-11-07
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