Splendida follia
di
Occhi29
genere
tradimenti
Conoscevo Ludovico dai tempi dell'università, dopo la laurea le nostre strade però si separarono, lui diventato avvocato, partì per l'estero, salvo poi, fare ritorno in Italia e prendere le redini dello studio di suo padre, io architetto, con il pallino del designe, divenni arredatrice d'interni. Ho fatto una vita quasi comandata, mi sono sposata poco dopo la laurea con Matteo, amico di Ludovico, ho avuto i gemelli, ma ho continuato costantemente la mia carriera. Al rientro in Italia fu Ludovico a cercare Matteo, e gli propose di diventare socio del suo studio, dopo un periodo di assestamento iniziale, ora riscuotono un discreto successo, anche economico. Negli anni Ludovico è stato una presenza assidua in casa, e fuori, non aveva una stabilità sentimentale, le donne che abbiamo conosciuto al suo fianco sono state svariate, e di tutte le età, sempre bellissime, cene, aperitivi, bicchieri della staffa anche fino le due del mattino, era come un fratello per Matteo, figlio unico, e i miei figli lo chiamavano da sempre zio.
Una mia collega e amica aveva visto di sfuggita una volta Ludovico, e mi aveva pregato di organizzare un aperitivo per conoscerlo, scelsi un lounge bar carino, dalle ottime recensioni, Ludovico aveva accettato di buon grado, amava le donne, soprattutto quelle che lo giuggiolavano e pendevano dalle sue labbra, lo vidi varcare la soglia del bar, aveva il solito completo elegante, la valigetta, e il cappotto appeso al braccio, un gentleman dal portamento elegante, i capelli sale e pepe gli donavano un aurea affascinante, la barba fintamente incolta ma invece perfettamente curata. Mi notò al bancone e mi sorrise.
Lucrezia! Non pensavo di trovare te qui. Ci salutammo dandoci un solo bacio sulla guancia, come vecchi amici.
Volevo presentarti io Elena, e mi ha chiesto lei se potevo rompere il ghiaccio, ma, avrebbe dovuto essere già qui, dissi perplessa.
Non fa niente le belle donne si fanno aspettare sempre, fammi compagnia dai, che prendi?
Vino bianco grazie.
Ordinò per entrambi e mi fece cenno di spostarci su un divanetto, parlammo per qualche minuto di Matteo, dei ragazzi, come sempre.
"La mia mente deve tornare molto indietro per ricordarmi quando io e te siamo stati soli l'ultima volta, sorrise i suoi denti erano bianchi, perfetti, aveva ancora quella fossetta sul lato della bocca come quando aveva 20 anni che gli addolciva la mascella. Forse è stata in aeroporto, quando sono partito per New York, e di nascosto da Matteo sei venuta a salutarmi.
Si, sorrisi dolcemente, eravamo fidanzati da poco, non era importante lo sapesse...
Ne sei sicura? Bevve un sorso del suo vino e mi fissò diritto negli occhi, l'intensità del suo sguardo era diversa dal solito, sembrava potesse leggere quello che pensavo, ero in imbarazzo improvvisamente, come quando avevo 20 anni e lo vidi per la prima volta in ateneo, ma comunque agganciai quello sguardo, tenendogli testa. Lo squillo di un messaggio al mio telefono interruppe quell'attimo.
È il mio scusa, forse è Matteo, ho i ragazzi a casa entrambi con la febbre.
Lo so ... il tono della sua risposta aveva qualcosa di strano, un nodo allo stomaco arrivò improvviso.
È Elena, non può venire, si scusa, chiede se posso organizzare per un altra volta.
Ma certo, che problema c'è! Rise sornione.
Bene! Le risponderò più tardi, a questo punto me ne vado, cosi passo anche al supermercato, mi uscì una risatina quasi patetica.
Sei felice Lucrezia? mi porse il bicchiere di vino che avevo messo giù per prendere il telefono. Sei stata felice con Matteo, lo sei ora?
Certo! Che domande fai, sei praticamente sempre da noi, conosci le nostre vite.
Mi spostai forse troppo nervosamente sul divanetto, e accavallai le gambe, sfiorando con il mio ginocchio il suo, captammo entrambi quel contatto, ma nessuno dei sue si allontanò.
Sono partito per lasciarti lo spazio di fare la vita che volevi, la carriera, la moglie, la madre, e Matteo, era cotto di te e sapevo che poteva darti quella vita.
Cos'era questa una confessione? Una dichiarazione tardiva? Il vino stava forse circolando fin troppo nella sua testa? Si avvicinò al mio fianco, eravamo ad un divanetto piuttosto defilato rispetto ad altri, mi mise la mano su una coscia, avevo un vestito leggero, sentivo perfettamente il tocco della sua mano, trasalii, tremando appena.
Lucrezia! Si avvicinò al mio volto, sentivo il suo alito, il vino misto alla menta forse di una caramella, ero immobile, non risucivo ad avere una reazione, il cuore batteva all'impazzata, dovevo allontanarmi, non potevamo fare questo a Matteo.
Ma le sue labbra si poggiarono sulle mie, scattai immediatamente, e mi alzai.
Ludovico no ... poggiai due dita sulla sua bocca, non facciamoci questo. Sono passati anni ormai. Ognuno ha scelto il suo destino. Presi la giacca, la borsa e lasciai il bar.
Prossima alla macchina mi sentii afferrare il polso.
Ludovico...
Shhh non dire niente ti prego
Mi attirò dalla nuca e mi baciò di nuovo, si fece spazio con la lingua e glielo concessi, intrecciandogli la mia, un bacio profondo, come quello dell'aeroporto, di 15 anni fa, mi avvolse un braccio intorno alla schiena, stringendomi a lui.
Il traffico dell'ora di punta era annebbiato, c'eravamo solo noi e quel bacio carico di non detti, di non vissuti, di non approfonditi, di una vita che sarebbe stata diversa se figlia di scelte diverse.
Vieni in ufficio con me ... propose. Non c'è nessuno, non può vederci nessuno, la nostra piccola follia, solo una volta, e poi tutto come prima, alle nostre vite.
Lucrezia non dirmi di no ... lo vuoi anche tu, lo sento dal tuo corpo.
Chiusi gli occhi, respirando il suo profumo, era una follia, aveva detto bene, lo sarebbe stata, e il prezzo se fosse venuta alla luce era fin troppo alto per tutti da dover pagare.
Non posso... dissi quasi bisbigliando, feci scattare l'apertura dell'auto, e aprii lo sportello ... lasciami andare Ludovico, quasi lo pregai, si spostò entrai in auto, lo guardai dal finestrino chiuso. Poi partii. Una follia, sarebbe stata una splendida follia, ed ora, forse niente sarà comunque come prima.
Due settinane dopo Ludovico uscì con Elena, ma si ritrovò a casa nostra al solito bicchiere della staffa, da noi non mancava mai una bottiglia del suo cognac preferito, me ne concedevo di tanto in tanto anche io un sorso, se avevo avuto una giornata pesante.
Tesoro sei al secondo giro, sottolineò Matteo, con un pizzico di severità.
Dai Matteo, non fare il bacchettone, tua moglie non deve mica guidare come me. Notai Ludovico sorseggiare lascivamante il suo cognac, giurerei che lo lasciò macerare in bocca prima di mandarlo giù.
Matteo ha ragione, intervenni, ma ho avuto un pomeriggio pesante oggi, odio l'indecisione dei clienti, mi fa perdere tempo, mi rende nervosa.
Mi alzai portando con me il bicchiere, andando verso la cucina.
Ti seguo! Si alzò anche Ludovico, devo chiederti una cosa approposito di Elena.
Misi il bicchiere nel lavandino, e alle mie spalle troneggiò Ludovico.
Sei nervosa per il lavoro, o perché pensi che stasera mi sia scopato Elena?
Te la sei scopata?
Magari ci ho fatto una sveltina al lounge bar ... mi mise la mano sulla pancia mentre mi parlava a bassa voce nell'orecchio.
Magari me la sono scopata in auto, in un vicolo nascosto, mentre gridava il mio nome... la mano salì sul mio seno, insinuandosi dentro la camicetta di seta.
Magari le ho fatto vedere il mio ufficio, e l'ho scopata li sulla scrivania, senza nemmeno spogliarla, presa brutalmente da dietro ... mi strinse i seni nella mani mentre mi strofinavo come una gatta su di lui e la sua erezione spingeva sul mio culo.
No ... quelle cose le ho fatte con te, anzi, domani Matteo non è a studio, ti aspetto.
Si staccò da me e sentii una mancanza immediata, mi lasciò eccitata. Ma domani sarei stata di nuovo sua ancora una volta, una splendida follia.
Una mia collega e amica aveva visto di sfuggita una volta Ludovico, e mi aveva pregato di organizzare un aperitivo per conoscerlo, scelsi un lounge bar carino, dalle ottime recensioni, Ludovico aveva accettato di buon grado, amava le donne, soprattutto quelle che lo giuggiolavano e pendevano dalle sue labbra, lo vidi varcare la soglia del bar, aveva il solito completo elegante, la valigetta, e il cappotto appeso al braccio, un gentleman dal portamento elegante, i capelli sale e pepe gli donavano un aurea affascinante, la barba fintamente incolta ma invece perfettamente curata. Mi notò al bancone e mi sorrise.
Lucrezia! Non pensavo di trovare te qui. Ci salutammo dandoci un solo bacio sulla guancia, come vecchi amici.
Volevo presentarti io Elena, e mi ha chiesto lei se potevo rompere il ghiaccio, ma, avrebbe dovuto essere già qui, dissi perplessa.
Non fa niente le belle donne si fanno aspettare sempre, fammi compagnia dai, che prendi?
Vino bianco grazie.
Ordinò per entrambi e mi fece cenno di spostarci su un divanetto, parlammo per qualche minuto di Matteo, dei ragazzi, come sempre.
"La mia mente deve tornare molto indietro per ricordarmi quando io e te siamo stati soli l'ultima volta, sorrise i suoi denti erano bianchi, perfetti, aveva ancora quella fossetta sul lato della bocca come quando aveva 20 anni che gli addolciva la mascella. Forse è stata in aeroporto, quando sono partito per New York, e di nascosto da Matteo sei venuta a salutarmi.
Si, sorrisi dolcemente, eravamo fidanzati da poco, non era importante lo sapesse...
Ne sei sicura? Bevve un sorso del suo vino e mi fissò diritto negli occhi, l'intensità del suo sguardo era diversa dal solito, sembrava potesse leggere quello che pensavo, ero in imbarazzo improvvisamente, come quando avevo 20 anni e lo vidi per la prima volta in ateneo, ma comunque agganciai quello sguardo, tenendogli testa. Lo squillo di un messaggio al mio telefono interruppe quell'attimo.
È il mio scusa, forse è Matteo, ho i ragazzi a casa entrambi con la febbre.
Lo so ... il tono della sua risposta aveva qualcosa di strano, un nodo allo stomaco arrivò improvviso.
È Elena, non può venire, si scusa, chiede se posso organizzare per un altra volta.
Ma certo, che problema c'è! Rise sornione.
Bene! Le risponderò più tardi, a questo punto me ne vado, cosi passo anche al supermercato, mi uscì una risatina quasi patetica.
Sei felice Lucrezia? mi porse il bicchiere di vino che avevo messo giù per prendere il telefono. Sei stata felice con Matteo, lo sei ora?
Certo! Che domande fai, sei praticamente sempre da noi, conosci le nostre vite.
Mi spostai forse troppo nervosamente sul divanetto, e accavallai le gambe, sfiorando con il mio ginocchio il suo, captammo entrambi quel contatto, ma nessuno dei sue si allontanò.
Sono partito per lasciarti lo spazio di fare la vita che volevi, la carriera, la moglie, la madre, e Matteo, era cotto di te e sapevo che poteva darti quella vita.
Cos'era questa una confessione? Una dichiarazione tardiva? Il vino stava forse circolando fin troppo nella sua testa? Si avvicinò al mio fianco, eravamo ad un divanetto piuttosto defilato rispetto ad altri, mi mise la mano su una coscia, avevo un vestito leggero, sentivo perfettamente il tocco della sua mano, trasalii, tremando appena.
Lucrezia! Si avvicinò al mio volto, sentivo il suo alito, il vino misto alla menta forse di una caramella, ero immobile, non risucivo ad avere una reazione, il cuore batteva all'impazzata, dovevo allontanarmi, non potevamo fare questo a Matteo.
Ma le sue labbra si poggiarono sulle mie, scattai immediatamente, e mi alzai.
Ludovico no ... poggiai due dita sulla sua bocca, non facciamoci questo. Sono passati anni ormai. Ognuno ha scelto il suo destino. Presi la giacca, la borsa e lasciai il bar.
Prossima alla macchina mi sentii afferrare il polso.
Ludovico...
Shhh non dire niente ti prego
Mi attirò dalla nuca e mi baciò di nuovo, si fece spazio con la lingua e glielo concessi, intrecciandogli la mia, un bacio profondo, come quello dell'aeroporto, di 15 anni fa, mi avvolse un braccio intorno alla schiena, stringendomi a lui.
Il traffico dell'ora di punta era annebbiato, c'eravamo solo noi e quel bacio carico di non detti, di non vissuti, di non approfonditi, di una vita che sarebbe stata diversa se figlia di scelte diverse.
Vieni in ufficio con me ... propose. Non c'è nessuno, non può vederci nessuno, la nostra piccola follia, solo una volta, e poi tutto come prima, alle nostre vite.
Lucrezia non dirmi di no ... lo vuoi anche tu, lo sento dal tuo corpo.
Chiusi gli occhi, respirando il suo profumo, era una follia, aveva detto bene, lo sarebbe stata, e il prezzo se fosse venuta alla luce era fin troppo alto per tutti da dover pagare.
Non posso... dissi quasi bisbigliando, feci scattare l'apertura dell'auto, e aprii lo sportello ... lasciami andare Ludovico, quasi lo pregai, si spostò entrai in auto, lo guardai dal finestrino chiuso. Poi partii. Una follia, sarebbe stata una splendida follia, ed ora, forse niente sarà comunque come prima.
Due settinane dopo Ludovico uscì con Elena, ma si ritrovò a casa nostra al solito bicchiere della staffa, da noi non mancava mai una bottiglia del suo cognac preferito, me ne concedevo di tanto in tanto anche io un sorso, se avevo avuto una giornata pesante.
Tesoro sei al secondo giro, sottolineò Matteo, con un pizzico di severità.
Dai Matteo, non fare il bacchettone, tua moglie non deve mica guidare come me. Notai Ludovico sorseggiare lascivamante il suo cognac, giurerei che lo lasciò macerare in bocca prima di mandarlo giù.
Matteo ha ragione, intervenni, ma ho avuto un pomeriggio pesante oggi, odio l'indecisione dei clienti, mi fa perdere tempo, mi rende nervosa.
Mi alzai portando con me il bicchiere, andando verso la cucina.
Ti seguo! Si alzò anche Ludovico, devo chiederti una cosa approposito di Elena.
Misi il bicchiere nel lavandino, e alle mie spalle troneggiò Ludovico.
Sei nervosa per il lavoro, o perché pensi che stasera mi sia scopato Elena?
Te la sei scopata?
Magari ci ho fatto una sveltina al lounge bar ... mi mise la mano sulla pancia mentre mi parlava a bassa voce nell'orecchio.
Magari me la sono scopata in auto, in un vicolo nascosto, mentre gridava il mio nome... la mano salì sul mio seno, insinuandosi dentro la camicetta di seta.
Magari le ho fatto vedere il mio ufficio, e l'ho scopata li sulla scrivania, senza nemmeno spogliarla, presa brutalmente da dietro ... mi strinse i seni nella mani mentre mi strofinavo come una gatta su di lui e la sua erezione spingeva sul mio culo.
No ... quelle cose le ho fatte con te, anzi, domani Matteo non è a studio, ti aspetto.
Si staccò da me e sentii una mancanza immediata, mi lasciò eccitata. Ma domani sarei stata di nuovo sua ancora una volta, una splendida follia.
7
voti
voti
valutazione
7.3
7.3
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Romeo
Commenti dei lettori al racconto erotico