La pastorella

di
genere
sadomaso

LA PASTORELLA
Il salice è una pianta comune in campagna. Le sue bacchette venivano adoperate per castigare le ragazzine capricciose. Si davano, 5, 10 o venti colpi sul sederino messo a nudo, finchè diventava tutto rosso e incominciava a sanguinare. Era una punizione usuale nelle case di campagna. La ragazzina veniva rovesciata a pancia in giù su una sedia. I fratelli le tenevano ferme braccia e gambe. Sollevata la gonna ( in quei tempi le ragazze non portavano mutande) iniziava la bacchettata fra strilli e grida strazianti.
Il dolore era molto intenso anche perché poi, alla fine, si versava dell’aceto sul sederino, per disinfettare le ferite.
Le più capricciose venivano fustigate più a lungo sul sederino nudo.
Il signor Ambrogio abita in una vecchia villa in campagna, poco lontano da casa mia. a volte vado a trovarlo per aiutarlo nell’orto e guadagnare qualche soldo.
Un pomeriggio di Marzo con mia grande sorpresa scopro che è arrivata una ragazza per le pulizie di casa. È bellina, porta le trecce ed è magra, ma con un seno piccolo e sederino sporgente.
Dalla moglie del padrone vengo a sapere che questa ragazza viene da una famiglia di poveri pastori e il padre la mandava a pascolare le pecore. La ragazza si chiama Susanna ed era stufa di pascolare le pecore. Il padre allora ha chiesto al suo amico Ambrogio di prendere la figlia come servetta. Lui ha accettato e Susanna si è trasferita nella vecchia villa in campagna.
Un pomeriggio vado da Ambrogio per comprare le uova e sento il padrone che grida e impreca, poi chiama sua moglie: “Caterina hai preso le verghette fresche di salice?”
“Sì.”
“Le hai messe nell’aceto?”
“Sono in un catino pieno di aceto da stamattina.”
“Bene. Chiama quella porcellina di Susanna.”
La moglie apre la porta e chiama la ragazza che gioca a impastare la creta.
“Susanna, vieni che il padrone deve darti una cosa.”
“Che cosa è? Un dolce?”
“Sì. All’amaretto.”
Appena entra in cucina il padrone afferra la ragazza per un braccio:
“Sei una bambina porcellina. Le bambine come te bisogna castigarle bene. Girati qui, sulla sedia, col culo per aria.”
Io rimango davanti alla finestra della casa, indeciso se entrare o no. Ambrogio mi volta le spalle e vedo che prende una bacchetta da un catino.
L’uomo spinge la ragazza sulla sedia impagliata e rapidamente tira su la gonna.
Susanna grida e piange ancora prima che il castigo incominci.
Il padrone solleva la bacchetta flessibile di salice e incomincia a fustigare il sederino bianco sbraitando:
“Le ragazzine come te vanno castigate.”
Swisss.
“Ahhhh”
“E castigate forte”
Swisss
“Ahhhh”
“E castigate bene.”
Swisss
“Ahhh”
“E castigate a lungo.”
Swisss
“Ahhhh”
“Vanno castigate di santa ragione.”
Swisss
“Ahhhh”
“Anzi, di sacrosanta.”
Swisss
“Ahhh”
“E di più ancora.”
Swisss
“Ahhhh”
Il padrone punisce la ragazza usando i metodi di una volta ed io assisto a tutto lo spettacolo.
Il castigo è lungo. La bacchetta sibila e arrossa il culetto della povera Susanna che grida disperata, scalcia, piange, batte i pugni per aria.
La bacchetta è flessibile e dura, di salice piangente e fa molto piangere.
Conto oltre dieci bacchettate. Quando Ambrogio ha il braccio stanco lascia libera la ragazza e se ne va sbattendo la porta. Subito interviene la moglie versando aceto sul sederino rosso infuocato. La ragazza scatta, si alza strillando e tenendosi le mani sul culetto. Con le gambe fa piccoli salti nel tentativo di scrollarsi via il cocente dolore.
Io resto davanti alla finestra e sono tutto emozionato. Quando Susanna fra le lacrime si accorge di me, lancia uno grido acuto e corre a rifugiarsi nel sottoscala.
Un altro pomeriggio mi trovo nel mio cortile e sento sbraitare. Allora corro alla solita finestra della casa del mio vicino
Nella vecchia cucina vedo il padrone infuriato e Susanna che grida. Sul pavimento di mattoni c’è un vaso rotto.
Intuisco che il padrone vuole castigare la ragazza, ma questa volta Susanna non vuole lasciarsi toccare. Così il padrone si è infuriato ancora di più.
Alla fine l’uomo prende Susanna per un orecchio e la costringe a chinarsi sopra alla sedia. Poi le lega i polsi ai pioli. Solleva la gonna e poi lega anche le caviglie ai pioli della sedia.
Con calma si toglie la camicia per essere più libero nei movimenti, poi, giù bacchettate sul sederino della povera ragazza che strilla disperata.
Quel pomeriggio la punisce più energicamente del solito, a lungo. Lo strazio dura quasi quattro minuti, col padrone che si ferma solo per prendere fiato e poi riprende più forte di prima.
Il culetto di Susanna saltella sotto le bacchettate. Dapprima bianco, poi diventa rosso e poi viola. Alla fine il culetto è sanguinante e il padrone, per evitare infezioni, lo lava bene con un fazzoletto imbevuto di aceto forte.
Quella è stata l’ultima volta che Susanna è stata in quella casa. La stessa notte è tornata dai familiari e ha ripreso a pascolare le pecore.

2020

scritto il
2025-10-24
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