Incontro

di
genere
feticismo

Sono paoloilvecchio@libero.it, ho una passione per i guanti. Anni fa abitavo a Verona, dove, in una laterale di via Mazzini, c’era una meravigliosa guanteria. Nelle mie passeggiate in centro era una tappa fissa. Mi fermavo davanti alla vetrina e mi riempivo gli occhi di quegli accessori, per me erotici. Con la mia ragazza di allora ho fatto le debite compere, ma lei non apprezzava eccessivamente, mi accontentava con seghe e carezze, ma non tutte le volte che avrei voluto.
In una di queste visite alla vetrina mi si affiancò un’universitaria, palesemente affascinata da quello spettacolo. Ora, sono un imbranato cronico, ma comunque mi buttai dichiarando la bellezza dei guanti e la mia passione per essi. Con sorpresa lei rispose condividendo le mie opinioni: morbidi, profumati, affascinanti… Erano tutte espressioni generali, senza nessun riferimento sessuale. Decisi di fare un passo oltre e inserì nelle frasi la parola “sexy”. Lei arrossì leggermente e affermò che, una volta che aveva usato i guanti di sua madre, si era sentita irresistibile, e il suo ragazzo gliene aveva dato conferma, chiedendole di usarli “in privé”. Così mi confessò che collegava guanti a sessualità, che quando li indossava perdeva gran parte della sua timidezza. Risi e mi mostrai sorpreso. Chiesi se fosse quello il motivo per cui non li indossava ora. Così mi spiegò che non ne aveva di suoi, ma le poche volte aveva usato quelli della madre, la quale l’aveva accusata di averglieli rovinati, quindi non glieli aveva più prestati. Per una studentessa universitaria sono un costo che non si poteva permettere.
Le dissi che, per me, un paio di guanti sfoderati, neri, al polso, sarebbero stati alla meraviglia su di lei, che mi sarebbe piaciuto vederglieli addosso. Lei si morse il labbro e sorrise. Mi offrì di comperarglieli, lei disse di no, poi forse, infine sì. Entrammo, scelse un paio di guanti come quelli che avevo descritto, e mentre li provava mi guardava leccando e, di nuovo, mordendo il labbro inferiore.
Usciti con il suo acquisto le proposi un giro con la mia macchina. Le ampie campagne di Verona ci diedero l’occasione, fermatomi, mi abbassai i pantaloni, lei indossò i guanti e cominciò a stuzzicarmi il membro, ad accarezzarmi la pancia e il petto. La pelle nera dei guanti contrastava con la carnagione chiara, la pelle morbida stringeva il cazzo mentre saliva e scendeva con la mano. Al momento del coito le chiesi di bere, e lei lo prese in bocca e accolse tutto. Alzo la testa, sorrise appena e inghiottì. Poi mi prese il viso con le mani guantate e mi baciò profondamente, con la bocca che sapeva di sperma, il mio naso pieno del profumo dei guanti nuovi.
La riportai in centro e ci salutammo, promettendoci di ritrovarci di fronte alla nostra vetrina.

Mi ritrovai con la mia amica di guanti dopo poco più di una settimana, di domenica. Arrivò con i guanti in mano, ma appena mi vide li indossò. Il rosso del cappotto spezzava tra il nero dei guanti e quello degli stivali di pelle. Le feci notare che era ancora più eccitante con gli stivali, lei ammise che erano un altro furto dall’armadio della madre. Io iniziai a pensare, e dissi, che la madre doveva avere gran gusto nel vestire. Lei annuì, forse un po’ gelosa (in fondo ero più vicino all’età della madre che alla sua, e questo lei lo sapeva).
Camminammo per le vie minori, mano nella mano, mentre mi accarezzava il polso con le dita. In qualche viuzza appartata la spingevo al muro per baciarla e accarezzarla sotto il maglione, sui fianchi, le costole e i seni pieni della giovinezza. Le sue mani scendevano sotto la cintura e ricambiavano le carezze. Venni nelle mutande. Lei se ne accorse, mi spostò dietro una macchina, aprì i pantaloni e pulì quanto era possibile. Poi richiuse e si rialzò leccò gli ultimi residui di sperma dai guanti, prima di accarezzarmi le labbra e baciarmi, spingendo quanto aveva in bocca nella mia. Rise e riprendemmo a camminare.
Arrivammo al suo appartamento, vuoto, mi disse, perché le coinquiline erano tornate ciascuna a casa propria. Salimmo. Continuammo a parlare davanti ad una tazza di the, ciascuno raccontando le proprie fantasie sessuali, realizzate o meno. Ci accomunava la passione per i guanti, per gli stivali di pelle, per il sesso orale e anale (passivo e attivo, specificò lei), per il latex. A lei eccitava baciare con la bocca sporca dello sperma (me n’ero accorto) e il pissing. Il resto sarebbe stato scoperta.
Dopo il the e le parole fu la pratica a farla da padrona. Ci spogliammo con calma, accarezzando e baciando ogni centimetro che venivamo a scoprire. Lei, una volta nuda, si rimise guanti e stivali, che io leccai gioiosamente, mentre lei mi guardava dall’alto e si accarezzava tra le gambe. Scoprii presto che davvero le piaceva prenderlo nel culo, ma non era sfondato (né certo vergine) per cui il piacere fu comune. Nell’entrare e uscire vedevo l’anello elastico del suo ano sussultare ed adeguarsi ai miei movimenti. Con le mani torturavo delicatamente i suoi capezzoli, mentre le sue mani correvano sul suo corpo, dalla bocca alla vagina. Esausti e felici ci fermammo, sudati e sazi dei reciproci umori.
scritto il
2025-10-14
9 1
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.