L'errore
di
RackHammer
genere
etero
Agosto. Giornata torrida. Sono solo in casa, buttato a letto senza aver voglia di far niente se non godermi quel filo d’aria che entra dalla finestra spalancata.
Suonano alla porta. Non aspetto nessuno ma mi sforzo ad alzarmi a vedere chi è.
Apro la porta e mi ritrovo davanti una donna niente male, mora, carnagione leggermente abbronzata. Gonna corta aderente che evidenzia i fianchi e probabilmente anche il culo.
Sopra a una fascia, non so come si chiama esattamente l’indumento, che gli avvolge il seno strettamente e da cui si intravedono le protuberanze dei capezzoli.
Mi sorride.
“Eccomi tesoro, non mi fai entrare?” faccio vagamente caso ad un accento straniero, ma a quelle parole rimango perplesso.
“Come scusi?” ora è lei ad essere perplessa. Non sorride più. Sta per dire altro ma le squilla il telefono. Lo prende e vedendo il numero, risponde subito.
“Pronto? Si amore, scusa. Ho fatto un errore. Arrivo subito. Mi farò perdonare. Arrivo.”
Mi guarda.
“Mi scusi anche lei. Ho sbagliato piano.” Si volta per andare verso l’ascensore e io ho la conferma che ha proprio un bel culo.
“Si figuri, può sbagliare quando vuole.” Lei si volta, mi regala un sorriso e mi saluta con la mano.
Le sorrido anche io e chiudo la porta.
Torno a sdraiarmi. Ripenso a quanto accaduto.
Non è difficile da capire che si trattava di una professionista, con quei “Tesoro” e “Amore” di sicuro non era una venditrice porta a porta. Doveva essere la prima volta che andava da questo cliente.. qualcuno del palazzo. Mi domando chi è che si tratta così bene. Magari un marito che ha mandato moglie e figli al mare ed è rimasto solo in casa. Ho il figlio di qualcuno che approfitta della casa vuota dei suoi. Penso alla possibilità che sia stata una donna a chiamarla, l’idea mi eccita ma la scarto, lei si aspettava un uomo o non si sarebbe sbagliata con me. Mi rendo conto che non conosco molte persone del palazzo quindi è difficile fare supposizioni. Lascio perdere e vado a farmi un doccia per rinfrescarmi.
Sono uscito da poco dalla doccia quando suonano ancora alla porta.
Vado ad aprire e mi ritrovo davanti ancora lei, accaldata ma sorridente.
“Sbagliato di nuovo porta?” Le sorrido e lei fa una risatina.
“Spero di no. Mi sembrata una persona a modo e visto che non ho altri impegni, mi chiedevo se le andava di offrirmi un caffè.” Non so se c’e malizia o è solo una mia impressione.
“Un caffè non si rifiuta a nessuno” Le sorrido e, aprendo di più la porta, la faccio entrare.
Lei mi ringrazia e entra, si guarda brevemente introno. Io chiudo la porta e le faccio strada verso la cucina ma mentalmente faccio il conto del contante che ho nel portafoglio.
“Questo appartamento è più grande” rispetto a quello del cliente precedente specifico mentalmente io.
“E’ così per ogni piano. Un appartamento grande e due più piccoli.”
“Vive da solo o è sposato?”
“Mi dia pure del tu. Mi chiamo Franco.” Le porgo la mano e lei me la stringe piano
“Piacere, io sono Monica.”
Le faccio segno di sedersi, lei si accomoda accavallando le gambe mettendole bene in mostra.
Prendo la moca e inizio a preparala.
“Comunque, non sono sposato e nemmeno fidanzato, ma divido la casa con mia madre che però ora è al paese dalle sue sorelle.” Magari questo le ha smontato un po’ l’interesse ma non importa. Metto la moca sul fuoco. Probabilmente le prossime domande sarebbero state sul mio lavoro e lo stipendio ma non ho voglia di stare al gioco. Quindi prendo l’iniziativa.
“Allora Monica, prima ti ho fatto una buona impressione? Come mai? Mi incuriosisce.”
“Bè, prima cosa non te la sei presa per il mio errore. Poi non hai fatto domande, quindi mi sei sembrato una persona che sa essere discreta. Immagino che hai capito che lavoro faccio.”
“Penso di si.” Mi sorride
“Vedi? Hai un modo di fare gentile. Molti nella situazione di prima mi avrebbero riempita di apprezzamenti spinti e volgarità varie. Oppure ora avendomi in casa avrebbero iniziato a farmi proposte o chiesto qualche servizi etto. Tu invece mi stai facendo il caffè. O sei una persona a modo oppure sei gay.” Ride e rido anch’io.
“Direi a modo. Di apprezzamenti te ne ho fatti tanti ma me li sono tenuti per me. E comunque anche un omosessuale te li farebbe.” Ridiamo di nuovo e mi ringrazia.
Il caffè esce. Lo verso nelle tazzine. Le chiedo se vuole zucchero o latta e lei chiede entrambi.
Lo sorseggiamo in silenzio ma ci ritroviamo a guardarci negli occhi. Tra un sorso e l’altro mi sorride maliziosamente e in qualche modo la cosa mi eccita. Sento il mio membro indurirsi e premere contro i pantaloncini. Lei lo nota e ridacchia.
“Non pensavo che qualcuno si potesse eccitare nel vedermi bere un caffè” mi fa l’occhiolino
“Più che del caffè, direi che il merito è del tuo sguardo incredibilmente sensuale”
Posa la tazzina e si alza. Mi si avvicina e poso la tazzina anche io.
Mi mette le braccia intorno al collo. Il suo corpo preme contro il mio.
Avvicina il volto al mio. Sento il suo respiro solleticarmi l’orecchio.
“Che ne dici di avvalerti dei miei servizi?”
“mi piacerebbe, ma non sono sicuro di potermelo permettere in questo momento.”
Le sue labbra si avvicinano alle mie.
“quanto hai?” gle lo dico.
“Bastano” e mi bacia con passione. Le nostre lingue si intrecciano. La stringo a me.
Rapidamente ci liberiamo dei vestiti.
Il suo seno è magnifico e glie lo dico. Lo bacio, lo lecco.
La faccio appoggiare contro il lavandino. Mi inginocchio e inizio a leccargliela.
Mi porto una sua gamba sulla spalla per potergliela leccare meglio.
Lei apprezza mugugnando di piacere, una mano tra i miei capelli mi spinge di più contro di lei.
Ad un tratto tira giù la gamba dalla mia spalla. Mi spinge facendomi cadere di schiena sul pavimento, non proprio in modo piacevole. Poi mi si sdraia sopra. Mi bacia togliendomi il fiato.
Passa a baciare il mio corpo. Raggiunge il mio membro e lo prende in bocca.
Lo lascia e si riporta su di me. Mi sorride mentre lo prende in mano e lo fa scivolare dentro di se. Inizia a cavalcarmi. Le prendo i fianchi per muovermi insieme a lei.
Veniamo insieme. Lei mi crolla addosso. Io le accarezzo la schiena e i capelli.
Si tira un po’ su e mi bacia, questa volta dolcemente.
“Sai è da tanto che non ho avevo così voglia di farlo con qualcuno.”
Non so che dirle, quindi mi limito a baciala più dolcemente che posso.
Lei si appoggia di nuovo contro di me e io riprendo a coccolarla.
Restiamo così per un po’, finché lei non si alza dicendo che è ora che di andare.
Ci alziamo e rivestiamo. Io lo faccio mentre ammiro il corpo di lei.
Rivestiti, lei mi si avvicina e mi bacia di nuovo.
Poi recuperato un foglietto dalla borsetta, ci scrive il suo numero e mi fa promettere di mandarle un messaggio così può salvare il mio numero. Dopo di che va verso la porta.
Mi offro di riaccompagnarla, ma dice di essere in macchina.
Prima di aprirle ci baciamo di nuovo e ci salutiamo.
Chiusa la porta, recupero il telefono e faccio per mandarle il messaggio, in quel momento mi rendo conto di non averle dato i soldi e che lei non me li ha chiesti.
Suonano alla porta. Non aspetto nessuno ma mi sforzo ad alzarmi a vedere chi è.
Apro la porta e mi ritrovo davanti una donna niente male, mora, carnagione leggermente abbronzata. Gonna corta aderente che evidenzia i fianchi e probabilmente anche il culo.
Sopra a una fascia, non so come si chiama esattamente l’indumento, che gli avvolge il seno strettamente e da cui si intravedono le protuberanze dei capezzoli.
Mi sorride.
“Eccomi tesoro, non mi fai entrare?” faccio vagamente caso ad un accento straniero, ma a quelle parole rimango perplesso.
“Come scusi?” ora è lei ad essere perplessa. Non sorride più. Sta per dire altro ma le squilla il telefono. Lo prende e vedendo il numero, risponde subito.
“Pronto? Si amore, scusa. Ho fatto un errore. Arrivo subito. Mi farò perdonare. Arrivo.”
Mi guarda.
“Mi scusi anche lei. Ho sbagliato piano.” Si volta per andare verso l’ascensore e io ho la conferma che ha proprio un bel culo.
“Si figuri, può sbagliare quando vuole.” Lei si volta, mi regala un sorriso e mi saluta con la mano.
Le sorrido anche io e chiudo la porta.
Torno a sdraiarmi. Ripenso a quanto accaduto.
Non è difficile da capire che si trattava di una professionista, con quei “Tesoro” e “Amore” di sicuro non era una venditrice porta a porta. Doveva essere la prima volta che andava da questo cliente.. qualcuno del palazzo. Mi domando chi è che si tratta così bene. Magari un marito che ha mandato moglie e figli al mare ed è rimasto solo in casa. Ho il figlio di qualcuno che approfitta della casa vuota dei suoi. Penso alla possibilità che sia stata una donna a chiamarla, l’idea mi eccita ma la scarto, lei si aspettava un uomo o non si sarebbe sbagliata con me. Mi rendo conto che non conosco molte persone del palazzo quindi è difficile fare supposizioni. Lascio perdere e vado a farmi un doccia per rinfrescarmi.
Sono uscito da poco dalla doccia quando suonano ancora alla porta.
Vado ad aprire e mi ritrovo davanti ancora lei, accaldata ma sorridente.
“Sbagliato di nuovo porta?” Le sorrido e lei fa una risatina.
“Spero di no. Mi sembrata una persona a modo e visto che non ho altri impegni, mi chiedevo se le andava di offrirmi un caffè.” Non so se c’e malizia o è solo una mia impressione.
“Un caffè non si rifiuta a nessuno” Le sorrido e, aprendo di più la porta, la faccio entrare.
Lei mi ringrazia e entra, si guarda brevemente introno. Io chiudo la porta e le faccio strada verso la cucina ma mentalmente faccio il conto del contante che ho nel portafoglio.
“Questo appartamento è più grande” rispetto a quello del cliente precedente specifico mentalmente io.
“E’ così per ogni piano. Un appartamento grande e due più piccoli.”
“Vive da solo o è sposato?”
“Mi dia pure del tu. Mi chiamo Franco.” Le porgo la mano e lei me la stringe piano
“Piacere, io sono Monica.”
Le faccio segno di sedersi, lei si accomoda accavallando le gambe mettendole bene in mostra.
Prendo la moca e inizio a preparala.
“Comunque, non sono sposato e nemmeno fidanzato, ma divido la casa con mia madre che però ora è al paese dalle sue sorelle.” Magari questo le ha smontato un po’ l’interesse ma non importa. Metto la moca sul fuoco. Probabilmente le prossime domande sarebbero state sul mio lavoro e lo stipendio ma non ho voglia di stare al gioco. Quindi prendo l’iniziativa.
“Allora Monica, prima ti ho fatto una buona impressione? Come mai? Mi incuriosisce.”
“Bè, prima cosa non te la sei presa per il mio errore. Poi non hai fatto domande, quindi mi sei sembrato una persona che sa essere discreta. Immagino che hai capito che lavoro faccio.”
“Penso di si.” Mi sorride
“Vedi? Hai un modo di fare gentile. Molti nella situazione di prima mi avrebbero riempita di apprezzamenti spinti e volgarità varie. Oppure ora avendomi in casa avrebbero iniziato a farmi proposte o chiesto qualche servizi etto. Tu invece mi stai facendo il caffè. O sei una persona a modo oppure sei gay.” Ride e rido anch’io.
“Direi a modo. Di apprezzamenti te ne ho fatti tanti ma me li sono tenuti per me. E comunque anche un omosessuale te li farebbe.” Ridiamo di nuovo e mi ringrazia.
Il caffè esce. Lo verso nelle tazzine. Le chiedo se vuole zucchero o latta e lei chiede entrambi.
Lo sorseggiamo in silenzio ma ci ritroviamo a guardarci negli occhi. Tra un sorso e l’altro mi sorride maliziosamente e in qualche modo la cosa mi eccita. Sento il mio membro indurirsi e premere contro i pantaloncini. Lei lo nota e ridacchia.
“Non pensavo che qualcuno si potesse eccitare nel vedermi bere un caffè” mi fa l’occhiolino
“Più che del caffè, direi che il merito è del tuo sguardo incredibilmente sensuale”
Posa la tazzina e si alza. Mi si avvicina e poso la tazzina anche io.
Mi mette le braccia intorno al collo. Il suo corpo preme contro il mio.
Avvicina il volto al mio. Sento il suo respiro solleticarmi l’orecchio.
“Che ne dici di avvalerti dei miei servizi?”
“mi piacerebbe, ma non sono sicuro di potermelo permettere in questo momento.”
Le sue labbra si avvicinano alle mie.
“quanto hai?” gle lo dico.
“Bastano” e mi bacia con passione. Le nostre lingue si intrecciano. La stringo a me.
Rapidamente ci liberiamo dei vestiti.
Il suo seno è magnifico e glie lo dico. Lo bacio, lo lecco.
La faccio appoggiare contro il lavandino. Mi inginocchio e inizio a leccargliela.
Mi porto una sua gamba sulla spalla per potergliela leccare meglio.
Lei apprezza mugugnando di piacere, una mano tra i miei capelli mi spinge di più contro di lei.
Ad un tratto tira giù la gamba dalla mia spalla. Mi spinge facendomi cadere di schiena sul pavimento, non proprio in modo piacevole. Poi mi si sdraia sopra. Mi bacia togliendomi il fiato.
Passa a baciare il mio corpo. Raggiunge il mio membro e lo prende in bocca.
Lo lascia e si riporta su di me. Mi sorride mentre lo prende in mano e lo fa scivolare dentro di se. Inizia a cavalcarmi. Le prendo i fianchi per muovermi insieme a lei.
Veniamo insieme. Lei mi crolla addosso. Io le accarezzo la schiena e i capelli.
Si tira un po’ su e mi bacia, questa volta dolcemente.
“Sai è da tanto che non ho avevo così voglia di farlo con qualcuno.”
Non so che dirle, quindi mi limito a baciala più dolcemente che posso.
Lei si appoggia di nuovo contro di me e io riprendo a coccolarla.
Restiamo così per un po’, finché lei non si alza dicendo che è ora che di andare.
Ci alziamo e rivestiamo. Io lo faccio mentre ammiro il corpo di lei.
Rivestiti, lei mi si avvicina e mi bacia di nuovo.
Poi recuperato un foglietto dalla borsetta, ci scrive il suo numero e mi fa promettere di mandarle un messaggio così può salvare il mio numero. Dopo di che va verso la porta.
Mi offro di riaccompagnarla, ma dice di essere in macchina.
Prima di aprirle ci baciamo di nuovo e ci salutiamo.
Chiusa la porta, recupero il telefono e faccio per mandarle il messaggio, in quel momento mi rendo conto di non averle dato i soldi e che lei non me li ha chiesti.
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