La sottomissione al BNWO

di
genere
dominazione

La Sottomissione al BNWO
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La villetta di John e Jane si ergeva in un tranquillo quartiere residenziale degli Stati Uniti, circondata da giardini curati e strade silenziose. La coppia, entrambi sostenitori convinti della supremazia nera e del BNWO, viveva una vita apparentemente ordinaria, ma i loro cuori erano permeati da un’ideologia che li portava a vedere il mondo attraverso una lente distorta. John, 32 anni, un tipo ordinario, poco muscoloso e per niente virile e Jane, 30 anni, dai tratti delicati e con un fisico esile, erano una coppia unita da convinzioni profonde, anche se la loro vita sessuale era diventata monotona e prevedibile.

Un giorno, mentre John stava potando le siepi del giardino, notò un camion dei traslochi fermarsi davanti alla villetta accanto, vuota da mesi. Dal veicolo scesero due figure che catturarono immediatamente la sua attenzione: Jim, un giovane di 25 anni, dalla statura imponente e un fisico scolpito, e sua moglie Jenny, 24 anni, con curve mozzafiato e un’aria di dominanza che traspariva da ogni suo movimento. Entrambi erano di colore, e la loro presenza sembrava emanare un’energia che John non riusciva a ignorare.

Jane, che stava sistemando i fiori sul davanzale, si unì al marito, osservando i nuovi vicini con un misto di curiosità e ammirazione. “Guarda che coppia,” sussurrò, i suoi occhi verdi brillando di un’emozione che non provava da tempo. John annuì, sentendo un brivido lungo la schiena. C’era qualcosa in Jim e Jenny che li rendeva diversi, quasi magnetici.

I giorni seguenti furono un susseguirsi di incontri casuali. Jim e Jenny si dimostrarono cordiali, ma c’era un’aria di superiorità nel loro modo di parlare e muoversi che John e Jane non potevano ignorare. Durante una cena organizzata per dare il benvenuto ai nuovi vicini, la conversazione prese una piega inaspettata. Jim, con un sorriso enigmatico, iniziò a parlare delle dinamiche di potere nelle relazioni, mentre Jenny osservava Jane con uno sguardo penetrante, come se stesse valutando qualcosa.

“Credo che ogni relazione abbia bisogno di un equilibrio,” disse Jim, il suo tono calmo ma autoritario. “C’è chi guida e chi segue. È naturale, no?” Jane annuì, sentendo un nodo allo stomaco. C’era qualcosa nel suo modo di parlare che la faceva sentire piccola, come se stesse riconoscendo una verità che aveva sempre negato.

Quella sera, dopo che i vicini se ne furono andati, John e Jane si ritrovarono in camera da letto, il silenzio tra loro carico di tensione. “Hai sentito come ci guardavano?” chiese Jane, la voce tremante. John annuì, i suoi occhi scuri fissando il vuoto. “C’è qualcosa in loro… qualcosa che non possiamo ignorare.”

I due, eccitati, consumarono un breve ed insoddisfacente rapporto sessuale dalla durata di pochi secondi, vista la minuscola dimensione del pene di John.

Le settimane passarono, e i quattro iniziarono a frequentarsi più spesso. Jim e Jenny sembravano prendere il controllo di ogni situazione, guidando le conversazioni e le decisioni con una naturalezza disarmante. John e Jane, nonostante le loro convinzioni, si trovarono sempre più attratti da quella dinamica, come se stessero scoprendo una parte di sé che non sapevano di avere.

Una sera, durante una cena a casa di Jim e Jenny, l’atmosfera divenne elettrica. Jenny, seduta accanto a Jane, iniziò a parlale con un tono basso e seducente, mentre Jim osservava John con uno sguardo che sembrava leggere i suoi pensieri più profondi. “Sai, Jane,” disse Jenny, la sua voce vellutata, “ci sono modi per esplorare desideri che non sai nemmeno di avere.”

Jane sentì il sangue affluirle alle guance, il cuore che batteva all’impazzata. Jim, nel frattempo, si avvicinò a John, posandogli una mano sulla spalla con una forza che lo fece tremare. “John, tu hai un potenziale che non stai sfruttando. Forse è ora di lasciar andare il controllo e vedere cosa succede.”

Quella notte, dopo essere tornati a casa, John e Jane non riuscirono a dormire. Le parole di Jim e Jenny risuonavano nelle loro menti, risvegliando desideri che avevano sepolto da tempo. Jane si alzò dal letto, avvicinandosi alla finestra, dove John la raggiunse. “E se… e se ci sottomettessimo a loro?” sussurrò, gli occhi pieni di paura e eccitazione.

John la guardò, il suo sguardo intenso. “Forse è quello che vogliamo,” rispose, la voce roca. “Forse è quello di cui abbiamo bisogno.”

Il giorno seguente, John e Jane invitarono i vicini a casa loro a cena, ma era una cena particolare, infatti la tavola era apparecchiata solo per due e, cosa ancora piu anomala John e Jane erano vestiti da camerieri, anzi da cameriere visto che anche John indossava un abito femminile. La serata, paradossalmente, trascorse con i due bianchi che servivano cibi e bevande alla coppia di colore, come se si trattasse della cosa più normale del mondo.
Era fatta, il giorno dopo si presentarono a casa di Jim e Jenny con un’aria di estrema sottomissione. Jenny aprì la porta, un sorriso trionfante sulle labbra, mentre Jim li osservò con un’espressione di soddisfazione. “Sapevamo che avreste capito,” disse Jenny, la sua voce carica di dominanza. “Entrate. È ora di continuare quello che e’ successo ieri sera, ma piu seriamente “

All’interno, la casa era illuminata da luci soffuse, l’aria carica di un’energia elettrica. Jim si avvicinò a John, afferrandogli il mento con una mano ferma. “Da oggi, tu sei il mio schiavo. Farai tutto ciò che ti ordino, senza discutere.” John annuì, sentendo un’ondata di eccitazione mescolata a paura, “Si, Padrone”.

Jenny, nel frattempo, prese Jane per il polso, guidandola verso il divano. “E tu, cara, sarai la mia giocattola. Imparerai a obbedire ed a darmi piacere. Jane tremò, ma non si tirò indietro, i suoi occhi fissi su Jenny con un misto di timore e desiderio. “Come desideri Jenny” , immediatamente fu colpita da uno schiaffo “Come osi rivolgerti a me così? Devi chiamarmi Padrona o mia Dea!” Jane si prostra ai piedi della donna e con voce tremante “Perdonatemi mia Divina Signora e Padrona, non si ripeterà, vi imploro di educare questa schiava” .

Jim ordinò a John di spogliarsi, la sua voce che non ammetteva repliche. John obbedì, i suoi muscoli tesi mentre si liberava dei vestiti, sentendosi vulnerabile ma allo stesso tempo eccitato. Jenny, invece, iniziò a toccare Jane, le sue mani esperte che esploravano il suo corpo con una lentezza torturante. “Non sei granché ma posso accontentarmi”

John fu portato in camera da letto, dove Jim lo fece inginocchiare ai suoi piedi. “Guarda me,” ordinò Jim, la sua voce profonda. John alzò lo sguardo, incontrando gli occhi di Jim, che sembravano perforarlo. “Da oggi, il tuo unico scopo è servirmi. Capito?” John annuì, sentendo un’erezione crescere tra le sue gambe.

Jenny, intanto, aveva spogliato Jane, lasciandola completamente nuda “Sei pronta a obbedire?” chiese, la sua voce carica di dominanza. Jane annuì, il respiro affannoso. Jenny sorrise, afferrandole il mento con una mano. “Allora inizia a baciarmi i piedi. Mostra la tua sottomissione.”

Jane si abbassò, posando le labbra sui piedi di Jenny, sentendo un’ondata di umiliazione mescolata a piacere. Jim, nel frattempo, aveva tirato fuori il suo membro, enorme e pulsante, ordinando a John di prenderlo in bocca. “Fallo bene,” sibilò, “o pagherai le conseguenze.”

John obbedì, ingoiando il pene di Jim fino in fondo, sentendo il sapore salato sulla lingua. Jenny osservò la scena, un sorriso soddisfatto sulle labbra, mentre continuava a guidare Jane in atti di sottomissione sempre più intimi.

La notte proseguì con un susseguirsi di ordini e obbedienza, i corpi di John e Jane spinti ai loro limiti. Jim e Jenny erano padroni assoluti, le loro voci che risuonavano come comandamenti. John fu legato e frustato, il suo corpo segnato dai colpi, mentre Jane fu costretta a supplicare per il piacere, il suo orgasmo negato fino a quando Jenny non decise di concederglielo.

Quando finalmente tutto si calmò, John e Jane giacevano esausti sul pavimento, i loro corpi doloranti ma le menti in uno stato di euforia. Jim e Jenny li osservarono con un’espressione di soddisfazione, come se avessero raggiunto il loro obiettivo.

“Avete fatto bene,” disse Jim, la sua voce calma ma autoritaria. “Da oggi, siete i nostri schiavi. E non dimenticate: il vostro unico scopo è servirci.”

Jane alzò lo sguardo, gli occhi lucidi, mentre John annuì, il suo respiro ancora affannoso. In quel momento, capirono che la loro vita non sarebbe stata più la stessa. Si erano sottomessi ai loro nuovi padroni, e in quella sottomissione avevano trovato qualcosa che non sapevano di cercare: una libertà che solo l’obbedienza poteva dare.

Mentre la notte avvolgeva la casa in un silenzio carico di promesse, John e Jane si guardarono, i loro cuori battenti all’unisono. Avevano attraversato una soglia, e non c’era ritorno. E in quel momento, mentre il mondo fuori continuava a girare, loro sapevano che la loro storia era solo all’inizio.
scritto il
2025-07-03
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