Il mio insolito piacere quotidiano
di
Maktero
genere
zoofilia
Finito il lavoro mi reco a casa dove potrò trarrè piacere dal mio insolito piacere.
A casa mi attende mia sorella che è tornata dal lavoro prima di me.
Quasi senza parlare appena salutandoci; mi spoglio nudo e mi adagio sul materasso della stanzetta dei divertimenti.
Mi rilasso sdraiata completamente esposta; mia sorella prende dei barattoli di vetro dove all'interno vivono diverse specie di insetti.
Sono insetti molto voraci; sono stati selezionati per la loro voracità.
Il mio corpo nudo è già martoriato dall'azione di quelle bestie che ogni giorno mangiano la mia carne.
Come di consueto mia sorella prelevando con delle pinze quelle orrende bestie me le pone sui capezzolli, sul cazzo sulle palle, sulla pancia, sull'ombellico, sulle ascelle.
Quelle bestie che vengono volutamente lasciate affamate si agguatano subito sulla mia carne per nutrirsi.
Comincio a gemere per il dolore dei loro morsi che straziano ed ingoiano la mia carne.
Mia sorella, sorridendo mi augura buon divertimento ed esce dalla stanza.
L'attivvità delle bestie si fà sempre più intensa e mangiano sempre di più la mia carne.
Mi eccito come una bestia a sentirmi mangiare vivo.
Impazzisco a sentirmi strappare dolorosamente piccoli pezzi della mia carne che entrano nello stomaco di quelle selvagge bestioline.
Sò che andranno avanti finchè non saranno sazie; soo alora termineranno di mangiarmi.
Io intanto impazzisco come una bestia dall'eccitazione, ed ammiro come quelle bestie mangiano la carne della mia cappella eretta.
Cerco di ritardare il mio godimento finche le bestie non sono sazie; poi mi masturbo ed eccitato come sono arrivo in un momento.
Mi rilasso per un momento poi quando mi sono ripeso dal mio orgasmo, raccolgo le bestioline ingrassate con la mia carne e le ripongo nei loro contenitori.
Guardando il mio corpo martoriato mi eccitto ancora e mi masturbo un altra volta.
Poi ripresemi mi medico applicando cerotti e fascie sulla mia carne sanguinolenta ed esposta.
Poi mi reco a cena dove mia sorella ha preparato la tavola.
Lei michiede se mi sono divertito; io le rispondo di si e ceniamo tranquilli.
A casa mi attende mia sorella che è tornata dal lavoro prima di me.
Quasi senza parlare appena salutandoci; mi spoglio nudo e mi adagio sul materasso della stanzetta dei divertimenti.
Mi rilasso sdraiata completamente esposta; mia sorella prende dei barattoli di vetro dove all'interno vivono diverse specie di insetti.
Sono insetti molto voraci; sono stati selezionati per la loro voracità.
Il mio corpo nudo è già martoriato dall'azione di quelle bestie che ogni giorno mangiano la mia carne.
Come di consueto mia sorella prelevando con delle pinze quelle orrende bestie me le pone sui capezzolli, sul cazzo sulle palle, sulla pancia, sull'ombellico, sulle ascelle.
Quelle bestie che vengono volutamente lasciate affamate si agguatano subito sulla mia carne per nutrirsi.
Comincio a gemere per il dolore dei loro morsi che straziano ed ingoiano la mia carne.
Mia sorella, sorridendo mi augura buon divertimento ed esce dalla stanza.
L'attivvità delle bestie si fà sempre più intensa e mangiano sempre di più la mia carne.
Mi eccito come una bestia a sentirmi mangiare vivo.
Impazzisco a sentirmi strappare dolorosamente piccoli pezzi della mia carne che entrano nello stomaco di quelle selvagge bestioline.
Sò che andranno avanti finchè non saranno sazie; soo alora termineranno di mangiarmi.
Io intanto impazzisco come una bestia dall'eccitazione, ed ammiro come quelle bestie mangiano la carne della mia cappella eretta.
Cerco di ritardare il mio godimento finche le bestie non sono sazie; poi mi masturbo ed eccitato come sono arrivo in un momento.
Mi rilasso per un momento poi quando mi sono ripeso dal mio orgasmo, raccolgo le bestioline ingrassate con la mia carne e le ripongo nei loro contenitori.
Guardando il mio corpo martoriato mi eccitto ancora e mi masturbo un altra volta.
Poi ripresemi mi medico applicando cerotti e fascie sulla mia carne sanguinolenta ed esposta.
Poi mi reco a cena dove mia sorella ha preparato la tavola.
Lei michiede se mi sono divertito; io le rispondo di si e ceniamo tranquilli.
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