Al buio
di
angy71
genere
tradimenti
AL BUIO
"Tu guardi il cielo, stella mia.
Potessi io diventare cielo
per guardarti con occhi infiniti"
(Platone)
Ancora non so come siamo finiti su quel divano di quella stanza buia, forse perché guidati da una affinità elettiva, come se una connessione emotiva e non solo fisica ci spingesse uno verso l’altro.
E così abbiamo fatto l’amore talmente all’oscuro che nemmeno i nostri volti riuscivamo a distinguere.
Ma la luce era superflua perché c’era l’istinto a guidarci.
Sapevamo benissimo cosa andare ad esplorare, e come a nascondino, ognuno scopriva pian piano l’altro, con i gemiti a svelare dove il piacere era più intenso.
In un attimo ci siamo trovati nudi, pelle a pelle, a scambiarci baci convulsi e anche un po’ impacciati, mischiati a sorrisi e a parole confusamente sussurrate.
Mi afferri il volto con le mani e finalmente le labbra, smesso qualsiasi imbarazzo iniziale, si sono unite come lembi di un velcro dando spazio solo alle nostre lingue, che come spade, hanno iniziato a duellare. Incollata a te prendevo coscienza del tuo fisico asciutto e atletico, che ben si accomodava tra le mie morbide forme regalandoti un rifugio di puro godimento.
Una volta disteso sopra di me, scopri con stupore il piacere di essere accolto tra le mie gambe, e mentre le bocche si respirano addosso, le tue mani palpano i miei seni; le dita tracciano piccoli cerchi attorno all’aureola, andando a conoscerne i capezzoli che duri, ti invogliano a morderli come fossero grosse ciliegie. Ora ne succhi uno con forza, e ora percepisco l’umidità della tua lingua che lo solletica delicatamente, mentre una mano massaggia energicamente l’altro seno.
Accalorata da un desiderio crescente, le mie labbra ora orfane delle tue, cercano dita da succhiare e così ti afferro la mano libera portandola alla bocca, nella quale irrompe il pollice, fiero rappresentante del tuo cazzo. Emulo così una fellatio che si fa sempre più intensa all’aumentare degli stimoli al capezzolo: è una danza la nostra dove lo stesso tempo scandisce l’inebriante operato dell’uno sul corpo dell’altro.
Sospiri e mugolii appena accennati accompagnano le nostre gesta.
La foga che metti nel baciarmi e leccarmi svela tutto il desiderio che hai di me, e ciò unito alla tua virilità sempre più manifesta, non fa che aumentare la mia eccitazione tanto che ormai sono vergognosamente bagnata, dilatata e totalmente pronta ad accoglierti.
Mi fai sedere sopra di te a gambe divaricate e avverto tutta la tua erezione.
Prendo il tuo volto tra le mani e lo accosto al seno dove sprofondi con un sospiro di beatitudine, e spudoratamente strofino le mie umide grandi labbra su quel tuo pezzo di marmo. Si perché quello è: liscio e duro come fosse stato scolpito dal Michelangelo dell’Eros, e allora non resisto: mi inginocchio e lo prendo in bocca.
Prima la lingua lo percorre in tutta la sua lunghezza, soffermandosi poi sulla cappella che lambisce con lenti movimenti circolari; poi, affamata, lo succhio avidamente andando avanti e indietro con te che mi tieni per i capelli guidandomi nel ritmo.
Capisco che vuoi esplodere; ma non così e quindi risalgo su te: lascio che il tuo meraviglioso cazzo mi penetri, che entrando strofina sulla fica provocandomi sottili ma intense fitte di piacere. Fitte che continuo ad avvertire muovendomi lentamente mentre baciandoti ti sussurro “scopami”!
Ti cavalco con ritmi lenti e poi convulsi, afferrandomi i seni che ti porgo perché smaniosi della tua bocca che bramosa li morde e li succhia, staccandosi solo per risalire alle labbra desiderose ancora dei miei baci.
Totalmente infoiato mi afferri per i fianchi e ora sei tu a comandare il gioco: mi lascio guidare da te che freneticamente mi mandi su e giù mentre spingi il tuo membro sempre più dentro e nel giro di pochissimo espelli tutta la tua essenza.
Faccio appena in tempo a non farti venire dentro, e non so come considerato l’estasi che provavo, e così il tuo sperma mi inonda pancia e tette; ne raccolgo un po’ con le dita per nutrire i capezzoli ancora duri e tesi nell’attesa del mio orgasmo, che come al solito tarda ad arrivare.
Ma so che tu ti prenderai cura di me.
Infatti, ritornato in te, accarezzandomi tutta con infinita dolcezza, mi prometti emozioni uniche e avverto la tua mano scivolare tra le cosce per soffermarsi sulla mia intimità che con soave maestria, guidi verso il piacere.
Ancora seduti uno accanto all’altro su quel magico divano, con le labbra a sfiorarsi appena, allargo sfacciatamente le gambe invitandoti ad azioni più spregiudicate, e così, mi ritrovo la tua faccia tra le cosce con la lingua a lavare via i miei umori, mischiati anche ai tuoi.
Rido per la sensazione di solletico che presto si tramuta in puro godimento quando ti insinui tra le labbra della fica fradicia, e lì inizi a sollecitarmi il clitoride con precise leccate e vigorose succhiate.
Muovo il bacino assecondando il tuo incedere, e questa volta, sono io a trattenerti fermo con le mani, e al contempo le tue dita si insinuano nella vagina come fossero un nuovo membro a penetrarmi.
Sono totalmente in balia delle mie sensazioni: le leccate che si fanno sempre più insistenti e profonde, unite all’operare indecente della mano che entra ed esce come un fallo, mi portano presto ad un orgasmo devastante.
Spasmi di assordante piacere mi scuotono fino all’estremità più remota del mio corpo e tu, quasi affogato nei miei liquidi, continui a devastarmi fino a quando non ti urlo “basta”.
Con un brusco movimento ti faccio risalire fino a me e incastrandoci in un abbraccio ci baciamo ancora, lasciando che la voluttà provata scemi pian piano.
Un silenzio buio e protettivo allo stesso tempo ci avvolge, assicurandoci in una bolla impermeabile al mondo esterno che soggiogato dall’apparire, non può capire la magia di questo incontro al buio, dove non esiste bello o brutto, magro o grasso, alto o basso, ma solo la percezione dei nostri corpi fatti di carne, pelle, odori e sospiri.
Corpi che si sono fatti uno ma che forzatamente dovranno disgiungersi per non ritrovarsi più, anche se le menti tanto connesse da riconoscersi ancor prima di incontrarsi, rimarranno felicemente intrappolate in quella bolla fluttuante sulla realtà.
"Tu guardi il cielo, stella mia.
Potessi io diventare cielo
per guardarti con occhi infiniti"
(Platone)
Ancora non so come siamo finiti su quel divano di quella stanza buia, forse perché guidati da una affinità elettiva, come se una connessione emotiva e non solo fisica ci spingesse uno verso l’altro.
E così abbiamo fatto l’amore talmente all’oscuro che nemmeno i nostri volti riuscivamo a distinguere.
Ma la luce era superflua perché c’era l’istinto a guidarci.
Sapevamo benissimo cosa andare ad esplorare, e come a nascondino, ognuno scopriva pian piano l’altro, con i gemiti a svelare dove il piacere era più intenso.
In un attimo ci siamo trovati nudi, pelle a pelle, a scambiarci baci convulsi e anche un po’ impacciati, mischiati a sorrisi e a parole confusamente sussurrate.
Mi afferri il volto con le mani e finalmente le labbra, smesso qualsiasi imbarazzo iniziale, si sono unite come lembi di un velcro dando spazio solo alle nostre lingue, che come spade, hanno iniziato a duellare. Incollata a te prendevo coscienza del tuo fisico asciutto e atletico, che ben si accomodava tra le mie morbide forme regalandoti un rifugio di puro godimento.
Una volta disteso sopra di me, scopri con stupore il piacere di essere accolto tra le mie gambe, e mentre le bocche si respirano addosso, le tue mani palpano i miei seni; le dita tracciano piccoli cerchi attorno all’aureola, andando a conoscerne i capezzoli che duri, ti invogliano a morderli come fossero grosse ciliegie. Ora ne succhi uno con forza, e ora percepisco l’umidità della tua lingua che lo solletica delicatamente, mentre una mano massaggia energicamente l’altro seno.
Accalorata da un desiderio crescente, le mie labbra ora orfane delle tue, cercano dita da succhiare e così ti afferro la mano libera portandola alla bocca, nella quale irrompe il pollice, fiero rappresentante del tuo cazzo. Emulo così una fellatio che si fa sempre più intensa all’aumentare degli stimoli al capezzolo: è una danza la nostra dove lo stesso tempo scandisce l’inebriante operato dell’uno sul corpo dell’altro.
Sospiri e mugolii appena accennati accompagnano le nostre gesta.
La foga che metti nel baciarmi e leccarmi svela tutto il desiderio che hai di me, e ciò unito alla tua virilità sempre più manifesta, non fa che aumentare la mia eccitazione tanto che ormai sono vergognosamente bagnata, dilatata e totalmente pronta ad accoglierti.
Mi fai sedere sopra di te a gambe divaricate e avverto tutta la tua erezione.
Prendo il tuo volto tra le mani e lo accosto al seno dove sprofondi con un sospiro di beatitudine, e spudoratamente strofino le mie umide grandi labbra su quel tuo pezzo di marmo. Si perché quello è: liscio e duro come fosse stato scolpito dal Michelangelo dell’Eros, e allora non resisto: mi inginocchio e lo prendo in bocca.
Prima la lingua lo percorre in tutta la sua lunghezza, soffermandosi poi sulla cappella che lambisce con lenti movimenti circolari; poi, affamata, lo succhio avidamente andando avanti e indietro con te che mi tieni per i capelli guidandomi nel ritmo.
Capisco che vuoi esplodere; ma non così e quindi risalgo su te: lascio che il tuo meraviglioso cazzo mi penetri, che entrando strofina sulla fica provocandomi sottili ma intense fitte di piacere. Fitte che continuo ad avvertire muovendomi lentamente mentre baciandoti ti sussurro “scopami”!
Ti cavalco con ritmi lenti e poi convulsi, afferrandomi i seni che ti porgo perché smaniosi della tua bocca che bramosa li morde e li succhia, staccandosi solo per risalire alle labbra desiderose ancora dei miei baci.
Totalmente infoiato mi afferri per i fianchi e ora sei tu a comandare il gioco: mi lascio guidare da te che freneticamente mi mandi su e giù mentre spingi il tuo membro sempre più dentro e nel giro di pochissimo espelli tutta la tua essenza.
Faccio appena in tempo a non farti venire dentro, e non so come considerato l’estasi che provavo, e così il tuo sperma mi inonda pancia e tette; ne raccolgo un po’ con le dita per nutrire i capezzoli ancora duri e tesi nell’attesa del mio orgasmo, che come al solito tarda ad arrivare.
Ma so che tu ti prenderai cura di me.
Infatti, ritornato in te, accarezzandomi tutta con infinita dolcezza, mi prometti emozioni uniche e avverto la tua mano scivolare tra le cosce per soffermarsi sulla mia intimità che con soave maestria, guidi verso il piacere.
Ancora seduti uno accanto all’altro su quel magico divano, con le labbra a sfiorarsi appena, allargo sfacciatamente le gambe invitandoti ad azioni più spregiudicate, e così, mi ritrovo la tua faccia tra le cosce con la lingua a lavare via i miei umori, mischiati anche ai tuoi.
Rido per la sensazione di solletico che presto si tramuta in puro godimento quando ti insinui tra le labbra della fica fradicia, e lì inizi a sollecitarmi il clitoride con precise leccate e vigorose succhiate.
Muovo il bacino assecondando il tuo incedere, e questa volta, sono io a trattenerti fermo con le mani, e al contempo le tue dita si insinuano nella vagina come fossero un nuovo membro a penetrarmi.
Sono totalmente in balia delle mie sensazioni: le leccate che si fanno sempre più insistenti e profonde, unite all’operare indecente della mano che entra ed esce come un fallo, mi portano presto ad un orgasmo devastante.
Spasmi di assordante piacere mi scuotono fino all’estremità più remota del mio corpo e tu, quasi affogato nei miei liquidi, continui a devastarmi fino a quando non ti urlo “basta”.
Con un brusco movimento ti faccio risalire fino a me e incastrandoci in un abbraccio ci baciamo ancora, lasciando che la voluttà provata scemi pian piano.
Un silenzio buio e protettivo allo stesso tempo ci avvolge, assicurandoci in una bolla impermeabile al mondo esterno che soggiogato dall’apparire, non può capire la magia di questo incontro al buio, dove non esiste bello o brutto, magro o grasso, alto o basso, ma solo la percezione dei nostri corpi fatti di carne, pelle, odori e sospiri.
Corpi che si sono fatti uno ma che forzatamente dovranno disgiungersi per non ritrovarsi più, anche se le menti tanto connesse da riconoscersi ancor prima di incontrarsi, rimarranno felicemente intrappolate in quella bolla fluttuante sulla realtà.
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