Una Notte per Appartenersi
di
Angelo B
genere
saffico
Prefazione
Certe notti nascono già bagnate di pelle e fuoco.
Non hanno bisogno di parole, di promesse o giustificazioni.
Sono quelle notti che ti strappano i vestiti e ti obbligano a essere vera: nuda, sudata, viva.
Questa è la storia di una di quelle notti.
Quattro donne.
Un solo desiderio: toccarsi, amarsi, perdersi.
Senza limiti.
Senza vergogna.
E senza ritorno.
⸻
Racconto
La villa in Costiera era sospesa tra mare e cielo. Profumava di agrumi e sale. Il tramonto incendiava le finestre e scaldava la pelle già accesa delle quattro protagoniste.
Viola arrivò per prima, già in bikini rosa e minigonna trasparente, sapendo bene che quegli occhi l’avrebbero guardata. Era l’anima selvaggia del gruppo, la prima a voler giocare sporco. Si sdraiò sul divano bianco con le gambe aperte e lo sguardo languido, come un invito aperto.
Lara la osservava da dietro gli occhiali da sole, elegante, composta, ma con la mano già infilata dentro i jeans, a toccarsi sotto la camicetta. Le bastò un secondo per cedere: si avvicinò e si inginocchiò tra le cosce di Viola, annusando quel profumo umido, eccitante. Le dita scostarono il tessuto rosa, la lingua trovò subito il punto giusto. Viola gemette forte, con le mani nei capelli dell’altra.
Melissa, nel suo bikini verde, si era già tolta il pezzo di sopra. I seni tesi, le punte dure. Si avvicinò a Solange e le prese la mano, guidandola direttamente tra le proprie gambe.
«Tocca come sai fare tu… voglio godere come una cagna», sussurrò.
Solange sorrise. Non aveva bisogno di istruzioni. La spogliò lentamente, con i denti, mentre con l’altra mano già le infilava due dita dentro, decisa, profonda. Melissa gemeva, si contorceva, ma non bastava. Si voltò, si mise a quattro zampe, e Solange la prese così, senza tregua, a mano piena, mentre con la bocca le mordicchiava la schiena e le diceva quanto fosse troia.
Intanto Viola si era girata, prendendo il controllo. Si sedette sul viso di Lara e cominciò a muoversi sopra di lei, bagnata e calda, urlando di piacere. Poi la tirò su e la baciò con voracità, gustando sé stessa sulla lingua dell’altra.
«Adesso ti voglio anche dentro», le sussurrò.
Prese un toy dal tavolino e lo usò su di lei, lentamente, poi con cattiveria, mentre Lara tremava, le unghie piantate nella pelle di Viola.
Le quattro donne si intrecciarono sul tappeto come una creatura unica: lingue, dita, seni, baci e schiaffi. Una si prendeva l’altra, leccava, succhiava, mordeva. Nessuna esclusa. Ogni corpo aperto, ogni parte esplorata. Sudore, piacere, odore di sesso ovunque.
A un certo punto erano tutte nude, sudate, bagnate, le gambe tremanti, i respiri spezzati. Melissa cavalcava Solange, il seno rimbalzava mentre urlava il nome dell’altra. Viola leccava i capezzoli di Lara mentre si masturbava sfrenata. Poi si scambiarono. Nessuna fu mai sazia. Ogni orgasmo ne chiamava un altro. E un altro ancora.
Si amarono fino all’alba. Quando la luce entrò nella stanza, erano ancora lì, esauste, appagate, stese una sull’altra, nude, intrecciate.
⸻
Epilogo
Nessuna parola.
Solo sguardi pieni.
Nessuna spiegazione.
Solo pelle e memorie calde.
Quelle lenzuola umide. Quel sapore sulle dita. Quel fuoco dentro.
Non le avrebbero mai dimenticate.
Quella notte non fu solo sesso.
Fu possessione.
E nessuna di loro fu mai più la stessa.
Certe notti nascono già bagnate di pelle e fuoco.
Non hanno bisogno di parole, di promesse o giustificazioni.
Sono quelle notti che ti strappano i vestiti e ti obbligano a essere vera: nuda, sudata, viva.
Questa è la storia di una di quelle notti.
Quattro donne.
Un solo desiderio: toccarsi, amarsi, perdersi.
Senza limiti.
Senza vergogna.
E senza ritorno.
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Racconto
La villa in Costiera era sospesa tra mare e cielo. Profumava di agrumi e sale. Il tramonto incendiava le finestre e scaldava la pelle già accesa delle quattro protagoniste.
Viola arrivò per prima, già in bikini rosa e minigonna trasparente, sapendo bene che quegli occhi l’avrebbero guardata. Era l’anima selvaggia del gruppo, la prima a voler giocare sporco. Si sdraiò sul divano bianco con le gambe aperte e lo sguardo languido, come un invito aperto.
Lara la osservava da dietro gli occhiali da sole, elegante, composta, ma con la mano già infilata dentro i jeans, a toccarsi sotto la camicetta. Le bastò un secondo per cedere: si avvicinò e si inginocchiò tra le cosce di Viola, annusando quel profumo umido, eccitante. Le dita scostarono il tessuto rosa, la lingua trovò subito il punto giusto. Viola gemette forte, con le mani nei capelli dell’altra.
Melissa, nel suo bikini verde, si era già tolta il pezzo di sopra. I seni tesi, le punte dure. Si avvicinò a Solange e le prese la mano, guidandola direttamente tra le proprie gambe.
«Tocca come sai fare tu… voglio godere come una cagna», sussurrò.
Solange sorrise. Non aveva bisogno di istruzioni. La spogliò lentamente, con i denti, mentre con l’altra mano già le infilava due dita dentro, decisa, profonda. Melissa gemeva, si contorceva, ma non bastava. Si voltò, si mise a quattro zampe, e Solange la prese così, senza tregua, a mano piena, mentre con la bocca le mordicchiava la schiena e le diceva quanto fosse troia.
Intanto Viola si era girata, prendendo il controllo. Si sedette sul viso di Lara e cominciò a muoversi sopra di lei, bagnata e calda, urlando di piacere. Poi la tirò su e la baciò con voracità, gustando sé stessa sulla lingua dell’altra.
«Adesso ti voglio anche dentro», le sussurrò.
Prese un toy dal tavolino e lo usò su di lei, lentamente, poi con cattiveria, mentre Lara tremava, le unghie piantate nella pelle di Viola.
Le quattro donne si intrecciarono sul tappeto come una creatura unica: lingue, dita, seni, baci e schiaffi. Una si prendeva l’altra, leccava, succhiava, mordeva. Nessuna esclusa. Ogni corpo aperto, ogni parte esplorata. Sudore, piacere, odore di sesso ovunque.
A un certo punto erano tutte nude, sudate, bagnate, le gambe tremanti, i respiri spezzati. Melissa cavalcava Solange, il seno rimbalzava mentre urlava il nome dell’altra. Viola leccava i capezzoli di Lara mentre si masturbava sfrenata. Poi si scambiarono. Nessuna fu mai sazia. Ogni orgasmo ne chiamava un altro. E un altro ancora.
Si amarono fino all’alba. Quando la luce entrò nella stanza, erano ancora lì, esauste, appagate, stese una sull’altra, nude, intrecciate.
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Epilogo
Nessuna parola.
Solo sguardi pieni.
Nessuna spiegazione.
Solo pelle e memorie calde.
Quelle lenzuola umide. Quel sapore sulle dita. Quel fuoco dentro.
Non le avrebbero mai dimenticate.
Quella notte non fu solo sesso.
Fu possessione.
E nessuna di loro fu mai più la stessa.
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