Una vita da schiavo CAP V
di
Kirito
genere
dominazione
Oramai la nostra piccola vacanza era giunta al termine erano stati due giorni veramente intensi che sicuramente avrei portato nel cuore di sicuro non le avrei dimenticate facilmente. L’ultima colazione fu qualcosa di irreale non ero l’unico che non voleva andarsene c’era una grande alone di nostalgia che aleggiava sopra il tavolo, infatti, quasi tutti mangiavano in silenzio molti di noi erano anche stanchi e assonnati io più di tutti. Dopo la silenziosa era arrivato il momento degli addii ma prima di andare quello che volevo era un’ultima volta in piscina quindi mi tuffai a farmi un bel bagno rilassante - in arrivo – un’ombra oscurò la mia visuale e subito dopo una gigantesca onda mi investi in pieno – chi è stato? Ora giuro che lo faccio fuori – imprecai in tutte le lingue che mi vennero in mente quando da quel marasma uscì Sara di nuovo senza costume – cosa vorresti fare tu? – sollevando un sopracciglio – chi io niente sicuro hai capito male – ultimamente ero diventato bravo a fare il finto tonto così tutti e due ci crogiolammo al sole fino all’ora di pranzo. Molti degli invitati erano già pronti a partire con la valigia in mano salutai Carlo e Marco con la promessa di risentirci per qualche birra anche Monica se ne stava andando aveva faccende da sbrigare alla boutique cosi le diedi un bacio e la salutai così rimanevamo io e Sara e Katia con Roberta visto che non avevamo programmi per il pomeriggio decidemmo di prolungare per un altro giorno la nostra vacanza anche se i piani che avevano in mente le due miss erano ovviamente diverse, come sempre d’altronde – finalmente se ne sono andati, è davvero stancante organizzare un party – la potevo capire quelle poche volte che organizzavo le feste al paese c’erano duemila cazzi a cui pensare il cibo bevande che la gente non si facesse male ed immagino che per feste del genere le cose si complicavano tremila cose a cui badare cibo sicurezza e chi più ne ha più ne metta. La mattinata proseguì tranquilla così chiacchierammo un po’ dato che alla festa non avevamo avuto molto modo – Quindi tu ti chiami Lock? – mi chiese Katia seduta su uno degli scalini della piscina – sì, in verità avevo tante opzioni papabili ma ho scelto questo e a Sara va bene – gli risposi – un’ottima motivazione, piuttosto dimmi come mai proprio con lei? – in verità non sapevo come rispondere – ma sinceramente ha quel non so cosa, anche perché ha una marea di vestiti in lattice che io adoro, ma anche perché a differenze delle altre che ho conosciuto non la solita mistress con la scopa in culo come si suol dire – lei annui mesta – in effetti ci ho tenuto personalmente che non diventasse una ragazza del genere, per quanto ci sono molte mistress a questo mondo però in molte o hanno visto troppo film che non c’entrano una sega o sono delle mercenarie che lo fanno per i soldi e a volte non sono brave – in verità avevo provato ad andare da una delle pro-dom nella mia zona ma uno costavano un rene e due avvolte neanche pensavano al benessere del proprio schiavo di turno finita quell’ora ti dicevano ciao e chiudevano la porta – per carità io non ho niente contro di loro ma ne a me ne a Sara piacciono un giorno ne avevamo parlato lei ci aveva provato ma lo trovava freddo e distante invece quando hai un rapporto comunque puoi spingerti oltre è qualcosa che non si può spiegare – effettivamente non saprei come descrivere a parole tutta quell’emozione che ci scambiavamo ogni volta che io e lei giocavamo. La mattinata proseguì così tra chiacchiere e risate e qualche gioco innocente per finire nel tardo pomeriggio dove ahimè dovevamo andarcene la salutammo la e qualcosa mi diceva che forse un altro paio di volte l’avrei rivista magari a qualche party chissà. Il resto del viaggio di ritorno fu abbastanza silenzioso l’unica cosa che scandiva il tempo erano i cartelli stradali e le canzoni che andavano fino a quando non arrivai al cancello di casa sua. Scaricai le valigie e la accompagnai alla porta – oh avanti entra – mi fece lei anche se era oramai quasi sera ed il sole stava tramontando mi concessi ancora qualche ora – eh va bene – così entrammo – lasciale pure lì poi le sistemo dopo io – mi disse – ora ho bisogno di un bel bagno vieni? – rimasi un attimo interdetto ma si avevo bisogno di un bagno anche io. Il bagno non era niente di strano c’era una grande vasca che avrà fatto 2 metri per due fonda un paio di centimetri perfetta per due persone aprii l’acqua calda e piano la vasca si riempi, il bagno sicuramente aiutò a ristabilire tutte le energie che avevo perso – allora come ti è sembrato questo party? – mi chiese per un attimo ci riflettei era sicuramente stato difficile ed estenuante ma anche divertente e mi aveva fatto capire che difficilmente l’avrei lasciato oramai ero assuefatto dal suo odore, dai suoi sguardi, dal suo modo di giocare insomma da lei – mi sono divertito – fu l’unica cosa che dissi – avanti fammi un bel massaggio alle spalle, la vita della dominatrice è dura – così la feci sdraiare su di me e gli massaggiai le spalle continuando comunque a chiacchierare sia io che a lei eravamo sfiniti e non mi meravigliai che quando toccò il cuscino si addormentò anche se erano a malapena le nove di sera così gli diedi un bacio e gli sussurrai che sarei andato a casa come lei anche io avevo bisogno di un bel sonno ristoratore. Il mattino dopo ahimè dovetti tornare al lavoro non avrei voluto ma questo mondo è un hobby costoso quando staccai da lavoro chiamai Sara – ehi buongiorno – dall’altra capo del telefono una voce mezza impiastricciata ancora dal sonno – buongiorno che giorno è? – decisamente dormire troppo non gli faceva bene – è lunedì mia cara – non che io stessi meglio tutta quella sera non avevo dormito niente troppe le emozioni che ancora ronzavano – senti puoi venire da me ho un paio di cose da dirti ed un regalo da darti – per il fatto che dovessimo parlare non è che mi facesse presagire qualcosa di buono avrò fatto qualcosa di sbagliato quanto al regalo sinceramente non saprei cosa fosse. Arrivai alla sua casa anche se oramai passavo più tempo lì che a casa mia e stranamente per la prima volta la vidi in abiti “civili” con una tuta grigia ed un felpa di quelle con le tasche al centro e con il cappuccio – avanti vieni entra – mentre si girava ed entrava dentro casa. Passai rapidamente in rassegna cosa avevo sbagliato durante la nostra piccola vacanza forse quando scherzavo, forse non l’aveva presa bene, avevo sbagliato a farle quei complimenti sinceramente non ne avevo la minima idea – tranquillo non hai fatto niente di grave – mi disse quasi leggendomi il pensiero e mi fece tirare un sospiro di sollievo – allora di cosa volevi parlare? Io pensavo avessi fatto chissà quale errore – pericolo scampato ma non sapevo davvero di cosa voleva parlare – oh tranquillo piccolo Lock – mentre mi dava un buffetto sulla guancia in quei casi giuro sembrava una di quelle zie che non vedi da tanto tempo che appena le conosci ti danno enormi pizzicotti sulle guance – no, volevo chiederti cosa ne pensavi del party appena passato? – cosa pensare beh sicuramente avevo avuto del tempo per riflettere – allora io mi sono diverito come spero ti sia divertita tu, mi è piaciuto il regalo che mi hai fatto Monica non scherza in fatto di sesso ho sudato sette camicie, ma a parte questo si mi sono divertito molto ora spero che vorremmo andare ad un party pubblico – lei soppesò le mie parole grattandosi il mento – si mi sono divertita anche io e devo dire che per essere la tua prima volta non sei stato male certo c’è ancora qualcosa da migliorare però sei sulla buona strada e se continui così ti aspettano molti premi come quelli – quelle semplici parole mi riempirono di gioia significa che mi ero comportato bene che non avevo commesso errori e che quelle piccole gaf le aveva prese per quelle che erano un semplice scherzo per giocare e smorzare un po’ la tensione – allora possiamo andare al play? – gli chiesi con due occhi speranzosi – va bene sì, possiamo andarci – ero al settimo cielo finalmente avrei potuto uscire da quella bolla in cui ero rinchiuso e potevo conoscere altre persone con la mia stessa passione – riguardo al regalo, stavo pensando visto che oramai passi molto tempo qui e che abitiamo a un’ora e più di distanza perché non vieni a vivere qui casa è abbastanza grande e finalmente i miei smetteranno di farmi domande su di te, perché inizio ad esserne stanca – quella era una grande decisione fino ad’ ora non avevo neanche una relazione che era durata così a lungo erano quasi 5 mesi che stavamo assieme ed anche se forse stavamo correndo era sempre meglio di doverci cercare ogni volta una casa per fare le nostre cose quando i suoi erano in città – sei sicura? Non stiamo correndo un po’ troppo? – almeno una parte razionale del mio cervello funzionava ancora – ma dai tanto passi quasi tutti i fine settimana qui – in effetti non aveva tutti i torti quindi alla fine accettai e lei come risposta mi getto le braccia al collo e mi baciò – ah ti ero mancato così tanto? – mentre gli scostavo i capelli dal viso – ehi come io sono la tua droga tu sei caro mio sei diventato la mia, ammetto che quando non ci sei mi manca il tuo parlare la tua voce e si anche i tuoi sarcasmo – oggi era in vena di complimenti – ah e cosi sarei la tua droga? Allora se la tua droga diventasse più potente? – mentre facevo scendere la mia mano giù verso il suo seno e disegnavo dei cerchietti intorno ai suoi capezzoli – non perdi tempo tu. Sei proprio un monello ma chi ti educa dico io – era sempre il solito gioco innocente e lei aveva sempre quel sorrisetto malizioso che trasudava sesso da tutti i pori – tu – gli risposi e scoppio a ridere – è vero hai ragione – oramai sapevo come prenderla sapevo quale punti potevo toccare e fino a dove osare - il fatto che ti manco così tanto sai mi riempie di gioia – nella foga del momento dettata dall’amore oramai le parole erano diventate inutili e quindi proseguimmo con quel lento giocare finché di peso non la presi e la portai di sotto anche se aveva una camera sua per me il nostro nido d’amore era quel piccolo dungeon non mi sarebbe servito fargli indossare qualche strano vestito da quel suo variopinto armadio – sei diventato audace - mi disse in tono di sfida, ora se non conoscete l’altra persona vi suggerisco di non entrare in sfida con un dominante non sapete fino a dove può spingersi, ma come spesso ho detto io e lei eravamo quasi come una cosa sola forse da fuori può sembrare che stavamo sull’acceleratore ma sinceramente non me ne frega una beata sega io vivo la mia vita come voglio. Mentre continuavo a baciarla e a scendere sempre più giù arrivai all’elastico dei pantaloni che gli tolsi in un lampo ora l’unica cosa che mi separava dalla sua porta del piacere era un piccolo lembo di stoffa rosa – oh lo sai come funziona quel privilegio devi guadagnartelo – e mi allontano la testa da li quasi ci rimasi deluso ma a nessuno dei due piaceva farlo nel modo normale bene o male per quanto dicesse che la facevo sentire appagata nel sesso era sempre lei che comandava – oh accidenti – e a malincuore mi alzai – chi ti ha detto di stare in piedi lo sai quando sei quaggiù devi stare a quattro zampe – mentre mi mollo uno schiaffo sul mio nudo sedere e così rispettai i suoi ordini – ecco bravo vedi cosi è meglio ora avanti vieni con me visto che ti piacciono cosi tanto le corde ho in mente una cosina molto carina – mentre si dirigeva sul tappeto adibito a quello scopo. Prese le corde dalla parete mentre io aspettavo in ginocchio al centro come al solito mi tirò per i capelli facendomi sul suo seno morbido e caldo e prese a legarmi le mani in segno di preghiera e poi prese e mi pigio la faccia contro i suoi piedi – ora leccali – ammetto che era difficile senza l’uso delle mani ma svolsi comunque il mio compito – vedi che se ti impegni ci riesci – ammetto che ricevere complimenti dalla mia miss mi rendeva orgoglioso – bravo chi è il mio bel cucciolone? – mi chiese – io io sono io il tuo cucciolone – gli risposi poi attaccò il guinzaglio al mio collare e mi tirò fino alla poltrona – ora hai il permesso di farmi godere – ed aprì le gambe in modo da farmi leccare il suo sesso – oh mio dio come sei bravo con quella lingua continua non ti fermare – si stava torturando quella focosa chioma che gli cadeva sulla nuda pelle – oh mio dio – continuava a ripeterlo come una cantilena era in preda agli spasmi – avanti vieni a prendere quel premio che tanto agogni – e così feci gli saltai addosso come un animale sulla sua preda e iniziai a giocare con il suo grosso e morbido seno che oramai avevo capito essere il suo punto debole – sei veramente un bastardo – mentre giocavo con il suo seno e alla fini infilai il mio pene nella sua vagina unendoci come due esseri pieni di lussuria – non aspettavo altro avanti fammi vedere quanto mi desideri – e la accontentai entravo e uscivo da lei come un animale fino a che non giunsi ad un orgasmo e caddi fra le sue braccia – oh poverino sei stanco? – mentre mi accarezzava la schiena facendomi dei teneri grattini. Si ero sfinito avevo esaurito le energie – si in realtà – e restammo li stretti in quel caldo abbraccio sapendo di aver fatto un altro passo nella nostra relazione che oramai era diventato qualcosa di serio.
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