Bei Culi Etero

Era interessato solo agli etero e amava tenerli in pugno per tormentarli e vederli soffrire fuori di testa quando si arrendevano alla sevizia e ai suoi assalti e si sentivano violati per la prima volta in vita loro. Li sceglieva fra i non pochi coniugati che di tanto in tanto sorprendeva a frequentare un locale gay, gli unici che poteva ricattare. Con in mano alcune foto esplicite delle loro scappatelle proponeva un semplicissimo scambio: la restituzione del materiale compromettente in cambio di una sessione sadomasochista durante la quale si sarebbe occupato esclusivamente del loro sedere. Accettavano sempre. Come entravano in casa sua li faceva spogliare e li bloccava in gogna a natiche bene in vista, sulle quali infieriva con una pesante razione di frustate. Quando iniziavano a piangere, un po' di dolore e un po' per la vergogna, li inculava, o per meglio dire li deflorava, portandoli vicini alla disperazione. Poi indugiava a farsi una fumata restando in contemplazione dello scempio che aveva compiuto, a cui mancava solo il tocco finale che consisteva nello spegnere la sigaretta che stava terminando su una a caso delle loro chiappe. Infine da uomo di parola distruggeva bruciandole sotto i loro occhi tutte le foto che li avevano incastrati e li liberava. Tiravano un respiro di sollievo mentre ancora sconvolti si rivestivano di fretta per andarsene. Nel salutarli con una stretta di mano, si complimentava per quanto erano stati bravi e li informava che aveva filmato tutto, tanto da indurli, anzi da costringerli a scanso di casini, a tornare da lui una volta in settimana per ripetere il gioco. Alcuni si ripresentavano con l'aria di essere dei condannati che salgono sul patibolo, altri ci prendevano gusto. Il menu non cambiava mai: prima la frusta, quindi lo stupro, per finire con quella piccola ustione che funzionava da marchio di fabbrica. Era un tipo metodico e molto abitudinario che sapeva accontentarsi.