Ai Nastri di Partenza
di
suo schiavo
genere
sadomaso
Chi si incamminava sul far della sera lungo quel preciso sentiero nel bosco lo sapeva bene a cosa sarebbe andato incontro se mai fosse stato arruolato. Le sue radure erano popolate di maschi in piedi al chiaro di luna che formavano un piccolo esercito e una vetrina di aspiranti. I pochi master in circolazione li passavano in rassegna, li confrontavano e poi, quando sembrava loro che uno fra i tanti fosse quello che giusto, lo avvicinavano per scambiare due parole ancora neutre intanto che allungavano una mano a tastargli le natiche. Una volta certi che ci stava lo invitavano a seguirli con un semplice allusivo richiamo all'ordine:
-“Andiamo?”
Fuori da quella foresta dei passi perduti lo caricavano in auto e lo sequestravano a casa propria per dar inizio all'esperienza. Appeso nel Dungeon, "Uno Qualunque" catturato di fresco e ignaro dell'esatto destino a cui andava incontro fu lasciato a lungo a chiedersi se aveva fatto bene ad accettare una tale ospitalità. Finalmente arrivarono i due master di alta scuola che lo avevano imboscato lì e cominciarono a fare commenti poco lusinghieri su di lui pizzicandolo lungo il corpo con estrema disinvoltura e rivolgendogli delle domande a cui egli doveva rispondere solo con dei “Sì”, dei “No” o dei “Non So”. Al termine di un serrato interrogatorio che ne esplorò per bene l'animo in cerca di quelle pieghe dove si nasconde il desiderio di essere sottoposto a un regime di perversione era successo come capitava spesso che non lo trovassero del tutto convinto e pronto. Subito lo liberarono e lo spedirono via nudo a male parole e a calci con in mano il fagotto dei suoi abiti raccomandandogli di frequentare per l'avvenire un altro sentiero che non fosse quello dei candidati al SM. Ma dopo una buona mezz'ora che vagava sperduto e disorientato di strada in strada si rifece vivo bussando alla loro porta per implorarli di accettarlo e di consentirgli di essere messo alla prova. Manifestava buona volontà ma era chiaro che doveva essere educato da principiante. Seduti su degli scranni che sembravano troni gli imposero per cominciare una buona dose di adorazione a quattro zampe dei piedi e delle gambe fino agli inguini a turno dell'uno e dell'altro godendosi con quale voglia si spendeva a riverire, baciare e slinguazzare i loro ben forniti pacchi dentro i quali si ergevano già dure le mazze. Lo bloccarono in gogna e incuranti dei suoi lamenti e delle sue tardive suppliche ad avere pietà gli rifinirono i glutei a frusta senza risparmiargli niente della razione che avevano stabilito. Lasciatolo a mollo fra le lacrime per dei minuti interminabili in cui restò solo e abbandonato ad esalare la sofferenza patita stando a culo pronto e in piega. In quel misero stato di vile costrizione se lo infilzarono prima uno e poi l'altro stuprandolo brutalmente più e più volte. La prima sessione della sua vita terminò qui. Lo slegarono e si rivestì. Fu scaraventato in strada dicendogli che era stato più bravo di quanto avrebbero creduto e lo ammonirono a tornare la sera dopo solo e soltanto se intendeva fermamente proseguire nel suo percorso di animale da condurre al macello. Dentro di lui erano scattate delle molle che lo indussero a ritornare e giorno dopo giorno un po' alla volta e per gradi imparò a comportarsi, ad essere sbeffeggiato, insultato, malmenato e ridicolizzato, fino a diventare il miglior pompista e offri-culo al vento che mai avessero avuto fra le grinfie, davvero zozzo ad ingozzo e a spargi cazzo. A sorpresa da perfetto incapace che era si dimostrò nel suo divenire più abile e più in gamba del previsto e di altri schiavi meno resistenti anche se in pista da anni.
In un mese avevano cavato da lui molto più di quanto era concepibile nel giro di poco tempo. Era di bella presenza, né troppo minuto, né troppo robusto. Aveva carnagione chiara e si presentava glabro, come era sempre gradito alla maggior parte dei dom. Sopportava bene diverse sevizie. Non si lamentava mai ed era molto docile. Nei confronti dei suoi due master mostrava gratitudine e un senso di adorazione senza limiti. Non aveva la pretesa di eccitarsi se non per via anale e anche di bocca al termine di ogni pompa sembrava quasi travolto da una esplosione di goduria, aggiungendo al repertorio ben conosciuto degli orgasmi invertiti delle inedite forme assai più rare e meno indagate di quelli orali. Soddisfatti del lavoro svolto e del suo modo di essere e di reagire e di identificarsi sempre in modo corretto nel clima della soggezione e della ubbidienza, pensarono di farlo valutare da un loro amico, noto e imparziale critico e pubblicista di una rinomata rivista di settore. Egli lo accolse in casa sua per conoscerlo da vicino e saggiarne con calma le prestazioni. Lo sottopose a diversi ben scanditi esercizi di sadomasochismo. Il Bondage e le Mollette a morso, con specifiche legature e pinzature anche dei genitali, la Fustigazione e altri maltrattamenti, i Pesi a dondolo e a traino, le Cere, i Tuffi, gli Insulti, gli Avvilimenti e le Mortificazioni di vario tipo, la Segregazione e la Deprivazione sensoriale e infine le Pompe (da orbi) e le Inculate (di fuoco) che al suo esaminatore piacevano tanto. Non gli lesinò niente del suo armamentario di pratiche e di manovre, infierendo su di lui in modo deciso e senza quasi cruento. Al termine di tutti questi test lo giudicò talmente impeccabile da descriverlo nella sua rubrica come una autentica e inaspettata rivelazione e gli assegnò il titolo di “Schiavo dell'Anno”, pronosticandogli una carriera in ascesa e senza ostacoli. In separata sede si complimentò con i suoi padroni per i risultati raggiunti nel corso di un tutto sommato assai breve ma evidentemente ben strutturato e scrupoloso e così ben corrisposto ottimo addestramento a 360 gradi e anche a 90 gradi. Dopo tanta euforica pubblicità, a scanso di vederselo scippare con chissà quali lusinghe e pittoresche promesse dal primo venuto che fosse intenzionato ad impossessarsene, la sera stessa i due master gli fecero sottoscrivere un contratto di perpetua schiavitù, a tempo pieno e senza condizioni, al quale egli si mantenne fedele senza mai tirarsi indietro, convinto come era di aver trovato pane, pene e peni in quantità giusta e di sufficiente qualità rispetto alle attese che lo avevano spinto a consegnarsi in mano loro, o per meglio dire fra i loro unghiati artigli.
A quei due tostissimi manzi sembrava di aver vinto un biglietto alla lotteria. Da tanti anni cercavano un po' di stabilità ma ultimamente tutti quelli che avevano coinvolto a compiacere la loro sete di dominio o si sfilavano dall'impegno per non farcela più a sostenerlo o venivano cacciati da inadeguati per aver deluso le aspettative che si riponevano in loro. Il “Trottolo” invece non gettava mai la spugna e il suo spirito di sottomissione e di sopportazione cresceva costantemente anziché scemare, dimostrandosi utile anche come servo, sempre intento ad occuparsi del benessere dei suoi trovati padroni. Pieno di attenzioni e di premure, fin dal mattino serviva le colazioni, teneva in ordine la casa in particolare il bagno, che prima era un cesso e divenne una perla di pulizia a specchio, poi si dava da fare in cucina, preparava il pranzo e lo serviva in tavola, provvedeva al loro relax pomeridiano, e così via fino a sera quando al primo sputo lanciato al suo indirizzo capiva subito che era giunta l'ora di entrare nel dungeon per diventare l'oggetto designato e il bersaglio di fantastici e ben studiati tormenti prima di concedersi e trascendere nell'erotismo laido che lo trasformava in cagna da nutrire a sorsi di sborra. Era talmente irreprensibile che non corrispondeva più al loro bisogno di avventura e gli venne a noia. Non erano fatti per la routine e si decisero a licenziarlo a costo di rimpiangerlo. Lo cedettero a un loro conoscente, un padrone molto volubile di carattere, un po' buono e un po' cattivo, un po' morbido e un po' spigoloso, che se lo gestì con la formula più indovinata, alternandogli lodi e rimproveri, affetto e disprezzo, alimentando in lui un continua ansia da farlo rabbrividire e stare all'erta perché non poteva sapere cosa aspettarsi da un momento all'altro. E fu così che rimase per sempre allegramente al suo servizio.
-“Andiamo?”
Fuori da quella foresta dei passi perduti lo caricavano in auto e lo sequestravano a casa propria per dar inizio all'esperienza. Appeso nel Dungeon, "Uno Qualunque" catturato di fresco e ignaro dell'esatto destino a cui andava incontro fu lasciato a lungo a chiedersi se aveva fatto bene ad accettare una tale ospitalità. Finalmente arrivarono i due master di alta scuola che lo avevano imboscato lì e cominciarono a fare commenti poco lusinghieri su di lui pizzicandolo lungo il corpo con estrema disinvoltura e rivolgendogli delle domande a cui egli doveva rispondere solo con dei “Sì”, dei “No” o dei “Non So”. Al termine di un serrato interrogatorio che ne esplorò per bene l'animo in cerca di quelle pieghe dove si nasconde il desiderio di essere sottoposto a un regime di perversione era successo come capitava spesso che non lo trovassero del tutto convinto e pronto. Subito lo liberarono e lo spedirono via nudo a male parole e a calci con in mano il fagotto dei suoi abiti raccomandandogli di frequentare per l'avvenire un altro sentiero che non fosse quello dei candidati al SM. Ma dopo una buona mezz'ora che vagava sperduto e disorientato di strada in strada si rifece vivo bussando alla loro porta per implorarli di accettarlo e di consentirgli di essere messo alla prova. Manifestava buona volontà ma era chiaro che doveva essere educato da principiante. Seduti su degli scranni che sembravano troni gli imposero per cominciare una buona dose di adorazione a quattro zampe dei piedi e delle gambe fino agli inguini a turno dell'uno e dell'altro godendosi con quale voglia si spendeva a riverire, baciare e slinguazzare i loro ben forniti pacchi dentro i quali si ergevano già dure le mazze. Lo bloccarono in gogna e incuranti dei suoi lamenti e delle sue tardive suppliche ad avere pietà gli rifinirono i glutei a frusta senza risparmiargli niente della razione che avevano stabilito. Lasciatolo a mollo fra le lacrime per dei minuti interminabili in cui restò solo e abbandonato ad esalare la sofferenza patita stando a culo pronto e in piega. In quel misero stato di vile costrizione se lo infilzarono prima uno e poi l'altro stuprandolo brutalmente più e più volte. La prima sessione della sua vita terminò qui. Lo slegarono e si rivestì. Fu scaraventato in strada dicendogli che era stato più bravo di quanto avrebbero creduto e lo ammonirono a tornare la sera dopo solo e soltanto se intendeva fermamente proseguire nel suo percorso di animale da condurre al macello. Dentro di lui erano scattate delle molle che lo indussero a ritornare e giorno dopo giorno un po' alla volta e per gradi imparò a comportarsi, ad essere sbeffeggiato, insultato, malmenato e ridicolizzato, fino a diventare il miglior pompista e offri-culo al vento che mai avessero avuto fra le grinfie, davvero zozzo ad ingozzo e a spargi cazzo. A sorpresa da perfetto incapace che era si dimostrò nel suo divenire più abile e più in gamba del previsto e di altri schiavi meno resistenti anche se in pista da anni.
In un mese avevano cavato da lui molto più di quanto era concepibile nel giro di poco tempo. Era di bella presenza, né troppo minuto, né troppo robusto. Aveva carnagione chiara e si presentava glabro, come era sempre gradito alla maggior parte dei dom. Sopportava bene diverse sevizie. Non si lamentava mai ed era molto docile. Nei confronti dei suoi due master mostrava gratitudine e un senso di adorazione senza limiti. Non aveva la pretesa di eccitarsi se non per via anale e anche di bocca al termine di ogni pompa sembrava quasi travolto da una esplosione di goduria, aggiungendo al repertorio ben conosciuto degli orgasmi invertiti delle inedite forme assai più rare e meno indagate di quelli orali. Soddisfatti del lavoro svolto e del suo modo di essere e di reagire e di identificarsi sempre in modo corretto nel clima della soggezione e della ubbidienza, pensarono di farlo valutare da un loro amico, noto e imparziale critico e pubblicista di una rinomata rivista di settore. Egli lo accolse in casa sua per conoscerlo da vicino e saggiarne con calma le prestazioni. Lo sottopose a diversi ben scanditi esercizi di sadomasochismo. Il Bondage e le Mollette a morso, con specifiche legature e pinzature anche dei genitali, la Fustigazione e altri maltrattamenti, i Pesi a dondolo e a traino, le Cere, i Tuffi, gli Insulti, gli Avvilimenti e le Mortificazioni di vario tipo, la Segregazione e la Deprivazione sensoriale e infine le Pompe (da orbi) e le Inculate (di fuoco) che al suo esaminatore piacevano tanto. Non gli lesinò niente del suo armamentario di pratiche e di manovre, infierendo su di lui in modo deciso e senza quasi cruento. Al termine di tutti questi test lo giudicò talmente impeccabile da descriverlo nella sua rubrica come una autentica e inaspettata rivelazione e gli assegnò il titolo di “Schiavo dell'Anno”, pronosticandogli una carriera in ascesa e senza ostacoli. In separata sede si complimentò con i suoi padroni per i risultati raggiunti nel corso di un tutto sommato assai breve ma evidentemente ben strutturato e scrupoloso e così ben corrisposto ottimo addestramento a 360 gradi e anche a 90 gradi. Dopo tanta euforica pubblicità, a scanso di vederselo scippare con chissà quali lusinghe e pittoresche promesse dal primo venuto che fosse intenzionato ad impossessarsene, la sera stessa i due master gli fecero sottoscrivere un contratto di perpetua schiavitù, a tempo pieno e senza condizioni, al quale egli si mantenne fedele senza mai tirarsi indietro, convinto come era di aver trovato pane, pene e peni in quantità giusta e di sufficiente qualità rispetto alle attese che lo avevano spinto a consegnarsi in mano loro, o per meglio dire fra i loro unghiati artigli.
A quei due tostissimi manzi sembrava di aver vinto un biglietto alla lotteria. Da tanti anni cercavano un po' di stabilità ma ultimamente tutti quelli che avevano coinvolto a compiacere la loro sete di dominio o si sfilavano dall'impegno per non farcela più a sostenerlo o venivano cacciati da inadeguati per aver deluso le aspettative che si riponevano in loro. Il “Trottolo” invece non gettava mai la spugna e il suo spirito di sottomissione e di sopportazione cresceva costantemente anziché scemare, dimostrandosi utile anche come servo, sempre intento ad occuparsi del benessere dei suoi trovati padroni. Pieno di attenzioni e di premure, fin dal mattino serviva le colazioni, teneva in ordine la casa in particolare il bagno, che prima era un cesso e divenne una perla di pulizia a specchio, poi si dava da fare in cucina, preparava il pranzo e lo serviva in tavola, provvedeva al loro relax pomeridiano, e così via fino a sera quando al primo sputo lanciato al suo indirizzo capiva subito che era giunta l'ora di entrare nel dungeon per diventare l'oggetto designato e il bersaglio di fantastici e ben studiati tormenti prima di concedersi e trascendere nell'erotismo laido che lo trasformava in cagna da nutrire a sorsi di sborra. Era talmente irreprensibile che non corrispondeva più al loro bisogno di avventura e gli venne a noia. Non erano fatti per la routine e si decisero a licenziarlo a costo di rimpiangerlo. Lo cedettero a un loro conoscente, un padrone molto volubile di carattere, un po' buono e un po' cattivo, un po' morbido e un po' spigoloso, che se lo gestì con la formula più indovinata, alternandogli lodi e rimproveri, affetto e disprezzo, alimentando in lui un continua ansia da farlo rabbrividire e stare all'erta perché non poteva sapere cosa aspettarsi da un momento all'altro. E fu così che rimase per sempre allegramente al suo servizio.
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