Il Consenziente
di
suo schiavo
genere
sadomaso
Lo chiamavano “Sado” perché lo era e godeva non tanto a spendersi nel sesso, che lo interessava poco o niente, ma solo a martoriare le sue vittime. Chi cadeva fra le sue grinfie non se la cavava di certo alla leggera e veniva seviziato anche per interminabili ore e giorni interi, fino a quando la sua eccitazione non si concedeva a ripetuti orgasmi. Teneva a sua disposizione una serie di schiavi prezzolati che a caro prezzo e a turno si lasciavano brutalizzare. Un bel dì ne trovò uno che senza mercede non desiderava altro che essere maltrattato. Gli pinzava i capezzoli, ne appesantiva i genitali a dondolo, lo unghiava ferocemente, lo costringeva a trattenere grossi plug in ano, lo ardeva di cere, lo legava a termosifoni incandescenti, lo segregava al buio nudo e legato come un salame, e in cambio di tutto questo dopo averlo pisciato e umiliato a più non posso gli destinava come ricompensa delle sborrate fenomenali che lui correva avido a prosciugare e a far sue di bocca buona. Ogni masochista vero ha bisogno di incontrare il suo deciso padrone e viceversa, per sentirsi trattato da larva e di solido succede anche che un tale schiavo di natura si profonda in scuse se non è stato abbastanza all'altezza, pieno di gratitudine per ciò che ha dovuto a sopportare, quasi che avesse vinto un biglietto della lotteria piuttosto che un lasciapassare per l'inferno. Fra di loro si possono intendere bene a colpi di frusta e se succede che chi la maneggia ecceda e chi la subisce possa anche finire scorticato al pronto soccorso egli dichiarerà che da imbranato è rotolato lungo una scala procurandosi lividi ed escoriazioni del tutto occasionali. Magari viene creduto e dimesso con prognosi riservata di almeno dieci giorni, dopodiché ritornerà in servizio a tempo pieno.
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