La bella addormentata (nel profondo del tuo amore)

di
genere
trio

Sai qual è il problema?
Il problema è cercare di non fare rumore, che rischiamo di svegliarla.

Vi avevo raggiunte la sera, dopo il lavoro;
mi avevate dato appuntamento direttamente in albergo.
Mi avevate raccontato della giornata che avevate passato assieme passeggiando per la città.
Lei mi aveva mostrato sul cellulare i km percorsi, e non facevo fatica a crederci, ascoltando la lista di mete che avevate coperto.
Da quelle consuete, a quelle meno note. Salendo e scendendo dai colli. Percorrendo le consolari.
Da Santo Stefano Rotondo, con la sua carrellata di martìri, al Giardino degli Aranci, il buco della serratura del Priorati dei Cavalieri di Malta, da cui guardare San Pietro, a pochi metri.
Dal cimitero acattolico con le tombe di Keats e Shelley, alla centrale Montemartini e la sua commistione di antico e moderno, arte e tecnica.
Una serie di pizze al taglio e gelaterie tra una tappa e l’altra.

Lei era distrutta, tu che avevi retto meglio la lunga maratona, forte della sua vicinanza, tenendovi mano per mano.
Tu mi avevi raccontato degli sguardi della gente, per ogni bacio che vi davate.
Avevo sentito una stretta allo stomaco a quella descrizione, e qualcosa di meno romantico nei pantaloni.

La poverina si merita un sonno ristoratore dopo tutti quei chilometri, gli occhi pieni di tanta bellezza.
Ma tu avevi voglia di lei stanotte.
Ma al tempo stesso non hai cuore di svegliarla.
E mi hai chiesto soccorso.

Lo so che ci abbiamo provato a fare piano, distesi accanto a lei.
In fondo masturbarci reciprocamente sembrava un buon compromesso: la tua mano elegante alla base del mio cazzo un po' meno elegante, che si muove lenta ma sicura;
il mio medio ed anulare affondati nella profondità umida della tua intimità, il tuo clitoride che preme sul palmo della mia mano.

Guardandoci in silenzio, i denti a morderci le labbra e qualche sospiro che ci scappa.
Ma non è facile andare avanti così a lungo senza rischiare di interrompere il suo sonno.
Perché poi tu ti chini ad assaggiare il mio glande sporco di eccitazione, ed io devo mordermi il dorso della mano per non lasciarmi scappare parole sconce.
Difficili da trattenere.
Lei infatti si volta nel letto, forse percepisce qualcosa, e noi ci fermiamo, tu immobile con il mio cazzo tra le tue labbra:
ma per fortuna la tua amante non si è svegliata. Ha solo cambiato posizione, girata verso di noi.

Mi fissi negli occhi e ti dico qualche muta parola, muovendo solo le labbra e facendo un cenno con la testa in direzione di lei che dorme a pochi centimetri dal nostro amplesso, ignara.
Tu non resisti: ti volti verso di lei, rapita, per adorarla mentre riposa, serena, ti chiedi cosa stia sognando.
Ma facendo così mi dai le spalle, ed il tuo culo sta lì a favor del mio cazzo. Ti accarezzo i fianchi.

Ed io mi bagno le dita con la saliva per umettarti il buchino, che comincio a massaggiare con dolcezza, mentre i tuoi occhi sono piantati sul viso della tua amata.
Ondeggi il bacino, tra sommessi mugolii.
Ti passo una mano sulla fica, trovandola fradicia di amore per lei. E con i tuoi umori bagno la punta del mio glande.
Prima di puntarlo sul tuo sfintere e premere lentamente.

Già lo sai come va a finire.
Che io ti inculo mentre tu ti cibi del suo dolce viso. E di chissà quali fantasie su di lei.
Che rendono il mio membro duro da far male mentre, prima delicato, poi sempre più ruvido, mi approfitto del tuo corpo.
E finalmente, osservandovi rapito, lei nel sonno, tu che non riesci a staccarle gli occhi di dosso, vengo, rilasciando il mio seme dentro di te, là dietro.
Tu estasiata dal suo viso che quasi non reagisci, il mio orgasmo un po’ incerto, nel timore di disturbare. Come qualcuno che cammina di notte per casa mentre gli altri dormono.
Quell’orgasmo che però mi fa sentire in paradiso, mentre posso percepire tutto il tuo amore per lei nel fondo del tuo retto.

Però siamo stati bravi.
Che non abbiamo fiatato.
E non l'abbiamo svegliata.
Che, poverina, era così stanca dopo tutti quei chilometri.
scritto il
2024-10-31
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