Al Servizio della Siora Lucrezia

di
genere
comici

Sento la sveglia suonare ed un poco ho il batticuore.
E’ il mio primo giorno di lavoro per l’Agenzia ER, e ci tengo a fare bella figura.
Anche perché l’utente a cui sono stato assegnato è di tutto rispetto.
Lucrezia non è certo una di primo pelo o che vada troppo per il sottile.
Tocca essere al top.

E quindi mi do un’ultima controllata nello specchio con la coda dell’occhio, per verificare che la divisa sia in ordine ed il mio aspetto impeccabile.
Qualcun altro si aggiusterebbe i capelli.
Ma io non ho quel problema.
E me ne resto impettito al centro della stanza attendendo che Lucrezia si alzi

La sveglia si ferma.
La sento sbadigliare, qualche bassa imprecazione, il letto che scricchiola, un bacio dato al soldato Jo che dorme ancora.
La sento sciabattatare e ne intravedo la figura comparire indirizzata verso il bagno, mentre si gratta una chiappa.
Mi tiro su ancora più impettito, sull’attenti.
Ancora non si è accorta della luce accesa e di me.
Mi dona la grazia di sedersi sul water a fare pipì senza chiudere la porta, ma cerco di mantenere l’aplomb anche stavolta.
E’ in quel momento, però, che si accorge di me, ancora seduta sulla tazza.
Deve aver visto il chiarore della luce e gira la testa verso la mia direzione.
Trasale e caccia un urlo.
“CAZZO… POLLO…MACCHECCAZZO CI FAI QUI A QUEST’ORA?!”
Balbetto.
“Ehm, Lucrezia….cioè, signora Lucrezia… mi ha mandato l’Agenzia ER, al suo servizio.”
“Signora lo dici a tua sorella…”
“Ho solo un fratello maggiore di 6 anni, signora” la osservo ancora seduta sul water, incerto su cosa fare io …incerto su cosa farà lei.

Proseguo: “La direzione ha notato che ultimamente le sue giornate iniziano un po’ in affanno ed in maniera rocambolesca. Mi ha quindi inviato a supporto, almeno per un periodo, presso di lei”
“Supporto?”
“Supporto…”
Attimi di silenzio, poi la vedo alzare il viso, lo sguardo interrogativo.

“Aspetta, ma cos’è quest’odore?”
“Il caffè, le ho preparato il caffè. Ed un croissant. E una spremuta d’arancia, se gradisce…Cioè….La colazione!”
“checcazzostaidicendo Pollo, mi hai preparato la colazione?”
“Si, le ho preparato la colazione”
“Te la smetti di darmi del lei?”
“E’ il protocollo, mi spiace, ed è il mio primo giorno di lavoro…capirà…”

La vedo pulirsi e tirare lo sciacquone, un brivido mi percorre la schiena, si mette in piedi tirando su i pantaloni del pigiama, sempre fissandomi di sbiego.
Mentre va a lavarsi le mani e il viso proseguo:
“Mi sarei permesso anche di mettere i piatti di ieri sera in lavastoviglie, spero che non le scocci.”
Lucrezia continua a tacere, esce dal bagno e si ferma a fissarmi, io immobile, una goccia di sudore che mi imperla la fronte nonostante il fresco delle 5 del mattino.
“...ed ho piegato i panni. Le avrei preparato alcune alternative per i vestiti di oggi, così che possa scegliere”
Cerco di non tradire il nervosismo nel ripensare a mutandine e perizomi che ho accuratamente piegato e suddiviso, tra un certo tremor di dita.

“Tu sei scemo…” commenta, ma poi va in cucina dove le ho lasciato la colazione. Spero che il caffè non si sia freddato.
Mentre mangia, continuo “Le dico il programma: ho portato l’auto davanti casa, che non c’è ancora movimento e non dà noia. E’ stato complicato trovarla, che era stata lasciata a qualche isolato da qui. Per oggi guiderò io, così, una volta in azienda, io posso proseguire il giro.
La porterò dal gommista per far riparare la ruota e, nel frattempo, farò la spesa.
Se ha preferenze per il menù della cena, mi faccia sapere così che mi organizzo di conseguenza”

Lucrezia addenta la brioche e beve il caffè, fissandomi ancora perplessa.
Da quel momento non la sento più spiccicar parola, io che resto impettito seguendola con lo sguardo mentre si veste.
Le ho preparato accuratamente chiavi, telecomandi, portafoglio, zainetto e quanto necessario secondo il protocollo preparato dall’agenzia.
Sembra non manchi proprio nulla, e per la prima volta noto un cenno di assenso da parte sua.
Usciamo di casa, la scorto alla macchina: io salgo dal lato del guidatore, lei qualche incertezza prima di accomodarsi a lato passeggero.
“La sai la strada vero?”
“Tutto impostato sul navigatore”
E partiamo, in una calma surreale, in confronto agli ultimi giorni a ridosso delle feste.
La vedo che finalmente si rilassa un poco.
Ho messo crosby-stills-nash-young alla radio, un sottofondo morbido con quei cori e le chitarre, che io personalmente non ascoltavo da un sacco.
Mi fa piacere vederla a suo agio.

“Gradisce un ditalino?”
“Scusa?”
“Dico… gradisce un ditalino, un ditale, una sgrillettata, una masturbazione, insomma, prima che arriviamo al magazzino?”
Sono stupito dal suo stupore. Come se non capisse!
“Ho la mano destra libera, posso guidare con una sola!”
Lei non dice nulla, continua a fissarmi con aria perplessa, ma dopo un poco la vedo allargare le cosce e tirare su la maglia per scoprire il bordo dei leggins.
Lo prendo per un sì.

Le infilo la mia mano in mezzo al ventre, lasciando scivolare le mie dita di pianista sotto l’elastico. Intuisco l’intimo che ha scelto tra le varie alternative che le avevo preparato.
Con delicatezza mi avventuro verso il suo clitoride, per darle il tempo di abituarsi alla presenza di una mano sconosciuta.
Lascio scivolare le dita lungo la linea delle labbra, sento che è ancora asciutta e cerco di non essere troppo insistente.
Ma è quando finalmente percepisco sotto i polpastrelli la prima stilla ed un suo sospiro, che capisco che si è finalmente lasciata andare.
Gli occhi fissi sulla strada, lascio che le mie dita si alternino tra quella perla di carne e l’interno della sua vulva ormai umida.
Un dito, poi due, mentre lei inarca la schiena.
“Cazzo, sì….”
Con la sua mano preme sulla mia per accelerare la masturbazione, il navigatore che mi dice che non manca troppo a destinazione.
La contrazione della sua vagina attorno alle mie dita ed un’ultima imprecazione annunciano al piccolo mondo racchiuso in quell’auto l’arrivo del suo orgasmo.
Proprio in tempo per arrivare davanti al cancello del magazzino.

“Arrivati!” annuncio garrulo, passandomi le dita della mano destra sulle labbra, sperando di non essere notato.
“ok, va bene…ti mando poi la lista della spesa sul cellulare…fammi uno squillo così registro il numero.”
“Certamente, siora Lucrezia.”
“Tu sei decisamente scemo, Pollo.”
Lo prendo per un complimento.
“Volevo sapere, per il ritorno, quando verrò a prenderla, pensa di aver voglia di una sveltina lungo la strada?”
Lucrezia resta nuovamente attonita, come ci fosse ancora qualcosa che può stupirla.
“Glielo chiedo solo per sapere, che avrei altre clienti più tardi e non vorrei esagerare… la sveltina potrebbe richiedere più tempo del previsto, capirà!”

La sento imprecare e lanciarmi un vaffanculo superando il cancello del magazzino.

Capisco la sorpresa, capisco tutto.
Però certo che una risposta da parte sua sarebbe stata gradita.
Ora mi toccherà improvvisare.
scritto il
2024-12-31
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