This is not a love song (just a porn tale)
di
Chicken1973
genere
trio
Siamo in tre ad attendere che arrivi l’ascensore: io, la biondina, e la vicina di casa, che mi ha visto crescere.
Buongiorno Paolo, buongiorno signora Ceneroni. Come stanno i tuoi? Bene, sono in viaggio questo weekend. Lei? Una compagna di classe. Piacere Claudia, Ciao Claudia! Studiate? I test di ingresso dell’università, sa. L’università? Mi sembra ieri che andavi alle elementari.
Il commento un po’ banale cade nel vuoto.
E poi sorrisi di circostanza, silenzi un po’ imbarazzati.
Arriva l’ascensore; nonostante il logo dei PIL che campeggia sul mio petto sembra dire altro (t-shirt selezionata accuratamente perché mi faceva sentire cool, sebbene non abbia mai amato particolarmente John Lydon), apro io la porta facendo il cavaliere.
Faccio entrare prima loro, seguendole, chiudendomi le ante alle spalle.
4° piano.
Saliamo lentamente, uno di quei vecchi ascensori in legno, vetri fumé, la struttura in metallo esterna che lascia vedere la struttura del palazzo e le scale.
Per non dare le spalle alla vicina, guidando Claudia con una mano sul fianco, le giriamo attorno. Ed attendiamo di arrivare al piano, nel suono sferragliante dell’antica cabina.
Il silenzio non è mai stato così rumoroso.
Claudia mi fa cenno di avvicinare l’orecchio alle sue labbra.
Mi sussurra con una voce sottile: “Ho voglia di rivedere quel video in cui scopi Alessia… le tue dita nella sua fica…”
Occhi strabuzzati, spero che la vicina non sia riuscita a sentire quell’oscenità.
E spero anche che non si accorga che Claudia ha lasciato scivolare una mano in basso sul mio ventre, per controllare l’effetto delle sue parole. Che non tarda a farsi notare: una dolorosa erezione nel palmo della sua mano.
Arriviamo al piano, la vicina apre la porta e si gira per salutarci. Claudia ritira la mano appena in tempo.
Salutami i tuoi allora, certo, dì a tua madre se viene per un tè quando ha tempo. Certo. Grazie. A presto, fate i bravi.
Sorrisi.
“Sei una troietta ninfomane…” sussurro alla compagna di classe, appena la vicina è a distanza di sicurezza.
Una sculacciata sul sedere e la faccio uscire dall’ascensore, lei ridacchia, io la seguo.
Non è facile trovare le chiavi dell’appartamento mentre sono in quelle condizioni, ma in qualche maniera ce la faccio, mentre lei continua a cercarmi, e si china a baciare la mia intimità attraverso la tuta.
Credo che sentirà l’odore del mio sesso anche così, che la punta del mio glande è già umida.
Spero che la vicina non ci stia guardando dallo spioncino.
Apro la porta di casa e ci trasciniamo dentro, sbattendola dietro di noi. Lasciamo cadere gli zaini a terra con un tonfo.
“Il video…dai… fammelo rivedere…”
Prendo il cellulare e cerco quello che lei mi chiede. Mi fa impazzire questa cosa.
Le ordino: “Spogliati, ma non del tutto, voglio vederti in mutandine, voglio vederle fradice mentre ci guardi scopare!”
Lei mi ubbidisce.
La ammiro così, t-shirt di Aphex Twin, le sue gambe agili, il suo ventre celato da un paio di slip avorio di Intimissimi, quel lieve rigonfiamento del suo monte di venere in cui affonderei la faccia immediatamente.
La prendo per mano e la guido in cucina, la sollevo lasciandola cadere di peso sul tavolo. Lei prova ad intrappolarmi con le gambe, prova a baciarmi ancora, ma le mie dita che si infilano nelle sue mutandine, trovando la sua micia umidiccia, le strappano un moto di sorpresa che mi permette di divincolarmi.
“Lo sai che oggi ti scopo, vero?” le dico provocatoriamente.
“Cosa aspetti stronzo!”
“Dimmi ancora cosa vuoi vedere…”
“Voglio vedere la patata di Alessia, e voglio vedere il tuo cazzo mentre la monti. Vorrei succhiartelo sapendo di trovarci il suo sapore misto con quello della tua sborra!”
“Chi ti ha messo tutte queste oscenità in quella testolina? Si può sapere?”
“Tu che pensi?”
Non le rispondo e cerco nel mio cellulare quello che mi chiede, mentre lei massaggia la mia erezione attraverso i pantaloni della tuta.
E lo trovo. Un video un po’ sgranato, scuro, inquadrato da troppo vicino, ma si capisce quello che sta succedendo.
Le porgo il cellulare, lei istintivamente allarga le cosce, per lasciarmi la strada libera per venirmi a prendere quello che voglio.
Io so cosa sta vedendo su quel piccolo schermo.
Ma quello che mi piace di più ora è notare il segno della sua eccitazione sul cotone, quella macchiolina che si allarga sempre di più, mentre con un dito si massaggia il clitoride. Lei si stende sul tavolo, gli occhi fissi sullo schermo in adorazione della mia ragazza che si fa fottere. Mi inginocchio in mezzo alle sue gambe, affondo la faccia nella sua intimità, aspiro l’odore della sua fica, quel sentore agro, tracce di urina, fragranza di donna.
Scosto il tessuto che ne cela l’intimità per avere finalmente accesso alla sua carne, mentre la sento mormorare: “Che voglia che ho… quanto mi manca…” Non capisco esattamente le sue parole, concentrato a godere del suo sapore ed il suo odore, su cui ho fantasticato in tutte queste settimane che ci studiavamo da lontano, lei che è la secchiona della classe, che la mia Alessia (tipa da 7) ammirava in maniera sincera, senza invidia.
La secchiona ossessionata dai 10 che, avevo l’impressione, ricambiasse l’apprezzamento della mia ragazza.
In una maniera che era difficile descrivere. Ma che ogni tanto sembrava travalicare le performance scolastiche.
La secchiona che una notte, il giorno prima delle simulazioni dell’esame di maturità – in maniera inaspettata che mi fece domandare in che razza di stato mentale fosse - mi mandò quel vocale pieno di oscenità, regalandomi una sega notturna. E poi una sega mattutina al risveglio prima di vederci a scuola.
Ora Alessia non c’è.
Ora Alessia è lontana, un anno di Erasmus a Valencia.
Mentre io sono rimasto a Roma, da solo.
E Claudia lo sa e ieri non si era limitata a mandarmi un vocale.
Mi aveva mandato altro.
E un invito.
E i miei sono al mare questo weekend.
E ora Claudia è su tavolo della cucina a farsi leccare la fica.
Mi sposto più in basso: le sollevo le gambe, le mutandine tirate di lato, vedo la sua rosellina, quel suo piccolo stretto buchino che attende di essere violato. Affondo la lingua lì dietro.
Claudia si lascia sfuggire un “Sei un porco. Leccami il culo, dai, scopami il culo con quella lingua!”
Non c’è bisogno che me lo chieda. Ma mi piace che lo faccia. Un sonoro schiaffo sulle sue chiappe a mia disposizione.
Le fotto il culo con la mia lingua lunga e dura e agile, mentre il mio glande laggiù è sempre più bagnato.
Le violo la fica con il pollice a cercare quel cuscinetto di carne lì davanti, mentre continuo ad assaporarla perdendo del tutto il controllo dei miei istinti.
“Cazzo, stronzo, così mi fai venire troppo presto! Fermati…” ma io non mi fermo.
Adoro masturbarla. Adoro leccarle il culo e sentirla contrarre il suo sfintere sotto le spinte della mia bocca.
Ma ad un certo punto lei pronuncia una frase. Pronuncia quella richiesta.
Che, come un incantesimo, mi paralizza.
“Oddio, chiama Alessia. Chiamala ora, e fai finta che sei da solo.
Non farle sapere che ci sono io con te. E chiedile di farti vedere la fica.
Voglio vedere la sua fica.
Adesso, mentre mi scopi.
Voglio vederla e immaginare di scoparla mentre tu scopi me.”
La mia faccia emerge dalle sue chiappe.
La guardo incredulo: mi sembra che mi sia entrata nel cervello, che possa leggere i miei pensieri.
Perché io avevo lanciato brevi messaggi ad Alessia nel corso della giornata, per farle sapere che avrei studiato con lei per prepararmi ai test di ingresso all’università (test che lei aveva passato già da tempo, ovviamente, e che invece io avevo rimandato fino all’ultima sessione utile, nel mio tipico stile).
Alessia sulle prime non aveva risposto.
Lasciandomi nel dubbio su come avesse preso la notizia.
Ma poi mi aveva mandato uno strano messaggio.
Che mi aveva obbligato a chiederle spiegazioni, perché non ero certo di quanto avessi inteso.
E invece, per una volta, avevo inteso bene.
Mirroring del cellulare con la smart TV televisore lì in cucina, apro la chat di Google, mentre Claudia continua a masturbarsi e a tormentarsi i capezzoli, rapita dall’idea di vedere Alessia.
“Sbrigati, dai, che ho voglia…quanto ci metti…”
Lei finalmente risponde, lontana.
“Paolo! Ti stavo aspettando… quanto ci hai messo?!”
Alessia è distesa a letto nella camera dello studentato, le sue parole che risuonano stranamente con quelle di Claudia lì vicino a me, celata alla sua vista.
Non ho acceso la cam.
“Ale… ciao! Come è andata oggi?”
“Tutto bene, mi sto ambientando, sto conoscendo un po’ di gente, ma non ho ancora grossa voglia di gettarmi nella mischia, ho bisogno di tempo, lo sai… tu che fai?”
Sono indeciso su come rispondere.
“Sono qui, a casa… i miei sono al mare…”
“Tesoro… mi spiace… ti senti solo?”
“Non proprio.” La mia risposta suona sibillina in quella situazione, ma potrebbe significare di tutto.
Claudia si avvicina al mio orecchio, mentre continua a sditalinarsi, sussurrandomi “Dai, chiedile di farti vedere la fica…”
“Ale. Mi manchi! Mi manca la tua patata, mi manca il tuo odore…”
“Ma come, ti ho lasciato le mie mutandine...”
“Che c’entra….”
“Razza d’ingrato!” mi rimprovera, ridacchiando.
Claudia insiste a bassa voce: “Dai, cosa cazzo aspetti? Chiediglielo…”
“Ho voglia di vederti, dai, fammela vedere…”
“Mi piace quando mi fai sentire che mi pensi… aspetta!” Alessia sposta l'iPhone in mezzo alle gambe, e si sfila i leggings assieme al perizoma, restando nuda di sotto, un’ampia e comoda maglietta degli Arctic Monkeys che non riesce a nascondere la pressione dei suoi capezzoli sul tessuto, quell’onda che si mischia con il profilo delle lettere AM.
“Sei splendida….” Chioso.
“Aspetta, che ho un’altra sorpresa!” risponde ammiccante; Claudia, un gomito sul tavolo, le gambe oscenamente aperte, ginocchia piegate, il ventre nudo proteso verso l’alto, le sue dita che hanno scostato gli slip e che tormentano la vulva.
Alessia prende qualcosa che era evidentemente abbandonato lì vicino. Che entra ora in scena.
Le sue labbra baciano la punta di una grossa zucchina.
“Ho fatto spesa, Paolino: tu non hai idea di quanto costi la verdura qui!“ si lamenta.
“Sei una stronza!” le rispondo, continuando a masturbarmi, desideroso di venire, intrappolato tra le mie due donne, ma cercando di trattenere l’eccitazione.
Alessia strappa con i denti l’involucro di un preservativo che srotola sulla zucchina.
Eviterò di chiedermi perché abbia già acquistato dei preservativi.
D’altra parte non sono nella posizione migliore per fare certe domande.
“Mi manchi, stronzo, ti vorrei qui… Guarda come sono ridotta!” le dita ad esporre tutta la sua intimità dolente e bagnata, che comincia a tormentare con l’ortaggio, violando la carne, lasciandolo entrare un poco per poi ritirarlo subito, strusciandolo sul clitoride.
Intanto la biondina abbandonata sul tavolo della cucina si sfila l’intimo ormai ridotto ad uno straccetto bagnato, imprecando, senza staccare gli occhi dalla fica della mia ragazza.
Mi prende una mano e se la infila tra le cosce.
“Paolino, fammi vedere il tuo cazzo dai…” supplica languida Alessia.
Attimo di terrore.
Claudia mi fissa a bocca aperta, scuotendo la testa con decisione.
“Accendi la cam, coraggio…”
Il mio arnese è un blocco di marmo.
La biondina è paralizzata, gambe aperte, le mie dita dentro di lei.
“Sei una zoccola…” decreto, prima di attivare la cam del cellulare.
E mostrare quello che fino a quel momento era stato nascosto.
“Ciao Claudia!”
Alessia saluta la secchiona a cosce larghe a casa del suo ragazzo.
Senza scomporsi.
Senza mostrare alcuna sorpresa.
Sorridendo.
Un secondo di pausa e poi lascia scivolare la zucchina nel profondo di sé, le dita dell’altra mano ad agevolare il passaggio allargando le labbra, il gesto osceno accompagnato da un profondo sospiro mentre getta indietro la testa.
Avrei voluto essere nella mente di Claudia in quel momento, per saper cosa le fosse frullato dentro, per assistere al dispiegarsi incontrollato dei suoi pensieri mentre, pezzo dopo pezzo, ricomponeva quel puzzle.
Sono certo che, nonostante i 10, nonostante il 100 e lode, nonostante il voto eccellente al test di ingresso, ci abbia messo un po’ per capire cosa stesse accadendo.
Perché sia Alessia che io sapevamo che non ci saremmo visti per mesi, per quanti viaggi potessi organizzare per raggiungerla a Valencia.
E Alessia sapeva che il mio cazzo difficilmente sarebbe rimasto al suo posto per tutto quel tempo.
Ed eravamo giunti ad un accordo.
Piuttosto che scivolare nel letto di chissà chi, preferiva che fosse Claudia a prendermi in carico.
Così che la mia vita sessuale non interferisse con la carriera universitaria.
Forse.
Ma, soprattutto, Alessia aveva intuito cosa si celasse dietro l’apparenza da brava ragazza della biondina con tutti i 10 ed un’ossessione per l’eccellenza.
O meglio: aveva intuito che l’eccellenza scolastica non era l’unica ossessione della biondina.
E ai “cento giorni” era stata ad un passo ad infilarsi tra le sue cosce, se solo cazzi molesti non si fossero messi in mezzo in quella notte a base di pessima vodka in un umido condominio del Circeo.
“Ciao, Claudia!”
“Ciao, Alessia!”
“Sei una puttanella lo sai?”
… un attimo di titubanza…
“Ti scoperei quella fichetta, troia!”
“Paolo… fotti quella zoccola, che io da qui non posso farlo…”
“Paolo mi ha fatto vedere come fai i pompini. Forse sta secchiona ha qualcosa da insegnarti oltre agli integrali…”
Claudia scende dal tavolo e si inginocchia davanti alla mia erezione, mi afferra l’asta delicatamente ed inizia a massaggiarmi mentre con la bocca mi succhia avidamente la punta del glande.
Faccio tutti gli sforzi possibili per non sborrare in quel preciso istante.
“Sai che il tuo ragazzo ha un buon odore? E il suo cazzo ha proprio un gran sapore? “ commenta, mentre con la mano continua a masturbarmi
“Peccato che tu siaaa… dove cazzo sei ora?...”
Non resisto e la interrompo, per un paradossale senso di protezione che mi scatta nei confronti della mia Alessia.
“Se sei una brava pompinara tanto quanto sei stronza…” prendendola per la testa, spingendola sul mio membro, fottendole la bocca ritmicamente.
Alessia interviene: “Bravo Paolino, infilaglielo fino in fondo alla gola, coraggio: voglio sentire che le vengono i conati!” Mi ordina, mentre si masturba con l’osceno oggetto.
Per la voglia incontrollata, schiaccio il suo viso contro il mio ventre, trattenendolo, le sue mani salde sui miei glutei. “Guarda come le scopo la bocca!”
“Bravo Paolo! così!” l’ortaggio scivola avanti e indietro nella sua fica, fino in fondo, alla stessa maniera in cui il mio cazzo è piantato nella gola della biondina, a cui finalmente strappo i conati che Alessia voleva tanto sentire.
“Oh… sì….” Miagola la mia tipa da lontano, mentre Claudia si stacca da me, lasciandomi rivoli di bava sul sesso, il suo sguardo perso.
“Claudia: che voglia di scoparti che ho! “ ammette Alessia.
“E allora fottimi!” la sfida l’altra, in un lamento scomposto.
“Paolo, girala, falla piegare sul tavolo, allargale le gambe: voglio sfondare quella stronza che è venuta a prendersi il mio ragazzo appena me ne sono partita!”
Non perdo tempo ed ubbidisco, giro con decisione Claudia e la costringo a piegarsi in avanti.
Lei prova ad opporsi con un “No, così no…” ma non serve che la forzi ad allargare le gambe: lo fa da sola, il suo culo resta esposto, il gonfiore delle sue labbra laggiù rosse per l’eccitazione.
“Scopala, cazzo!”
“No, ti supplico…” sussurra Claudia, sgrillettandosi e allargandosi la vulva.
Le afferro i fianchi e, dopo aver gustato il piacere del bagnarmi il prepuzio dei sui abbondanti umori, dandole colpettini sul clitoride, finalmente le scivolo dentro, lento e deciso.
Come descrivere la sensazione del sentire il tuo membro che si fa strada attraverso la carne? Allargandola, violandola? Percependone ogni millimetro mentre scorre per tutta la sua lunghezza, trovando il posto che sembra attendesse solo il suo ingresso, la punta che giunge a toccare la porta dell’utero. Restare in fondo e tornare indietro, uscendo un poco così che le labbra umide laggiù bacino nuovamente il tuo glande, strusciando il frenulo sui peli alla ricerca di quella scossa irresistibile. E poi rientrare dentro di lei, possederla, sporcarla, farle sentire che è un buco per il tuo piacere di uomo, che vuole solo inseminarla in un desiderio ancestrale: una vacca da montare. Dentro e fuori. Dentro e fuori, alla ricerca del godimento, anche se non vorresti fermarti mai.
“Troia!” commenta Alessia da lontano “fatti scopare, adesso!”, il medio a stimolare il buchino là dietro mentre si masturba con quel simulacro di sesso maschile.
“Fottimi, Alessia!” le grida la secchiona.
Più bello di scopare Claudia sotto gli ordini di Alessia, c’è solo farlo guardando quest’ultima che si dà piacere.
E lei lo sa bene. E lo sfrutta per portare la mia eccitazione al parossismo.
Mi cibo dell’osceno spettacolo di lei concentrata nell’atto di violarsi da sola, un dito che si fa finalmente strada nel proprio culo, il suo corpo esposto al nostro sguardo senza alcun pudore, le gambe larghe, volgare e sensuale, il suo viso innocente che non lascerebbe immaginare l’urgenza che si porta dentro.
Non riesco a staccare gli occhi dalla sua masturbazione. La chimica del mio cervello impazzita davanti all’esibizione del suo autoerotismo, un atto privato di ricerca del piacere che meglio di mille parole rappresenta il suo desiderio, specialmente in quella maniera così estrema. Mi sembra di poter sentire l’odore della sua carne affaticata, questo il potere della visione del suo gesto, mentre la mano guida con selvaggia ma controllata foga la zucchina nel profondo della sua fica.
Io
Morivo
Dalla voglia
Di vedere
Alessia
Fottersi da sola.
Scopare Claudia di spalle piegata su tavolo, ubbidendo agli ordini della mia ragazza, esaspera la mia eccitazione, rendendo il nostro amplesso ancora più animalesco.
“Mi fai male… sbattimi più forte, stronzo!”
La nostra carne schiocca, il culo di Claudia risuona contro il mio ventre mentre lei si lascia scappare un flebile verso di piacere, una mia mano sul suo fianco, l’altra a reggere la spalla così da andare bene in fondo, fino alla cervice.
“Fottimi Alessia, sfondami!”
“Sei una puttana, l’ho sempre saputo, secchiona del cazzo…“
“Sei solo invidiosa del mio 100 e lode, stronza!” urla Claudia all’indirizzo della mia moretta.
“Paolo, mettile un dito in culo, ora!”
A quest’ordine la biondina risponde con un “No, nel culo no, per favore, non voglio!”
Ma sappiamo tutti che mente.
Come spiegare il fatto che si stia allargando le natiche con le mani per facilitarmi il compito, altrimenti?
Non me lo faccio ripetere due volte.
E, mentre guardo il sesso di Alessia che si allarga al passaggio di quell’osceno oggetto di piacere, stringendosi un capezzolo sotto la maglietta, mi lecco un pollice prima di fargli trovare la strada del retto della biondina.
“Alessia, sono le tue dita quelle che sento nel mio culo…”
“Certo che sono le mie dita, finalmente. Paolo, quel pollice là dietro… affondalo… dai… forza…”
Claudia è scossa dai miei colpi, io sento il piacere arrampicarsi lungo l’asta. “Oddio… ma dove mi è finito il dito?!” esclamo sorpreso, quasi non fossi io a violarla in quella maniera.
Alessia potrà fingere di scopare Claudia usando me.
Claudia potrà immaginare che è la mia ragazza da 7 a prenderla da dietro.
Ma solo io posso sentire, sulla punta del mio pollice, il membro che entra ed esce da lei, attraverso quella sottile parete di carne che separa la sua fica dal suo retto.
“Scopami, Alessia… fottimi, troia!” continua ad urlare Claudia.
Io credo proprio che la vicina, ormai, nonostante il calcolo differenziale non sia esattamente il suo campo – lei titolare della cattedra di “focaccia pugliese con cipolle”, retaggio delle sue origini (santa donna!) - abbia ben chiaro a cosa si stia dedicando quel Paolino che lei ricorda “alto così”.
Di certo, ora sa che non stiamo facendo i bravi.
Anche se non mi sente parlare.
Perché io non serve che parli.
Io ormai devo essere solo il corpo dato in prestito alle mie donne per scoparsi tra di loro.
“Falla girare, Paolo, coraggio… voglio che mi veda mentre godo per lei, mentre le vieni addosso…”
“Oh, sì….” Risponde la biondina.
Esco da lei, non senza una certa sofferenza: quando la tua testa è tutta nel tuo arnese dentro una donna, uscirne è l’ultima cosa che vuoi.
Ritraggo il largo pollice dal suo culo, che rimane oscenamente dilatato per qualche frazione di secondo, prima di richiudersi.
Claudia non oppone resistenza mentre la volto e la faccio inginocchiare davanti al mio sesso.
“Coraggio Paolo, vienile addosso, sporcale quella faccetta da brava ragazza. ”
Claudia torna a succhiarmi la cappella, mentre io massaggio l’asta, la sua mano scivola a sorreggere lo scroto.
Starà sentendo il proprio sapore sul mio cazzo, mentre io posso percepire lo sguardo di Alessia su di noi.
Claudia spalanca la bocca. E’ il segnale che aspettavo.
Ho trattenuto troppo a lungo quella tensione che monta dal fondo del mio perineo.
Sento lo sperma risalire dai testicoli assieme al godimento, assieme all’orgasmo e, in quel momento, finalmente sono pronto a riversarle fiotti del mio seme sulla sua lingua.
Stringo la base del membro, rilasciandolo all’improvviso, così che lo schizzo la colpisca con più energia.
“A scuola dicevano che ci sapevi fare con la bocca, ma non immaginavo così!”
Lei avrebbe sicuramente battute sarcastiche da rivolgermi in quel momento.
Per farmi abbassare la cresta.
Ma non è il momento.
Come sappiamo entrambi.
E io ne posso approfittare.
“Sei proprio una bocchinara, l’ho sempre saputo!”
“Bravo, Paolo …. Bra…..” la voce di Alessia si interrompe, viene lì, in quel momento, sotto i nostri occhi, contraendo il ventre, gettando indietro la testa, la zucchina dentro il suo sesso, non ne esce quasi più nulla, le dita dell’altra mano hanno lasciato il culo per concentrarsi sul clitoride: noi a casa possiamo così godere della vista delle ritmiche contrazioni del suo sfintere.
Ansimo.
Esausto
Rilasciando gli ultimi schizzi di seme.
Nella bocca di Claudia.
Che guarda me
Che guarda Alessia
“Bravo Paolo…” mi sussurra soddisfatta.
Crollo.
Senza più energie.
Sotto lo sguardo compiaciuto delle mie ragazze.
La mia mano sporca di sperma, che Claudia lecca avida.
Credo solo di aver sentito Alessia lasciarsi scappare un ultimo “che zoccola…”
Ma non ne son tanto sicuro.
Buongiorno Paolo, buongiorno signora Ceneroni. Come stanno i tuoi? Bene, sono in viaggio questo weekend. Lei? Una compagna di classe. Piacere Claudia, Ciao Claudia! Studiate? I test di ingresso dell’università, sa. L’università? Mi sembra ieri che andavi alle elementari.
Il commento un po’ banale cade nel vuoto.
E poi sorrisi di circostanza, silenzi un po’ imbarazzati.
Arriva l’ascensore; nonostante il logo dei PIL che campeggia sul mio petto sembra dire altro (t-shirt selezionata accuratamente perché mi faceva sentire cool, sebbene non abbia mai amato particolarmente John Lydon), apro io la porta facendo il cavaliere.
Faccio entrare prima loro, seguendole, chiudendomi le ante alle spalle.
4° piano.
Saliamo lentamente, uno di quei vecchi ascensori in legno, vetri fumé, la struttura in metallo esterna che lascia vedere la struttura del palazzo e le scale.
Per non dare le spalle alla vicina, guidando Claudia con una mano sul fianco, le giriamo attorno. Ed attendiamo di arrivare al piano, nel suono sferragliante dell’antica cabina.
Il silenzio non è mai stato così rumoroso.
Claudia mi fa cenno di avvicinare l’orecchio alle sue labbra.
Mi sussurra con una voce sottile: “Ho voglia di rivedere quel video in cui scopi Alessia… le tue dita nella sua fica…”
Occhi strabuzzati, spero che la vicina non sia riuscita a sentire quell’oscenità.
E spero anche che non si accorga che Claudia ha lasciato scivolare una mano in basso sul mio ventre, per controllare l’effetto delle sue parole. Che non tarda a farsi notare: una dolorosa erezione nel palmo della sua mano.
Arriviamo al piano, la vicina apre la porta e si gira per salutarci. Claudia ritira la mano appena in tempo.
Salutami i tuoi allora, certo, dì a tua madre se viene per un tè quando ha tempo. Certo. Grazie. A presto, fate i bravi.
Sorrisi.
“Sei una troietta ninfomane…” sussurro alla compagna di classe, appena la vicina è a distanza di sicurezza.
Una sculacciata sul sedere e la faccio uscire dall’ascensore, lei ridacchia, io la seguo.
Non è facile trovare le chiavi dell’appartamento mentre sono in quelle condizioni, ma in qualche maniera ce la faccio, mentre lei continua a cercarmi, e si china a baciare la mia intimità attraverso la tuta.
Credo che sentirà l’odore del mio sesso anche così, che la punta del mio glande è già umida.
Spero che la vicina non ci stia guardando dallo spioncino.
Apro la porta di casa e ci trasciniamo dentro, sbattendola dietro di noi. Lasciamo cadere gli zaini a terra con un tonfo.
“Il video…dai… fammelo rivedere…”
Prendo il cellulare e cerco quello che lei mi chiede. Mi fa impazzire questa cosa.
Le ordino: “Spogliati, ma non del tutto, voglio vederti in mutandine, voglio vederle fradice mentre ci guardi scopare!”
Lei mi ubbidisce.
La ammiro così, t-shirt di Aphex Twin, le sue gambe agili, il suo ventre celato da un paio di slip avorio di Intimissimi, quel lieve rigonfiamento del suo monte di venere in cui affonderei la faccia immediatamente.
La prendo per mano e la guido in cucina, la sollevo lasciandola cadere di peso sul tavolo. Lei prova ad intrappolarmi con le gambe, prova a baciarmi ancora, ma le mie dita che si infilano nelle sue mutandine, trovando la sua micia umidiccia, le strappano un moto di sorpresa che mi permette di divincolarmi.
“Lo sai che oggi ti scopo, vero?” le dico provocatoriamente.
“Cosa aspetti stronzo!”
“Dimmi ancora cosa vuoi vedere…”
“Voglio vedere la patata di Alessia, e voglio vedere il tuo cazzo mentre la monti. Vorrei succhiartelo sapendo di trovarci il suo sapore misto con quello della tua sborra!”
“Chi ti ha messo tutte queste oscenità in quella testolina? Si può sapere?”
“Tu che pensi?”
Non le rispondo e cerco nel mio cellulare quello che mi chiede, mentre lei massaggia la mia erezione attraverso i pantaloni della tuta.
E lo trovo. Un video un po’ sgranato, scuro, inquadrato da troppo vicino, ma si capisce quello che sta succedendo.
Le porgo il cellulare, lei istintivamente allarga le cosce, per lasciarmi la strada libera per venirmi a prendere quello che voglio.
Io so cosa sta vedendo su quel piccolo schermo.
Ma quello che mi piace di più ora è notare il segno della sua eccitazione sul cotone, quella macchiolina che si allarga sempre di più, mentre con un dito si massaggia il clitoride. Lei si stende sul tavolo, gli occhi fissi sullo schermo in adorazione della mia ragazza che si fa fottere. Mi inginocchio in mezzo alle sue gambe, affondo la faccia nella sua intimità, aspiro l’odore della sua fica, quel sentore agro, tracce di urina, fragranza di donna.
Scosto il tessuto che ne cela l’intimità per avere finalmente accesso alla sua carne, mentre la sento mormorare: “Che voglia che ho… quanto mi manca…” Non capisco esattamente le sue parole, concentrato a godere del suo sapore ed il suo odore, su cui ho fantasticato in tutte queste settimane che ci studiavamo da lontano, lei che è la secchiona della classe, che la mia Alessia (tipa da 7) ammirava in maniera sincera, senza invidia.
La secchiona ossessionata dai 10 che, avevo l’impressione, ricambiasse l’apprezzamento della mia ragazza.
In una maniera che era difficile descrivere. Ma che ogni tanto sembrava travalicare le performance scolastiche.
La secchiona che una notte, il giorno prima delle simulazioni dell’esame di maturità – in maniera inaspettata che mi fece domandare in che razza di stato mentale fosse - mi mandò quel vocale pieno di oscenità, regalandomi una sega notturna. E poi una sega mattutina al risveglio prima di vederci a scuola.
Ora Alessia non c’è.
Ora Alessia è lontana, un anno di Erasmus a Valencia.
Mentre io sono rimasto a Roma, da solo.
E Claudia lo sa e ieri non si era limitata a mandarmi un vocale.
Mi aveva mandato altro.
E un invito.
E i miei sono al mare questo weekend.
E ora Claudia è su tavolo della cucina a farsi leccare la fica.
Mi sposto più in basso: le sollevo le gambe, le mutandine tirate di lato, vedo la sua rosellina, quel suo piccolo stretto buchino che attende di essere violato. Affondo la lingua lì dietro.
Claudia si lascia sfuggire un “Sei un porco. Leccami il culo, dai, scopami il culo con quella lingua!”
Non c’è bisogno che me lo chieda. Ma mi piace che lo faccia. Un sonoro schiaffo sulle sue chiappe a mia disposizione.
Le fotto il culo con la mia lingua lunga e dura e agile, mentre il mio glande laggiù è sempre più bagnato.
Le violo la fica con il pollice a cercare quel cuscinetto di carne lì davanti, mentre continuo ad assaporarla perdendo del tutto il controllo dei miei istinti.
“Cazzo, stronzo, così mi fai venire troppo presto! Fermati…” ma io non mi fermo.
Adoro masturbarla. Adoro leccarle il culo e sentirla contrarre il suo sfintere sotto le spinte della mia bocca.
Ma ad un certo punto lei pronuncia una frase. Pronuncia quella richiesta.
Che, come un incantesimo, mi paralizza.
“Oddio, chiama Alessia. Chiamala ora, e fai finta che sei da solo.
Non farle sapere che ci sono io con te. E chiedile di farti vedere la fica.
Voglio vedere la sua fica.
Adesso, mentre mi scopi.
Voglio vederla e immaginare di scoparla mentre tu scopi me.”
La mia faccia emerge dalle sue chiappe.
La guardo incredulo: mi sembra che mi sia entrata nel cervello, che possa leggere i miei pensieri.
Perché io avevo lanciato brevi messaggi ad Alessia nel corso della giornata, per farle sapere che avrei studiato con lei per prepararmi ai test di ingresso all’università (test che lei aveva passato già da tempo, ovviamente, e che invece io avevo rimandato fino all’ultima sessione utile, nel mio tipico stile).
Alessia sulle prime non aveva risposto.
Lasciandomi nel dubbio su come avesse preso la notizia.
Ma poi mi aveva mandato uno strano messaggio.
Che mi aveva obbligato a chiederle spiegazioni, perché non ero certo di quanto avessi inteso.
E invece, per una volta, avevo inteso bene.
Mirroring del cellulare con la smart TV televisore lì in cucina, apro la chat di Google, mentre Claudia continua a masturbarsi e a tormentarsi i capezzoli, rapita dall’idea di vedere Alessia.
“Sbrigati, dai, che ho voglia…quanto ci metti…”
Lei finalmente risponde, lontana.
“Paolo! Ti stavo aspettando… quanto ci hai messo?!”
Alessia è distesa a letto nella camera dello studentato, le sue parole che risuonano stranamente con quelle di Claudia lì vicino a me, celata alla sua vista.
Non ho acceso la cam.
“Ale… ciao! Come è andata oggi?”
“Tutto bene, mi sto ambientando, sto conoscendo un po’ di gente, ma non ho ancora grossa voglia di gettarmi nella mischia, ho bisogno di tempo, lo sai… tu che fai?”
Sono indeciso su come rispondere.
“Sono qui, a casa… i miei sono al mare…”
“Tesoro… mi spiace… ti senti solo?”
“Non proprio.” La mia risposta suona sibillina in quella situazione, ma potrebbe significare di tutto.
Claudia si avvicina al mio orecchio, mentre continua a sditalinarsi, sussurrandomi “Dai, chiedile di farti vedere la fica…”
“Ale. Mi manchi! Mi manca la tua patata, mi manca il tuo odore…”
“Ma come, ti ho lasciato le mie mutandine...”
“Che c’entra….”
“Razza d’ingrato!” mi rimprovera, ridacchiando.
Claudia insiste a bassa voce: “Dai, cosa cazzo aspetti? Chiediglielo…”
“Ho voglia di vederti, dai, fammela vedere…”
“Mi piace quando mi fai sentire che mi pensi… aspetta!” Alessia sposta l'iPhone in mezzo alle gambe, e si sfila i leggings assieme al perizoma, restando nuda di sotto, un’ampia e comoda maglietta degli Arctic Monkeys che non riesce a nascondere la pressione dei suoi capezzoli sul tessuto, quell’onda che si mischia con il profilo delle lettere AM.
“Sei splendida….” Chioso.
“Aspetta, che ho un’altra sorpresa!” risponde ammiccante; Claudia, un gomito sul tavolo, le gambe oscenamente aperte, ginocchia piegate, il ventre nudo proteso verso l’alto, le sue dita che hanno scostato gli slip e che tormentano la vulva.
Alessia prende qualcosa che era evidentemente abbandonato lì vicino. Che entra ora in scena.
Le sue labbra baciano la punta di una grossa zucchina.
“Ho fatto spesa, Paolino: tu non hai idea di quanto costi la verdura qui!“ si lamenta.
“Sei una stronza!” le rispondo, continuando a masturbarmi, desideroso di venire, intrappolato tra le mie due donne, ma cercando di trattenere l’eccitazione.
Alessia strappa con i denti l’involucro di un preservativo che srotola sulla zucchina.
Eviterò di chiedermi perché abbia già acquistato dei preservativi.
D’altra parte non sono nella posizione migliore per fare certe domande.
“Mi manchi, stronzo, ti vorrei qui… Guarda come sono ridotta!” le dita ad esporre tutta la sua intimità dolente e bagnata, che comincia a tormentare con l’ortaggio, violando la carne, lasciandolo entrare un poco per poi ritirarlo subito, strusciandolo sul clitoride.
Intanto la biondina abbandonata sul tavolo della cucina si sfila l’intimo ormai ridotto ad uno straccetto bagnato, imprecando, senza staccare gli occhi dalla fica della mia ragazza.
Mi prende una mano e se la infila tra le cosce.
“Paolino, fammi vedere il tuo cazzo dai…” supplica languida Alessia.
Attimo di terrore.
Claudia mi fissa a bocca aperta, scuotendo la testa con decisione.
“Accendi la cam, coraggio…”
Il mio arnese è un blocco di marmo.
La biondina è paralizzata, gambe aperte, le mie dita dentro di lei.
“Sei una zoccola…” decreto, prima di attivare la cam del cellulare.
E mostrare quello che fino a quel momento era stato nascosto.
“Ciao Claudia!”
Alessia saluta la secchiona a cosce larghe a casa del suo ragazzo.
Senza scomporsi.
Senza mostrare alcuna sorpresa.
Sorridendo.
Un secondo di pausa e poi lascia scivolare la zucchina nel profondo di sé, le dita dell’altra mano ad agevolare il passaggio allargando le labbra, il gesto osceno accompagnato da un profondo sospiro mentre getta indietro la testa.
Avrei voluto essere nella mente di Claudia in quel momento, per saper cosa le fosse frullato dentro, per assistere al dispiegarsi incontrollato dei suoi pensieri mentre, pezzo dopo pezzo, ricomponeva quel puzzle.
Sono certo che, nonostante i 10, nonostante il 100 e lode, nonostante il voto eccellente al test di ingresso, ci abbia messo un po’ per capire cosa stesse accadendo.
Perché sia Alessia che io sapevamo che non ci saremmo visti per mesi, per quanti viaggi potessi organizzare per raggiungerla a Valencia.
E Alessia sapeva che il mio cazzo difficilmente sarebbe rimasto al suo posto per tutto quel tempo.
Ed eravamo giunti ad un accordo.
Piuttosto che scivolare nel letto di chissà chi, preferiva che fosse Claudia a prendermi in carico.
Così che la mia vita sessuale non interferisse con la carriera universitaria.
Forse.
Ma, soprattutto, Alessia aveva intuito cosa si celasse dietro l’apparenza da brava ragazza della biondina con tutti i 10 ed un’ossessione per l’eccellenza.
O meglio: aveva intuito che l’eccellenza scolastica non era l’unica ossessione della biondina.
E ai “cento giorni” era stata ad un passo ad infilarsi tra le sue cosce, se solo cazzi molesti non si fossero messi in mezzo in quella notte a base di pessima vodka in un umido condominio del Circeo.
“Ciao, Claudia!”
“Ciao, Alessia!”
“Sei una puttanella lo sai?”
… un attimo di titubanza…
“Ti scoperei quella fichetta, troia!”
“Paolo… fotti quella zoccola, che io da qui non posso farlo…”
“Paolo mi ha fatto vedere come fai i pompini. Forse sta secchiona ha qualcosa da insegnarti oltre agli integrali…”
Claudia scende dal tavolo e si inginocchia davanti alla mia erezione, mi afferra l’asta delicatamente ed inizia a massaggiarmi mentre con la bocca mi succhia avidamente la punta del glande.
Faccio tutti gli sforzi possibili per non sborrare in quel preciso istante.
“Sai che il tuo ragazzo ha un buon odore? E il suo cazzo ha proprio un gran sapore? “ commenta, mentre con la mano continua a masturbarmi
“Peccato che tu siaaa… dove cazzo sei ora?...”
Non resisto e la interrompo, per un paradossale senso di protezione che mi scatta nei confronti della mia Alessia.
“Se sei una brava pompinara tanto quanto sei stronza…” prendendola per la testa, spingendola sul mio membro, fottendole la bocca ritmicamente.
Alessia interviene: “Bravo Paolino, infilaglielo fino in fondo alla gola, coraggio: voglio sentire che le vengono i conati!” Mi ordina, mentre si masturba con l’osceno oggetto.
Per la voglia incontrollata, schiaccio il suo viso contro il mio ventre, trattenendolo, le sue mani salde sui miei glutei. “Guarda come le scopo la bocca!”
“Bravo Paolo! così!” l’ortaggio scivola avanti e indietro nella sua fica, fino in fondo, alla stessa maniera in cui il mio cazzo è piantato nella gola della biondina, a cui finalmente strappo i conati che Alessia voleva tanto sentire.
“Oh… sì….” Miagola la mia tipa da lontano, mentre Claudia si stacca da me, lasciandomi rivoli di bava sul sesso, il suo sguardo perso.
“Claudia: che voglia di scoparti che ho! “ ammette Alessia.
“E allora fottimi!” la sfida l’altra, in un lamento scomposto.
“Paolo, girala, falla piegare sul tavolo, allargale le gambe: voglio sfondare quella stronza che è venuta a prendersi il mio ragazzo appena me ne sono partita!”
Non perdo tempo ed ubbidisco, giro con decisione Claudia e la costringo a piegarsi in avanti.
Lei prova ad opporsi con un “No, così no…” ma non serve che la forzi ad allargare le gambe: lo fa da sola, il suo culo resta esposto, il gonfiore delle sue labbra laggiù rosse per l’eccitazione.
“Scopala, cazzo!”
“No, ti supplico…” sussurra Claudia, sgrillettandosi e allargandosi la vulva.
Le afferro i fianchi e, dopo aver gustato il piacere del bagnarmi il prepuzio dei sui abbondanti umori, dandole colpettini sul clitoride, finalmente le scivolo dentro, lento e deciso.
Come descrivere la sensazione del sentire il tuo membro che si fa strada attraverso la carne? Allargandola, violandola? Percependone ogni millimetro mentre scorre per tutta la sua lunghezza, trovando il posto che sembra attendesse solo il suo ingresso, la punta che giunge a toccare la porta dell’utero. Restare in fondo e tornare indietro, uscendo un poco così che le labbra umide laggiù bacino nuovamente il tuo glande, strusciando il frenulo sui peli alla ricerca di quella scossa irresistibile. E poi rientrare dentro di lei, possederla, sporcarla, farle sentire che è un buco per il tuo piacere di uomo, che vuole solo inseminarla in un desiderio ancestrale: una vacca da montare. Dentro e fuori. Dentro e fuori, alla ricerca del godimento, anche se non vorresti fermarti mai.
“Troia!” commenta Alessia da lontano “fatti scopare, adesso!”, il medio a stimolare il buchino là dietro mentre si masturba con quel simulacro di sesso maschile.
“Fottimi, Alessia!” le grida la secchiona.
Più bello di scopare Claudia sotto gli ordini di Alessia, c’è solo farlo guardando quest’ultima che si dà piacere.
E lei lo sa bene. E lo sfrutta per portare la mia eccitazione al parossismo.
Mi cibo dell’osceno spettacolo di lei concentrata nell’atto di violarsi da sola, un dito che si fa finalmente strada nel proprio culo, il suo corpo esposto al nostro sguardo senza alcun pudore, le gambe larghe, volgare e sensuale, il suo viso innocente che non lascerebbe immaginare l’urgenza che si porta dentro.
Non riesco a staccare gli occhi dalla sua masturbazione. La chimica del mio cervello impazzita davanti all’esibizione del suo autoerotismo, un atto privato di ricerca del piacere che meglio di mille parole rappresenta il suo desiderio, specialmente in quella maniera così estrema. Mi sembra di poter sentire l’odore della sua carne affaticata, questo il potere della visione del suo gesto, mentre la mano guida con selvaggia ma controllata foga la zucchina nel profondo della sua fica.
Io
Morivo
Dalla voglia
Di vedere
Alessia
Fottersi da sola.
Scopare Claudia di spalle piegata su tavolo, ubbidendo agli ordini della mia ragazza, esaspera la mia eccitazione, rendendo il nostro amplesso ancora più animalesco.
“Mi fai male… sbattimi più forte, stronzo!”
La nostra carne schiocca, il culo di Claudia risuona contro il mio ventre mentre lei si lascia scappare un flebile verso di piacere, una mia mano sul suo fianco, l’altra a reggere la spalla così da andare bene in fondo, fino alla cervice.
“Fottimi Alessia, sfondami!”
“Sei una puttana, l’ho sempre saputo, secchiona del cazzo…“
“Sei solo invidiosa del mio 100 e lode, stronza!” urla Claudia all’indirizzo della mia moretta.
“Paolo, mettile un dito in culo, ora!”
A quest’ordine la biondina risponde con un “No, nel culo no, per favore, non voglio!”
Ma sappiamo tutti che mente.
Come spiegare il fatto che si stia allargando le natiche con le mani per facilitarmi il compito, altrimenti?
Non me lo faccio ripetere due volte.
E, mentre guardo il sesso di Alessia che si allarga al passaggio di quell’osceno oggetto di piacere, stringendosi un capezzolo sotto la maglietta, mi lecco un pollice prima di fargli trovare la strada del retto della biondina.
“Alessia, sono le tue dita quelle che sento nel mio culo…”
“Certo che sono le mie dita, finalmente. Paolo, quel pollice là dietro… affondalo… dai… forza…”
Claudia è scossa dai miei colpi, io sento il piacere arrampicarsi lungo l’asta. “Oddio… ma dove mi è finito il dito?!” esclamo sorpreso, quasi non fossi io a violarla in quella maniera.
Alessia potrà fingere di scopare Claudia usando me.
Claudia potrà immaginare che è la mia ragazza da 7 a prenderla da dietro.
Ma solo io posso sentire, sulla punta del mio pollice, il membro che entra ed esce da lei, attraverso quella sottile parete di carne che separa la sua fica dal suo retto.
“Scopami, Alessia… fottimi, troia!” continua ad urlare Claudia.
Io credo proprio che la vicina, ormai, nonostante il calcolo differenziale non sia esattamente il suo campo – lei titolare della cattedra di “focaccia pugliese con cipolle”, retaggio delle sue origini (santa donna!) - abbia ben chiaro a cosa si stia dedicando quel Paolino che lei ricorda “alto così”.
Di certo, ora sa che non stiamo facendo i bravi.
Anche se non mi sente parlare.
Perché io non serve che parli.
Io ormai devo essere solo il corpo dato in prestito alle mie donne per scoparsi tra di loro.
“Falla girare, Paolo, coraggio… voglio che mi veda mentre godo per lei, mentre le vieni addosso…”
“Oh, sì….” Risponde la biondina.
Esco da lei, non senza una certa sofferenza: quando la tua testa è tutta nel tuo arnese dentro una donna, uscirne è l’ultima cosa che vuoi.
Ritraggo il largo pollice dal suo culo, che rimane oscenamente dilatato per qualche frazione di secondo, prima di richiudersi.
Claudia non oppone resistenza mentre la volto e la faccio inginocchiare davanti al mio sesso.
“Coraggio Paolo, vienile addosso, sporcale quella faccetta da brava ragazza. ”
Claudia torna a succhiarmi la cappella, mentre io massaggio l’asta, la sua mano scivola a sorreggere lo scroto.
Starà sentendo il proprio sapore sul mio cazzo, mentre io posso percepire lo sguardo di Alessia su di noi.
Claudia spalanca la bocca. E’ il segnale che aspettavo.
Ho trattenuto troppo a lungo quella tensione che monta dal fondo del mio perineo.
Sento lo sperma risalire dai testicoli assieme al godimento, assieme all’orgasmo e, in quel momento, finalmente sono pronto a riversarle fiotti del mio seme sulla sua lingua.
Stringo la base del membro, rilasciandolo all’improvviso, così che lo schizzo la colpisca con più energia.
“A scuola dicevano che ci sapevi fare con la bocca, ma non immaginavo così!”
Lei avrebbe sicuramente battute sarcastiche da rivolgermi in quel momento.
Per farmi abbassare la cresta.
Ma non è il momento.
Come sappiamo entrambi.
E io ne posso approfittare.
“Sei proprio una bocchinara, l’ho sempre saputo!”
“Bravo, Paolo …. Bra…..” la voce di Alessia si interrompe, viene lì, in quel momento, sotto i nostri occhi, contraendo il ventre, gettando indietro la testa, la zucchina dentro il suo sesso, non ne esce quasi più nulla, le dita dell’altra mano hanno lasciato il culo per concentrarsi sul clitoride: noi a casa possiamo così godere della vista delle ritmiche contrazioni del suo sfintere.
Ansimo.
Esausto
Rilasciando gli ultimi schizzi di seme.
Nella bocca di Claudia.
Che guarda me
Che guarda Alessia
“Bravo Paolo…” mi sussurra soddisfatta.
Crollo.
Senza più energie.
Sotto lo sguardo compiaciuto delle mie ragazze.
La mia mano sporca di sperma, che Claudia lecca avida.
Credo solo di aver sentito Alessia lasciarsi scappare un ultimo “che zoccola…”
Ma non ne son tanto sicuro.
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