Una madre e sua figlia

di
genere
incesti

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Ciao a tutti, sono Maria, ho 40 anni, sono divorziata da 5 anni e madre di due gemelli, Alessia e Federico, di 19 anni. Mi sposai giovane preda dell'euforia del primo amore, avevo 18 anni e mio marito 20, era un uomo alto e bello, moro con una mascella squadrata e spalle larghe, canoista da una vita e con un remo soddisfacente tra le gambe con il quale passai infinite ore della mia gioventù. Il crescere ed il cambiare ci ha fatto prendere strade diverse ed ora siamo ottimi amici, affettuosi complici ma nulla più. Il mio racconto inizia con una confessione, non mia ma di mia figlia. Una sera eravamo entrambe sul divano a guardare la televisione, una serie in streaming, io seduta e mia figlia sdraiata con le gambe sulle mie cosce. Eravamo da sole e ci siamo dedicate ad una "serata tra donne", con qualche bottiglia di prosecco e del perfido gossip sulle amiche. Il divano in pelle, le calde notti di luglio e l'alcol bevuto rendevano vano il lavoro del condizionatore che incessantemente provava a rinfrescare una stanza che mi sembrava stesse prendendo fuoco, così che decisi di togliermi la maglietta che avevo restando così solo in slip, essendo una serata tra donne avevo omesso pantaloncini e reggiseno. Per darvi contesto devo descrivermi: sono alta appena 1.60, ho un fisico atletico, pratico diversi sport quando posso e non perdo mai una lezione di yoga, ho cosce toniche e fondoschiena sodo, l'allattamento doppio della mia gravidanza mi ha lasciato un seno abbondante, da una misura terza che avevo in gioventù adesso ho una quinta abbondante, fortunatamente non cadente, ho mantenuto una bella forma del seno. Mi sentivo meglio quando mia figlia mi guardò e mi disse: "mamma hai un bel seno ma il mio è più bello" così si tolse la maglia anche lei. Mia figlia è una ragazza alta 1.65, mora come me, capelli lisci e lunghi, ha un fisico longilineo, tonico, anche lei è una sportiva con due belle gambe lunghe, un sedere sodo ed una terza di seno. Al gesto di mia figlia io le afferrai un seno con una mano e con l'altra ne afferrai uno mio e dissi: "sono più belle ma le mie sono più grosse", ridemmo insieme e continuammo a guardare la serie. Dopo qualche minuto mia figlia iniziò a muovere i piedi che, vi ricordo, erano sulle mie cosce. All'inizio non ci feci caso, anche io sono solita non stare mai ferma in una posizione, quando notai che i movimenti erano diretti ad i miei seni, come se me li stesse accarezzando con le dita affusolate dei suoi piedi, la feci continuare perché abbiamo sempre avuto un rapporto molto fisico senza nasconderci o vergognarci dei nostri corpi, sapevo che le piacevano i miei seni, fin da piccola ne ha sempre avuto come una sorta di ossessione e quindi l'ho fatta continuare. Passavano i minuti ed i suoi piedi diventano sempre più intraprendenti, fino a raggiungere i miei capezzoli che venivano solleticati dalle sue dita, quasi tirati con l'intenzione di farmeli indurire, allora le dissi: "Alessia cosa vuoi fare? Non credi ti stia già lasciando troppe libertà?" Lei mi rispose: "mamma fammi giocare, se ti faccio male la smetto subito", un po' perché non era niente di male un po' perché mi faceva piacere sentirmi coccolata, le dissi: "va bene continua ma non esagerare", lei felicissima non se lo fece ripetere due volte. Le sue dita pizzicavano i miei capezzoli e non vi nasconderò che iniziavano a diventare duri e più diventavano duri più qualcosa simile al piacere si stava facendo strada dentro di me, non potevo crederci, mia figlia mi sta massaggiando i seni con i piedi ed io mi stavo eccitando? Mi sembrava una situazione surreale, sapevo che dovevo, in ogni modo, distrarmi e distrarre mia figlia, presi il telecomando e dalla serie TV che stavamo guardando e girai su un film comico, cercando di smussare un po' la tensione sessuale che si stava creando. Mia figlia parve non interessarsi del cambiamento di contenuto in televisione e tantomeno i miei capezzoli accennavano a rilassarsi, anzi le sue dita diventarono quasi invadenti, il mio capezzolo destro era tra il suo alluce e secondo dito, veniva tirato e strizzato, io guardai quanto era duro e quanto le unghie perfette di mia figlia color bianco latte si fondevano con il colore della mia pelle. Rimasi pietrificata quando un'idea mi pervase, un desiderio, una voglia, mi sentivo egoista ad avere tutto quel piacere per me, volevo che mia figlia provasse piacere, piacere che la sua amorevole madre voleva donarle. Una parte di me rigettò quel pensiero come abominevole, un'altra stava già afferrando un seno di mia figlia, dolcemente, misi il suo dolce e piccolo capezzolo tra le dita, era già duro, pensai "povera bambina mia così eccitata e senza modo per sfogarsi", così le mie dita strinsero il suo capezzolo sinistro. Strinsero il capezzolo dolcemente, tirandolo poco verso l'alto, non volevo farle male ma il flebile gemito che uscii dalla sua bocca non era di dolore, anzi, mi resi conto che mia figlia stava provando piacere, stava godendo ed ero io l'artefice del suo piacere, provai a stringerle il capezzolo un po' più forte, il suo gemito si fece un po' meno flebile. Il suo capezzolo era creta tra le mie dita, lo rigiravo e contorcevo, da bianco che era all'inizio diventò rosso acceso, poi, alla vista di quel capezzolo così puro, così dolce, così buono, non resistetti, non riuscii a fermarmi e così tirai, lo tirai forte, con tutta la forza che avevo. Il gemito di mia figlia non fu flebile, non fu lieve, fu un grido, fu un ruggito di una leonessa. Mia figlia si fermò con i piedi, li mise a terra e lei si alzò fino a mettersi seduta così vicino a me che il mio seno destro sfiorava il suo seno sinistro, i nostri capezzoli duellavano come spade ad ogni movimento. Mi guardò negli occhi, con un po' di fiato lungo mi disse: "mamma, allattami"...
scritto il
2024-10-22
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