Vacanze in campagna (1?)
di
PandaSolitario
genere
incesti
Se vi interessa leggere la seconda parte fatemelo sapere con un commento o una mail, per consigli, chiacchiere o domande varie: pandasolitario77@gmail.com
L'estate è noiosa a casa dei nonni in campagna, da piccoli la percezione del tempo è diversa ma da grandi in un vecchio casolare senza internet è dilatata tanto che la noia diventa una compagnia fisica, talmente tangibile da vederla ad ogni angolo. A condividere con me questa agonia c'è mia cugina e le nostre madri oltre, ovviamente, ai nonni.
Mia madre e mia zia, entrambe divorziate da qualche anno, hanno avuto la brillante idea di rivivere le estati della loro giovinezza, spinte dal bisogno di lasciare la frenetica vita fatta di ufficio, impegni e doveri, obbligando così noi figli a questo supplizio. Si sono lasciate la vita adulta alle spalle per tornare bambine per 3 mesi, dormono nella loro cameretta di quando erano piccole, si vestono con vestitini a stampe fiorate che mai avrebbero messo e fanno dei lavori di campagna che mai avrei immaginato sapessero fare, vederle in queste vesti ammetto che è divertente oltre che curioso. Una mattina a colazione, mamma rubò una fetta di pane imburrata a mia zia la quale andò a dirlo a nonna che rimproverò mia madre la quale, donna matura di quarant'anni, sputò nel latte della sorella senza farsi vedere da nessuno escluso me. Vedere mamma in quel contesto e in quella situazione, rimproverata dalla madre e fare la bulla con zia è stato bello, non avevo mai visto questa sua parte giocosa, mi piacque. Dopo la abbondante e divertente colazione andai con mia madre nei campi, lavorai con lei per ore, fianco a fianco finché stremati non ci fermammo sotto un olivo centenario per prendere un po' di fresco e bere qualcosa. In un attimo lungo un secolo squadrai mia madre e la guardai con occhi diversi, stava bevendo e la osservai in ogni dettaglio, era in piedi davanti a me a non più di un metro, io ero seduto spalle all'albero. Era sudata, delle goccioline di sudore le imperlavano la testa e altre scendevano lungo il collo, stava avvicinando una bottiglia di vetro trasparente alla bocca, una bocca rossa, carnosa e mentre beveva qualche goccia cadde più giù così la seguii con lo sguardo e notai la scollatura bagnata fradicia di un misto tra sudore e acqua, notai che non portava il reggiseno ed il vestito, madido di sudore, lasciava vedere la forma dei suoi pesanti seni, grandi e sodi nonostante la loro enorme mole, sarà stata una quinta abbondante forse sesta, una forma perfetta sovrastata da un grande capezzolo in erezione che tirava il tessuto che lo copriva. Il mio sguardo andò sul suo bacino largo, che dava al corpo una piacevole e sinuosa forma a clessidra. I miei occhi corsero sempre più giù fino alla forma del suo lato B, bello e sodo, una abbondante pesca da mordere e leccare coperta a malapena dal vestito che lasciava completamente scoperte delle cosce muscolose, toniche e abbronzate le quali terminavano con dei piedi piccoli, nudi e sporchi di fango. Per la prima volta vidi mia madre come una femmina, una femmina da possedere. Rigettai subito il pensiero etichettandolo come folle ma il mio corpo si ribellava alla mente, anzi i segni di una prepotente ed inaspettata erezione erano visibili, successe tutto così in fretta che non riuscii a camuffare o comunque a limitare la fuoriuscita della cappella dalla gamba del mio pantaloncino, maledissi la scelta dell outfit e maledissi l'uso dei boxer larghi. Sperai che mamma non notasse nulla ma la speranza svaní quando spostò il suo piede destro molto vicino alla mia cappella e disse: "tesoro va bene che il lavoro nei campi aumenta il testosterone ma così rischi di ingravidami solo guardandomi". Mi alzai e goffamente cercai di nascondere qualcosa ma resi solo più palese ciò che ormai era ovvio e dissi: "scusa mamma non so cosa mi sia preso", lei rispose ridendo: "tranquillo tesoro è normale in estate siamo tutti più focosi inoltre devo complimentarmi con me stessa ti ho fatto proprio un bel pisellone, guarda quella cappella sembra una mela", impazzendo di vergogna risposi: "si sarà il caldo", e mi alzai, lei non mollò il colpo e disse: "amore di mamma ti raffreddo i bollenti spiriti", mi allargò l'elastico dei pantaloncini e versò al loro interno l'acqua rimanente nella bottiglia, ci mettemmo a ridere. Rimessi a lavoro non potevo far altro che pensare a quella femmina che era mia madre, guardavo costantemente il suo corpo e lei lo sapeva, sono sicuro che sentiva i miei sguardi su di sé, si muoveva in maniera diversa, i gesti erano più eleganti, la sua scollatura era più pronunciata, riuscivo a vedere perfettamente la curva che aveva la sua scura areola, il vestito che prima copriva a malapena il suo culo adesso le lasciava i glutei a vista. Cosa mi stava succedendo? Perché tutto ad un tratto avevo questi pensieri? Queste "attenzioni" che non avevo mai avuto? Perché non riesco a calmarmi? Perché questa ferale eccitazione che non mi lascia più? Al calare del sole e rientrati a casa mamma andò in camera sua a farsi una doccia, e così feci io, salite le scale mi stavo avvicinando alla porta della mia camera quando incontrai mia cugina che stava scendendo, mi disse: " ciao Lu' com'è andata?", risposi distrattamente con un: "bene", dovevo andare in camera, il più velocemente possibile. Lasciai mia cugina stranita dalla mia fretta nel corridoio e andai in camera, chiusi la porta a chiave. Finalmente solo la prima cosa che feci fu spogliarmi, ancora in piedi guardai il mio pene, duro ed enorme, le vene pulsavano e la cappella, totalmente esposta, aveva un colore simile all'amaranto, pulsava anch'essa. Sentivo un desiderio irrefrenabile di masturbarmi, presi il mio pene in mano, sentivo le mie palle pesanti e gonfie, la mia testa invece era leggera, il pensiero era rivolto a quella femmina di mia madre, precisamente nel momento in cui, chinata, vidi i suoi glutei. Il pensiero si fece audace, con la forza dell'immaginazione, spostai il suo slip bianco, per trovare la vagina che mi aveva partorito fradicia di umori pronta ad accogliere il mio pene durissimo ed enorme dentro di sé, le mie mani sulle sue chiappe, li per allargarle quel tanto che basta per entrare tutto dentro di lei, nessun preliminare ma solo penetrazione profonda e veloce. Non feci in tempo ad immaginare altro che uno schizzo considerevole di sperma sporcò il pavimento, il mio corpo era pervaso dal piacere e dell'incredulità: "davvero mi sono appena segato su mia madre?" mi chiesi. Mi sdraiai sul letto per qualche minuto, il mio pene ancora duro non accennava a rilassarsi, presi lo smartphone nella speranza di uno distrazione ma niente, non c'era linea, cosicché mi decisi e andai a farmi una doccia. La mente era ancora lì, perché non riuscivo a cambiare pensiero? Perché non stavo pensando al test di ingresso di medicina? Oppure perché non riflettevo su quanto studio dovevo ancora fare? Il mio pene ancora duro bramava orgasmi e così lo ripresi in mano. L'acqua gelata scivolava sul mio corpo e la mia mente riprese il pensiero di qualche minuto prima. Con la libertà dell'immaginazione sto scopando mia madre, la penetrazione è profonda e veloce ma non mi basta, stacco la mano sinistra dal suo fianco per darle uno schiaffo sul culo, emette un lamento che mi accende, gliene do un altro e un altro ancora, i suoi lamenti sono la bevanda che disseta la bestia che sono diventato mentre il suo bel culo diventa sempre più rosso. Non mi basta, ho ancora sete, la mano destra si stacca dall'altro fianco per afferrare con forza la sua bionda treccia, do uno strattone e sento un suo urlo, forte e chiaro. L'immaginazione lasciò spazio ad un altro enorme schizzo di sperma, raggiunsi il secondo orgasmo in pochissimi minuti, ma cazzo, non mi sentii sazio. Finii la doccia e misi il deodorante ed un po' di profumo, immancabile, scesi un outfit diverso con pantaloncini più lunghi di quelli di oggi e una maglietta. Scesi per cenare insieme agli altri e così vidi subito il solito tran tran dei preparativi, la nonna che mi mise in mano una pila di piatti per apparecchiare, nonno che borbottava qualcosa alla televisione, zia che finiva le preparazioni, mia cugina che aiutava la madre e poi c'era lei, la mia di madre. Mamma stava tagliando la frutta per la macedonia, mi fermai un istante per fissare quell'immagine nella mie memoria. I capelli, di un biondo scuro, erano legati in una treccia larga, qualche ciocca ricadeva delicatamente sul viso, gli occhi verdi erano concentrati su cosa stavano facendo le mani. Il vestito era uno smanicato molto corto, bianco a trama fiorata, molto largo sulle braccia e lasciava vedere il fianco dei seni che danzavano ad ogni movimento del corpo, rimasi ipnotizzato da quella danza tanto che sentii nonna dire a mamma: "Marí ti sembra il modo di vestirsi? Riesco a vederti il petto", mamma rispose: "Má fa caldo e poi sono una donna adulta posso vestirmi come voglio", nonna ribatté: "Marí copriti subito", mamma rispose: "Má lo sai che con me gli ordini non funzionano" e per tutta risposta prese il lato destro della manica del vestito e tirandolo verso sinistra scoprì il seno destro e come se non bastasse giocherellò per un attimo con il capezzolo, inturgidendolo, e disse: "vedi cosa fanno gli ordini Má?", nonna rispose: "Maria sei proprio una maiala" e mamma, strizzandosi il seno esposto a mo' di posizione da allattamento, rispose: "no mamma sono una vacca!", entrambe risero sonoramente e tornarono alle loro occupazioni. La cena andò bene e dopo aver rimesso tutto a posto ci mettemmo in giardino. Mia cugina e zia sdraiate per terra, su dei teli di canapa, i nonni sulle loro vetuste poltrone a dondolo di vimini ed io e mamma sul dondolo. Parlammo del più e del meno sorseggiando chi un amaro chi un caffè, io avevo una birra. Dopo qualche tempo mamma si sdraiò e mi gettò i piedi in grembo, guardandomi mi disse: "amore di mamma mi fai un massaggio ai piedi?", risposi: "si mamma certo". Presi il primo piede, l'altro lo lasciai sul mio inguine ed iniziai a massaggiare l'alluce con i miei polpastrelli, poi le altre dita. Aprii la mano per massaggiare più efficacemente il collo del piede, la pianta per poi salire sulla caviglia, stavo per ritornare sul piede quando mamma mi disse: "ti prego tesoro anche le gambe, la vita nei campi sarà pure bella ma è tanto dura". Senza dire niente salii con le mani verso lo stinco, l'abbronzatura rendeva la pelle di un bellissimo colore bronzato, non c'era né un pelo e ne una imperfezione, sembrava la gamba di una dea, era bellissima. Passai il ginocchio per arrivare a toccare lo coscia, li non riuscii più a resistere e iniziai a scendere verso il piede, ma mamma mi disse: "amore non ti fermare continua con il massaggio che a tua madre piace così tanto", risposi un incerto: "ok". La testa divenne leggera, il mio respiro affannoso, appena toccai quella coscia liscia e perfetta ebbi un'erezione istantanea, mia madre si ritrasformò nella femmina che bramavo e lei lo sentii. Mi resi conto che le mie mani si fecero più pesanti sulla sua coscia, come a staccarne dei pezzi per cibarmene. Come feci a sapere che lei avvertii il mio cambiamento? Notai un sorrisino come quasi di piacere e la sua testa, buttata all'indietro, in preda a qualcosa di diverso dal solo relax. Cercai di non fare sentire a mia madre la poderosa erezione che avevo ma il suo piede fu più veloce della mia mano, si sistemò proprio sul mio pene, il tallone sulle palle e le dita verso la punta e come se non bastasse, impercettibilmente si mosse, su e giù, molto più che lentamente. Come? Mia madre mi stava masturbando? Questo pensiero inondò la mia mente, il mio pene divenne oscenamente enorme mentre le mie mani stavano ancora risalendo la coscia, erano arrivate quasi al suo inguine e al mio bivio Interiore: "continuare o fermarmi?". Non potevo procedere, ma non volevo neppure fermarmi e così che incurante di ogni cosa proseguii. Mia madre sorrideva sempre più e beatamente con gli occhi chiusi, socchiuse leggermente le sue cosce per farmi passare, per farmi entrare nella sua femminilità, più mi avvicinavo e più le apriva. Mi dirigevo verso quello slip bianco candido, solo un velo di cotone mi separava dalla vagina che bramavo, solo un centimetro e avrei spostato quel tessuto per farmi spazio dentro di lei, ero così vicino quando nonna, ad alta voce, disse: "figlie e nipoti, a nanna domani la giornata è dura". Questa interruzione mi riportò sulla terra, mamma si ricompose ed io cercai di ritrovare un contegno, mi guardai intorno sperando che nessuno avesse notato ciò che io e mia madre stavamo facendo, passai in rapida rassegna tutti i volti e non mi sembrò che nessuno avesse notato qualcosa, sollevato spostai le gambe di mia madre e con un unico movimento, per non farmi vedere da nessuno, bloccai il mio pene nell'elastico dei boxer, fece male ma così facendo tutte le protuberanze erano celate alla vista. Durante gli ultimi saluti e la buonanotte collettiva mamma si avvicinó al mio orecchio e sussurrò: "pisellone di mamma dovresti masturbarti un po' di più, il bastone che hai in mezzo alle gambe gridava pietà".
L'estate è noiosa a casa dei nonni in campagna, da piccoli la percezione del tempo è diversa ma da grandi in un vecchio casolare senza internet è dilatata tanto che la noia diventa una compagnia fisica, talmente tangibile da vederla ad ogni angolo. A condividere con me questa agonia c'è mia cugina e le nostre madri oltre, ovviamente, ai nonni.
Mia madre e mia zia, entrambe divorziate da qualche anno, hanno avuto la brillante idea di rivivere le estati della loro giovinezza, spinte dal bisogno di lasciare la frenetica vita fatta di ufficio, impegni e doveri, obbligando così noi figli a questo supplizio. Si sono lasciate la vita adulta alle spalle per tornare bambine per 3 mesi, dormono nella loro cameretta di quando erano piccole, si vestono con vestitini a stampe fiorate che mai avrebbero messo e fanno dei lavori di campagna che mai avrei immaginato sapessero fare, vederle in queste vesti ammetto che è divertente oltre che curioso. Una mattina a colazione, mamma rubò una fetta di pane imburrata a mia zia la quale andò a dirlo a nonna che rimproverò mia madre la quale, donna matura di quarant'anni, sputò nel latte della sorella senza farsi vedere da nessuno escluso me. Vedere mamma in quel contesto e in quella situazione, rimproverata dalla madre e fare la bulla con zia è stato bello, non avevo mai visto questa sua parte giocosa, mi piacque. Dopo la abbondante e divertente colazione andai con mia madre nei campi, lavorai con lei per ore, fianco a fianco finché stremati non ci fermammo sotto un olivo centenario per prendere un po' di fresco e bere qualcosa. In un attimo lungo un secolo squadrai mia madre e la guardai con occhi diversi, stava bevendo e la osservai in ogni dettaglio, era in piedi davanti a me a non più di un metro, io ero seduto spalle all'albero. Era sudata, delle goccioline di sudore le imperlavano la testa e altre scendevano lungo il collo, stava avvicinando una bottiglia di vetro trasparente alla bocca, una bocca rossa, carnosa e mentre beveva qualche goccia cadde più giù così la seguii con lo sguardo e notai la scollatura bagnata fradicia di un misto tra sudore e acqua, notai che non portava il reggiseno ed il vestito, madido di sudore, lasciava vedere la forma dei suoi pesanti seni, grandi e sodi nonostante la loro enorme mole, sarà stata una quinta abbondante forse sesta, una forma perfetta sovrastata da un grande capezzolo in erezione che tirava il tessuto che lo copriva. Il mio sguardo andò sul suo bacino largo, che dava al corpo una piacevole e sinuosa forma a clessidra. I miei occhi corsero sempre più giù fino alla forma del suo lato B, bello e sodo, una abbondante pesca da mordere e leccare coperta a malapena dal vestito che lasciava completamente scoperte delle cosce muscolose, toniche e abbronzate le quali terminavano con dei piedi piccoli, nudi e sporchi di fango. Per la prima volta vidi mia madre come una femmina, una femmina da possedere. Rigettai subito il pensiero etichettandolo come folle ma il mio corpo si ribellava alla mente, anzi i segni di una prepotente ed inaspettata erezione erano visibili, successe tutto così in fretta che non riuscii a camuffare o comunque a limitare la fuoriuscita della cappella dalla gamba del mio pantaloncino, maledissi la scelta dell outfit e maledissi l'uso dei boxer larghi. Sperai che mamma non notasse nulla ma la speranza svaní quando spostò il suo piede destro molto vicino alla mia cappella e disse: "tesoro va bene che il lavoro nei campi aumenta il testosterone ma così rischi di ingravidami solo guardandomi". Mi alzai e goffamente cercai di nascondere qualcosa ma resi solo più palese ciò che ormai era ovvio e dissi: "scusa mamma non so cosa mi sia preso", lei rispose ridendo: "tranquillo tesoro è normale in estate siamo tutti più focosi inoltre devo complimentarmi con me stessa ti ho fatto proprio un bel pisellone, guarda quella cappella sembra una mela", impazzendo di vergogna risposi: "si sarà il caldo", e mi alzai, lei non mollò il colpo e disse: "amore di mamma ti raffreddo i bollenti spiriti", mi allargò l'elastico dei pantaloncini e versò al loro interno l'acqua rimanente nella bottiglia, ci mettemmo a ridere. Rimessi a lavoro non potevo far altro che pensare a quella femmina che era mia madre, guardavo costantemente il suo corpo e lei lo sapeva, sono sicuro che sentiva i miei sguardi su di sé, si muoveva in maniera diversa, i gesti erano più eleganti, la sua scollatura era più pronunciata, riuscivo a vedere perfettamente la curva che aveva la sua scura areola, il vestito che prima copriva a malapena il suo culo adesso le lasciava i glutei a vista. Cosa mi stava succedendo? Perché tutto ad un tratto avevo questi pensieri? Queste "attenzioni" che non avevo mai avuto? Perché non riesco a calmarmi? Perché questa ferale eccitazione che non mi lascia più? Al calare del sole e rientrati a casa mamma andò in camera sua a farsi una doccia, e così feci io, salite le scale mi stavo avvicinando alla porta della mia camera quando incontrai mia cugina che stava scendendo, mi disse: " ciao Lu' com'è andata?", risposi distrattamente con un: "bene", dovevo andare in camera, il più velocemente possibile. Lasciai mia cugina stranita dalla mia fretta nel corridoio e andai in camera, chiusi la porta a chiave. Finalmente solo la prima cosa che feci fu spogliarmi, ancora in piedi guardai il mio pene, duro ed enorme, le vene pulsavano e la cappella, totalmente esposta, aveva un colore simile all'amaranto, pulsava anch'essa. Sentivo un desiderio irrefrenabile di masturbarmi, presi il mio pene in mano, sentivo le mie palle pesanti e gonfie, la mia testa invece era leggera, il pensiero era rivolto a quella femmina di mia madre, precisamente nel momento in cui, chinata, vidi i suoi glutei. Il pensiero si fece audace, con la forza dell'immaginazione, spostai il suo slip bianco, per trovare la vagina che mi aveva partorito fradicia di umori pronta ad accogliere il mio pene durissimo ed enorme dentro di sé, le mie mani sulle sue chiappe, li per allargarle quel tanto che basta per entrare tutto dentro di lei, nessun preliminare ma solo penetrazione profonda e veloce. Non feci in tempo ad immaginare altro che uno schizzo considerevole di sperma sporcò il pavimento, il mio corpo era pervaso dal piacere e dell'incredulità: "davvero mi sono appena segato su mia madre?" mi chiesi. Mi sdraiai sul letto per qualche minuto, il mio pene ancora duro non accennava a rilassarsi, presi lo smartphone nella speranza di uno distrazione ma niente, non c'era linea, cosicché mi decisi e andai a farmi una doccia. La mente era ancora lì, perché non riuscivo a cambiare pensiero? Perché non stavo pensando al test di ingresso di medicina? Oppure perché non riflettevo su quanto studio dovevo ancora fare? Il mio pene ancora duro bramava orgasmi e così lo ripresi in mano. L'acqua gelata scivolava sul mio corpo e la mia mente riprese il pensiero di qualche minuto prima. Con la libertà dell'immaginazione sto scopando mia madre, la penetrazione è profonda e veloce ma non mi basta, stacco la mano sinistra dal suo fianco per darle uno schiaffo sul culo, emette un lamento che mi accende, gliene do un altro e un altro ancora, i suoi lamenti sono la bevanda che disseta la bestia che sono diventato mentre il suo bel culo diventa sempre più rosso. Non mi basta, ho ancora sete, la mano destra si stacca dall'altro fianco per afferrare con forza la sua bionda treccia, do uno strattone e sento un suo urlo, forte e chiaro. L'immaginazione lasciò spazio ad un altro enorme schizzo di sperma, raggiunsi il secondo orgasmo in pochissimi minuti, ma cazzo, non mi sentii sazio. Finii la doccia e misi il deodorante ed un po' di profumo, immancabile, scesi un outfit diverso con pantaloncini più lunghi di quelli di oggi e una maglietta. Scesi per cenare insieme agli altri e così vidi subito il solito tran tran dei preparativi, la nonna che mi mise in mano una pila di piatti per apparecchiare, nonno che borbottava qualcosa alla televisione, zia che finiva le preparazioni, mia cugina che aiutava la madre e poi c'era lei, la mia di madre. Mamma stava tagliando la frutta per la macedonia, mi fermai un istante per fissare quell'immagine nella mie memoria. I capelli, di un biondo scuro, erano legati in una treccia larga, qualche ciocca ricadeva delicatamente sul viso, gli occhi verdi erano concentrati su cosa stavano facendo le mani. Il vestito era uno smanicato molto corto, bianco a trama fiorata, molto largo sulle braccia e lasciava vedere il fianco dei seni che danzavano ad ogni movimento del corpo, rimasi ipnotizzato da quella danza tanto che sentii nonna dire a mamma: "Marí ti sembra il modo di vestirsi? Riesco a vederti il petto", mamma rispose: "Má fa caldo e poi sono una donna adulta posso vestirmi come voglio", nonna ribatté: "Marí copriti subito", mamma rispose: "Má lo sai che con me gli ordini non funzionano" e per tutta risposta prese il lato destro della manica del vestito e tirandolo verso sinistra scoprì il seno destro e come se non bastasse giocherellò per un attimo con il capezzolo, inturgidendolo, e disse: "vedi cosa fanno gli ordini Má?", nonna rispose: "Maria sei proprio una maiala" e mamma, strizzandosi il seno esposto a mo' di posizione da allattamento, rispose: "no mamma sono una vacca!", entrambe risero sonoramente e tornarono alle loro occupazioni. La cena andò bene e dopo aver rimesso tutto a posto ci mettemmo in giardino. Mia cugina e zia sdraiate per terra, su dei teli di canapa, i nonni sulle loro vetuste poltrone a dondolo di vimini ed io e mamma sul dondolo. Parlammo del più e del meno sorseggiando chi un amaro chi un caffè, io avevo una birra. Dopo qualche tempo mamma si sdraiò e mi gettò i piedi in grembo, guardandomi mi disse: "amore di mamma mi fai un massaggio ai piedi?", risposi: "si mamma certo". Presi il primo piede, l'altro lo lasciai sul mio inguine ed iniziai a massaggiare l'alluce con i miei polpastrelli, poi le altre dita. Aprii la mano per massaggiare più efficacemente il collo del piede, la pianta per poi salire sulla caviglia, stavo per ritornare sul piede quando mamma mi disse: "ti prego tesoro anche le gambe, la vita nei campi sarà pure bella ma è tanto dura". Senza dire niente salii con le mani verso lo stinco, l'abbronzatura rendeva la pelle di un bellissimo colore bronzato, non c'era né un pelo e ne una imperfezione, sembrava la gamba di una dea, era bellissima. Passai il ginocchio per arrivare a toccare lo coscia, li non riuscii più a resistere e iniziai a scendere verso il piede, ma mamma mi disse: "amore non ti fermare continua con il massaggio che a tua madre piace così tanto", risposi un incerto: "ok". La testa divenne leggera, il mio respiro affannoso, appena toccai quella coscia liscia e perfetta ebbi un'erezione istantanea, mia madre si ritrasformò nella femmina che bramavo e lei lo sentii. Mi resi conto che le mie mani si fecero più pesanti sulla sua coscia, come a staccarne dei pezzi per cibarmene. Come feci a sapere che lei avvertii il mio cambiamento? Notai un sorrisino come quasi di piacere e la sua testa, buttata all'indietro, in preda a qualcosa di diverso dal solo relax. Cercai di non fare sentire a mia madre la poderosa erezione che avevo ma il suo piede fu più veloce della mia mano, si sistemò proprio sul mio pene, il tallone sulle palle e le dita verso la punta e come se non bastasse, impercettibilmente si mosse, su e giù, molto più che lentamente. Come? Mia madre mi stava masturbando? Questo pensiero inondò la mia mente, il mio pene divenne oscenamente enorme mentre le mie mani stavano ancora risalendo la coscia, erano arrivate quasi al suo inguine e al mio bivio Interiore: "continuare o fermarmi?". Non potevo procedere, ma non volevo neppure fermarmi e così che incurante di ogni cosa proseguii. Mia madre sorrideva sempre più e beatamente con gli occhi chiusi, socchiuse leggermente le sue cosce per farmi passare, per farmi entrare nella sua femminilità, più mi avvicinavo e più le apriva. Mi dirigevo verso quello slip bianco candido, solo un velo di cotone mi separava dalla vagina che bramavo, solo un centimetro e avrei spostato quel tessuto per farmi spazio dentro di lei, ero così vicino quando nonna, ad alta voce, disse: "figlie e nipoti, a nanna domani la giornata è dura". Questa interruzione mi riportò sulla terra, mamma si ricompose ed io cercai di ritrovare un contegno, mi guardai intorno sperando che nessuno avesse notato ciò che io e mia madre stavamo facendo, passai in rapida rassegna tutti i volti e non mi sembrò che nessuno avesse notato qualcosa, sollevato spostai le gambe di mia madre e con un unico movimento, per non farmi vedere da nessuno, bloccai il mio pene nell'elastico dei boxer, fece male ma così facendo tutte le protuberanze erano celate alla vista. Durante gli ultimi saluti e la buonanotte collettiva mamma si avvicinó al mio orecchio e sussurrò: "pisellone di mamma dovresti masturbarti un po' di più, il bastone che hai in mezzo alle gambe gridava pietà".
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