Nudista senza speranza VIII
di
Sunflower
genere
dominazione
1000 euro al giorno per essere la cagna di Paola, sono nuda, a quattro zampe e non smetto di pensare a questa frase che è stata detta tra la donna corvina e Marco, il mio padrone. Oggi sono sola a casa e sarà così anche i prossimi tre giorni, poiché Marco è andato via per lavoro. Nel frattempo, ho comunicato al mio datore di lavoro, mentre ero completamente nuda a fare allenamento, che sono intenzionata a licenziarmi, come il padrone mi ha consigliato. È stato difficile ma l'ho fatto, la mia fica sta sgocciolando e prontamente lecco tutto restando accucciata e nuda. Mentre mi abbasso facendo le flessioni, noto come le mie tette e il mio culo siano più tonici, poi mi abbasso fino a fare una spaccata e schiacciando la figa per terra, mi dà piacere e godimento. Non sono obbligata a restare a quattro zampe e mi alzo, ho voglia di vedermi allo specchio, mi avvicino e il cespuglio là sotto mi fa vergognare profondamente, voglio essere liscia e glabra. Mi faccio una foto tenendo la medaglietta del collare con le dita della mano sinistra e la mando a Marco.
"Ti supplico, padrone, posso radermi?" Gli scrivo, accompagnando il tutto con uno "woof!"
La risposta non si fa attendere e il mio cellulare inizia a vibrare. È lui.
"Puoi farlo, cucciola, volevo dirtelo io, ma Paola preferisce solo le lisce, come dire nude complete" scrive. Sono eccitata, posso radermi! Mi fiondo nel bagno dove ho le mie strisce depilatorie e in un battibaleno la chioma là sotto è solo un ricordo. Mi faccio una foto e la mando a Marco, che subito mi risponde con un immagine dei suoi pantaloni in tiro.
Passa qualche ora, ho guardato un po' di televisione sdraiata nuda sul divano, ho fatto allenamento con un vibratore e ho anche dormito un paio d'ore, Suona il videocitofono. Mi alzo, vado a rispondere, sono completamente nuda, in casa di Marco.
«Chi è?», dico con voce lievemente emozionata.
«Cara, sono tua madre, non mi riconosci?»
«Mamma? Come hai avuto questo indirizzo?»
«In casa tua non c'eri e non rispondevi al telefonino, mi chiedo a cosa vi servano, se poi non rispondete mai?»
«Va bene, ma non hai riaposto alla mia domanda, mamma»
«E allora, mi apri questo portone, o no?»
«Ok, il piano è l'attico e una cosa importante...»
«Sei nuda, vero?»
«Già, è così», in velocità mi sfilo il collare e sposto la lettiera nel bagno della zona notte, appena in tempo che sento dei passi fuori nel corridoio del condominio. I passi dei tacchi della mamma sono rimasti inconfondibili. Sempre uguali, sempre martellanti.
«È permesso», dice lei entrando e con la sua chioma bionda mi abbraccia accarezzandomi la nuda pelle con la stoffa di cui è fatto il suo vestito.
«Prego mamma, accomodati», le indico il divano, ma lei con uno sgambetto mi fa inciampare sulle sue ginocchia sedendosi anche lei sul divano.
«Hai messo su un bel culetto, cara», e poi mi sculaccia, «Così impari a non farti più sentire!», mi dice. «Vivere nudi, non è poi così male, vero?»
«Certo, puoi subito punirmi», bofonchio sottovoce.
«Chi ti ha detto dove abito?»
«È stata Matilde, lo sai, l'ho incomtrata un paio di giorni fa, mi fai vedere il tuo fidanzato tesoro?»
«Matilde, quella troia...», bofonchio mentre il mio culo si sfiamma e prendo il cellulare.
«È proprio un bel ragazzo», afferma e poi mi strizza un capezzolo tra le dita della mano sinistra.
«È smettila mamma!»
«Sai», mi dice lei, «non è divertente se sei solo tu ad essere senza vestiti»
«E da quando sei nudista, tu?»
«Prima che tu nascessi ero solita frequentare spiagge nudiste e campi naturisti, bella», detto ciò vedo mia madre spogliarsi davanti ai miei occhi, si sfila il vestito, si slaccia i capelli biondi, si sfila le scarpe, il reggiseno e poi in un colpo di reni le mutandine. Ecco fatto, è nuda davanti ai miei occhi e il suo cespuglio biondo là sotto, lo conferma in maniera lampante.
«embè», mi fa, «Non hai mai visto una donna nuda? Che cos'e quella faccia stupita?»
«Sei nuda, mamma», bofonchio incredula.
«Già, lo sono. Come te».
«Vuoi mangiare qualcosa?», le chiedo. «Posso prepararti qualcosa, se ti va», sono eccitata, la mia figa è umida, mia madre è nuda davanti a me e ancora non riesco a crederci.
«Sì, un pranzo completamente nuda insieme a mia figlia, voglio farlo».
Io e mia madre iniziamo a prepararci delle insalate di riso, sfilacciamo del pollo e condiamo il cereale con pomodorini, wurstel olive, ogni tanto ci spingiamo con i culi e qualche schiaffo sonoro vola, lasciando anche qualche stampa. Ci sediamo al tavolo, tette al vento e fighe in vista, mentre raccolgo il riso con la forchetta, osservo il seno di mia madre, i capezzoli e le areole, assomigliano molto alle mie.
«Vorresti leccarmele?», mi chiede lei, così di punto in bianco. Io sputo tutto il boccone che avevo ingurgitato. «Come? Che hai detto?»
«Lucia, sei sorda?», mi dice infastidita, «Ti ho detto se vuoi leccarmi le tette, non è una domanda difficile,no?»
«Sinceramente», assumo un tono più serio, «Vorrei leccarti la figa, mamma, è da quando ti sei spogliata che non penso ad altro che al tuo ciuffo biondo».
«Sono sollevata, ma se vuoi leccarla, dovrai sottometterti, umiliarti, inginocchiarti a me».
«Che intendi mamma?», le dico sorpresa mentre un velo di eccitazione si estende alla mia figa riscaldandola in maniera incredibile.
«Niente, stavo scherzando, se vuoi leccarla, voglio leccare la tua anche io».
«Certo, naturalmente», faccio io eccitatissima e là sotto ho già fatto dei liquidi. Sto per leccare la figa di mia madre, cioè siamo entrambe nude, stiamo mangiando del pollo, e tra poco saremo abbracciate un vorticoso 69, sto sudando al solo pensiero. Porto una mano, quasi istintivamente alla figa e la strofino, la stropiccio, è bagnata fradicia.
«Vuole essere lecata in maniera così evidente?», mi chiede mia madre. «Sei una nudista o una ninfomane?»
«E dai mamma, stimolare il corpo fa bene, ma dimmi, come sta papà?»
«Bene, non condivide la tua scelta, ma la rispetta, qualche volta vieni a trovarci con Marco»
«Vediamo», mogugno mentre deglutisco l'ultimo boccone di riso pregustamdo la fica bionda che mi sta davanti. Finiamo di mangiare, mi alzo per sparecchiare e ricevo un altro schiaffo sul culo, questo però fa sgocciolare la mia amichetta ancora di più e mia madre sembra essersene accorta.
«Dai, vieni sotto al tavolo a leccarmela»
Non me lo faccio ripetere due volte, poggio i piatti ancora sul tavolo, mi inginocchio e sparisco sotto al tavolo. Nuda e inginocchiata, sento il freddo dei talloni sulle mie natiche e la fica spoglia senza piu un peletto rovente. Mentre mi avvicino vedo mia madre allargare le grandi labbra con le dita e inizio a tirare fuori la lingua. Mi massaggio una mammella e affondo la lingua nella fessura, è bagnatissima, un circolo vizioso di umori e succhi.
«Succhia tutto, Lucia!», grida mia madre che adesso divarica un po' le gambe rivelando una pozza di umori sulla sedia.
«Ora tocca a me, vieni fuori!», mi intima mentre alzandosi mi concede il tempo di pulire la sedia con la mia lingua. Lo so sono una grande troia, però è stato bello. Mi stendo a terra e lei mi si siede in faccia abbassandosi fino ad arrivare con la lingua sulla mia rosa. Me la bacia, la sua lingua è piccola, ma colpisce e stimola intensamente, nel mentre io continuo a leccare e la sua fessura mi riempie nuovamente la bocca di secrezioni vaginali. Gustose e dolci, che mi spingono a leccare, ad assaporare ancora e ancora, poi a morderle il culo, a stringerle tra i denti i capezzoli, succhiandoli, storcendoli, la voglio, in un'opera di contorsionismo o turbinismo siamo una sopra all'altra, occhi che si guardano negli occhi, le punte delle nostre tette si sfiorano disegnando le curve che formano i nostri seni. Sono bellissimi. E là sotto, il reticolo di umori è così spesso che forse una doccia non basterà a rimuoverlo, ma va bene così. Mi sembra di aver atteso questo momento per una vita intera. La bacio in bocca e mentre le nostre lingue danzano intricate tra di loro, la ringrazio sculacciamdola a mia volta. Infine ci separiamo, siamo sfinite, nude e ricoperte di saliva, umori, sudore e tanto altro. Ci teniamo per mano mentre guardiamo il soffitto, mi strinfe la mano e io ricambio, «È stato bellissimo, mamma», le dico.
Lei annuisce, si porta su di me e mi piscia in bocca, bevo e imgoio tutto senza fiatare, poi mi bacia sulla guancia, lo faccio anche io e lei fa altrettanto.
«Ti va una doccia insieme?», le dico alzandomi.
«Perché no?»
Ci laviamo, scambiandoci qualche piccola coccola, la mamma si riveste e pezzo dopo pezzo torna com'era venuta, un po' mi dispiace.
«Mi raccomando cara, verrò più spesso a trovarti, questo sarà il nostro piccolo segreto, ma qualcge volta venite a trovarci, vestiti intendo».
«Va bene, mamma», le sfoggio un sorriso mentre esce dalla porta di casa.
Cado in ginocchio. Ho fatto sesso con mia madre. Sono proprio una cagna. Però è stato bello, vado in bagno, mi rimetto subito il collare, mi scappa la pipì, ma questa volta la farò nella maniera più naturale che mi si addice, vado in vagno a quatttro zampe e piscio nella lettiera. Io sono la cagna di Marco. E tra poco sarò quella di Paola.
"Ti supplico, padrone, posso radermi?" Gli scrivo, accompagnando il tutto con uno "woof!"
La risposta non si fa attendere e il mio cellulare inizia a vibrare. È lui.
"Puoi farlo, cucciola, volevo dirtelo io, ma Paola preferisce solo le lisce, come dire nude complete" scrive. Sono eccitata, posso radermi! Mi fiondo nel bagno dove ho le mie strisce depilatorie e in un battibaleno la chioma là sotto è solo un ricordo. Mi faccio una foto e la mando a Marco, che subito mi risponde con un immagine dei suoi pantaloni in tiro.
Passa qualche ora, ho guardato un po' di televisione sdraiata nuda sul divano, ho fatto allenamento con un vibratore e ho anche dormito un paio d'ore, Suona il videocitofono. Mi alzo, vado a rispondere, sono completamente nuda, in casa di Marco.
«Chi è?», dico con voce lievemente emozionata.
«Cara, sono tua madre, non mi riconosci?»
«Mamma? Come hai avuto questo indirizzo?»
«In casa tua non c'eri e non rispondevi al telefonino, mi chiedo a cosa vi servano, se poi non rispondete mai?»
«Va bene, ma non hai riaposto alla mia domanda, mamma»
«E allora, mi apri questo portone, o no?»
«Ok, il piano è l'attico e una cosa importante...»
«Sei nuda, vero?»
«Già, è così», in velocità mi sfilo il collare e sposto la lettiera nel bagno della zona notte, appena in tempo che sento dei passi fuori nel corridoio del condominio. I passi dei tacchi della mamma sono rimasti inconfondibili. Sempre uguali, sempre martellanti.
«È permesso», dice lei entrando e con la sua chioma bionda mi abbraccia accarezzandomi la nuda pelle con la stoffa di cui è fatto il suo vestito.
«Prego mamma, accomodati», le indico il divano, ma lei con uno sgambetto mi fa inciampare sulle sue ginocchia sedendosi anche lei sul divano.
«Hai messo su un bel culetto, cara», e poi mi sculaccia, «Così impari a non farti più sentire!», mi dice. «Vivere nudi, non è poi così male, vero?»
«Certo, puoi subito punirmi», bofonchio sottovoce.
«Chi ti ha detto dove abito?»
«È stata Matilde, lo sai, l'ho incomtrata un paio di giorni fa, mi fai vedere il tuo fidanzato tesoro?»
«Matilde, quella troia...», bofonchio mentre il mio culo si sfiamma e prendo il cellulare.
«È proprio un bel ragazzo», afferma e poi mi strizza un capezzolo tra le dita della mano sinistra.
«È smettila mamma!»
«Sai», mi dice lei, «non è divertente se sei solo tu ad essere senza vestiti»
«E da quando sei nudista, tu?»
«Prima che tu nascessi ero solita frequentare spiagge nudiste e campi naturisti, bella», detto ciò vedo mia madre spogliarsi davanti ai miei occhi, si sfila il vestito, si slaccia i capelli biondi, si sfila le scarpe, il reggiseno e poi in un colpo di reni le mutandine. Ecco fatto, è nuda davanti ai miei occhi e il suo cespuglio biondo là sotto, lo conferma in maniera lampante.
«embè», mi fa, «Non hai mai visto una donna nuda? Che cos'e quella faccia stupita?»
«Sei nuda, mamma», bofonchio incredula.
«Già, lo sono. Come te».
«Vuoi mangiare qualcosa?», le chiedo. «Posso prepararti qualcosa, se ti va», sono eccitata, la mia figa è umida, mia madre è nuda davanti a me e ancora non riesco a crederci.
«Sì, un pranzo completamente nuda insieme a mia figlia, voglio farlo».
Io e mia madre iniziamo a prepararci delle insalate di riso, sfilacciamo del pollo e condiamo il cereale con pomodorini, wurstel olive, ogni tanto ci spingiamo con i culi e qualche schiaffo sonoro vola, lasciando anche qualche stampa. Ci sediamo al tavolo, tette al vento e fighe in vista, mentre raccolgo il riso con la forchetta, osservo il seno di mia madre, i capezzoli e le areole, assomigliano molto alle mie.
«Vorresti leccarmele?», mi chiede lei, così di punto in bianco. Io sputo tutto il boccone che avevo ingurgitato. «Come? Che hai detto?»
«Lucia, sei sorda?», mi dice infastidita, «Ti ho detto se vuoi leccarmi le tette, non è una domanda difficile,no?»
«Sinceramente», assumo un tono più serio, «Vorrei leccarti la figa, mamma, è da quando ti sei spogliata che non penso ad altro che al tuo ciuffo biondo».
«Sono sollevata, ma se vuoi leccarla, dovrai sottometterti, umiliarti, inginocchiarti a me».
«Che intendi mamma?», le dico sorpresa mentre un velo di eccitazione si estende alla mia figa riscaldandola in maniera incredibile.
«Niente, stavo scherzando, se vuoi leccarla, voglio leccare la tua anche io».
«Certo, naturalmente», faccio io eccitatissima e là sotto ho già fatto dei liquidi. Sto per leccare la figa di mia madre, cioè siamo entrambe nude, stiamo mangiando del pollo, e tra poco saremo abbracciate un vorticoso 69, sto sudando al solo pensiero. Porto una mano, quasi istintivamente alla figa e la strofino, la stropiccio, è bagnata fradicia.
«Vuole essere lecata in maniera così evidente?», mi chiede mia madre. «Sei una nudista o una ninfomane?»
«E dai mamma, stimolare il corpo fa bene, ma dimmi, come sta papà?»
«Bene, non condivide la tua scelta, ma la rispetta, qualche volta vieni a trovarci con Marco»
«Vediamo», mogugno mentre deglutisco l'ultimo boccone di riso pregustamdo la fica bionda che mi sta davanti. Finiamo di mangiare, mi alzo per sparecchiare e ricevo un altro schiaffo sul culo, questo però fa sgocciolare la mia amichetta ancora di più e mia madre sembra essersene accorta.
«Dai, vieni sotto al tavolo a leccarmela»
Non me lo faccio ripetere due volte, poggio i piatti ancora sul tavolo, mi inginocchio e sparisco sotto al tavolo. Nuda e inginocchiata, sento il freddo dei talloni sulle mie natiche e la fica spoglia senza piu un peletto rovente. Mentre mi avvicino vedo mia madre allargare le grandi labbra con le dita e inizio a tirare fuori la lingua. Mi massaggio una mammella e affondo la lingua nella fessura, è bagnatissima, un circolo vizioso di umori e succhi.
«Succhia tutto, Lucia!», grida mia madre che adesso divarica un po' le gambe rivelando una pozza di umori sulla sedia.
«Ora tocca a me, vieni fuori!», mi intima mentre alzandosi mi concede il tempo di pulire la sedia con la mia lingua. Lo so sono una grande troia, però è stato bello. Mi stendo a terra e lei mi si siede in faccia abbassandosi fino ad arrivare con la lingua sulla mia rosa. Me la bacia, la sua lingua è piccola, ma colpisce e stimola intensamente, nel mentre io continuo a leccare e la sua fessura mi riempie nuovamente la bocca di secrezioni vaginali. Gustose e dolci, che mi spingono a leccare, ad assaporare ancora e ancora, poi a morderle il culo, a stringerle tra i denti i capezzoli, succhiandoli, storcendoli, la voglio, in un'opera di contorsionismo o turbinismo siamo una sopra all'altra, occhi che si guardano negli occhi, le punte delle nostre tette si sfiorano disegnando le curve che formano i nostri seni. Sono bellissimi. E là sotto, il reticolo di umori è così spesso che forse una doccia non basterà a rimuoverlo, ma va bene così. Mi sembra di aver atteso questo momento per una vita intera. La bacio in bocca e mentre le nostre lingue danzano intricate tra di loro, la ringrazio sculacciamdola a mia volta. Infine ci separiamo, siamo sfinite, nude e ricoperte di saliva, umori, sudore e tanto altro. Ci teniamo per mano mentre guardiamo il soffitto, mi strinfe la mano e io ricambio, «È stato bellissimo, mamma», le dico.
Lei annuisce, si porta su di me e mi piscia in bocca, bevo e imgoio tutto senza fiatare, poi mi bacia sulla guancia, lo faccio anche io e lei fa altrettanto.
«Ti va una doccia insieme?», le dico alzandomi.
«Perché no?»
Ci laviamo, scambiandoci qualche piccola coccola, la mamma si riveste e pezzo dopo pezzo torna com'era venuta, un po' mi dispiace.
«Mi raccomando cara, verrò più spesso a trovarti, questo sarà il nostro piccolo segreto, ma qualcge volta venite a trovarci, vestiti intendo».
«Va bene, mamma», le sfoggio un sorriso mentre esce dalla porta di casa.
Cado in ginocchio. Ho fatto sesso con mia madre. Sono proprio una cagna. Però è stato bello, vado in bagno, mi rimetto subito il collare, mi scappa la pipì, ma questa volta la farò nella maniera più naturale che mi si addice, vado in vagno a quatttro zampe e piscio nella lettiera. Io sono la cagna di Marco. E tra poco sarò quella di Paola.
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