Era bello

Scritto da , il 2012-12-05, genere gay

Lo notai subito quando mi avvicinai alla fermata dell’autobus. Lui era bello. Lui mi guardò negli occhi quando mi misi vicini a lui ed accennammo col capo per salutarci. Era alto circa un metro e settanta ed i capelli neri gli scendevano sugli orecchi. Gli occhi a mandorla si arricciarono agli angoli quando mi sorrise. Non ero mai stato particolarmente attirato dagli asiatici ma questo ragazzo aveva qualche cosa di particolare.
L'autobus n° 4 finalmente arrivò e salimmo a bordo, era gentile e mi lasciò passare per primo. C'era solo un sedile libero così gli dissi di sedersi vicino a me. Restammo in silenzio per venti minuti e lasciai di malavoglia l'autobus quando arrivai alla mia fermata.
Passai il resto del giorno alla mia scrivania pensando al ragazzo. Di tanto in tanto mi sorprendevo a strofinarmi il cazzo duro attraverso i miei costosi pantaloni, sentendo la pre eiaculazione bagnare i miei boxer. Volevo vederlo di nuovo, ma come?
Era venerdì ed io dovevo sopportare un fine settimana per avere forse la possibilità di vederlo di nuovo. Andai on-line e guardai la maggior quantità possibile di porno di ragazzi orientali. Fui affascinato dalla quantità di peli pubici che molti di loro avevano. Non solo, ma le mie convinzioni precedenti che fossero piccoli in “quell'area” se ne andarono… alcuni di questi ragazzi erano enormi! Mi carezzai fino ad avere tre orgasmi selvaggi mentre guardavo molte scene di ragazzi tailandesi, coreani e giapponesi.
Il lunedì mattina ero alla fermata dell’ autobus alla stessa ora. Lui non era in vista. Martedì, mercoledì e giovedì passarono senza di lui. Venerdì arrivò! Stavo appoggiato ad un albero quando lui venne verso di me. Quando mi vide immediatamente la sua faccia fu illuminata da un dolce sorriso. Si mise vicino a me mentre aspettavamo l'autobus e ripetemmo quello che era accaduto la settimana precedente. Io scesi dall'autobus e lo guardai girare l'angolo bestemmiando fra di me per non aver fatto con lui una piccola conversazione, nemmeno avergli chiesto il nome.
Il mercoledì seguente stavo aspettando il mio autobus quando sentii dietro di me: “Perché non parla con me?” Mi girai e lo vidi appoggiato allo stesso albero. “Mi scusi.” Chiesi. Sorrise e ripetè: “Perché non parla con me?”
Non sapevo come rispondere. Sono sicuro che i miei occhi cercarono qualche cosa su cui focalizzarsi perché non potevo guardarlo direttamente. Sentii il mio pomo di Adamo che si muoveva mentre deglutivo e so che il mio respiro accelerò. Quando lo guardai di nuovo stava sorridendo apertamente. “Le piaccio?”
Stupidamente accennai col capo: “Sì, penso che sei molto grazioso.”
Il suo sorriso diventò ancora più aperto, lo giuro.
“Mi chiamo Tin.” Disse allungando la mano destra.
“Ciao, um, Tin,” Risposi prendendo la sua mano nella mia. Mi schiarii la gola.
“Come ti chiami.” Chiese Tin mentre ci stringevamo la mano.
“Io sono Mick… voglio dire, il mio nome è Michael.”
La sua presa sulla mia mano divenne più forte. “Ciao, Michael.”
In quel momento il nostro autobus apparve e noi ripetemmo la nostra routine, a parte il finale. Quando stavo per alzarmi, Tin prese il mio braccio e mi bisbigliò in un orecchio: “Per favore, aspettami alla fermata dell’autobus alle 7.” Sentii perle di sudore apparire sulla mia fronte e senza guardarlo accennai col capo, mi alzai e scesi dall'autobus.
Per quello che mi posso ricordare io sono sempre stato Mickey. Tutta la mia famiglia e la cerchia dei miei amici mi chiamava così. Eppure mi ero appena presentato come “Michael” cosa diavolo stava succedendo?
Passai la giornata in attesa, lasciai l'ufficio alle 4 e 50 nella speranza di poter prendere un autobus precedente. Ci riuscii ed all 5 e 30 ero a casa. Lasciai cadere il cappotto ed il cappello sulla sedia più vicina, andai in bagno a pisciare e poi mi cambiai. Ritornai nel soggiorno, mi sedetti sul divano e lasciai che il crepuscolo mi avvolgesse. Guardai il mio orologio, vidi che erano le 6 e 30 e sentii le proverbiali farfalle nello stomaco.
Precisamente alle 6 e 54 mi misi la giacca e lasciai la mia casa per andare alla fermata del bus. Quando girai l'angolo vidi che non c'era nessuno; il lampione stava gettando un cerchio di luce quasi perfetto sul marciapiede. Spinsi le mani nelle tasche della giacca e per un momento fissai la luce. Sospirai.
“Ciao, Michael.” Dissero dietro di me. Sobbalzai per la sorpresa e cominciai a voltarmi verso la voce. Due mani forti mi presero le spalle e mi fermarono. “Ciao, Michael.” Ripetè la voce.
“Ciao, Tin.” dissi io.
Le dita di Tin modellarono i miei muscoli doloranti. “Ti ringrazio perchè tu mi parli.” Disse. “Nessuno mi fa mai questa gentilezza.”
Avrei voluto chiedere ‘perché ' ma le parole non avrebbero lasciato la mia gola. Tutto quello che riuscii a fare fu abbassare la testa mentre Tin continuava il suo massaggio.
Riuscii a riguadagnare i miei sensi e mi girai verso di lui. Tin lasciò cadere le mani ai fianchi e le mie mani incontrarono le sue guance lisce. Mi chinai più vicino, i nostri nasi quasi si toccavano. Dopo trenta secondi lo stavo conducendo a casa mia.
Tin guardò il mio soggiorno. “Più di quanto immaginassi.” Disse.
Risi: “Hai pensato a me?”
“Oh, sì.” Si tolse la giacca e la lasciò cadere sulla sedia più vicina. “Molte volte, spesso, e tu?”
“Una volta, due.” Balbettai.
Gelai quando Tin si avvicinò ed aprì piano i bottoni della mia camicia. “Non sono stato mai con un uomo.” Disse. “Non sono mai stato con nessuno.”
Rimosse abilmente la mia camicia ed immediatamente cominciò a far correre le dita tra i peli del torace.
“Quanti, um, quanti anni hai, Tin?” Chiesi.
“Michael, ho 18 anni, è ok?”
Riuscii solo ad accennare col capo in assenso.
Tin chiese: “Quanti anni hai, Michael?”
Cominciò leccare i miei capezzoli ed io riuscii solo ad ansare: “Quelli veri o quelli su internet?”
Tin rise mentre leccava: “Quelli veri.” Disse dopo aver tolto le labbra dolcissime dalle mie tette.
“Ho 32 anni.”
Tin continuò con la lingua. Improvvisamente si alzò e disse: “Mi vuoi nudo?”
Senza aspettare una risposta alzò la t-shirt e si aprì i jeans. I pantaloni precipitarono al pavimento ed io vidi uno dei cespugli più pelosi che avessi mai visto. Dovevo salivare perché prima che me ne rendessi conto, Tin aveva gettato scarpe e pantaloni e mi stava dicendo: “Ti piace?”
Non risposi e presi la sua affusolata erezione da 20 centimetri nella mia bocca. Un secondo, Tin mi stava fottendo la gola ed io stavo odorando il suo meraviglioso aroma pubico, ambrosia!
“Oh, Michael!” Gridò Tin: “Sto… oh Michael… sto per venire… Oh… Lo vuoi… oh.”
Presi le sue cosce, ingoiai tutto il suo cazzo ed aspettai il suo carico.
E che carico dolce era!
Tin rimase vibrante di fronte a me mentre io succhiavo il suo uccello che rapidamente si stava sgonfiando. Leccai il resto del suo sperma dal suo inguine e poi usai il dorso della mano per asciugarmi labbra e mento. Mi leccai anche quello. Il suo carico lasciò un retrosapore meraviglioso nella mia bocca. Mi sedetti sui talloni ed esaminai il suo corpo flessibile dalle dita dei piedi agli occhi che erano ancora chiusi mentre godeva delle sensazioni del suo orgasmo.
Mi alzai e lo guidai al divano. Si sedette e mi chiese di togliermi il resto dei vestiti. Una volta nudo mi sedetti vicino a lui e lui prese la mia erezione. Sembrò facesse le fusa e disse: “E’ così grosso!” Cominciò a carezzarmi con movimenti rapidi e lenti. “Non posso stare troppo lungo.” Disse prima di chinarsi e prendere il mio uccello in bocca.
Fui stupito della sua abilità di succhiarmi. Ero stato con ragazzi più vecchi di Tin, e probabilmente con molta più esperienza, che non mi avevano fatto pompini come quel ragazzo stava facendo. In breve sentii ribollire il succo nelle palle ma prima che potessi avvertire Tin, lui indicò che lo voleva usando la mano destra per strofinare il mio torace e la sinistra per giocare con le mie palle. Pochi secondi, emisi quattro lamenti chiaramente udibili e sentii il mio sperma esplodere nel deposito umido di Tin.
Dopo che mi fui ripreso alzai delicatamente la sua faccia dal mio corpo ed fui sorpreso nel vedere che non aveva perso una goccia del mio sperma. Sorrisi tra di me vedendo i suoi meravigliosi denti bianchi e lui posò la testa sulla mia spalla. Io lo avvolsi con il braccio sinistro.
“Michael, ora devo andare.” disse Tin alzandosi e cominciando a vestirsi.
“Ma non abbiamo parlato e non ci siamo raccontato di noi!” Protestai.
Lui aggrottò leggermente le ciglia ma la sua faccia si accese presto con quel suo sorriso. “Ritornerò. Se ti va bene posso ritornare venerdì.”
Mi misi i pantaloni e stavo per chiedergli a che ora quando, anticipando la mia domanda, disse: “Ritornerò venerdì ma un po’ più tardi. Alle 7 e 30, ok?”
Accennai col capo, come se per qualche ragione avessi perso il potere di parlare mentre lo guardavo mettersi la giacca e dirigersi verso la porta. La aprì ma prima che lasciasse la casa si rivolse a me: “Grazie, Michael per avermi parlato e portato a casa tua. Ritornerò venerdì.” E se ne andò.
Per molto tempo rimasi fermo fissando la porta che Tin aveva chiuso uscendo. Anche se erano solo le otto, andai in camera da letto, mi tolsi i pantaloni e strisciai tra le lenzuola.
Naturalmente spesi più di qualche momento a pensare all’incontro con Tin mentre ero al lavoro. Cosa sarebbe successo venerdì? Sarebbe ritornato davvero per altro sesso? Quale era la sua storia? Perché mi aveva scelto?
Decisi che mi sarei preso mezza giornata di vacanza venerdì. Volevo andare a casa e rassettarla nel caso non avessi sognato e Tin realmente fosse ritornato. Allo stesso tempo pensai che sarebbe stata una buona idea avere qualche cosa di pronto in caso avesse fame, così mi fermai al negozio tornando a casa. A dire la verità avevo bisogno di approvvigionare la mia dispensa ed il frigorifero ma esagerai ed anche se il negozio è solamente a cinque isolati da casa mia, finii per fermare un tassì perché non sarei riuscito a portare a casa tutta quella roba. Il tassista era un anziano gentile che sembrò sinceramente felice di aiutarmi.
Misi via i generi alimentari, rassettai e cambiai la biancheria del letto. Andai sotto la doccia e mentre mi insaponavo pensai ‘Cosa stai facendo? E se non viene?'
Fui tentato di carezzarmi dato che mi era diventato duro grazie all'acqua che pulsava ed ai miei pensieri. Mi fermai, chiusi la doccia ed afferrai un asciugamano per asciugarmi.
Stavo per cuocere la pasta quando sentii un leggero bussare alla porta. Guardai attraverso lo spioncino e vidi Tin. Aprii la porta, gli diedi il benvenuto ed accettai la bottiglia di vino che lui aveva portato.
“Ciao, Michael.” Disse Tin.
“Ciao, Tin.” Risposi togliendogli la giacca dalle spalle. Lui mi sorrise, un sorriso dolce.
“Ho preparato la cena per noi.” Balbettai.
Tin accennò col capo. Io presi la sua mano e lo condussi in cucina. Mangiammo e lui sembrò soddisfatto.
“Michael, mi porti al tuo letto?”
Ingoiai l'ultimo vino e non riuscii a dire niente.
Tin, che Dio l'abbia in gloria, prese la mia mano e mi condusse fuori dalla la sala. Quando fummo nella stanza chiuse la porta, cosa che io non faccio mai da quando vivo da solo. Vide la mia occhiata interrogativa e sorrise: “Mi piace stare tranquillo.”
Mi afferrò alla vita tirandomi più vicino a se e mi baciò. Cominciò a sbottonarmi la camicia e la fece scivolare via dalle mie spalle mentre bagnava ognuno dei miei capezzoli con la sua lingua. Non potevo di nuovo fare nulla eccetto gettare indietro la testa e sospirare; era bello.
Le mani di Tin cominciarono ad aprire la fibbia della mia cintura ed io lo fermai solo per poter togliergli la camicia. Indossava una polo verde, con uno strattone gliela tolsi dai pantaloni e gliel’alzai sopra la testa. Sentii l’odore delle sue ascelle aromatiche e mi stava inebriando. Non potevo resistere e seppellii il naso nei peli, prima sotto il braccio sinistro poi mi spostai alla destra ma al posto del naso misi la mia lingua. Lo sentii lamentarsi piano mentre gli bagnavo i peli con la mia saliva.
“Fermati, Michael, per favore” Disse. Mi rialzai e lo guardai negli occhi. Poi continuò: “Se continui a fare così sborrerò.” Rise un po' e poi disse: “Per favore lascia che usciamo dai nostri vestiti.” Vidi i suoi occhi muoversi al mio letto e cominciò a togliersi i pantaloni.
Il pene eretto di Tin schiaffeggiò la sua pancia quando abbassò la cintura elastica delle mutande. Che suono dolce era! Lo guardai uscire dal mucchio di vestiti ai suoi piedi; alzò gli occhi nei miei aspettando che mi unissi alla sua nudità. In un lampo fui nudo, eravamo uno di fronte all’altro, con i due uccelli pronti. Tin sembrò indeciso sulla prossima mossa così mi avvicinai di un passo, misi le mani sulle sue anche e lo guidai sopra il materasso. Immediatamente trovò uno spazio comodo ed io abbassai il mio corpo sopra il suo. I nostri uccelli si incontrarono tra le nostre pance mentre io baciavo la sua calda e morbida bocca. Ci contorcemmo uno contro l'altro e non passò molto prima che Tin allargasse le cosce, incoraggiando il mio uccello verso il suo ingresso. Io ero pronto. Lo guardai negli occhi ed io vidi quello che stava pensando e stava sentendo. Lo voleva. Io lo volevo.
La mia pre eiaculazione mi fece passare il suo anello dei sogni. Ansò leggermente e quello mi diede l'indicazione di continuare. Gli alzai le gambe sopra le mie spalle mentre scivolavo dentro di lui. Tin frignò un po' così io baciai ognuno dei suoi polpacci pelosi mentre giocherellavo coi suoi capezzoli marroni. Quando le mie anche incontrarono le sue natiche, feci una pausa ed aspettai che si abituasse a questa nuova esperienza. Tin tenne gli occhi chiusi ermeticamente per trenta o quaranta secondi buoni. Quando li aprì, mi guardò e sorrise.
Questa prima volta fu il miglior sesso che avessi mai sperimentato. Le mani di Tin non smisero mai di muoversi, aggrovigliando i peli del mio torace, strofinando il suo corpo e pizzicando i suoi capezzoli, o succhiando le sue dita o le mie. Avrei voluto togliermi prima di sborrare ma lui non me lo permise. Tin prese il mio culo con le mani ed usò i piedi per tenermi fermamente dentro mentre io sparavo il mio carico. Mi cullò anche in modo che il suo cazzo duro strofinasse contro di me ed il mio corpo peloso.
Che sborrata fu! Eruttò come il Vesuvio, il suo sperma rese saturi ambedue e, straordinariamente, il suo colpo finale colpì la testata del letto. Io precipitai su di lui ed il suo carico praticamente ci cementò insieme.
Rotolai via da lui-una volta che il mio cazzo molle scoccò fuori del suo culo. Restammo sdraiati uno accanto all’altro fissando il soffitto e tentando di riguadagnare il nostro respiro regolare. “Grazie, Michael” Bisbigliò Tin, si rivolse verso di me e ci baciammo. “Quando possiamo rifarlo?”
Lo baciai ancora e dissi “Che ne dici di farlo adesso?”
Portai Tin in bagno dove godemmo dell’idromassaggio e della doccia calda durante la quale gli venne duro. Dopo che ci fummo asciugati lo condussi di nuovo a letto e gli permisi di avere il momento della sua vita con il mio culo. Mi inculò alla grande. Esplose dentro di me ed io non lo lasciai andare. Mentre ci stavamo baciando lo sentii avere di nuovo un'erezione e mi inculò di nuovo. Non avrei mai supposto che il mio buco potesse contenere tanto sperma, ma ci riuscì. Ci addormentammo e prima che me ne accorgessi erano le sette di mattina. Vidi che Tin era ancora addormentato. Scesi dal letto ed andai a fare il caffè.
Sentii la sua presenza prima di capire che era dietro di me. “Buon giorno.” Fece le fusa nel mio orecchio mentre cuocevo le uova. Misi giù la spatola e mi rivolsi verso di lui. “Buon giorno.” Dissi. “Caffè?” Tin accennò col capo ed io gliene versai una tazza.
Si sedette alla tavola ed appariva malinconico. “Cosa c’è che non va, Tin?” Gli chiesi.
Tin abbassò la testa. Quando alzò il viso vidi che stava piangendo. “Cosa c’è che non va?” Chiesi allarmato.
“Ti devo lasciare. Non tu, specificamente. Tu, come questo paese.”
“Cosa.” Dissi. “Cosa significa?”
Tin proseguì spiegando che la sua famiglia, genitori e tre fratelli, stavano per essere reinviati in Corea; il loro visto era scaduto. Non volevo perderlo, era durato troppo poco.

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