La piscina

di
genere
prime esperienze

Enrico guardò verso la sua piscina e sentì tutta la sua frustrazione, quel desiderio di qualcosa che considerava rigorosamente vietato.
Il bastardo stava lavorando all’estremità della piscina, spostando la rete lungo il fondo per raccogliere le foglie che vi erano cadute.
Nascosto nell’ombra poteva osservare il ragazzo.
Un corpo alto e magro che non indicava la sua età.
Cercò pensarci, Nicolò aveva diciotto o diciannove anni? Non riusciva a ricordare cosa gli aveva detto Margherita quando lo aveva raccomandato per la pulizia la piscina.
Quando aveva chiesto un appuntamento per discutere del contratto, Bruno Rossi si era presentato con suo figlio al seguito. Nicolò non aveva detto nulla, era rimasto in piedi dietro suo padre, vestito di una maglietta troppo grande per il suo corpo e pantaloncini larghi che non rivelavano nulla della sua corporatura.
Lo avevano seguito attraverso la casa fino cortile posteriore dominato dalla grande piscina e dagli spogliatoi.
Aveva mostrato loro la sala delle attrezzature per la piscina sul retro degli spogliatoi con l’armadio per i prodotti chimici.
Fecero rapidamente il giro della piscina finché non furono di nuovo al portico a guardare tutto il complesso. Bruno aveva fatto un rapido preventivo per un intervento settimanale, pulizia e controllo della qualità dell’acqua.
Si erano trasferiti all’interno per firmare i contratti mentre Nicolò stava seduto sul divano a guardare la televisione.

Enrico lo osservò muoversi lungo il lato posteriore della piscina, le braccia che si muovevano avanti e indietro con la lunga rete. Si chiese se stesse deliberatamente tentandolo, pensando a come dopo che lui e suo padre se ne erano andati quel primo giorno, aveva trovato un paio di riviste gay sul tavolino e un volantino per una raccolta fondi al bar nel vicino quartiere degli affari.
Ma non aveva senso, Nicolò non aveva mai dimostrato qualche cosa che indicasse che potesse essere gay, non sembrava si fosse accorto che Enrico era tornato a casa sabato mattina poco prima di pranzo.
Ma dopo essere venuto al primo appuntamento indossando calzoncini larghi e canotta, da allora faceva sempre pulizia indossando slip molto ridotti. Bianchi o gialli, gli slip attillati non nascondevano nulla, rivelando il rigonfiamento dell’uccello.
Enrico era stato preso alla sprovvista la prima volta che Nicolò si era spogliato rimanendo in slip, un paio bianco dal taglio basso che si adattava a malapena al di sopra del suo uccello. Enrico giurò a se stesso di aver visto l’inizio dei peli pubici lungo la cintura.
Il corpo magro di Nicolò così scarsamente vestito era in bella mostra, le lunghe gambe e le braccia muscolose, il busto liscio che brillava umido quando stava finendo di pulire. I capelli castani chiari erano folti e lunghi, un taglio che solo un giovane poteva portare, quelli davanti perennemente sospesi sopra la fronte e negli occhi. Enrico aveva tentato di parlargli in quei primi appuntamenti, ma lui sembrava essere chiuso in se stesso, rispondendo alle domande con brevi risposte senza aggiungere nulla alla conversazione.
Enrico cominciò a domandarsi come poteva essere così stuzzicante, mentre guardava il ragazzo muoversi intorno alla piscina. Aveva persino indossato diverse volte uno dei suoi slip quando andava in piscina, ma Nicolò sembrava non accorgersene.
Dapprima era diventata una tale ossessione per il ragazzo che aveva cercato di rimanere in casa e non vederlo lavorare. Ma camminava da una stanza all’altra, specialmente in quelle con finestre che davano sulla piscina.
Poi era uscito a fare commissioni mentre Nicolò era lì, chiedendosi per tutto il tempo perché non si limitava a stare in casa e godersi la vista, anche se era tutto ciò che gli veniva concesso.
A trentadue anni, Enrico si era ritrovato ad accontentarsi di quello che la vita gli aveva dato, prima di tutto una casa nel quartiere centrale della città vicino al suo ufficio e vicino a supermercato, banca, ufficio postale e bar che frequentemente visitava.
Lo frequentava spesso, godeva della compagnia dei suoi amici ma non aveva mai sentito il bisogno di una relazione a lungo termine, nulla che interferisse con le sue routine.
Si allenava 3 o 4 volte la settimana, faceva jogging in altri giorni e mangiava correttamente mantenendo il corpo in buona forma.
Con i folti capelli scuri tenuti corti e con la barba di solito di un giorno, sapeva di essere attraente e in numerose occasioni aveva rifiutato le avances di giovani uomini in cerca di una figura di padre, un uomo più grande che si prendesse cura di loro. Non sapeva perché, ma non si era interessato a un simile accordo, non lo aveva mai considerato perché preferiva uomini vicini alla sua età, uomini che sembrassero maturi e con una propria carriera, una mentalità indipendente, che potevano passare una serata a divertirsi o trascorrere una notte tranquilla parlando di quasi tutto con intelligenza e franchezza.
Ora c’era questo conflitto tra le aspettative che si era prefissato e il modo in cui si sentiva ogni volta che vedeva Nicolò che puliva la piscina. C’era l’impudenza di indossare slip così succinti, qualcosa che la maggior parte degli altri ragazzi che conosceva non avrebbero indossato, ma era ovvio che Nicolò non aveva problemi per il modo in cui li riempiva.
E alla fine di ogni pulizia si tuffava e nuotava sul fondo facendoci scorrere le mani come per vedere se aveva dimenticato qualcosa.
Enrico pensava che fosse solo una scusa per entrare in piscina e rinfrescarsi, anche se faceva la doccia prima di entrare.
Venendo dalla doccia o uscendo dalla piscina accadeva anche di peggio a quegli slip, diventavano trasparenti, più rivelatori ed Enrico sentiva il cuore aumentare i battiti, sentiva il respiro farsi affannoso ed accelerare. Si sentiva senza fiato mentre lottava per non rendere ovvio che stava guardando.
Avrebbe voluto andare oltre e tirare giù quegli slip, chiedergli perché l’aveva fatto, sembrare non indossare nulla quando era bagnato.
Nicolò si avvicinò nuotando verso il lato più vicino a Enrico che lo guardava di nascosto, lo stretto busto con le scapole che si muovevano sotto la pelle liscia e scrutando verso il basso vide l’ormai familiare vita stretta e poi il bagliore verso l’esterno di un paio di centimetri della fessura tra le natiche esposte fuori degli slip. Lo guardò più attentamente, come faceva sempre quando si allontanava da lui. Pochi minuti dopo Nicolò scomparve nella sala delle attrezzature per fare i controlli finali, poi riapparve, si tuffò sotto la doccia e infine si tuffò in piscina.
Quando riemerse e salì i gradini, ad un ritmo lento e disinvolto, con l’acqua che gli cadeva a cascata sul corpo, gli slip trasparenti che rivelavano il grosso pene, Enrico sentì arrivare al massimo la lussuria, il suo desiderio per quel ragazzo era terribile. Si sforzò di non afferrarlo, spingerlo di nuovo in piscina o trascinarlo in casa tirandogli via quegli slip.
Nicolò andò al tavolo dove lasciava i suoi vestiti ed il blocco degli appunti.
Lo vide scrivere il solito rapporto, strapparne una copia e tornare a dove lui si stava rilassando.
“Signor Giacomi, tutto fatto. Ecco la ricevuta.”
Nessun ciao, come va o ti piacerebbe scoparmi, nient’altro che brevi parole su quello che stava consegnando.
“Appoggiarlo laggiù.”
Rispose Enrico indicando il tavolino accanto alla sua poltrona, senza alzarsi a prenderlo sapendo che stringendogli la mano avrebbe rivelato i suoi pensieri.
Dopo averlo piegato, Nicolò mise la ricevuta sul tavolo e tornò ai suoi effetti personali, si vestì e dopo un minuto era sparito.
“Fanculo” Disse Enrico ad alta voce.
Come poteva essere che la sua piccola oasi fosse anche un luogo di tale tormento non lo poteva capire. Era qualcosa che aveva sempre desiderato e finalmente realizzato, dei fine settimana con gli amici per una giornata di relax in piscina, nuoto e cucina. Durante la settimana dopo una lunga giornata, il suo allenamento e la preparazione di qualcosa per la cena, si rilassava sulla sdraio o nuotava nelle fresche acque sotto il cielo notturno.
Era in quei momenti che lo amava di più, a volte non si preoccupava di vestirsi dopo la doccia, godendosi invece la sensazione della calda aria notturna e delle fresche acque sulla pelle nuda.
Si chiedeva come gli altri si sentissero con Nicolò mentre puliva le loro piscine vestito con quei minuscoli slip, rivelando la sua virilità in quel modo, qualcosa che trovava erotico, seducente fino alla tentazione, qualcosa che si chiedeva come gli uomini eterosessuali lo vedessero.
Voleva chiedere a Margherita cosa pensava di Nicolò quando lo aveva visto pulire la sua piscina, ma aveva esitato a chiamarla, avrebbe dovuto ammettere quanto Nicolò lo eccitava con il suo corpo in mostra. Nelle ultime cinque settimane aveva sollevato il cellulare più di una volta per chiamarla e ogni volta si era messo a ridere. Era sciocca tutta la situazione, un uomo adulto che lascia che un ragazzino, diciottenne o diciannovenne, abbia la meglio su di lui.
Ancora una volta prese il cellulare, ma questa volta premette il pulsante.
Le avrebbe chiesto se potevano vedersi per un pranzo e passare un po’ di tempo in piscina.
Quando rispose, parlarono a lungo su come andava il lavoro, cosa stavano facendo i suoi ragazzi e mettendosi d’accordo per il giorno successivo.
Ci fu un momento di silenzio, Margherita alla fine disse che doveva andare e Enrico stava per salutarla.
“Margherita?”
“Sì, Enrico?”
“È Nicolò che pulisce la tua piscina o il suo vecchio?”
“Bruno lo fa di solito, ma negli ultimi mesi lo fa più spesso Nicolò. Perché? Non hai problemi con lui, vero... voglio dire che lavora meglio di suo...”
Enrico la interruppe.
“No ... no, niente del genere. Fa un ottimo lavoro anche qui. È solo... beh, riesci a pensare a quegli slip succinti che indossa quando lavora?”
Pensò che ci avrebbe scherzato sopra, come facevano prima che lei si sposasse, quando usciva col loro gruppo e scherzava pesantemente con i ragazzi.
“Slip? Dici sul serio?”
Enrico sentì il tono interrogativo e la confusione nella sua voce.
“Sì, quelle piccole cose succinte. Non li indossa a casa tua?”
“No; indossa pantaloncini larghi e una maglietta.”
“Sul serio?”
“Indossa slip per pulire la piscina? Oh mio Dio, Enrico, sta flirtando con te?”
“Non si comporta come se stesse flirtando, per niente, ma sì, indossa quegli slip bianchi o gialli che coprono a malapena.”
“La prossima settimana scatta una foto e mandamela. Devo vederlo, voglio dire, non so nemmeno se è in buona forma o come molti adolescenti che vedo, un po’ molle o troppo magro.”
“Oh, non è molle o troppo magro in apparenza.”
Rispose lui realizzando troppo tardi di aver rivelato la sua attrazione.
“Bene, Enrico Giacomi, penso che ti stia trasformando in un papà.”
Rispose lei ridendo.
“Molto divertente, ci vediamo domani.”
Durante la settimana successiva Enrico non riuscì a smettere di pensare a Nicolò, il fatto che sembrava che gli slip fossero indossati solo a casa sua, anche se non poteva essere sicuro che non li indossasse nella piscina di altri clienti, ma Enrico aveva la sensazione che non fosse così. Si chiese perché Nicolò si dimostrasse così distaccato, non indicando alcuna attrazione per lui.
C’era qualcosa in Nicolò, un po’ di timidezza, un aspetto della sua personalità che gli impediva di riconoscere come fosse attratto da altri ragazzi ma non poteva fare il primo passo, quel primo riconoscimento che rivelava un gay?
Enrico non riusciva a capirlo. Non aveva senso, qualcuno che indossasse audacemente slip che rivelavano tutto, che non lasciava nulla all’immaginazione, non era in grado di rivelarsi?
Mentre la settimana passava e sabato si avvicinava, continuava a dire ai suoi amici che non avrebbero potuto usare la piscina fino a domenica perché era in riparazione.
Una bugia, non era così, non era nemmeno sicuro che fosse una cosa giusta, ma voleva che sabato fosse disponibile per lui. Per quanto infruttuoso fosse probabilmente aveva bisogno avere l’opportunità di essere lì.
Era folle come lui, un uomo adulto, stesse tramando qualcosa nei confronti di uno così giovane.
Sabato arrivò luminoso e soleggiato, le temperature si erano alzate rapidamente per il sole caldo in un cielo senza nuvole ed estremamente azzurro.
Tirò fuori la ghiacciaia piena di birra ghiacciata. Prese dall’erba al bordo della piscina alcune foglie e alcuni rametti e li lanciò nell’acqua per buona misura. Rientrò in camera da letto per cambiarsi e prese un costume da bagno, non gli importava quale, non quel giorno, se lo infilò e si mise una camicia, lasciandola sbottonata.
Andò a sdraiarsi sulla sdraio ed era lì da pochi minuti quando Nicolò arrivò con la sua attrezzatura.
Enrico lo guardò, gli occhi celati come al solito dagli occhiali da sole, mentre il ragazzo andava al tavolo, appoggiava il blocco, la rete e cominciava a spogliarsi, prima la canotta e poi i pantaloncini, lasciandoli cadere attorno alle caviglie rivelando degli slip bianchi.
Enrico non poté fare a meno di notare come contrastassero con il tono della sua pelle.
Il ragazzo si spostò verso l’estremità opposta e iniziò a pulire la piscina, muovendo la rete lungo il fondo con lente ed eleganti mosse.
Enrico prese il telefono e finse di fare una chiamata, sollevandolo come stesse componendo il numero mentre attivava la fotocamera, portandolo poi vicino all’orecchio e poi davanti al viso. Quando ebbe messo a fuoco, zoomò su Nicolò, scattò la foto mentre fingeva di parlare con un amico. Quindi controllò l’immagine, sorpreso che lo scatto fosse così chiaramente a fuoco.
Fece il numero di Margherita, allegò la foto e premette Invia.
Tutto quello che doveva fare era aspettare e sapeva che non sarebbe stata una lunga attesa.
Entro un minuto il cellulare emise un segnale acustico per un messaggio in arrivo.
‘Oh mio Dio, com’è carino! E quegli slip! Penso che stia flirtando con te! :)’
Enrico sorrise mentre leggeva il testo, poi alzò lo sguardo per guardare Nicolò che si stava spostando dall’altra parte spostando la rete nell’acqua. Si tolse gli occhiali, li posò sul tavolo vicino alla poltrona e si mise a sedere per aprire il frigo per prendere una birra fredda.
Sorseggiando la birra guardava palesemente il ragazzo, i suoi occhi seguivano ogni sua mossa. Voleva che lui se ne accorgesse, voleva che sentisse gli occhi su di sé.
Nicolò alzò lo sguardo alcune volte mentre si muoveva lungo il bordo della piscina ma la sua espressione non diceva nulla, nessuna indicazione che vedesse il suo sguardo.
Enrico tenne gli occhi sul corpo magro, la pancia piatta, le braccia e le gambe lisce e il culo rotondo che tendeva lo stretto slip bianco. Fissò l’uccello che premeva verso l’esterno sulla stoffa sottile.
Mentre il ragazzo lavorava lungo il bordo della piscina, Enrico gli fissò la schiena, la vita stretta e il culo rotondo che sembrava pronto a uscire dallo slip.
Il ragazzo si guardò indietro alcune volte, cosa che non aveva mai fatto prima. Era la prova che si era accorto degli sguardi di Enrico, l’ammissione che sapeva che lui continuava a guardarlo.
Ad un certo punto diede uno strattone agli slip, togliendoli dalle natiche e raddrizzando l’apertura della gamba.
Enrico ridacchiò a quell’azione, abbastanza forte perché Nicolò potesse sentirlo.
Finito il lavoro con la rete, Nicolò andò nel magazzino delle attrezzature per assicurarsi che tutto funzionasse correttamente.
Enrico aspettò con impazienza mentre beveva l’ultima birra.
Il ragazzo tornò e si mise sotto la doccia sciacquando via il sudore dal corpo.
Enrico lo osservò, il modo in cui l’acqua scendeva a cascata lungo il corpo magro e bagnava lo slip bianco fino a renderlo traslucido, mostrando ancora una volta la pelle più scura dell’asta e del sacco.
Enrico si spostò sul bordo della piscina pronto a dargli un assaggio del suo rimedio.
Nicolò chiuse la doccia e girandosi verso la piscina vide Enrico sul bordo che lo fissava.
Enrico prese la cintura dei suoi calzoncini da bagno e li spinse fino a quando gli caddero intorno alle caviglie, li spostò con noncuranza di fianco e rimase nudo davanti a Nicolò, il pene gli si induriva al pensiero che il ragazzo lo stava guardando sul bordo opposto.
Non passarono molto tempo a fissarsi l’un l’altro, anche se per un breve momento il tempo sembrò fermarsi.
Nicolò batté le palpebre per primo, improvvisamente consapevole di stare guardando e si tuffò rapidamente nella piscina scendendo sul fondo.
Enrico si tuffò mantenendo il corpo in superficie facendo bracciate lente e ritmiche. Intravide Nicolò che lo guardava mentre nuotava sopra di lui. Arrivato all’estremità opposta, si girò e ricominciò a guardare Nicolò che si alzava fino al busto fuori dell’acqua e poi si tuffava di nuovo verso la scaletta.
Pensò di arrivare dietro di lui per seguirlo sulla scala e guardarlo uscire fuori dalla piscina.
Temendo di non arrivare in tempo, nuotò un po’ troppo in fretta e arrivò nello stesso momento in cui il ragazzo arrivava proprio dietro di lui.
Nicolò non si voltò e non lo guardò mentre saliva i gradini.
Enrico non indietreggiò, tenendo il suo passo e quando lui fu a due scalini dalla cima, nell’acqua solo fino ai polpacci, allungò una mano e la mise sulla sua vita stretta.
Il ragazzo si bloccò, restando con le spalle verso Enrico, senza muoversi, senza dire nulla.
Enrico spostò una mano lungo il fianco del culo, lungo la coscia liscia fino a poco sopra il ginocchio, quindi spostò indietro verso l’alto, lungo la parte posteriore della coscia, sul lato del culo sopra il tessuto bagnato fino a quando non lo tenne di nuovo per la vita.
Si avvicinò salendo su di un gradino più in basso rispetto a Nicolò, i loro corpi quasi si toccavano. Sporgendosi in avanti fino a che la sua testa non si posò sulla spalla del ragazzo, sussurrò piano.
“Vuoi che smetta?”
Nicolò scosse la testa in un no.
“Volevi che facessi qualcosa fin dal primo giorno, vero?”
Nicolò annuì.
“Perché sei stato così distaccato?”
Nicolò si strinse nelle spalle.
“Hai altre piscine da pulire oggi?”
“Sì”
Poi parlò guardandosi dietro alle spalle e guardandolo finalmente.
“Solo un’altra.”
Aggiunse.
“Allora dovresti andare a fare il lavoro ma tornerai quando avrai finito?”
“Sì”
Rispose con voce così bassa da essere appena udibile.
“Voglio essere sicuro che torni.”
Sussurrò Enrico al suo orecchio, la malizia era evidente nella sua voce.
“Ho bisogno di qualcosa di tuo.”
Aggiunse mentre afferrava gli slip per la cintura e li tirava giù lentamente sul culo e poi li faceva scivolare lungo le lunghe gambe.
Nicolò non cercò di fermarlo, non si mosse fino a quando gli slip non fluttuarono attorno alle sue gambe e ne uscì mentre usciva dalla piscina.
Enrico guardò il ragazzo nudo muoversi verso le sue cose e con le spalle ancora rivolte verso di lui rivestirsi lentamente.
Si chiese se non era andato troppo oltre, se non aveva spinto troppo il ragazzo. Lo guardò alla ricerca di qualche segno che tutto andava bene, che tornare era quello che lui voleva davvero.
Nicolò prese la rete e gli appunti e si rivolse a Enrico sorridendo. Era la prima volta, da quando veniva a pulire la piscina, che lo vedeva sorridere. Ricambiò il sorriso sapendo che l’invisibile barriera che esisteva tra loro stava scomparendo.
Il tempo sembrava essersi fermato per le successive due ore. Enrico camminava attorno alla piscina, poi dentro la casa, andando da una stanza all’altra, riordinando qua e là, riordinando il letto sperando di farci entrare Nicolò, poi di nuovo fuori alla piscina dove nuotava pigramente da un bordo all’altro, braccia e gambe si muovevano lentissimamente. Rimase nudo, incapace di sopportare il pensiero dei vestiti.
Si spostò verso la parte più profonda e contro il bordo appoggiandovi le braccia e tenendosi in piedi. Osservò la luce scintillante del sole che si rifletteva sull’acqua mentre il iniziava a passare oltre il mezzogiorno.
Il cancello scricchiolò, si guardò intorno e vide Nicolò che si avvicinava al solito tavolo, quello a cui andava sempre quando veniva a pulire. Lo guardò in piedi accanto al tavolo.
“Vieni in piscina?”
Nicolò annuì, poi cominciò lentamente a spogliarsi, togliendosi la canottiera e poi slacciando i pantaloncini lasciandoli cadere alle caviglie come aveva fatto prima Enrico, calciandoli via con noncuranza. Rimase nudo, il cazzo pendeva pesantemente sopra la sacca, Enrico sorrise annuendo verso la piscina.
“Dai, salta dentro.”
Per alcuni minuti Nicolò nuotò tenendosi a distanza da Enrico che capiva quanto fosse nervoso.
Doveva essere la sua prima volta con un altro uomo, vedendo come agiva nervosamente.
Lo guardò nuotare sott’acqua, poi con lente bracciate verso il bordo opposto ed infine, tornando verso di lui, nuotò sulla schiena sopra la superficie della piscina, col cazzo duro che si muoveva nell’acqua mentre si spostava verso di lui.
Enrico si allontanò e lo incontrò a metà strada, i piedi appoggiati sul fondo e facendo scivolare le braccia sotto il ragazzo quando gli si avvicinò.
Nicolò si fermò e lasciò che Enrico lo sostenesse, sollevando il corpo in maniera che petto, stomaco e pene fossero sopra la superficie.
Enrico si chinò e lo baciò, all’inizio delicatamente, quel primo tocco sembrò eccitarlo, rendendolo improvvisamente consapevole dell’atmosfera sessuale che esisteva tra loro, e Nicolò restituì il bacio, appassionatamente, con un senso di impellenza che non aveva mai mostrato prima.
Fece galleggiare il ragazzo verso i gradini, avvicinò il suo corpo al bordo della piscina spingendolo a sporgere all’indietro mentre si alzava tra le gambe strofinando naso e bocca lungo le cosce allargate, lungo la sacca ed il lato del cazzo allungato, che diventava più grosso e più lungo ad ogni tocco.
Prese l’asta in mano, ne sentì la circonferenza mentre la sollevava baciando la cappella, tenendola in bocca, assaggiando la bava colante dalla fessura, quindi premendola contro le labbra e facendola affondare nella bocca.
Nicolò gemette, le braccia tese mentre sentiva il suo cazzo affondare nella calda bocca scivolosa dell’uomo.
Mentre Enrico si muoveva sul suo cazzo, fino alla testa e poi quasi alla base, combatteva l’impulso di pompare i suoi fianchi, spingendoli verso l’alto nella bocca.
Enrico si mosse più velocemente sul suo uccello e lui lottò con la sua eccitazione, il suo desiderio di liberazione. Mise le mani sulla testa di Enrico, le mise tra i suoi capelli mentre lo spingeva contro di sé.
“Oh... Enrico... per favore!” Gridò, incapace di trattenersi più a lungo, il suo cazzo si liberava nella bocca che succhiava.
Enrico succhiava avidamente il pene che schizzava, catturando ogni fiotto, lasciando che gli riempisse la bocca prima di deglutire.
Quando ebbe finito Nicolò si distese sul bordo della piscina, il suo stomaco si alzava e si abbassava affannosamente. Gli era rimasto duro, il cazzo puntato verso l’alto, si librava sull’addome muovendosi su e giù nella sua continua eccitazione.
Enrico rimase fermo per un momento, sorvolando l’inguine del ragazzo, chiedendosi se fosse pronto per qualcosa di più, se Nicolò fosse disposto ad andare oltre.
Il ragazzo si sollevò sui gomiti e abbassò lo sguardo su Enrico, gli occhi erano quasi vitrei, pieni di desiderio.
“Vuoi... mettermelo dentro?”
Sussurrò Nicolò mentre allargava le gambe.
Enrico si avvicinò lentamente, come un predatore che insegue la sua preda, mise le braccia sotto ogni gamba, le portò verso l’alto e poi le piegò, il culo aperto rivolto verso l’alto.
Si mosse verso l’alto fino a quando il suo cazzo non toccò il culo del ragazzo, mosse i fianchi spostandolo lungo la linea che correva lungo la fessura fino all’apertura del corpo di Nicolò.
Il suo cazzo cominciò rapidamente a sbavare fino a quando la testa non fu bagnata lasciando una scia scivolosa lungo il culo del ragazzo. Lavorò l’apertura più e più volte fino a quando non fu scivoloso e bagnato, il suo uccello vi scivolava dolcemente sopra ad ogni movimento. Si alzò e posizionò l’uccello sull’apertura di Nicolò, quindi premette verso il basso con il peso del suo corpo.
“Oh Enrico... per favore…”
Lo pregò il ragazzo mentre si spingeva verso l’alto con i fianchi. Supplicò che lo scopasse, lo spingesse nel suo buco, in un modo che scioccò Enrico per il suo desiderio sfrenato di essere scopato. Questo lo eccitò per quanto era possibile sopportarlo, la sua lussuria era insopportabile, spingeva verso il basso con i fianchi aprendo la stretta apertura e lo penetrava, il suo cazzo lo apriva mentre scivolava dentro centimetro dopo centimetro.
Nicolò strinse insieme i loro corpi, le mani si muovevano su e giù per la schiena di Enrico, poi in giù al suo culo, afferrando le natiche e trascinandolo nel suo corpo fino a quando non furono uno contro l’altro.
“Scopami... inculami!”
Implorò Nicolò.
Enrico mosse i fianchi pompando nel buco del ragazzo, aumentando il ritmo fino a quando il suo uccello non attraversò bruscamente la stretta apertura. Ogni volta spingeva profondamente, mentre entrava sentiva il buco mungere il suo cazzo, portandolo rapidamente in uno stato di eccitazione in cui non rimase a lungo.
Si alzò e spinse le braccia di Nicolò verso il basso tenendole per i polsi mentre faceva ondeggiare sul corpo inclinato, scopandolo con tutta la sua forza.
Si spinse verso l’interno sempre più forte, fino a quando Nicolò sussultò sotto di lui che con le anche sbatteva contro il culo.
Il rumore echeggiava nella piscina, per la loro rozza scopata, così fisica, un corpo contro l’altro.
Il cazzo del ragazzo formò una pozza sul suo stomaco mentre il corpo di Enrico vi si strofinava contro, premendolo verso il basso ad ogni spinta.
I loro stomaci divennero coperti della crema mentre l’uccello di Enrico continuava a pistonare nel buco di Nicolò, affondando profondamente verso l’interno e poi quasi uscendone completamente.
Nicolò si alzò e baciò l’uomo, le loro lingue duellarono nelle bocche, poi si tirò indietro e guardò giù tra i loro corpi vedendo il cazzo di Enrico tirarsi fuori, l’asta bagnata e luccicante appariva incredibilmente grossa prima che fosse spinta di nuovo nel buco, profondamente, fino a quando i loro corpi si schiacciarono insieme.
Scese mentre Enrico gli teneva ancora i polsi e spinse verso l’alto con le anche il più possibile, cercando di mandare l’uccello ancora più profondamente nel suo corpo.
Enrico sentì il suo pene diventare sempre più duro, più sensibile e si sporse verso di lui, lo baciò bruscamente e poi morse leggermente il labbro inferiore mentre sentiva l’ondata attraversare il suo pene, enorme per le settimane di tentazione per le provocazioni del ragazzo. Spingendosi forte verso il suo interno, sprofondando fino in fondo, sentì l’eiaculazione, lo scatto del suo cazzo mentre pompava il suo carico in Nicolò, ogni fiotto si spingeva profondamente nel buco aperto.

Scese l’oscurità e Nicolò accese le luci nella piscina lasciando che il loro bagliore illuminasse l’area circostante.
Il ragazzo, mezzo addormentato, giaceva su una poltrona, ancora nudo, con la pelle arrossata in alcuni punti, schiena, polsi, natiche, dove erano stati trattati un po’ ruvidamente, dove aveva strofinato contro il bordo della piscina mentre Enrico lo scopava.
Nicolò aveva chiamato suo padre per fargli sapere che non sarebbe tornato a casa quella notte, rimanendo vago su dove sarebbe stato.
Successivamente aveva spinto Enrico a scoparlo di nuovo.
Enrico era esausto, il suo stomaco brontolava per la fame, così entrò per preparare qualcosa per loro due. Mentre il cibo cuoceva andò nella camera da letto per assicurarsi che il letto fosse a posto. Dimenticando di averlo già fatto prima, aveva spostato indietro un po’ di più la fodera e poi rimettendola a posto preparando il letto per quando vi avrebbe portato Nicolò.
Gli avrebbe dato da mangiare, lo avrebbe portato nel suo bagno padronale e gli avrebbe fatto usare la grande doccia, poi lo avrebbe condotto nel suo letto. Sentiva il bisogno di organizzarsi, il desiderio di accogliere Nicolò, di far dormire il ragazzo con lui, condividendo il suo letto.
Quando Enrico tornò a controllare la cottura del cibo, trovò Nicolò sul divano sdraiato sulla schiena, con la testa appoggiata a dei cuscini. Dormiva profondamente e lui si fermò in piedi ad ammirarlo. Il corpo magro era allungato, le gambe divaricate, quella destra sul divano e la sinistra con il piede sul pavimento e tra di loro il pene flaccido che giaceva appoggiato allo scroto. Ancora una volta, a riposo, Nicolò aveva quello sguardo innocente, lo sguardo da ragazzo appena uscito dall’adolescenza.
Si spostò dietro al divano e si sporse verso di lui.
“Nicolò... Nicolò? Vuoi mangiare qualcosa prima di andare a letto?”
Nicolò si agitò, socchiuse gli occhi, gli sorrise e poi borbottò: “No” e tornò rapidamente a dormire.
Enrico lo lasciò lì, tornò in cucina, preparò il cibo e si sedette all’isola della cucina su uno sgabello da bar.
Mangiò lentamente pensando che la giornata fosse finita, la giornata in cui Nicolò aveva giocato i suoi soliti giochi ed in cui lui lo aveva spinto a rivelarsi.
Quando ebbe finito di fare una doccia, si asciugò e tornò dal ragazzo, lo prese tra le braccia, lo portò nel suo letto e lo adagiò. Poi si sdraiò accanto a lui addormentato a guardarlo, il ritmo del suo respiro, il movimento dei suoi occhi dietro le palpebre chiuse e l’occasionale contrazione di una mano.
Lo guardò finché non si addormentò.
Enrico si agitò nel sonno, poi lentamente si svegliò, consapevole di un corpo caldo appoggiato al suo petto che lo teneva stretto contro di sé.
La luce del primo mattino filtrava nella stanza, il sole non era ancora sopra l’orizzonte.
Enrico diede una leggera stretta a Nicolò sentendo il calore dei loro corpi uniti. Nicolò si mosse tra le sue braccia, allargò le braccia e vide gli occhi aprirsi lentamente.
Il ragazzo sorridente gli disse buongiorno prima di alzarsi per baciarlo.
Enrico lasciò che la sua mano si muovesse lungo il corpo magro e liscio fino a quando non sentì il duro uccello sull’addome. Lo sentì raggiungere la sua erezione, prenderla saldamente in mano manipolandola per fargli raggiungere una maggiore eccitazione.
“Prendimi... per favore Enrico!”
Enrico si spostò sul ragazzo calciando via le coperte fino ai piedi del letto.
Nicolò allargò le gambe aprendosi a lui, aggrappandosi disperatamente a lui, implorandolo di metterglielo dentro.
Enrico si mosse lentamente, delicatamente, finché non fu dentro e sentì il buco stretto mungergli il pene.
Pompò lentamente con le anche, spinte profonde e penetranti che spinsero dentro l’intera lunghezza.
Sentì le lunghe gambe di Nicolò avvolgersi intorno alla sua vita, sentì le mani del ragazzo muoversi sulla sua schiena, le dita scavare nella sua carne, chiedendo disperatamente il cazzo.
La luce del sole colpì la finestra mentre Enrico aumentava il suo ritmo, il loro scopare divenne più selvaggio.
Enrico sentì la sua eccitazione crescere fino a quando non riuscì più a trattenersi, muovendo i fianchi sempre più velocemente fino a quando la loro scopata divenne violenta, il letto dondolava e cigolava sotto di loro.
Nicolò si lamentò sempre più forte, implorando Enrico di scoparlo, di spingersi sempre più in profondità.
Ogni tocco tra i loro corpi divenne scivoloso, bagnato, mentre Enrico si muoveva sopra il ragazzo.
Nicolò si morse la spalla per reprimere il suo desiderio di gridare e Enrico si spinse dentro, fino in fondo, spingendo Nicolò sul materasso mentre riempiva di nuovo il suo buco.
Enrico rimase stremato sopra Nicolò finché il suo respiro non rallentò e si rese conto che Nicolò ce l’aveva ancora eretto, il grosso cazzo spingeva contro il suo stomaco. Si spostò e lo baciò sulle labbra, poi si spostò lungo la mascella sentendo la pelle liscia con una piccola crescita di barba.
Gli mordicchiò il lobo dell’orecchio mentre la sua mano prendeva il cazzo duro bagnato, scivoloso, e lo accarezzava lentamente mentre muoveva le labbra lungo il collo, sopra il torace, poi strinse un capezzolo facendolo gemere spingendo la testa più in basso verso il capezzolo torturato.
“Oh, cazzo... Enrico!”
Gridò Nicolò mentre l’altro tirava il capezzolo prima di lasciarlo andare e spostarsi ulteriormente verso il basso, muovendo la lingua lungo la pancia piatta dove circondò l’ombelico mentre il respiro del ragazzo lo faceva muovere su e giù contro la lingua. Nicolò stava pompando leggermente con i fianchi, così eccitato da non riuscire a rimanere fermo sotto le manipolazioni.
L’uomo si spostò sul cazzo eretto, la cappella brillava nella luce del primo mattino. Quando vi spinse le labbra e lasciò che vi scivolasse dentro, prese ogni centimetro nella sua bocca.
Sentì le mani di Nicolò sulla sua testa, fra i suoi capelli mentre lui succhiava.
Si mosse su quel cazzo duro con tale dedizione da non rendersi conto di nient’altro, nemmeno della stanza intorno a loro, della luce crescente del mattino o del modo in cui Nicolò teneva la testa, le gambe ai suoi fianchi mentre scopava la bocca di Enrico, alla disperata ricerca di una liberazione.
Nicolò venne con forza, fiotto dopo fiotto, colpendo il fondo della gola di Enrico e riempiendogli la bocca.
Lasciò che il cazzo eiaculasse ogni goccia nella sua bocca assaporando il modo in cui si era gonfiato e ora sobbalzava ad ogni getto. Succhiò fino a che Nicolò non fu prosciugato e quando si ritirò ne munse le ultime gocce leccandole sulla cappella.
Si girò accanto al ragazzo alzando lo sguardo alla testa che lo stava guardando appoggiata su di un cuscino.
Nicolò stava sorridendo con un’espressione di completa soddisfazione.
Enrico si chinò e lo baciò sull’anca vicino al cazzo flaccido, poi alzò di nuovo lo sguardo.
“Facciamo la doccia, facciamo colazione e poi rilassiamoci a bordo piscina.”
di
scritto il
2022-07-01
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