Segretaria sottomessa - 8

Scritto da , il 2022-12-26, genere dominazione

Esco dal suo ufficio e torno alla scrivania.
Sono come in trance. La mia figa è un fuoco. Io sfinita. I capelli in disordine. Le mie calze e le mie cosce zuppe dei miei umori.
Laura è a sedere quando torno al posto. Non mi dice nulla. Sento però che c’è una tensione che arriva da parte sua. Forse vuole chiedermi qualcosa o forse è solo curiosa di sapere se si era sognata tutto o aveva davvero visto il mio culo nudo riempito con il mio giocattolo.
La giornata passa, mi sembra velocissima. Ripenso tutto il giorno a quello che è successo. Finalmente ho goduto sul cazzo del mio padrone. Non riesco a crederci.
Sono distratta e assorta. Laura se ne accorge e me lo rimprovera più volte.

Quando torno a casa mi tolgo il plug e osservo allo specchio il buco del culo, decisamente dilatato. Mi ritrovo a toccarmi delicatamente la figa ripensando all'orgasmo avuto oggi. Ovviamente non mi masturbo, anche perché il piacere di oggi è stato così devastante che quasi non ne ho bisogno. Quasi, perché quando ci ripenso lo vorrei ancora e ancora. È come una droga. Il modo in cui mi tratta Antonio è una droga, la nostra sorta di relazione lo è.
Sdraiata a letto, dopo una doccia, mentre delicatamente mi accarezzo la figa, penso a quello che mi è successo nelle ultime settimane e fatico a crederci. Non avrei mai pensato di poter godere così tanto, innanzitutto. Non avrei mai pensato di godere a essere trattata così, come una puttana sottomessa agli ordini del mio capo che potrebbe essere mio padre, vista l’età. Non avrei mai pensato di accettare di scopare qualcuno su ordine, di andare in giro senza intimo, di usare un plug anale..
Ordine. Mi risuona questa parola in testa. È quello il centro di tutto. Ricevere ordini mi fa impazzire. Compiacere chi me li impone mi fa eccitare. E Antonio è estremamente bravo in questo. E io adoro stare ai suoi ordini. Anche se significa umiliarmi. O forse soprattutto quello.

Mi giro nel letto sospirando e prendo sonno, pensando a quello che mi aspetta domani.


“Devi essere estremamente provocante”. Questo quello che il mio signore mi ha chiesto. Esco di casa con un paio di autoreggenti nere in pizzo e una gonna a tubino, sempre nera, estremamente corta. La camicia è bianca e stretta, indossata senza reggiseno lascia davvero poco all’immaginazione. Metto una giacca rossa, per evitare di essere scambiata per una Troia anche in pubblico. Mi lego i capelli in una coda alta, perché so che mi sarà utile dopo. Completo un paio di decoltè nere e ovviamente con il plug.

Il viaggio per arrivare al lavoro questa volta è davvero difficile. Se ieri avevo solo la suggestione, non motivata, che tutti mi guardassero, oggi non è suggestione. La metro è affollata. Io la cosa più appariscente dentro il vagone.
Rimango in piedi, non voglio sedermi perché la gonna è estremamente corta. Ma rimanendo in piedi sono schiacciata tra le persone. Non so se è impressione o meno, ma credo che più di una persona si sia strofinata contro di me.
Come sempre, a essere guardata vestita da puttana, mi bagno.

Arrivo in ufficio in anticipo e Antonio è già li, siamo solo io e lui. Quando entro mi guarda come se volesse divorarmi.
Quando parla la sua voce è famelica. “Buongiorno puttana”
“Buongiorno padrone”
“Sei perfetta”
“Grazie signore, cerco di soddisfare ogni suo ordine al meglio” mentre dico questo mi giro e, sollevando la gonna, gli mostro il mio culo farcito con il plug.
“Sei perfetta” ripete. Il suo respiro è affannoso. “Una puttana perfetta”.
Mi siedo alla scrivania mentre lui rimane in piedi e mi mangia con gli occhi ad ogni movimento.
“Vieni nel mio ufficio tra un’ora. Ma prima ho un altro compito per te”
“La ascolto signore”
“Mostrati di nuovo a Laura. Puoi fare quello che vuoi. Tette, culo, figa, non mi importa. Ma voglio che piano piano tutti inizino a capire quanto sei puttana. Nascondi il telefono e fatti un video, tra un’ora me lo devi fare vedere.”
Finisce la frase ed entra Laura, quindi non ho il tempo di fare domande.
“Certamente signore”
“Grazie Valentina”

Laura si accomoda, sento che mi squadra. Chi non lo farebbe visto come sono vestita oggi.
Mentre le altre persone iniziano ad arrivare, escogito come fare, intanto nascondo il telefono e faccio partire il video.
Passa un po’ di tempo e Laura, come ogni mattina a turno, va a prendere i caffè.
Quando ritorna mi allunga il mio è, da finta maldestra, me lo faccio scivolare di mano, direttamente sulla camicia. “Oddio Valentina scusa!” Laura è mortificata “mi dispiace tantissimo” dice iniziando a tamponare il danno con alcuni fazzoletti che aveva prontamente tirato fuori “cazzo Laura, la camicia bianca!” Fingo di arrabbiarmi. “Scusa scusa, vieni che ti do una mano a smacchiare” dice alzandosi e dirigendosi verso il bagno.
Sorrido. Ha funzionato.
“Si certo” prendo il telefono e la raggiungo in bagno.
“Puoi andare a vedere se ho un altro maglia in borsa?” Le chiedo entrando.
“Certo assolutamente”
Mentre lei cerca una maglia che non c’è io trovo un altro posto per il telefono che continua a riprendere.
Ritorna e scusandosi dice che non ha trovato nulla.
“Eh va be” continuo fintamente scocciata “allora dammi una mano a pulire qui”.
Chiudo la porta e mi tolgo la giacca, svelando la camicia aderente. I miei capezzoli sono evidenti e il tessuto bagnato è anche più trasparente.
Laura rimane senza parole.
“Beh non mi aiuti a pulirla?”
Passo un fazzoletto sotto l’acqua e glielo porgo.
Lei lo prende e balbettando qualcosa inizia a strofinarlo sui miei seni, dove c’è la macchia. Il fazzoletto inumidisce ancora di più il tessuto, rendendo la mia camicia ancora più oscena. Laura continua a strofinare scusandosi ma sento le sue mani che indugiano, quasi come se volesse accarezzarmi.
“Aspetta” le dico “facciamo prima a fare così”
Mi sbottono la camicia. La tolgo. Rimango a tette all’aria. Gli occhi di Laura rimangono incollati ai miei capezzoli. “Mi aiuti a pulirle dal caffè?”
Cerco di rimanere seria anche se la mia figa si sta eccitando in quella situazione.
Lei è ipnotizzata.
“Si certo”
Continua a passare il fazzoletto di prima nello stesso punto, solo che stavolta non puliva la camicia ma le mie tette, a turno. Ha un tocco delicato che mi da i brividi. La lascio accarezzare i miei seni con la scusa della pulizia. Lei è delicata, non indugia più. Gode della vista delle mie tette e del tocco sulla mia pelle.
Poi il mio tono si ammorbidisce. “Grazie Laura” le dico languidamente.
Mi rimetto la giacca lasciandomi nuda sotto. I miei seni sono coperti ma la scollatura è estrema. Laura assiste alla scena senza dire una parola. “Rimani vestita così?” Chiede.
“Ho alternative?”
“No” arrossisce lei
“Ti disturba?”
“No anzi”
Le sorrido.
“Mi piace tenerle libere. Sono più comode. E in più, sono sempre pronte”
“Pronte?”
“Si sai. Nel caso serva essere nude. Spogliarsi in poco tempo. O farsi pulire dal caffè”
Laura mi guarda seria.
“Lo hai fatto apposta?”
“Ti è piaciuto?”
La mia domanda la spiazza. Non so dove voglio andare a parare, non pensavo che il discorso vertesse così.
Lei fa un passo verso di me e, inaspettatamente, mi infila una mano dentro la giacca e afferra il seno. Lo stringe.
“E a te è piaciuto?”
Io non me lo aspettavo e mi esce un sospiro eccitato.
Laura avvicina la sua bocca al mio seno, piegandosi un po’. “È ancora sporca di caffè” dice prima di iniziare a leccarmi il capezzolo.
Non appena la sua lingua tocca la mia pelle mi sento come andare a fuoco. Mi eccito ancora di più, istantaneamente.
Mugolo.
Laura prende entrambi i miei seni e inizia a leccarli con gusto. Io inizio ad ansimare e a squittire.
Ci interrompe un bussare alla porta di qualcuno che aveva bisogno di usare il bagno.
Io mi ricompongo, Laura anche, afferro la camicia e il telefono e usciamo dal bagno entrambe arrossate.

Raggiungiamo la scrivania e ci sediamo.
La guardo vogliosa. Lei mi guarda, quasi spaventata.
Le prendo una mano e, al riparo dagli sguardi di tutti, la conduco sotto la mia gonna, verso la mia figa.
Lei si lascia guidare. Posa le dita sulla figa che è bagnata. Ha un piccolo sussulto e fa per ritirarsi.
“Sei completamente senza intimo?”
“Come se non te ne fossi accorta ieri”
“Ma perché?”
“Per essere sempre pronta” le ripeto
“Pronta per cosa?”

“Valentina nel mio ufficio. Sei in ritardo”
Antonio ed sulla porta e mi guarda. Voglioso e severo, notando la mia nudità sotto la giacca.
“Si signore”
Prendo il telefono, sorrido a Laura.
“Pronta”

Vado nell’ufficio di Antonio lasciando Laura perplessa. La mia figa, invece, fradicia.

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