Segretaria sottomessa - 6
di
CaraBella
genere
dominazione
Entro nell’ufficio. Il padrone è in piedi vicino alla finestra, Enrico è seduto alla sua scrivania.
Chiudo la porta e li guardo, in attesa.
Il padrone parla per primo. “Alzati la gonna”
Eseguo, alzo la gonna e rivelo la mia figa senza mutande.
Enrico mi fissa. Se gli sguardi potessero scopare, mi starebbe trapanando.
“Hai visto quanto è ubbidiente?”
“Che cagna”
“Valentina fagli vedere quanto sei bagnata”
Mi avvicino e mi siedo sulla sedia di fronte alla scrivania. Mi alzo di nuovo la gonna e divarico le gambe alzandole, così da offrire una visuale perfetta della mia figa fradicia.
“Sai cosa ha fatto per me Valentina prima?” Continua il padrone rivolgendosi ad Enrico. “Diglielo Valentina”
“Mi sono masturbata con una bottiglia” dico arrossendo “e ho infilato tre penne nel culetto”.
Enrico scoppia a ridere, si lecca le labbra.
“Come hai fatto Antonio a renderla così?”
“Ho fatto ben poco, è così troia di suo. Anela al mio cazzo che non l’ha ancora scopata. Farebbe di tutto per poterlo avere. E invece per ora me lo succhia solo, perché non si merita ancora di essere fottuta.”
“Perché me l’hai portata qua?”
“Perché mi piace vedere quanto si eccita a fare la puttana ai miei ordini, a umiliarsi” risponde Antonio “e per ricordarti che tu puoi averla solo quando lo decido io” dice serio.
“Valentina togliti la maglia”
Ubbidisco, rimango a tette all’aria.
“Gioca col tuo seno”
Le mie mani raggiungono delicate i miei capezzoli, e iniziano ad accarezzare le tette rimaste scoperte.
“Valentina guarda Enrico”
Lo faccio. La mia gonna è sempre tirata su, le gambe aperte, la figa bagnata, le mie mani sul mio seno nudo.
Enrico è eccitatissimo da quella visione. Suda e ha il respiro corto.
“Valentina dí a Enrico che vuoi fargli un pompino”
Ho i suoi occhi nei miei. “Vorrei succhiarti il cazzo” dico decisa “e vorrei ingoiare la tua sborra”
“Antonio ti prego, voglio quella succhiacazzi attaccata al mio, ora” Enrico è in difficoltà, si vede.
“Un pompino sono 100 euro”
“Va bene” non ci pensa due volte e tira fuori dei contanti e li butta ad Antonio. Tutto questo senza staccarmi gli occhi di dosso.
Io rimango congelata davanti a quella scena. Il mio padrone mi ha davvero appena venduto. 100 euro per un pompino. Sono tantissimi. Ed Enrico non ha battuto ciglio.
“Valentina, vai a succhiargli il cazzo” dice Antonio prendendo i soldi. “Impegnati, questo cliente ha pagato per avere la tua bocca”
Poi si rivolge ad Enrico “Ma non scoparla”
“Certo”
“Dico sul serio. Non potrai più vederla se la scopi”
“Allora dimmi quanto costa una scopata” 200? 300? Te li do.”
“Oggi sono in vendita solo pompini. Fattelo bastare”. È categorico.
Si avvicina a me e mi accarezza i capelli “fai la brava troia, fallo per me. Ora spogliati e gattona fino alla sua scrivania. Fai quello che ti dice”
Io mi spoglio e gattono fino alla scrivania di Enrico. Mi fermo e lo guardò dal basso del pavimento su cui sono. Lui tira fuori il cazzo. “Leccalo”.
Lo prendo in mano. Inizio a leccarglielo dalla base fino alla cappella, e ancora. Ci sputo sopra e accompagno le leccate con la mano, segandoli piano. Lo guardò negli occhi. Lui non stacca lo sguardo da me. Dopo averlo leccato per tutta la sua lunghezza mi dedico alla cappella, che circondo con la mia lingua e poi con le labbra, mettendola piano in bocca. La mia mano continua a segare quel cazzo bello duro. L’altra mano inizia a massaggiare i coglioni. Enrico inizia a grugnire di godimento. Allora prendo il suo cazzo in bocca e inizio a succhiarlo con gusto. Lo riempio di saliva e continuò ad accompagnare il pompino con una sega.
Antonio ci guarda e poi dice ad Enrico “Puoi tenerla per il resto del pomeriggio. Non distruggerla” ed esce lasciandomi sola con lui.
Appena esce Enrico mi prende la testa e me l spinge sul cazzo. Mi arriva fino in gola. Mi tiene giù e poi mi ritira su. Senza fiato, respiro tossendo. Lui di nuovo mi spinge il suo cazzo fino alle tonsille e mi tiene giù. Lascia la presa e prendo di nuovo aria.
Mentre annaspo mi tira per i capelli sotto la sua scrivania.
“Lurida puttana” dice “ora te ne stai lì sotto. La tua bocca non deve lasciare il mio cazzo finché non te lo dico io chiaro?”
Annuisco sempre tossendo
“Questo vuol dire che me lo devi succhiare con gusto ma mi fai venire solo quando voglio io. È chiaro cagna?”
Continuò ad annuire cercando di riprendere fiato
Mi arriva uno schiaffo forte in viso. “Ti ho chiesto se è chiaro succhiacazzi, devi rispondermi”
“Si signore. È chiaro”
“Bene troia”
Mi riprende per i capelli e torna a soffocarmi con il suo cazzo.
“Lo devi ingoiare tutto, so che hai fame e non vedevi l’ora di mangiarlo”
Mi tira su, sempre per i capelli. “Dimmelo quanto ti piace. Dimmi quanto adori il mio cazzo”
“Mi piace tantissimo signore, ho bisogno di succhiarlo per essere felice”
“Che puttana”
Ancora giù fino alla gola. Mi tiene la testa premuta. Mi tira su.
“Sei la mia troia. Dimmelo”
“Sono la sua troia signore, la sua puttana personale”
Di nuovo giù. Inizia a scoparmi la gola, con forza. “Sei una troia, una lurida troia” ripete mentre mi toglie il respiro sempre di più. Mi tiene la testa ferma con le mani. “Ora mangi tutto il mio cazzo ma presto ti sfondo di nuovo. Ti distruggo la figa tanto te la apro hai capito cagna? Ti apro in due e tu mi chiederai di scoparti sempre più forte. Ti scopo il culo la figa e la bocca come piace a te, porca.”
Mi tira su e finalmente respiro, o almeno ci provo. La mia saliva cola dappertutto, il mio viso ne è ricoperto insieme alle lacrime per la mancanza di ossigeno.
Mi tira un altro schiaffo forte. “Dillo che sei una Troia”. Altri due schiaffi perché non rispondo subito. “Obbediscimi puttana”
“Sono la sua troia” dico annaspando.
“E cosa vuoi?”
“Voglio il suo cazzo in bocca e bere la sua sborra signore”
“Ti accontenterò puttana”
Giù di nuovo a scoparmi la gola, con sempre più foga.
“Troia, sei una Troia, una grandissima troia”
Ripete tra se e se mentre continua a spingere il suo cazzo fino alle tonsille e ancora e ancora.
Il suo orgasmo è prorompente. Mi tiene la testa giù e scarica tantissima sborra direttamente nell’esofago. Anche se volessi non ingoiarla non saprei come fare.
Mi tira via dal suo cazzo e mi butta per terra, sotto la scrivania.
Inizio a tossire e a sputare sperma sul pavimento. Sono nuda, inerme, stremata e dolorante.
Enrico sta zitto un minuto mentre si riprende, io continuo ad ansimare e tossire.
“Che cosa hai fatto troia?”
Lo guardò interrogativa
“Hai sprecato tutta la sborra che ti ho gentilmente regalato”
Guardo per terra e ci sono tracce di quella che ho sputato per riprendere fiato.
Mi prende la testa e mi schiaccia per terra il viso.
“Raccoglila puttana. Non devi lasciare nulla per terra”
Tiro fuori la lingua, lecco il pavimento, mando giù. Mi sposta la testa verso altre tracce. “Tutta”. Lecco anche quelle, fino a che non rimane nulla.
Enrico si siede e mi lascia per terra.
“Torna sotto la scrivania troia”
Ubbidisco
“Ora mi pulisci il cazzo e stai lì. Vediamo se a sera avrò ancora voglia di scaricarmi dentro di te.”
Lecco ubbidiente, lo pulisco da ogni traccia. Sento la sua mano che mi afferra e i capelli e mi allontana. “Va bene così puttana. Ora stai lì”
Mi accuccio sotto la scrivania ai suoi piedi. Sono ancora interamente nuda e bagnata di saliva. Mi porto una mano sulla figa. Come mi aspettavo, è bagnatissima. Me la accarezzo piano. Quanto vorrei godere ancora. Lo so, non posso, nessuno me lo ha detto.
Enrico riprende a lavorare, fa alcune chiamate e scrive al computer.
Io sempre lì, nuda e accucciata in attesa di altri ordini.
“Ti stai toccando troia?” La domanda mi coglie di sorpresa.
“Si signore”
“A cosa pensi mentre ti tocchi?”
“Al suo cazzo signore. Lo vorrei ancora” la riposta è automatica. Quasi non ci penso mentre la dico, ma una volta che è uscita dalla mia bocca mi rendo conto che è vero. Adoro il modo in cui mi desidera, mi tratta e mi umilia. Mi eccita che il mio padrone mi abbia venduto a lui per il pomeriggio. Che la mia bocca sia al suo servizio.
“Sei una puttana insaziabile”
Tira di nuovo fuori il cazzo dai pantaloni. “Eccolo troia, succhialo. Piano.”
Mi fiondo famelica. Mi rendo conto che lo vorrei di nuovo duro per farmi scopare da lui. Ma non posso, il padrone non le mi ha ordinato.
Il pene è moscio, d’altra parte prima ho svuotato per bene le sue palle. Appena inizio a succhiarlo si fa più duro ma non al massimo.
“Continua a succhiarlo, porca” e riprende a lavorare, con una mano sulla mia testa per accompagnare il movimento della bocca. Sono un suo sollazzo, un giochino nelle sue mani.
Va avanti così per il resto del pomeriggio. Ogni tanto mi stacca dal cazzo, poi dopo un po’ me lo risbatte in bocca.
Arrivano le 18:00 e l’ufficio inizia a svuotarsi.
Ho le labbra e la lingua sulle sue palle, quando finisce l’ultima telefonata.
Si allontana dalla scrivania e mi tira via da lì con forza.
“Sei una puttana incredibile. Lo sai?”
I miei occhi sono sul suo cazzo. Non riesco a staccarmi dall’idea di volerlo dentro di me.
Mi arriva uno schiaffo “ti ho detto che devi rispondermi”
“Si signore, lo so. Sono una puttana”
“Puttana vuoi altra sborra?”
“Si signore la voglio”
“Dove?”
“Dove desidera lei”
“Esatto, dove voglio io. Io te la voglio scaricare su queste belle tette da vacca che hai”
Mi prende di nuovo la testa e ricomincia a soffocarmi. È chiaro che si eccita solo quando mi può prendere con forza. Il suo cazzo diventa marmo in pochi secondi. Riprende a fottermi la gola con foga. Io mi abbandono ai suoi movimenti, cercando di respirare con il naso.
“Si troia così. Fatti fottere, da brava. Sei una porca, io lo so. Una come te non poteva che essere una troia succhiacazzi. Ti è piaciuto leccarmelo tutto il tempo vero? Ti sei bagnata come una cagna vero?”
Lo guardo negli occhi e annuisco.
“ lo sapevo cagna che non sei altro”
Mi tira i capelli e mi spinge il cazzo ancora più a fondo nella gola.
“Ora lo tiro fuori e ti vengo addosso, capito. E tu mi ringrazierai perché ti piace e non vedi l’ora di avere la mia sborra su di te”
Mi spinge via e cado per terra. Lui si mette sopra di me, bloccando con le gambe le mie braccia. Porta una mano alla mia gola e l’altra si mena il cazzo veloce. In poco esplode in un orgasmo e mi inonda di sperma il seno.
“Grazie signore” dico con un filo di voce “Grazie della sua preziosa sborra”
“Di nulla puttana”
Si rialza e si ricompone.
Io vorrei muovermi ma sono sfinita.
“Devo andare, mia moglie mi aspetta a casa. Rivestiti ed esci da qui”
Non ho nulla con cui pulirmi, quindi cerco di togliermi lo sperma con le mani e di leccare via le tracce. Mi torno a vestire, sono ancora sporca ma poi di così non so come fare.
Enrico mi guarda e ride “sembri una puttana vera ora” e mi tiene la porta aperta. Esco e, prima di allontanarci Enrico mi sussurra “non osare andare in bagno. Vai a casa così. È l’ultima cosa che ti ordino troia”. Mi infila una mano sotto la gonna e sente la mia figa umida “tanto ti piace no?”
E se ne va.
Io torno a prendere le mie cose dalla scrivania della segreteria. L’altra segretaria, una ragazza di nome Laura che avrà una decina di anni più di me, mi guarda giudicante.
“Che fine hai fatto tutto il pomeriggio?”
“Ero con Enrico, aveva del lavoro per me”
“Ah”
Mi squadra e vedo che pensa male. Probabilmente il suo pensare male non è vicino alla realtà. La realtà è peggio.
“Se ci tieni” le dico provocatoriamente “la prossima volta gli dico che vai tu ad aiutarlo”
Lei mi guarda perplessa “Non è semplice” continuo.
“Pensa ai fatti tuoi” mi risponde lei “io il lavoro me lo guadagno, non ho bisogno di una stronzetta come te a passarmi le cose da fare”
Detto questo se ne va.
Faccio su le mie cose, non vedo l’ora di arrivare a casa e farmi una doccia.
“Valentina”. È Antonio. È sulla sua porta. “Ancora un minuto e ti lascio andare”
Non posso non andare. Entro nel suo ufficio e mi fa sedere.
“Raccontami cosa hai fatto oggi”
Così gli dico tutto. Mi interrompe di tanto in tanto per chiedermi cosa stessi pensando, cosa mi stava facendo eccitare. Voleva tutti i dettagli, glielo ho dati.
“E non ti sei fatta scopare vero?”
“No signore, assolutamente”
Pausa.
“Ti credo ragazzina”
Apre un cassetto della scrivania e ne tira fuori una scatolina.
“Ho usato parte dei 100 euro che ho guadagnato con il tuo servizio per farti un regalo” dice passandomi la scatola. “Aprilo”
La apro e dentro trovo un piccolo plug anale. Non me lo aspettavo ma la vista di quel piccolo oggetto mi emoziona.
“Domani te lo metti per venire in ufficio. È un ordine troia”
“Si signore”
“Ora puoi andare”
Esco finalmente da lì.
Sulla metropolitana, mentre torni a casa, ripenso al pomeriggio.
Inutile a dirlo, non vedo l’ora che sia domani, per infilarmi quel coso nel culetto e seguire gli altri ordini del padrone.
Chiudo la porta e li guardo, in attesa.
Il padrone parla per primo. “Alzati la gonna”
Eseguo, alzo la gonna e rivelo la mia figa senza mutande.
Enrico mi fissa. Se gli sguardi potessero scopare, mi starebbe trapanando.
“Hai visto quanto è ubbidiente?”
“Che cagna”
“Valentina fagli vedere quanto sei bagnata”
Mi avvicino e mi siedo sulla sedia di fronte alla scrivania. Mi alzo di nuovo la gonna e divarico le gambe alzandole, così da offrire una visuale perfetta della mia figa fradicia.
“Sai cosa ha fatto per me Valentina prima?” Continua il padrone rivolgendosi ad Enrico. “Diglielo Valentina”
“Mi sono masturbata con una bottiglia” dico arrossendo “e ho infilato tre penne nel culetto”.
Enrico scoppia a ridere, si lecca le labbra.
“Come hai fatto Antonio a renderla così?”
“Ho fatto ben poco, è così troia di suo. Anela al mio cazzo che non l’ha ancora scopata. Farebbe di tutto per poterlo avere. E invece per ora me lo succhia solo, perché non si merita ancora di essere fottuta.”
“Perché me l’hai portata qua?”
“Perché mi piace vedere quanto si eccita a fare la puttana ai miei ordini, a umiliarsi” risponde Antonio “e per ricordarti che tu puoi averla solo quando lo decido io” dice serio.
“Valentina togliti la maglia”
Ubbidisco, rimango a tette all’aria.
“Gioca col tuo seno”
Le mie mani raggiungono delicate i miei capezzoli, e iniziano ad accarezzare le tette rimaste scoperte.
“Valentina guarda Enrico”
Lo faccio. La mia gonna è sempre tirata su, le gambe aperte, la figa bagnata, le mie mani sul mio seno nudo.
Enrico è eccitatissimo da quella visione. Suda e ha il respiro corto.
“Valentina dí a Enrico che vuoi fargli un pompino”
Ho i suoi occhi nei miei. “Vorrei succhiarti il cazzo” dico decisa “e vorrei ingoiare la tua sborra”
“Antonio ti prego, voglio quella succhiacazzi attaccata al mio, ora” Enrico è in difficoltà, si vede.
“Un pompino sono 100 euro”
“Va bene” non ci pensa due volte e tira fuori dei contanti e li butta ad Antonio. Tutto questo senza staccarmi gli occhi di dosso.
Io rimango congelata davanti a quella scena. Il mio padrone mi ha davvero appena venduto. 100 euro per un pompino. Sono tantissimi. Ed Enrico non ha battuto ciglio.
“Valentina, vai a succhiargli il cazzo” dice Antonio prendendo i soldi. “Impegnati, questo cliente ha pagato per avere la tua bocca”
Poi si rivolge ad Enrico “Ma non scoparla”
“Certo”
“Dico sul serio. Non potrai più vederla se la scopi”
“Allora dimmi quanto costa una scopata” 200? 300? Te li do.”
“Oggi sono in vendita solo pompini. Fattelo bastare”. È categorico.
Si avvicina a me e mi accarezza i capelli “fai la brava troia, fallo per me. Ora spogliati e gattona fino alla sua scrivania. Fai quello che ti dice”
Io mi spoglio e gattono fino alla scrivania di Enrico. Mi fermo e lo guardò dal basso del pavimento su cui sono. Lui tira fuori il cazzo. “Leccalo”.
Lo prendo in mano. Inizio a leccarglielo dalla base fino alla cappella, e ancora. Ci sputo sopra e accompagno le leccate con la mano, segandoli piano. Lo guardò negli occhi. Lui non stacca lo sguardo da me. Dopo averlo leccato per tutta la sua lunghezza mi dedico alla cappella, che circondo con la mia lingua e poi con le labbra, mettendola piano in bocca. La mia mano continua a segare quel cazzo bello duro. L’altra mano inizia a massaggiare i coglioni. Enrico inizia a grugnire di godimento. Allora prendo il suo cazzo in bocca e inizio a succhiarlo con gusto. Lo riempio di saliva e continuò ad accompagnare il pompino con una sega.
Antonio ci guarda e poi dice ad Enrico “Puoi tenerla per il resto del pomeriggio. Non distruggerla” ed esce lasciandomi sola con lui.
Appena esce Enrico mi prende la testa e me l spinge sul cazzo. Mi arriva fino in gola. Mi tiene giù e poi mi ritira su. Senza fiato, respiro tossendo. Lui di nuovo mi spinge il suo cazzo fino alle tonsille e mi tiene giù. Lascia la presa e prendo di nuovo aria.
Mentre annaspo mi tira per i capelli sotto la sua scrivania.
“Lurida puttana” dice “ora te ne stai lì sotto. La tua bocca non deve lasciare il mio cazzo finché non te lo dico io chiaro?”
Annuisco sempre tossendo
“Questo vuol dire che me lo devi succhiare con gusto ma mi fai venire solo quando voglio io. È chiaro cagna?”
Continuò ad annuire cercando di riprendere fiato
Mi arriva uno schiaffo forte in viso. “Ti ho chiesto se è chiaro succhiacazzi, devi rispondermi”
“Si signore. È chiaro”
“Bene troia”
Mi riprende per i capelli e torna a soffocarmi con il suo cazzo.
“Lo devi ingoiare tutto, so che hai fame e non vedevi l’ora di mangiarlo”
Mi tira su, sempre per i capelli. “Dimmelo quanto ti piace. Dimmi quanto adori il mio cazzo”
“Mi piace tantissimo signore, ho bisogno di succhiarlo per essere felice”
“Che puttana”
Ancora giù fino alla gola. Mi tiene la testa premuta. Mi tira su.
“Sei la mia troia. Dimmelo”
“Sono la sua troia signore, la sua puttana personale”
Di nuovo giù. Inizia a scoparmi la gola, con forza. “Sei una troia, una lurida troia” ripete mentre mi toglie il respiro sempre di più. Mi tiene la testa ferma con le mani. “Ora mangi tutto il mio cazzo ma presto ti sfondo di nuovo. Ti distruggo la figa tanto te la apro hai capito cagna? Ti apro in due e tu mi chiederai di scoparti sempre più forte. Ti scopo il culo la figa e la bocca come piace a te, porca.”
Mi tira su e finalmente respiro, o almeno ci provo. La mia saliva cola dappertutto, il mio viso ne è ricoperto insieme alle lacrime per la mancanza di ossigeno.
Mi tira un altro schiaffo forte. “Dillo che sei una Troia”. Altri due schiaffi perché non rispondo subito. “Obbediscimi puttana”
“Sono la sua troia” dico annaspando.
“E cosa vuoi?”
“Voglio il suo cazzo in bocca e bere la sua sborra signore”
“Ti accontenterò puttana”
Giù di nuovo a scoparmi la gola, con sempre più foga.
“Troia, sei una Troia, una grandissima troia”
Ripete tra se e se mentre continua a spingere il suo cazzo fino alle tonsille e ancora e ancora.
Il suo orgasmo è prorompente. Mi tiene la testa giù e scarica tantissima sborra direttamente nell’esofago. Anche se volessi non ingoiarla non saprei come fare.
Mi tira via dal suo cazzo e mi butta per terra, sotto la scrivania.
Inizio a tossire e a sputare sperma sul pavimento. Sono nuda, inerme, stremata e dolorante.
Enrico sta zitto un minuto mentre si riprende, io continuo ad ansimare e tossire.
“Che cosa hai fatto troia?”
Lo guardò interrogativa
“Hai sprecato tutta la sborra che ti ho gentilmente regalato”
Guardo per terra e ci sono tracce di quella che ho sputato per riprendere fiato.
Mi prende la testa e mi schiaccia per terra il viso.
“Raccoglila puttana. Non devi lasciare nulla per terra”
Tiro fuori la lingua, lecco il pavimento, mando giù. Mi sposta la testa verso altre tracce. “Tutta”. Lecco anche quelle, fino a che non rimane nulla.
Enrico si siede e mi lascia per terra.
“Torna sotto la scrivania troia”
Ubbidisco
“Ora mi pulisci il cazzo e stai lì. Vediamo se a sera avrò ancora voglia di scaricarmi dentro di te.”
Lecco ubbidiente, lo pulisco da ogni traccia. Sento la sua mano che mi afferra e i capelli e mi allontana. “Va bene così puttana. Ora stai lì”
Mi accuccio sotto la scrivania ai suoi piedi. Sono ancora interamente nuda e bagnata di saliva. Mi porto una mano sulla figa. Come mi aspettavo, è bagnatissima. Me la accarezzo piano. Quanto vorrei godere ancora. Lo so, non posso, nessuno me lo ha detto.
Enrico riprende a lavorare, fa alcune chiamate e scrive al computer.
Io sempre lì, nuda e accucciata in attesa di altri ordini.
“Ti stai toccando troia?” La domanda mi coglie di sorpresa.
“Si signore”
“A cosa pensi mentre ti tocchi?”
“Al suo cazzo signore. Lo vorrei ancora” la riposta è automatica. Quasi non ci penso mentre la dico, ma una volta che è uscita dalla mia bocca mi rendo conto che è vero. Adoro il modo in cui mi desidera, mi tratta e mi umilia. Mi eccita che il mio padrone mi abbia venduto a lui per il pomeriggio. Che la mia bocca sia al suo servizio.
“Sei una puttana insaziabile”
Tira di nuovo fuori il cazzo dai pantaloni. “Eccolo troia, succhialo. Piano.”
Mi fiondo famelica. Mi rendo conto che lo vorrei di nuovo duro per farmi scopare da lui. Ma non posso, il padrone non le mi ha ordinato.
Il pene è moscio, d’altra parte prima ho svuotato per bene le sue palle. Appena inizio a succhiarlo si fa più duro ma non al massimo.
“Continua a succhiarlo, porca” e riprende a lavorare, con una mano sulla mia testa per accompagnare il movimento della bocca. Sono un suo sollazzo, un giochino nelle sue mani.
Va avanti così per il resto del pomeriggio. Ogni tanto mi stacca dal cazzo, poi dopo un po’ me lo risbatte in bocca.
Arrivano le 18:00 e l’ufficio inizia a svuotarsi.
Ho le labbra e la lingua sulle sue palle, quando finisce l’ultima telefonata.
Si allontana dalla scrivania e mi tira via da lì con forza.
“Sei una puttana incredibile. Lo sai?”
I miei occhi sono sul suo cazzo. Non riesco a staccarmi dall’idea di volerlo dentro di me.
Mi arriva uno schiaffo “ti ho detto che devi rispondermi”
“Si signore, lo so. Sono una puttana”
“Puttana vuoi altra sborra?”
“Si signore la voglio”
“Dove?”
“Dove desidera lei”
“Esatto, dove voglio io. Io te la voglio scaricare su queste belle tette da vacca che hai”
Mi prende di nuovo la testa e ricomincia a soffocarmi. È chiaro che si eccita solo quando mi può prendere con forza. Il suo cazzo diventa marmo in pochi secondi. Riprende a fottermi la gola con foga. Io mi abbandono ai suoi movimenti, cercando di respirare con il naso.
“Si troia così. Fatti fottere, da brava. Sei una porca, io lo so. Una come te non poteva che essere una troia succhiacazzi. Ti è piaciuto leccarmelo tutto il tempo vero? Ti sei bagnata come una cagna vero?”
Lo guardo negli occhi e annuisco.
“ lo sapevo cagna che non sei altro”
Mi tira i capelli e mi spinge il cazzo ancora più a fondo nella gola.
“Ora lo tiro fuori e ti vengo addosso, capito. E tu mi ringrazierai perché ti piace e non vedi l’ora di avere la mia sborra su di te”
Mi spinge via e cado per terra. Lui si mette sopra di me, bloccando con le gambe le mie braccia. Porta una mano alla mia gola e l’altra si mena il cazzo veloce. In poco esplode in un orgasmo e mi inonda di sperma il seno.
“Grazie signore” dico con un filo di voce “Grazie della sua preziosa sborra”
“Di nulla puttana”
Si rialza e si ricompone.
Io vorrei muovermi ma sono sfinita.
“Devo andare, mia moglie mi aspetta a casa. Rivestiti ed esci da qui”
Non ho nulla con cui pulirmi, quindi cerco di togliermi lo sperma con le mani e di leccare via le tracce. Mi torno a vestire, sono ancora sporca ma poi di così non so come fare.
Enrico mi guarda e ride “sembri una puttana vera ora” e mi tiene la porta aperta. Esco e, prima di allontanarci Enrico mi sussurra “non osare andare in bagno. Vai a casa così. È l’ultima cosa che ti ordino troia”. Mi infila una mano sotto la gonna e sente la mia figa umida “tanto ti piace no?”
E se ne va.
Io torno a prendere le mie cose dalla scrivania della segreteria. L’altra segretaria, una ragazza di nome Laura che avrà una decina di anni più di me, mi guarda giudicante.
“Che fine hai fatto tutto il pomeriggio?”
“Ero con Enrico, aveva del lavoro per me”
“Ah”
Mi squadra e vedo che pensa male. Probabilmente il suo pensare male non è vicino alla realtà. La realtà è peggio.
“Se ci tieni” le dico provocatoriamente “la prossima volta gli dico che vai tu ad aiutarlo”
Lei mi guarda perplessa “Non è semplice” continuo.
“Pensa ai fatti tuoi” mi risponde lei “io il lavoro me lo guadagno, non ho bisogno di una stronzetta come te a passarmi le cose da fare”
Detto questo se ne va.
Faccio su le mie cose, non vedo l’ora di arrivare a casa e farmi una doccia.
“Valentina”. È Antonio. È sulla sua porta. “Ancora un minuto e ti lascio andare”
Non posso non andare. Entro nel suo ufficio e mi fa sedere.
“Raccontami cosa hai fatto oggi”
Così gli dico tutto. Mi interrompe di tanto in tanto per chiedermi cosa stessi pensando, cosa mi stava facendo eccitare. Voleva tutti i dettagli, glielo ho dati.
“E non ti sei fatta scopare vero?”
“No signore, assolutamente”
Pausa.
“Ti credo ragazzina”
Apre un cassetto della scrivania e ne tira fuori una scatolina.
“Ho usato parte dei 100 euro che ho guadagnato con il tuo servizio per farti un regalo” dice passandomi la scatola. “Aprilo”
La apro e dentro trovo un piccolo plug anale. Non me lo aspettavo ma la vista di quel piccolo oggetto mi emoziona.
“Domani te lo metti per venire in ufficio. È un ordine troia”
“Si signore”
“Ora puoi andare”
Esco finalmente da lì.
Sulla metropolitana, mentre torni a casa, ripenso al pomeriggio.
Inutile a dirlo, non vedo l’ora che sia domani, per infilarmi quel coso nel culetto e seguire gli altri ordini del padrone.
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