In albergo I parte.

di
genere
etero

LA CAMERIERA.
Il mio matrimonio andava, e va tuttora, a gonfie vele: fatta eccezione pel "cote'" sessuale.
A tal proposito, mi è d' uopo sottolineare, come la mia adorata "Lady Rowena" sia un essere eminentemente spirituale, prediligente, e di gran lunga, la sintonia delle menti, e dei cuori, a quella dei corpi. Il che, dati i miei "sani e robusti" appetiti sessuali, potrebbe sembrare, una vera e propria nemesi.
Tuttavia, più e più volte, mi son chiesto se, questo aspetto del nostro "menage" coniugale, che solo una mente cariata dal più rozzo materialismo potrebbe etichettare, "tout court", come frigidità, qualora venuto ad emergere "ex ante", non avrebbe potuto influire sulla mia scelta "definitiva".
Con minime titubanze, continuo a pervenire ad una risposta negativa: i rapporti interpersonali con "Lady Rowena" creano una dolce dipendenza; dopo qualche settimana non si può più fare a meno di ascoltare la sua voce, di specchiarsi nelle sue iridi colore del mare al tramonto, di suggere il miele delle sue labbra, di bearmi del suo sorriso, di ricevere le sue carezze...
E cosa scrivere mai del suo altissimo i. q., in generale, e della sua sagacia investigativa, in particolare?
E ben vero che, "la mia Signora" è un po' carente circa il lavoro di "intelligence" vero e proprio; tuttavia, ritengo tale lacuna imputabile, solo ed esclusivamente, alla mancanza di specifica applicazione.
Rimaneva irrisolto, e continua, tuttora, a rimanerlo, il problema dei rapporti intimi.
Per tanto, essendo un uomo vigoroso, optai, senza alcun dubbio ma con non pochi dolori interiori, pel ritorno a frequentare gli antichi "circoli ricreativi", beninteso con doverosa, centuplicata, prudenza.
A quei Lettori, che dovessero giudicare la soluzione da me adottata, come gravemente lesiva nei confronti dell'affetto umano di "Lady Rowena" e, beninteso, "ammesso l'addebito", non posso non rispondere di non essere un eunuco, né un monaco, e che, secondo San Paolo, la castità tra i coniugi può avvenire, con il reciproco consenso, solo per un limitato periodo di tempo (cfr.: I Cor. 7,5).
L'estate era, alfine, giunta, e con lei le agognate vacanze a ***, presso l'"Hotel***".
Stanco di "soluzioni autogestite", praticate "absente uxore" o nel cuore della notte, col sottofondo del dolce respirare della dormiente metà, ed esclusa, a priori, per le note ragioni, ogni possibilità di una qualche visita, estemporanea o programmata, alla Signora Dina od a Donna Rebecca, mi stavo arrovellando sul da farsi quando, rientrando da solo nella nostra stanza, mi imbattei nella cameriera del piano.
In altri miei scritti, ho informato i Lettori della mia caratteristica naturale di saper individuare la sottostante "femmina", qualunque abito sia indossato dalla "donna"; anche questa volta, il mio "fiuto" non fece cilecca.
La cameriera del piano, era sulla cinquantina, ottimamente portata, alta sul metro e settanta, biondo scura, profondi occhi castani, dal cui sguardo si intuiva, appunto, tutta la sua voglia di sesso, occulta ai più, ma non ai veri esperti.
Priva, completamente, di trucco, vestiva un abito da lavoro di colore chiaro che la faceva sembrare una bidella, od una casalinga.
Quando feci ingresso nella mia camera, dopo aver lasciato "Lady Rowena" alle gioie del mercatino bisettimanale, la sentii canticchiare, mentre portava a termine la pulizia della "toilette".
- Mi scusi, signora, avrei bisogno di usare il gabinetto...
- Si accomodi, si accomodi pure, io ho finito e vado a radunare le mie carabattole...
Quando feci ritorno nella stanza, la trovai che stava dando gli ultimi colpì di panno in microfibra ai vetri della finestra.
- Ecco qua, tolgo il disturbo - esclamò con la sua voce sempre allegra.
- No, sono io che mi scuso ma, come si suol dire, quando ci vuole ci vuole...
E le strinsi la mano. Automaticamente, inconsciamente, il dito indice scattò.
- Avevo capito, sin da subito, che eri un maschio da monta...- mi disse con una voce d'improvviso fattasi bassa, e leggermente roca; nel contempo, la sua mano destra raggiungeva i miei pantaloncini.
- Uhmmm...mica male...dai, chiudi la porta...mi disse con un tono quasi perentorio.
Obbedii e, quando girai le spalle, incredibilmente, trovai la stanza vuota.
- Ove ti sei cacciata - dissi a bassa voce mentre mi denudavo.
"Laura" - così si chiamava - mi rispose dal bagno:
- Arrivo tra poco...
Passarono, si e no, quindici secondi e "Laura" rientrò nella camera.
Si era tolta, soltanto, l'abito da lavoro, ed era rimasta in mutandine e reggiseno bianchi, assolutamente non trasparenti, conservando, le calzature antinfortunistiche, tanto simili ad un paio di scarpette da tennis.
Fu in quella precisa occasione, che mi accorsi dell'alta carica di sensualità sprigionata anche dalla "lingerie" più casta.
La donna mi apparve come una sorta di eroticissima ginnasta, pronta a fare esplodere, in mia compagnia, la sua robusta carica di libidine.
Quasi prevedendo la mia "strategia", Laura andò a collocarsi di fronte al cassettone, quasi stesse attendendo che io mi posizionarsi alle sue spalle, cosa che feci, senza alcun indugio.
Per un lunghissimo minuto, riflessi nello specchio, ci guardammo negli occhi; poi, doverosamente, presi l'iniziativa.
Iniziai leccandole l'orecchio destro con la punta della lingua per poi scendere lungo il suo collo; nel contempo, con entrambi i medi, le sfioravo, a mo' di farfalla, gli avambracci, andando su e giù.
Fu quando la mia lingua giunse al confine tra collo e spalla che mi produssi in un succhiotto da manuale slacciandole, altresì, il reggiseno ed abbassandole le mutandine.
Quando quest'ultime giunsero sul pavimento, Laura le scalcio' via, continuando a bearsi delle mie carezze che andavano dalle mammelle alle natiche e viceversa.
Fu solo allora che potei contemplare, "in toto", la sua pelle, invero di un colorito tendente al pallido, ed il suo corpo.
Debbo scrivere, che il suo seno - più una seconda abbondante che una terza scarsa - non presentava alcun segno di cedimento, e che le sue natiche - presentanti, a malapena, un lievissimo accenno di cellulite -
erano, ancora, decisamente sode.
La girai verso di me e ci baciammo: un bacio "alla francese", intenso, lungo e profondo, che mi estraniò dal tempo e dallo spazio.
Mentre le nostre labbra si univano, e le nostre lingue lottavano, la mia mano destra, forzate, con la più totale delicatezza, le sue labbra, madide del suo miele, giunse al clitoride, iniziando ad omaggiarlo.
Passarono alcuni minuti e, con una voce ancora più roca, con tono di supplica, "Laura" mormorò:
- Basta, ti prego, prendimi...
La volsi, di nuovo, verso il cassettone. Potrei scrivere istintivamente, la donna poggiò le mani sulla pietra e, contemporaneamente, tirava indietro il bacino allargando le gambe e si metteva in punta dei piedi.
Postomi alle sue spalle, la penetrai, ponendole, altresì, le mani sulle natiche.
Attesi un paio di secondi, poi iniziai il coito "al piccolo trotto" per passare, dopo diversi minuti, al più sfrenato "galoppo", tornando, più tardi, al "trotto".
Intanto evitavo, beninteso, di lasciare in pace il suo "petalo di carne", che provvedevo ad omaggiare roteandovi sopra il dito medio della mano destra.
"Laura", dal suo canto, sembrava essere preda di un attacco epilettico: si agitava, forsennatamente, ruotando la testa, digrignando i denti ed ululando, sia pure sommessamente, una lunga teoria di "Siiiiiii".
Il tutto, mentre il suo corpo si imperlava di gocciole di sudore.
Benché anch'io in preda all'orgasmo, non potei non notare che la donna, intanto, aveva aperto il cassetto più alto e lo "ghermiva", letteralmente, con entrambe le mani.
Benché mi stessi trattenendo al massimo, mi accorsi che l'"esplosione" non avrebbe tardato per cui mi affrettai ad uscire dalla sua "grotta d'amore" per pormi di fronte a lei, farla sedere sui talloni ed entrare nella sua bocca.
Laura iniziò la "fellatio" con avida abilità, facendo sì che le sue labbra, invero esperte, molto esperte, non facessero minimamente abbassare la tensione.
Quando lo "tsunami" arrivò - una sola, continua emissione di sperma, che a me parve lunghissima - potei vedere i muscoli del collo applicarsi ad inghiottire il mio liquore con la medesima bramosia con la quale un cammelliere, finalmente giunto all'agognata oasi, spegne la sua gola riarsa.
Ero rimasto in erezione, pertanto, messe le mie mani sotto le ascelle di "Laura", la sollevai di peso per adagiarla sul lettino da una piazza che, con il talamo, il cassettone, i comodini, un tavolo e due sedie, completava l'arredamento della stanza.
Inconsciamente, non avevo voluto profanare il letto a due piazze ove giacevo con "Lady Rowena".
Immediatamente, la donna alzò le gambe a V e, con la destra, introdusse il mio scettro nel suo corpo.
Iniziai il nuovo coito direttamente "al galoppo", per poi rallentare ed accelerare di nuovo.
La donna, dal suo canto, faceva risuonare nella stanza una quantità di "Haaaagh" più o meno lunghi.
Passati diversi minuti, le feci assumere la posizione "a la levrette", riprendendo la corsa e l'omaggio al suo clitoride.
Quando mi accorsi che il mio sesso era stato lubrificato a dovere, uscii dalla sua vagina ed appoggiai il glande al suo orifizio anale.
- No, no, ti prego, è troppo grosso, mi farai male...
- Non ti preoccupare - risposi - le tue secrezioni lo hanno lubrificato a dovere...
Ed entrai, senza che lo sfintere avesse sollevato la benché minima "obiezione".
Presi a coitarla a tutta manetta, sempre omaggiandole la "turgida gemma"; "Laura", intanto, mugolava di piacere lasciandosi andare, di tanto in tanto, a piacevoli considerazioni del tipo:
- Che tarello...neanche un negro...mi hai aperto tutta...ne ho presi tanti, ma come questo mai...
Sentendo avvicinarsi l'eiaculazione, le dissi:
- Hai ancora sete?
- Si, si,...sempre...
A queste parole uscii dal suo ano per introdurmi nella sua bocca, dall'avidità più unica che rara.
Pochi minuti ed esplosi, nuovamente, nella sua gola, con un unica, prolungata, emissione di sperma.
Quando mi staccai, piombai, letteralmente semisvenuto, sul talamo.
Subito, "Laura", con un'agilità da ginnasta "di lungo corso", balzò in piedi, raccolse dal pavimento la "lingerie" e si diresse in bagno da dove, pochi minuti dopo, uscì completamente vestita ed, "incredibile visu et dictu", fresca come una rosa.
Fu allora che, dopo avermi gratificato di un sorriso a trentadue denti, mi disse:
- Grazie, meraviglioso stallone...
Ed uscì dalla stanza.
Mi rivestii e mi sdraiai, composto, sul letto.
Mi addormentai, e dormii, sino a quando "Lady Rowena", rientrata dal mercatino, non mi svegliò con un bacio.
* * *
Per tutto il resto della vacanza, "Laura" recitò, impeccabilmente, la parte della cameriera.
L'anno successivo, non avrebbe lavorato più in quell'albergo; secondo voci non controllate, riferitemi dalla direttrice, parrebbe essersi trasferita nel nord Italia ove si sarebbe data all'esercizio della "professione più antica del mondo".

scritto il
2022-11-18
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