Lo stupratore di settembre (terza parte)

di
genere
etero

A partire dalla mattinata successiva, il rapporto tra Fabio e i coniugi Montanari entrò in una nuova dimensione. Il sardo sperimentò fin dal momento del suo risveglio come le cose fossero drasticamente mutate. Difficile stabilire se in meglio o peggio. Certo, un osservatore esterno avrebbe insinuato che lui ora poteva godere di molti più vantaggi rispetto a dodici ore prima. A partire dall'atteggiamento servile, per non dire sottomesso, non solo di Sonia, ma anche di Tullio, per l'appunto.
Le prime avvisaglie già al momento di fare colazione. A differenza di quanto avvenuto sinora, non ebbe neppure bisogno di recarsi in cucina per consumarla. No, stavolta gli venne servita su un vassoio direttamente a letto, da parte di una Sonia abbigliata il minimo indispensabile per non essere scambiata per una bella di notte che terminava il servizio con un certo ritardo, essendo ormai le otto del mattino. Per l'occasione era fiancheggiata dal marito, al quale mancava solo la coda per scodinzolare come un cagnolino docile e affettuoso. A Fabio tutto ciò dava il voltastomaco, ma dal momento che veniva addirittura pagato per essere servito e riverito, non gli era restato altro che adeguarsi. Per esempio, nonostante la colazione fosse degna di un hotel a tre o quattro stelle, non cessò mai di lagnarsi per tutta la durata del pasto, al quale marito e moglie presenziarono tenendosi a rispettosa distanza, senza uscire dalla camera. Fabio criticò tutto: la temperatura del caffé (che in realtà era caldo al punto giusto); le fette biscottate troppi friabili e non integrali, come invece preferiva lui; la marmellata alla ciliegia, che avrebbe preferito all'albicocca (o viceversa, se fosse stata all'albicocca) e così via. Gli costò non poco comportarsi da carogna, ma a quanto pareva stava facendo un ottimo lavoro, almeno a giudicare dall'aspetto compiaciuto dei due silenti spettatori.
Sonia per esempio era alle prese con una vistosa espansione del seno. Quando andava su di giri le capitava puntualmente. L'ampia scollatura, poi, non faceva che evidenziare ancora di più la meravigliosa dilatazione. E anche Tullio mostrava evidenti indizi di irrequietezza: bastava gettare un occhio sul suo inguine che si poteva chiaramente notare come fosse in preda alla solita, perenne erezione.
Erezione che nel frattempo si era formata anche nei paesi bassi di Fabio.
Quando terminò di strafogarsi, fece segno alla donna alla donna di levare via il vassoio, ma anche di non allontanarsi.
«Posalo da qualche parte.»
Sonia ubbidì, tenendosi negli immediati pressi del letto.
«Hai già fatto colazione?»
Sonia fece segno di no col capo. Mai prima di te, fu tentata di aggiungere, ma alla fine tacque.
«Bene, allora inizia a farla ora.» E così dicendo Fabio scostò la coperta. Stavolta era nudo, senza nemmeno i boxer addosso. Col cazzo bello dritto, che torreggiava al centro del materasso.
«Su, datti da fare, sgualdrina. Avrai latte a volontà. E con delle ottime qualità nutritive.»
Come se non aspettasse altro, Sonia cominciò a darci dentro con la bocca. Forse persino un po' troppo.
«Piano, falla durare, troia ninfomane. Non ci insegue nessuno.»
Dal canto suo Tullio era al settimo cielo, e non desiderava altro che calarsi i pantaloni per masturbarsi come suo solito. Ma Fabio non era dello stesso avviso.
«Tu, piantala di guardare e voltati. Così, bravo. Solleva le zampe e poggiale sul muro... esatto, proprio così. Non ho il minimo desiderio di vederti sborrare, cazzo. Rischierei di vomitare le schifezze che la tua puttana mi ha preparato. Dopo che avremo finito potrai fare tutto ciò che vuoi, ma non qua dentro, chiaro?»
Tullio non aveva obiezioni, naturalmente. Anzi dal suo punto di vista le cose andavano di bene in meglio.
E anche Sonia ottenne soddisfazione (non quanto Fabio ovviamente) qualche minuto dopo, quando dentro la sua bocca cominciò a scorrere lo sperma caldo e appiccicoso. E sì: per lei fu effettivamente una prima colazione sostanziosa. Non sprecò nemmeno una goccia.
Un minuto dopo i Montanari erano fuori dalla stanza, cacciati via in malo modo. E siccome Tullio aveva sempre la cartuccia pronta in canna, la moglie gli facilità le operazioni.
Concedendosi così una colazione bis.

Un'ora più tardi Fabio accese lo smartphone, che da quando aveva acquistato era rimasto praticamente inutilizzato. L'intenzione era di farsi vivo col suo avvocato, anche se l'indecisione regnava sovrana. Temeva infatti di ricevere notizie disastrose, oltre che di essere intercettato in qualche modo. Ma ci pensò Tullio, bussando alla sua porta, a farlo optare per la solita ritirata strategica, ossia spegnere di nuovo il dispositivo.
«Come va?» chiese il milanese, dopo aver ricevuto il permesso di entrare.
«Non c'è male. Comincio a divertirmi, sai?»
«Non quanto noi», rise Tullio. «E sappi che stai andando alla grande, complimenti.»
Tra i due vigeva il tacito accordo per cui, in assenza di Sonia, come diritti e doveri si tornava in perfetta parità, a partile dal cordiale rapporto tra i due. Fabio doveva trasformarsi in figlio di puttana solo quando la signora Montanari era nei paraggi, con o senza Tullio. Che aveva da comunicare un'importante novità.
«Malgrado fossi reduce dalle ferie d'agosto, sono riuscito a strappare una settimana extra di permesso dal lavoro. A partire da oggi.» Quel giorno era un lunedì. «Resto qui sino a domenica pomeriggio, poi rientrerò in città. Forse Sonia si intratterrà ancora, vedremo.»
«Il ferro va battuto finché è caldo, eh?» commentò Fabio con amichevole ironia.
«Esattamente, mio caro inquilino. Senti, che ne dici di fare due passi e magari qualche sbracciata al largo? Anche oggi si annuncia una giornata fatta apposta per rosolare in spiaggia.»
«Perchè no. Verrà anche Sonia?»
«Sì. E' arcistufa del mare, ma per te accetta di "sacrificarsi". O preferisci che rimanga a casa? Non hai che da chiederlo.»
«No, no, preferisco che ci faccia compagnia. Dille pure di prepararsi.» Fabio non voleva perdersi l'occasione di ammirare Sonia in costume da bagno. Quando mai gli sarebbe ricapitato, con l'estate agli sgoccioli?
«Benissimo. Preparati anche tu, allora. si esce fra poco.»
Con un misto di disgusto e di divertimento, Fabio notò che Tullio presentava una discreta erezione sotto i pantaloni estivi. Ma ora che cominciava a conoscerlo bene, ne convenne che si sarebbe stupito del contrario.

Come sovente accadeva, la presenza di Sonia in spiaggia monopolizzava l'attenzione di tutti gli uomini del circondario. Anche perché, su precise disposizioni di Tullio, come al solito indossava un bikini succinto, oggi di colore nero, che lasciava davvero poco spazio alla fantasia. Figuriamoci poi quando faceva a meno anche del pezzo di sopra. Il topless di Sonia non temeva rivali, e Tullio gongolava ostentando indifferenza nello scrutare la quantità industriale di sguardi maschili che piovevano da ogni dove.
Non erano solo i rappresentanti del sesso forte a rifarsi gli occhi. Diverse donne non resistevano alla tentazione, e le reazioni erano le più disparate. Solo alcune nutrivano apprezzamento e ammirazione, mentre la maggior parte alternavano occhiate indignate a taciti rimproveri ai loro accompagnatori, facendogli capire che dovevano posare lo sguardo altrove. Questi ultimi facevano finta di obbedire, tornando poi a sbirciare alla prima occasione.
Inutile dire che Sonia si beava di tante attenzioni nei suoi confronti, e in quei momenti la dilatazione del suo seno raggiungeva il top. Con massima soddisfazione di Tullio.
Stavolta però con loro c'era Fabio. Naturalmente anche lui era irretito dalle forme straripanti di Sonia, ma tenendo fede alla parte che era stata concordata, non le diede soddisfazione alcuna. Anzi molto spesso la fulminava con occhiate contrariate, di evidente riprovazione. E quando gli era possibile non si lasciava sfuggire l'occasione per dire la sua, sottovoce, in modo che solo lei potesse sentirlo.
«Visto come ti fissano tutti, puttanella? Se potessero ti salterebbero addosso in cinquanta. Non ti vergogni di esibire quelle tettacce ai quattro venti, nemmeno fossero panni stesi ad asciugare?» aveva esordito poco prima.
Essendo un lunedì di metà settembre, la spiaggia libera, dove i tre avevano deciso di fermarsi, non era affollata come ad agosto, ma tutto sommato la differenza non era così marcata. Complici anche le temperature al di sopra della media del periodo. Di fronte alle provocazioni di Fabio, Sonia cercava di apparire impassibile, e ci riusciva discretamente. Ma dentro di sé ribolliva. E non per rabbia, disgusto o disapprovazione.
Se per esempio Fabio le fosse saltato addosso per scoparsela brutalmente, proprio lì, davanti a tutti e in pieno giorno, era quasi certa che le sue difese inibitorie avrebbero ceduto di colpo, e lo avrebbe assecondato in tutto e per tutto. Anche a costo di finire dentro per atti osceni in luogo pubblico.
Per la verità non c'era rischio che si arrivasse a tanto, considerando che il sardo aveva tutto l'interesse di farsi notare il meno possibile, vista la sua condizione di ricercato. Ci mancava solo una seconda accusa di stupro, e stavolta con decine di testimoni presenti. Lo avrebbero rinchiuso in un antro buio e umido, gettato via la chiave e tenuto in vita a pane e acqua.
Dopo un po' venne il momento di tuffarsi in acqua. I tre cominciarono a bagnarsi i piedi insieme, con Fabio e Tullio che non si dilungarono più di tanto a prendere confidenza con la temperatura, comunque gradevole. Si immersero sino al collo, mentre Sonia rimase nei pressi del bagnasciuga. Freddolosa per natura, non si fidava di spingersi dove l'acqua superava il metro di altezza, e in ogni caso aveva bisogno di molto tempo prima di adattarsi allo sbalzo termico. Inoltre conosceva bene il fondale di quella spiaggia, e sapeva che dopo pochi passi diventava improvvisamente profondo. Troppo rischio per una piccoletta come lei, che non sapeva nuotare.
«Torniamo subito», la informò il marito, prendendo il largo assieme a Fabio. Quest'ultimo in fatto di velocità non era un fulmine di guerra, e difatti Tullio dovette rallentare per consentirgli di nuotare fianco a fianco.
«Allora, che mi dici di Sonia? Ti piace il costume che indossa?»
«E' bona da impazzire. Quasi quasi quando torno indietro farò il polipone, senza farmi notare dai soliti guardoni, nascondendo i tentacoli in acqua. Che ne pensi?»
Manco a dirlo, Tullio approvò con entusiasmo. Al punto che la nuotata fu più breve di quando preventivato. Non vedeva l'ora di assistere allo spettacolo.
Poco dopo Fabio tornò da Sonia, che stazionava là dove l'avevano lasciata. Il sardo posò i piedi sul fondo e la affiancò. L'altezza dell'acqua nel lambiva la parte bassa del seno. Non si sarebbe avventurata oltre. A Fabio invece arrivava sino all'addome, forte della sua statura decisamente superiore.
«Tutto okay?», le domandò, con un tono insolitamente premuroso.
Sonia annuì. Non si fidava ad aprire bocca, temendo di balbettare. Non si era ancora del tutto adattata alla temperatura del mare, e di tanto in tanto il corpo era in preda di gelidi fremiti.
Fabio inquadrò la situazione e non perse occasione per approfittarne. Si guardò attorno, dandosi poi dell'idiota. Se sperava che nessuno in quel momento li stesse osservando, doveva mettersi l'animo in pace. La presenza di quella magnifica tettona al suo fianco era troppo ghiotta per i bagnanti che li attorniavano. E uno di questi era proprio Tullio, che si manteneva ad alcuni metri di distanza, con già la mano destra impegnata a esplorarsi il pacco. Ogni occasione era buona per una sana sega, specialmente se ispirata da Sonia e Fabio. E con immenso gaudio si avvide che quest'ultimo aveva iniziato a palpare il sedere della moglie.
A quella mossa la donna aveva reagito con indifferenza piuttosto affettata, mentre i seni avevano guadagnato la consueta consistenza.
Restava da stabilire chi tra marito e moglie era più vicino al parossismo della smania. Una bella lotta davvero.
Fabio le esplorava il lato B con finta noncuranza. Un ficcanaso qualsiasi che non fosse Tullio avrebbe visto una scena come tante, ossia un uomo e una donna piuttosto intimi, che si intrattenevano a pochi metri dalla spiaggia, godendosi sia il sole che il mare temperato di settembre. Nessuno, tranne forse il più smaliziato, avrebbe pensato che in quel momento andava in scena una tipica molestia sessuale, sia pure sott'acqua. In tempi di pieno Me Too c'era da rischiare il linciaggio, e non senza valide ragioni.
Fabio poi non si limitava a uno sbrigativo palpeggiamento. Ogni tanto intatti la mano si intrufolava dentro il tanga, utilizzando il dito medio come rappresentanza fallica, cercando di inserirlo più in profondità possibile.
Sonia aveva la pelle d'oca, mentre dentro di sé infuriava una lotta senza quartiere. Una parte di lei avrebbe voluto scostarsi, e magari mollare un bel ceffone allo sfrontato molestatore. Ma la versione preponderante di Sonia gli avrebbe permesso qualsiasi cosa, anche lì e sotto gli occhi di tutti, senza se e senza ma.
Pienamente consapevole di tutto ciò, Fabio rincarò la dose, sussurrandole all'orecchio frasi ben poco oxfordiane, proseguendo l'esplorazione tattile di quel fondoschiena perfetto.
Nel frattempo lo spettatore interessato Tullio sperimentava come non fosse tanto agevole masturbarsi in acqua; tuttavia era ormai in dirittura d'arrivo, e per l'occasione si era calato il boxer il minimo indispensabile per smanettare liberamente. L'unico rammarico era che al momento sublime non poteva esternare liberamente il suo godimento. I bagnanti avrebbero interpretato la mimica facciale in maniera ambigua. Ma il gioco, almeno per lui, valeva ampiamente la candela. E anche se non aveva il sonar al posto della vista, e quindi impossibilitato di vedere cosa accadeva a mollo e a pochi metri da lui, non dubitava di cosa stesse accadendo. E tanto bastò a farlo sfogare.
Aveva notato infatti che adesso Fabio stava appiccicato a sua moglie da tergo. I palpeggiamenti al culo erano stati sostituiti da qualcos'altro. Pure Fabio si era abbassato i boxer, anche per via dell'erezione ormai incontenibile; il suo membro aveva così preso a esplorare a sua volta il posteriore di Sonia, che per giunta lo sentiva alitare sul collo. E non solo per respirare, bensì per gemere a ritmo cadenzato, via via crescente, segno evidente che il sardo aveva intenzione di concretizzare. Tuttavia per lui era una situazione inedita, e dopo diversi tentativi capì che non sarebbe riuscito a sborrare tramite semplice sfregamento. O meglio, avrebbe anche potuto aver successo, ma solo dimenando il bacino con ritmo ben più sostenuto, provocando così un piccolo maremoto che non sarebbe certo passato inosservato.
«Fa' qualcosa. Usa la mano», ordinò infine, spazientito e smanioso di scaricarsi.
Sonia eseguì senza fiatare, stringendogli il cazzo con la destra, dando inizio a una sega alla quale avrebbero beneficiato due persone. Chi da molto vicino (Fabio), e chi a distanza (Tullio). E per tutta la durata dell'operazione tenne gli occhi incollati a quelli del marito, perseverando con un'espressione apparentemente glaciale. Solo apparentemente, però. Fosse stato per lei il linguaggio del corpo sarebbe stato totale, e non solo tramite occhi, bocca e sorriso. Soprattutto nel momento in cui i suoi due uomini eiacularono all'unisono, come se si fossero messi d'accordo in qualche maniera.
Nessuno può dire se la felicità esiste per davvero, o se si tratta di uno stato mentale, a seconda di chi vive un determinato momento. Ma per Sonia poco ci mancava. Vedere godere suoi due uomini, così vicini a lei e per merito suo, era una soddisfazione che non aveva uguali in assoluto.

I giorni trascorsero rapidi, con diverse variazioni sul tema, ma che puntualmente prevedevano Sonia donna oggetto e Tullio spettatore a una certa distanza, con la mano puntualmente infilata all'altezza del cavallo.
Per una ragione o per l'altra, non si era ancora approdati a un rapporto sessuale completo. Non che Fabio e Sonia non lo desiderassero, tutt'altro. Ma tutte le volte andava a finire che la straordinaria sensualità di Sonia provocasse un drastico accorciamento dei tempi. In altre parole, se il proposito era quello di scopare con tutti i crismi, presto o tardi si optava invece per il classico servizietto, in attesa di tempi più consoni.
Si giunse così a domenica mattina, con Tullio che affrontò apertamente l'argomento col solo Fabio presente.
Sonia si era recata al supermercato per la spesa domenicale, e per una volta Fabio non l'aveva accompagnata.
«Come ti dissi a a suo tempo, oggi pomeriggio torno a Milano», esordì Tullio. I due stavano sorseggiando del buon caffè in salotto.
«Sì, ricordo. Torni nel weekend?»
«Ho del lavoro arretrato, più diverse scadenze burocratiche che mi provano l'emicrania al solo nominarle, ma dovrei farcela, sì.»
«Vorrei tanto darti una mano, ma non saprei da che parte incominciare», solidarizzò Fabio in tutta sincerità.
«No c'è problema. Si tratta solo di seccature di cui mi sbarazzerò prima possibile. Il problema, se così vogliamo definirlo, è un altro, caro il mio Fabio...»
«Ossia?»
«Be', sarò diretto. Che razza di stupratore sei, se sinora mia moglie non te la sei scopata?»
Fabio sospirò. Evidentemente i Montanari erano persuasi che lui fosse realmente colpevole delle accuse che pendevano a suo carico, e fargli cambiare opinione diventava sempre più arduo.
«Sì, è vero. Forse mi sono immedesimato un po' troppo nella parte del classico avventuriero senza scrupoli, trascurando i dettagli del nostro accordo.»
«Siamo ancora in tempo a rimediare, volendo...»
Fabio drizzò le orecchie. «Dici? Spiegati meglio.»
Tullio sorrise, sornione, prima di svuotare la tazzina. Dopodiché spiegò.
«Se ci hai fatto caso, poco dopo che Sonia è uscita sono uscito anch'io, per pochi minuti.»
Fabio annuì. Sì, ci aveva fatto caso.
«Lei non se ne è accorta, sono stato prudente. Volevo essere sicuro che non mi vedesse spostare la macchina. Generalmente, come avrai senz'altro visto, la posteggio in un punto visibile anche da qua. Ma è anche una posizione perfetta per essere tenuta d'occhio quando usciamo o rientriamo a casa a piedi, senza utilizzarla.»
Fabio stava capendo dove Tullio voleva andare a parare. «Vuoi farle credere che sei dovuto andare via d'improvviso, senza nemmeno avere il tempo di avvisarla.»
«Esattamente. Sarai tu a inventare una scusa. L'importante è che Sonia creda di essere rimasta sola con te. Glielo comunicherai mentre scaricherà la spesa nel cucinotto. Io in quel momento sarò nascosto in bagno, ad ascoltare tutto ciò che succederà. In sostanza, solo una sottile parete ci separerà. Stavolta però mi aspetto ben altro rispetto alle solite performances che già conosciamo, va bene?»
«Vuoi che la violenti. Chiedi uno stupro in piena regola. E' questo che mi stai domandando, Tullio?»
Tullio annuì in silenzio, con gli occhi che parlavano da soli. Ormai Fabio conosceva bene quel tipo di sguardo. Due occhi che esprimevano la medesima espressione di una iena e di una vecchia volpe messi insieme. Per non parlare poi del solito bozzo inguinale, naturalmente. Ma questa era ordinaria amministrazione. Il sardo ormai non ci faceva più caso. Le continue erezioni di Tullio facevano parte dell'arredamento.
«Sfondala, quella vacca», si raccomandò infine quest'ultimo. «Sfondala senza pietà, Fabio.»

Ignara del destino stabilito a sua insaputa, Sonia rincasò una ventina di minuti dopo.
Transitando dinnanzi a dove di solito Tullio parcheggiava, non vi aveva badato. Così fu presa alla sprovvista quando, non appena posate le borse della spesa sul tavolo di cucina, Fabio le comunicò la novità.
«Dovrai cucinare solo per due. Il cornuto ha ricevuto una strana telefonata, piuttosto sollecita, della quale ignoro il contenuto, So solo che nel giro di due minuti era già in auto, diretto chissà dove.»
A tre metri in linea d'aria, Tullio gongolò nel sentirsi definire cornuto. Era una delle pulsioni che maggiormente lo mandavano su di giri.
Sonia era incredula, oltre che presa alla sprovvista. Gettò uno sguardo attraverso la finestra, ed ebbe conferma che l'auto del marito non c'era più. «E non ha detto nulla? Assolutamente nulla?»
«Solo che non dobbiamo aspettarlo a pranzo, tutto qua.»
«Assurdo... Almeno poteva telefonarmi o lasciarmi un messaggio, no? Adesso mi sente!»
Ma Tullio aveva previsto la mossa e aveva spento il telefono. Difatti quando Sonia provò a telefonargli, risultò irraggiungibile. Questo non fece altro che aumentare la sua irritazione. Tullio non aspettava altro. Saperla confusa e sbalestrata contribuiva a infoiarlo per benino, per giunta più del solito.
«Non è mica la prima volta che io e te ci ritroviamo soli in casa, no? Si direbbe quasi che non lo vorresti, o che hai paura di me...» suppose Fabio a quel punto.
«La questione è un'altra. Tullio non si è mai comportato in questo modo. Ogni minima cosa che gli capita me lo riferisce subito, e io faccio lo stesso. Non ci vedo molto chiaro in questa faccenda», ribatté Sonia, tentando una volta ancora di mettersi in contatto col coniuge, sentendosi di nuovo rispondere che era irraggiungibile.
«Non mi hai risposto. Hai paura di me? Voglio saperlo.»
Il tono di Fabio era gelido e tagliente. Sonia intuì che qualunque fosse stata la sua risposta, sarebbe stata sbagliata. Così preferì tacere, tornando a occuparsi della spesa.
Fabio però continuò a incalzarla, riducendo le distanze, tenendosi a una spanna da lei.
«Dimmelo! Mi temi? Ti faccio paura, Sonia?»
Senza osare guardarlo in faccia, ma percependo il suo alito addosso, la donna scosse la testa. Con poca convinzione, a dirla tutta.
«No?! Non mi temi, puttanella? Invece dovresti, e tanto.»
Detto questo, le sollevò il mento in malo modo, per costringerla a guardarlo. Sonia però tenne gli occhi bassi, sia per sfida che per timore reverenziale. Tutto ciò per Fabio era frustrante, così ottenne la sua piena attenzione col solito brutale manrovescio, il cui impattò echeggiò fragoroso tra le quattro pareti.
«Guardami ti ho detto, cazzo!»
Stavolta Sonia, pur visibilmente scossa, obbedì.
«Che il cornuto ci sia o meno non deve più riguardarti, intesi? Ormai appartieni a me, a me e a nessun altro. Lui al massimo sarà il mio cagnolino, niente di più.»
«Sì... sì, ho capito, ma... permettimi di sistemare la spesa, per favore. Ci sono prodotti deperibili, e con questo caldo è meglio metterli subito in frigo», lo pregò lei, con la mano destra sulla guancia offesa.
«Già, hai ragione, le compere...»
Un istante dopo Fabio sparecchiò a modo suo, con due vigorose manate che spedirono le vettovaglie lungo il pavimento. Una bottiglia di vetro che conteneva passata di pomodoro si frantumò distribuendo la salsa su una lattuga e alcune banane. Per non parlare del pane e e del formaggio grattugiato, ai quali non capitò destino migliore.
«Ma cosa Fai?!» insorse Sonia, inorridita, che per tutta risposta si vide sollevata di forza e spalmata sul tavolo. Fabio le strappò la camicetta facendole saltare un paio di bottoni. Il generoso seno di Sonia si ritrovò così a prendere aria, sia pure transennato da un volenteroso reggiseno a balcone, bianco e in pizzo. Ancora una volta (e se in futuro lo avesse rifatto un milione di volte il discorso non cambiava) Fabio ammutolì, ipnotizzato da quel capolavoro della natura. Hai un seno incredibile, che non ha uguali nel mondo, avrebbe voluto salmodiare se non fosse stato ostaggio dell'interpretazione che gli era stata imposta. Però annotò mentalmente che alla prima occasione lo avrebbe fatto. Troppa grazia, Sant'Antonio: presto o tardi sarebbe stato doveroso rendere onore al merito, perbacco.
Comunque sia, Fabio si riscosse un momento prima che Sonia fosse costretta a sollecitarlo. Sarebbe stato davvero paradossale. Sempre cercando di tenerla inchiodata al tavolo, cominciò con impaccio a slacciarsi la cintura dei jeans. Quando ebbe successo il membro sgusciò fuori dai boxer in modalità automatica. L'erezione e la consistenza erano già a livelli sublimi, e Sonia ne ebbe dimostrazione nel sentirselo insinuare tra le gambe, alla ricerca di quel Santo Graal che per gli uomini risiede nella Suprema Vulva. La gonna corta facilitava il tutto, ma non il tanga, che andava per forza scostato. Sulle prime Fabio non ottenne la collaborazione aspettata, con Sonia che dimenava il bacino e stringeva le gambe, intimandogli di mollare l'osso e di allontanarsi all'istante. Non solo non fu accontentata, ma ancora una volta la guancia destra avvampò non appena venne raggiunta dall'ennesimo ceffone, che come violenza e impatto non ebbe nulla da invidiare a tutti quelli che lo avevano preceduto nei giorni precedenti. Ceffone che la convinse ad allentare le difese, agevolando il sardo, che riuscì a farsi spazio dopo aver stirato a sufficienza quel benedetto tanga.
E a dirla tutta, non ebbe grosse difficoltà nel penetrarla. A quel punto la resistenza di Sonia si fece poco più che simbolica. Memore delle raccomandazioni pregresse, Fabio spinse brutalmente, facendole emettere un urlaccio più che significativo. Cominciò così la sua azione degna di un compressore, e visto che adesso aveva entrambe le mani libere, Fabio tentò di strapparle il reggiseno. Non vi riuscì, ma poco male. Lo sollevò, non senza impaccio, e finalmente i due monumentali seni di Sonia erano tutti per lui.
Stavolta non permise al solito senso di stupore di prendere il sopravvento, altrimenti rischiava la paralisi, benché più che giustificata, ma ci si buttò a capofitto.
«Ora ti mungo come una vacca... visto che tu SEI una vacca, puttanella! Una grandissima, immensa VACCA!»
E così dicendo, o per meglio dire ringhiando, Fabio passò dalle parole ai fatti. Afferrò quel doppio emisfero a mani aperte, coprendo così i capezzoli, stringendole poi senza curarsi di provocarle dolore o meno. Poi le sballottolò, le dondolò, le schiaffeggiò, le spremette e le sbatacchiò tra di loro. Senza soluzione di continuità, come un loop che poteva anche prolungarsi all'infinito. Il tutto tra gemiti trattenuti a stento da Sonia. Gemiti di evidente patimento, certo, ma soprattutto di elettrizzante piacere che per assurdo si rinvigoriva man mano che Fabio incrementava rude frenesia. E mentre avveniva tutto ciò. fece di tutto per tenere il cazzo di Fabio ben infilato nella sua bollente vagina, giungendo a cingergli le gambe tra le sue, in una morsa ferrea e priva di vie d'uscita. Del resto Fabio non aveva alcuna intenzione di evadere anche da quella fregna così calorosa e accogliente.
«Sei solo una sporca e lurida cagna in calore!» proseguì infatti facendo in modo che gli insulti le cadessero a pioggia, con Sonia che li accoglieva annuendo e spesso compitandoli, come per dargli forma e concretezza.
Nel frattempo Tullio era venuto già due volte, e malgrado ciò non pareva ancora sazio. Con ogni probabilità qualche ora dopo avrebbe riscontrato una bella tendinite al polso destro, ma per il momento non gli poteva fregare di meno. La grottesca e inedita situazione che si era creata, e che lui stava vivendo in prima persona sia pure un po' defilato, era una delle esperienze più intense mai provate prima. Se non addirittura la maggiore in assoluto. E non era ancora terminata. E per la verità, per il tris non dovette attendere molto.
Si concretizzò nel momento in cui Fabio e Sonia giunsero all'orgasmo, pressoché simultaneamente. E per entrambi fu il godimento della vita.
Generalmente Sonia nei frangenti topici, benché obnubilata da un piacere senza uguali, era capace di mordersi la lingua pur di non emettere suoni troppo acuti. Ma con Fabio non le riuscì. Ambedue non poterono fare a meno di sfogare il loro stato d'animo tra rantoli, gemiti e veri ululati, degni del più squallido video porno mai girato nella storia dell'hard movie. Solo che stavolta era tutto vero, autentico e spontaneo. Per tutti e due.
Fabio fu il primo ad abbandonarsi a un orgasmo selvaggio e devastante. Sonia lo seguì a ruota, questione di pochi secondi. E per tutta la durata di quel paradisiaco volgere, i due furono una cosa sola. Con Tullio che li accompagnò in silenzio, ma non per questo godendo di meno. Qualcosa di talmente grandioso e sigiziale che nemmeno nei loro sogni più arditi avevano osato immaginare.
La spossatezza li colse tutti e tre non appena il travolgente benessere scemò gradualmente, sino a scomparire quasi del tutto. Fabio e Sonia, in mancanza di meglio, rimasero a giacere sul tavolo, col respiro affannoso e senza una stilla di energia in corpo. Con Fabio che, pochi istanti pima di appisolarsi sul seno di lei, pensò a una frase buttata giù da Sonia poco prima dello tsunami.
"Mettimi incinta."
di
scritto il
2022-11-15
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